OBBEDIENZA: SEGUE COMMENTO AL DECRETO

10 maggio 1914
Quad. IX, 25
Dell'obbedienza
Il Decreto passa all'obbedienza, e ne dichiara l'eccellenza, le quali­tà principali ed i mezzi per averla. 1) Cum ea certissima est victoria, inexpugnabile tutamen, merita plurima, pax summa. 2) Sia sopranna­turale; rectores nostri sunt vicarii Dei; quindi semplice ed universale (V. Decr.) - 3) La considerazione delle parole e degli esempi diN.S.G.C.
(ivi).
P. Zampieri nel predicare gli Esercizi Sp. a S. Ignazio (anno 1914) nella predica sulla vita nascosta di Gesù disse: Nostro Signore sapeva fare nella sua sapienza celeste vere opere d'Arte, mobili da superare lo stile di Luigi XIV, roba da meravigliare il mondo avvenire; oppure si restrinse a fare rozze tavole ecc. come sapeva insegnargli S. Giuseppe. E notate ciò ch'è più, senza giudicare del meglio o della poca scienza di S. Giuseppe, ma con tutto il cuore e la mente apprendeva e faceva quanto insegnavagli o comandavagli S. Giuseppe. Il perché era la vo­lontà dell'Eterno Padre, che aveva costituito nella S. Casa Giuseppe primo, poi la SS. Vergine e terzo il S. Fanciullo. Vergogna per noi che nella nostra obbedienza ragioniamo tanto. Ma io ne so più di quel supe­riore? Superbo, e fosse anche vero, ubbidisci a chi Dio pose a coman­darti. - Ma può il superiore ingannarsi, e forse s'inganna? E che perciò, tu non ti sbagli ad ubbidire.
P.P. Albertone, quad. V, 242-246
10 Maggio
(Dopo una lettera di P. Prina che raccomandava caldamente l'ubbi­dienza come indispensabile in Missione)
Vedete che non son io solo che grido sempre: Ubbidienza! Viene da un vostro confratello, ultimo partito, che ne sente già il bisogno. Vedete, voglia­mo esserlo, ne abbiamo bisogno, ma nel caso pratico l'abbiamo? Ubbidiente in tutti i modi, a tutte le persone che hanno diritto di comandarci. Mi dà que­sta occasione di parlarne, perché se l'avrete, sarete strumenti atti per fare tan­te cose; e se uno vuole giudicare, non è più ubbidiente. P. Prina si trova nella fattoria, e vede che è necessaria, se dicono di fare così, si fa così se no si rompe la povertà; se si vuole fare entrare un tantino del suo, uno si lusinga che ci sia ancora ubbidienza, ed invece non c'è più, e guai; se tutte le ruote di un orolo­gio vanno a modo, tutto va bene, se no ... L'è così, credete. E meglio per ubbi­dienza fare bene che meglio, e quando capitano quei casi lì non rompono, e quando capitano s'interpreta la volontà del superiore, ma invece certe volte si viene poi a sapere dopo, e guai, vedete... Se c'è ubbidienza c'è tutto, se non c'è si fa niente.
Quel decreto là di cui vi avevo parlato dice che l'ubbidienza «eccellere debet», e dice tre cose dell'ubbidienza: 1°) ne fa l'elogio, 2°) dice quale deve esse­re. 3°) Porta le parole di N. Signore.
1a) in ea nullum esse peccandi periculum. Si fa il caso se sono obbligato quando mi comandano peccati. È una questione di lana caprina, e non biso­gna neppure considerarla, è lui giudice, e non noi. Noi dobbiamo andare con più semplicità. «Obedite praepositis vestris et subjacete eis, ipsi enim pervigilant quasi ratione pro animabus vestris reddituri»; sono essi che devono ren­der conto, chi ubbidisce non ha da renderne conto. Quando si dice a certe per­sone che si ubbidisce (dicono): «Ma... ma ...». Nessun «ma». N. Signore non ha più niente da ripetere. N. Signore si piega all'ubbidienza. S. Teresa aveva ricevuto da N. Signore l'ordine di fondare il monastero d'Avila, ed il confes­sore le ha detto di fondarne un altro, ed essa non disse niente e fece così. Allo­ra N. Signore le è comparso e gli ha detto: «Hai fatto bene, se io voglio tirare alla mia volontà, piego il confessore, ma tu devi ubbidire». Così all'Alacoque quando la superiora diceva di no a quello che le comandava il Signore. N. Si­gnore approvava, anche contro di sé, e quando la superiora le ha detto di spu­targli in faccia, essa l'ha fatto.Cum ea certissima est victoria. Vir obediens loquetur victorias. Chi è ub­bidiente vince sempre, e chi non ubbidisce sbaglia sempre. S. Crisostomo pa­ragona l'ubbidienza a una nave su cui uno dorme tranquillo; si è sicuri: «Inexpugnabilis tutamen». Questo sì, il demonio teme l'ubbidienza. Nel dubbio, l'unico rimedio è l'ubbidienza, il demonio non può espugnarci: alle volte ba­sta andare a domandare l'ubbidienza che scompare la tentazione. «Merita plurima». Quel che si legge di Dositeo nella vita di S. Doroteo. Quel giovane era debole, poca salute, non poteva resistere, e invece di fare le penitenze dor­miva; ma si è messo ad ubbidire, e quando è morto è apparso a S. Doroteo con egual gloria di S. Paolo eremita. Ed i frati mormoravano: «Vedi... quel lì ha fatto niente, non ha mai fatto le penitenze, i digiuni ecc...». L'Ubbidienza, ve­dete, che fa; chi fa per ubbidienza anche le più piccole cose e le più misere, val­gono più delle cose grosse senza ubbidienza, perché valgono niente.
«Pax plurima» non si può avere la pace senza l'ubbidienza. Queste sono le ragioni, che siete persuasi dell'eccellenza, ma l'ubbidienza «oportet sit mu­nita motivis supernaturalibus; superiores sunt vicarii Dei...». Si ubbidisce vo­lentieri ad un santo, a un dotto, ma ubbidire ad un infimo, a uno che verrà su­periore nostro, ma pare una cosa, i vecchi, vecchi ubbidire! Bisogna essere ca­paci di vincere queste cosette; può capitare che in Africa si cambia, si mette superiore uno giovane; così fanno i gesuiti: certuni li mettono mai superiori; e tutti ubbidiscono, e un altro che abbia altre attitudini, sia chi vuole, comandi in un modo o in un altro, scienziato o no, deve ubbidirsi come al Signore «nec intentionem discutit»..., non devesi badare a questo; «nec praecepta discutit, nec opus injunctum, sed fructum»; ma il frutto, e all'ubbidienza e al merito.
Sono cose già dette, tuttavia è bene ripeterle sotto altre forme. Ciascuno si domandi: Ed io l'ho questa ubbidienza? Non l'ho?... ne ho un poco, ma vo­glio acquistarla.
N. Signore tutta la vita fu modello di ubbidienza: factus obediens usque ad mortem, tanto nella casa di Nazaret, fu il suo cibo. Prima perdette la vita, prima di perdere l'ubbidienza. Ricordatevi di non restringere questa virtù e questo voto. Non fate come certuni che non s'è ancora comandato che fanno subito un'obiezione, no, bisogna subito piegare, e poi si vedrà se è il caso, e non subito avere fretta di difendersi. Non deve essere la cosa principale l'obie­zione, certi esseri hanno sempre la scusa. «Voglio, ma... ma...». Se vuoi fallo subito, e non metterci subito un ostacolo... Dunque vedete: ubbidienza ai su­periori. In Africa uno, contro l'ordine, ha voluto far pagare una tassa, e c'è stati guai, e il governatore l'ha fatto mandar via, e per fortuna Mons. Perlo l'ha aggiustata... tutti i fastidi lassù, sono sempre per mancanza d'obbedienza. Ricordate, per non avere questa ubbidienza si fa nulla, è meglio non essere missionari, qui si fa male a non ubbidire, là si fa male a sé ed agli altri.
Questa è la virtù principale; in certi istituti fanno solo il voto d'ubbidien­za. S. Leonardo aveva fondato un istituto, e quando è morto, gli domandava­no la regola, e lui: «Ubbidire, ubbidire sempre e in tutto». Vuol dire che c'è più merito a ubbidire a un ragazzo.
Vir obediens loquetur victorias.
giuseppeallamano.consolata.org