LA SANTITÀ DEL SACERDOTE

7 giugno 1914
Quad. IX, 26
Come acquistare la santità
Tronson p. 408 - 9 punto 2 - 5 cose
P.P. Albertone, quad. V, 254-257
7 Giugno
(Giorno della 1ª Messa di D. Cavallo, Meineri e Ciravegna)
Conferenza dopo la lettura delle lettere d'augurio
Cose giuste e vere!
Il Cardinale mi diceva: Questa mattina ho data l'ordinazione per te; vi erano solo i tre dell'Istituto. Già, già, si è rallegrato: è così, è un vero rallegra­mento che si deve avere nel cuore. N. Signore, quando elegge qualcuno, fa un vero regalo, è una vera predilezione, che dimostra a quel paese, quando in una comunità egli si sceglie qualcuno, dà la più grande prova di affetto, di misericordia, sceglie un intercessore: Omnis pontifex ex hominibus absuntus pro hominibus constituitur in iis quae sunt ad Deum. È tutto fra gli uomini, è costi­tuito per intercedere. Avevamo già una trentina di sacerdoti, e adesso sono tre intercessori di più. Pigliamolo come un segno particolare all'Istituto e alle Missioni. Questo mostra quante grazie concede il Signore all'Istituto, e dob­biamo esserne contenti, ed anche un po' gelosi, santamente gelosi. Anche essi erano lontani, pareva, pareva, e poi è venuto il tempo, è passato. Bisogna an­dare avanti, rinnovare i propositi, volontà di ferro, prepararsi bene, che il tempo passa.
Che cosa devono avere i sacerdoti? Ecco i cinque requisiti per il buon
sacerdote. È il Tronchon che li dà, un buon autore. Diceva che il Sacerdote de­ve avere cinque cose: È così chi aspira deve esercitarsi, e di queste cinque cose farne come un abito.
1 ° - Che si sforzi per quanto più può di evitare le colpe leggere. Non parla delle gravi, perché è già inteso, ma delle leggere, evitare il peccato veniale. Levia etiam delicta, quae illi maxima essent effugiat, anche le colpe leggere per loro sarebbero gravi.
2° - Evitare anche l'apparenza del male, non basta essere buoni, bisogna essere un modello, luce e sale della terra, che tutti vedono, deve far vedere che c'è neppure la specie del cattivo esempio, neppure l'apparenza del male. Ab omni specie mala abstinete vos, via quei modi grossolani: non è un Sacerdote completo, se non evita anche l'apparenza del male.
3° - Esser disposto a far ogni sorta di bene, e non deve dire: «Voglio fare questo, voglio fare quello, ma deve essere pronto a fare qualunque cosa, quel­lo che Iddio vuole da noi, sia stare nelle Missioni, sia stare nel Caffè, bene, per ubbidienza, qualunque cosa. Chi avrebbe detto che avrei dovuto fare quello che ho fatto? L'ideale era di fare il Vicecurato e poi forse il Curato, e invece Mons. Gastaldi mi ha chiamato, e se io avessi insistito, egli non insisteva e mi avrebbe detto: «bene, va pure», ed io sarei stato fuori di strada per tutta la vi­ta. Dunque, ogni sorta di bene. Ma per esser disposti allora bisogna esser di­sposti ora a fare: e non: quando ci fanno fare una cosa ci viene subito la voglia di farne un'altra; quando è tempo di pregare non si studii, quando è tempo di studio non si lavori. Diceva S. Cirillo: Ad omne opus bonum instructus.
4° - Che si affatichi di essere virtuoso in grado eroico. Perfecti in virtute. Non dire: Oh! non andiamo agli eccessi! non voglio far miracoli! Se ce n'è bi­sogno si fanno anche i miracoli; bisogna andare fino all'eroismo, acquistare le virtù perfettamente, non che crediamo alla nostra superbia; ma essere eroici, non dire: basta che sia buono, perché se no si discende.
5° - Volontà di essere perfetti. Perfectus sacerdos esse debet..Non scoraggirci, sempre avanti. Nullam a sensu deificationis mensuram agnoscat. Dobbiamo andare fino alla misura che ci ha data N.S.: estote perfecti sicut et Pater vester coelestis perfectus est, fino a quel punto dell'Eterno Padre, chi arriverà? Dunque dobbiamo essere riconoscenti al Signore. Pochi dì fa venne il Direttore del Seminario di Parma: Hanno una Missione in Cina e un vesco­vo, e diceva che hanno pochi missionari. Quest'anno sperano di mandarne due in Missione — sperano, come un vero regalo. Vedete, e ... la sapete la sto­ria del portone ... ve la racconterà poi il Sig. Assistente. Bisogna che ringraziamo il Signore, che nella nostra piccolezza, in pochi anni ci ha benedetti in mo­do sì grande. Dunque buon umore e buon spirito. State di buon umore.
 
[18]                     &n bsp;                   &nbs p;                 S. MESSA
                   &n bsp;                   &nbs p;                       14 giugno 1914

 

 
P.P. Albertone, quad. V, 257-261
14 Giugno
(Rivolgendosi ai Neo-sacerdoti che cominciavano a dir messa da soli)
Certi preti, quando assistono, specialmente i vecchi hanno troppa carità, e disturbano, non si può andare avanti; io ero contento quando potei dire messa da solo, in quel senso che ero libero. Pigliate per norma: quelli che fan­no più ceremonie sono sempre quelli che ne sanno meno. Così quando c'è il SS. esposto durante Messa, fa genuflessione data la genuflessione (sic) data la benedizione, prima di andare a dire il Vangelo di S. Giovanni; non c'è quella genuflessione, è uno che non ne sa tanto. Così uno che alza gli occhi prima del «Placeat», non c'è questo. Si deve fare né più né meno.
Ma veniamo a noi. I nostri devono essere arrivati. Ringraziamo il Signore del buon viaggio. Ci sono molte feste; tutte queste cose devono aiutare. C'è la festa di S. Luigi; dovete essere divoti di S. Luigi; poi S. Giovanni, è protettore della diocesi. Ma soprattutto è l'ottava del Corpus Domini, vedete questa fe­sta non è una commemorazione, una figura, ma una realtà. Il Signore sugli al­tari è vittima: quelle belle lezioni di S. Giovanni sono meraviglie! Vuole essere visitato da noi nel SS. Sacramento. Vedete, non si fa mai un'ottava così come pel SS. Sacramento. Vedete, avete due visite, prima di pranzo e di cena, ebbe­ne, scuotersi. Quando saremo in Africa non lasciarla tutti i giorni dell'anno, alle volte non si sente più, si è freddi, bisogna scuotersi.
Ma voglio dirvi due parole sulla S. Messa. Sentire sempre la S. Messa per quante cose abbiamo da fare. S. Tommaso ne serviva sempre una dopo la sua. Il migliore ringraziamento alla S. Messa è di servirne un'altra. Ah! noi non abbiamo quell'avidità di servire la S. Messa! Il P. Bruno a S. Ignazio si mette­va dai coretti e ne sentiva 12 per volta, e alle volte le sentiva tutte 80. Così il Can. Re, a mezzodì andava a S. Francesco d'Assisi a prenderla, poi alla Con­solata. Farci felici di poter sentire ancora una messa. Sono poche le comunità che possono avere tante messe. S. Venceslao voleva fare il vino per la messa colle sue stesse mani. Non dobbiamo cercare di scappare il servizio.
La preghiera della S. Messa comprende tutte le pratiche private. Il parroco di Rivalta che ha fondato quelle suore che fanno le ostie, dicono che non la­sciava mai la S. Messa e quando veniva a Torino veniva a sentirla alla Conso­lata. Il Ven. Cottolengo, quando qualcuno gli veniva a chiamare dei denari, li mandava prima a sentire una messa. Alle volte qualcuno aveva bisogno di de­nari, e lui: «no, va prima a Messa».
Ci rincresca di non poterne sentire ancora una. Mia buona mamma dice­va: «Sei andato a Messa?» — «Sono andato» — «Ma non sei andato alla Mes­sa Parrocchiale». Questo è il «sensus Christi». Qui c'è un bigliettino del Conte Balbo, buon cristiano, che per testamento lasciò un appello a tutti alla S. Mes­sa. Parla così bene quest'uomo! lo leggerete, è bello, e l'ha fatto stampare. Lui era in campagna a Borgonero, e quando veniva giù, veniva a messa alla Consolata; e contava che il papà suo quando uno di loro non si trovava per tempo al «Judica me» non faceva più colazione. Un dì il prete era già per ter­ra, e non fece colazione, e la sorella gli diceva di farla, perché nessuno l'aveva veduto, ma lui no. Uomini d'una volta; ho piacere che vediate cosa pensava della messa un secolare: che cosa dovrà fare un Sacerdote? È l'unica vera pre­ghiera perché è il Signore che prega. In questa ottava prendete tanta divozione alla S. Messa, e i Sacerdoti non vadano mai all'orologio. Se vuol guardare se è stato troppo corto, sì; guardi se non ha mangiato le parole e mescolate le cose;
è per rimettere i peccati; che non ritorniamo invece carichi di miseriette. Vo­glio che non ci sia neppure una minuzia; e così i coadiutori servirla bene. Sia un prete o no, servirla volentieri. Qualcuno si è permesso di fare qualche os­servazione e fu subito chiamato «ad audiendum verbum».
C'era un buon vecchio che veniva al sabato alla Consolata e serviva senza veste; l'ho veduto, e mi hanno detto che era da un poco che si faceva così, e non lo sapevo, e non ho più lasciato; allora quel buon uomo si è fatto tagliare i baffi e serviva colla veste, poi gli sono cresciuti e gli ho detto: «li tenga, purché metta la veste». A Roma i sacrestani servono tutti coi baffi e colla veste. Non si perde tempo e non si viene nauseati per servire una messa di mezz'oretta.
E sentirete questo bravo secolare (C.te Balbo) che piange su questi usi. Dobbiamo essere tutti avidi di sentire una messa. Il Can. Re quando non pote­va sentirle tutte, prendeva dei pezzi principali: dall'offertorio alla comunione.
Il Signore vi benedirà; dovete dire: Voglio proprio assistere e servire il maggior numero di messe possibile. Fate così: date molta importanza all'assi­stere e servire la Messa.
giuseppeallamano.consolata.org