NON GIUDICARE I SUPERIORI

16 giugno 1914
P.P. Albertone, quad. V 266-270
16 Giugno 1914
(Tenuta ai soli chierici in sala)
È bene che qualche volta ci vediamo a quattr'occhi e ci diciamo le cose così, a tu per tu, proprio come sono, come io le sento. Vedete, non voglio far­vi un rimprovero, no, ma è per prevenire affinchè non entri in nessuno di voi il cattivo vizio di voler criticare, giudicare. Sapete che il collegio dovrebbe essere affatto separato dal Seminario, ma ora che non è possibile, la vostra relazione cogli studenti deve essere solo del puro necessario... quelli che hanno a fare scuola la facciano, quelli che hanno altri incarichi, ... ma poi non dovete giu­dicare né l'Assistente né il Vice Assistente, nessuno di voi ne ha la grazia. Ve­dendo tanti giovani ad andarsene qualcuno pensa: Ma, non sanno prenderli... quei giovani... se li trattassero altrimenti ecc... no, no! Non tocca a voi, e poi talvolta quando l'Assistente o il Vice Assistente eseguiscono una cosa, danno una disposizione può darsi che noi l'abbiamo studiata e ripensata tanto tem­po... e poi volete vedere le cose come chi essendo stato preposto a quegli uffizi ne ha pure la grazia e gli aiuti? Volete che ammettiamo a vestir l'abito chiericale degli individui che da tre, quattro anni sono qui, e non si sa se siano fred­di o caldi? se abbiano vocazione... non è qui il luogo da cercare i segni... vada­no a cercarli altrove... il portone c'è anche per gli studenti, e vedrete che alla fin d'anno ne partiranno molti altri... e se giungessimo a fare come quel Padre della Piccola Casa, che due volte, che le cose non andavano come dovevano, licenziò tutti quei del collegio, anche noi lo faremo... speriamo che non ce ne sarà bisogno.
Ma questo falso spirito di giudicare gli altri, e sui compagni e i superiori... io faccio le cose più grosse di quel che sono, esagero, perché sono sicuro che quello spirito non è generale ne radicato, ma è per prevenire, vede­te; questo spirito di borbottamento su quello che faccio io, il Vice Rettore, il Sig. Prefetto, non voglio che entri. Non voglio essere giudicato da nessun infe­riore, qui judicat me Dominus est, non voglio e non devo essere giudicato da voi... senza superbia, dobbiamo rendere noi conto a Dio.
So che c'è in qualcuno questo brutto vizio di trovar a ridire: «io farei co­sì... Oh se fossi io ... io non farei ... io ... io ...! »; questo è superbia, superbia grossa, e m'ha fatto molto pena che questo sia avvenuto anche sul Vice Retto­re...Se sapeste quanto ha fatto e fa per voi, per l'Africa, se non fosse stato lui, forse io non avrei avuto la forza di incominciare e proseguire quest'opera. Neppure voglio che si trovi a ridire sulle disposizioni che abbiamo prese, e il Ch. Gallea deve essere ubbidito come un superiore nei lavori manuali pei chie­rici e altre cose,... è un incarico già troppo spinoso: sapeste quanto costa co­mandare... quindi non voglio che diciate: «Ma se mi fosse comandato in que­sta o in quella maniera, non con parole tanto aspre... no, non dovete guardare a chi comanda e come, dovete ubbidire e nient'altro... Qui torniamo a quello che dico sempre sull'ubbidienza... Vedete, in Africa si trova poi a borbottare, a ridire anche sulle decisioni e sugli ordini di Monsignore... Ecco perché non si fanno miracoli... con un po' più d'umiltà e d'ubbidienza... Non dico che vi dobbiate affatto disinteressare della Casa, no; il bene ed il male dell'Istituto riguarda tutti indistintamente; e quindi, quando qualcuno vede qualcosa che non va, si vede chiaro che è un disordine, ne riferisca all'Assistente, al Prefet­to, anche a me; ma contentarsi di borbottare, di trovar a ridire, quasi di na­scosto, no, no... Questo non è fare la spia: in questa casa non ci sono mai state delle spie... è anzi una carità, un dovere, che tutti abbiamo... Dunque, caccia­mo via questo brutto spirito, tanto dannoso a chi l'ha, e a tutti; e su qualun­que disposizione che saremo per prendere e sugli studenti e sui coadiutori, non voglio che alcuno voglia dare il suo giudizio, non tocca a voi... voi ora dovete ubbidire, fare come vi dicono e basta...
Preghiamo dunque in questo triduo che ancora ci resta alla festa del S. Cuore e nei giorni della novena della nostra Consolata, che ci venga tolto, se mai l'avessimo, questo brutto spirito... vedete che esagero, perché son sicuro che non è generale neppure radicato,... ma voglio prevenirvi... preghiamo il S. Cuore che ci faccia umili, la Madonna ci faccia ubbidienti... e tutto andrà be­ne. Il Signore ci benedirà e le nostre cose prospereranno, ognuno sarà conten­to del suo posto, del suo uffizio... vi dò la mia benedizione... Benedictio Dei Omnipotentis descendat super vos et super me et maneat semper! Amen!
giuseppeallamano.consolata.org