ESORTAZIONE ALLA SANTITÀ

20 settembre 1914
Quad. IX, 30-31
(20 Sett. 1914)
Esortazione a tutti a farsi qui santi
Siamo a dar principio all'anno scolastico. Per alcuni di voi è il pri­mo, pei più no; ma chi ne conta già molti, chi pochi. Per qual fine siete qui? Ad quid venisti? Ognuno interroghi se stesso: perché sono venuto? La risposta che si farà sentire al vostro cuore, sarà solo questa: son qui venuto, mi trovo in questa casa per farmi missionario della Consolata. Ma per riuscire vero M.d.C. bisogna che vi facciate santi e dotti.
La santità propria è il fine vostro primario, senza la quale non sa­rete che ombre di missionari, e farete più male che bene...
Come fare a farvi santi? È necessaria una volontà ferma e costante e di subito porsi all'opera della propria santificazione. Le volontà fiac­che, le mezze volontà, riusciranno mai a farsi sante; le volontà inco­stanti si perderanno di coraggio dopo avere bene incominciato; quelli che aspettano a farsi santi in avvenire s'ingannano e non incominceranno mai.
Vedete l'esempio del poeta Alfieri, che si fece legare al tavolo per tenersi fermo nella volontà, e riuscì sommo poeta tragico. S. Tomaso alla sorella che l'interrogava come dovesse fare per farsi santa, rispon­deva: dì, voglio farmi santa, gran santa e presto santa. - Il Signore vi fa sentire quelle terribili parole: hodie si vocem... Oggi, non domani, che non sapete se di nuovo la sentirete; e poi la grazia d'oggi che vi chiama non vi sarà più domani; forse ne riceverete ancor un'altra, ma questa non più; e di quella d'oggi dovrete render conto a Dio. Non è in nostro arbitrio di accettare o no le grazie di Dio, ma a tutte siamo in obbligo di corrispondere, tutte far fruttificare, secondo la parabola dei talenti... Per questo solo di non averli trafficati vien condannato quel servo: ser­ve nequam... (V. Quadernetto pr. Sem.).
Vedete, miei cari, il dovere che avete di oggi stesso, in questi Eser­cizi di risolvervi a farvi santi con volontà decisa...
Quali sono in una comunità gli ostacoli a questa santità? Vi dirò i principali: 1) fine storto; chi venne in questa casa con altro fine da quel­lo di attendere a farsi Miss. della Cons.; ma come in un collegio, od an­che un Seminario, non si farà mai un santo missionario. Qui il Signore ha posto le grazie per la sola santità di quelli..., e non per gli altri. Co­stui rettifichi il fine, o se ne vada...
2) Spirito di leggerezza, di dissipazione, di mondo e buffonesco;
costoro non ascolteranno i movimenti e le ispirazioni della grazia, vi­vranno colla mente e col cuore fuori dell'istituto, e la loro leggerezza li farà sorvolare su quanto in casa è ordinato alla santificazione.
3) Spirito di superbia, quindi invidia, gelosia, e poi ostinazione, critica e doppiezza. Infelici costoro, non faranno un passo nelle vie del­la santità.
4) Spirito fiacco ed infingargo [= infingardo]; se non scuoteranno questo loro naturale, opereranno tutto con negligenza e tiepidezza, ed il demonio li trarrà a vizii innominabili.
Ecco i principali...; chi si trova... si scuota subito, dica a se stesso:
volo salvare animam meam: voglio farmi santo... (V. Tronson p. 9).
P.P. Albertone, quad. V, 274-279
20 settembre
(Chierici e Giovani)
Siamo di nuovo qui. La nostra famiglia dei Missionari della Consolata; ci sono i Padri, le madri e voi siete i figli. Non è un collegio, un Seminario, ma una famiglia che devono vivere assieme, prepararsi assieme, e poi vivere sem­pre insieme. C'è venuti vari altri a rinforzare la famiglia, a spingere gli altri che partono per l'Africa, e i giovani vengono su. E perché siete venuti? Perché siete qui?... Perché stai qui? Tutti rispondete: Per farmi Missionario: e se qualcuno avesse altro scopo, sbaglierebbe: l'aria qui è buona solo per quelli che vogliono farsi Missionari, se no non è buona per i vostri polmoni. Ma per­ciò bisogna farsi santi. Se no il Signore non si serve di regola per convertire che di quelli che sono santi: prima cosa adunque santificare noi stessi, se no andremo là e invece di convertire pervertiremo. Dunque farci santi.
E quali sono i mezzi? Volontà di ferro; sapete di quello che si è fatto lega­re per studiare: Voglio, voglio! E così bisogna ben studiare! Bisogna che vi le­ghiate voi talmente all'ubbidienza ed all'Istituto; e quello lo faceva solo per diventar poeta: Voi per riuscire santo! voglio proprio oggi assolutamente co­minciare. Hodie si vocem ejus audieritis, nolite obdurare corda vestra; ed il Si­gnore si fa sentire per mezzo mio: vi intima che dovete cominciare a far bene gli esercizi. Se uno non propone fortemente di volersi far santo... non basta volere, certo, ma se voi fate un passo colla volontà, il Signore ve ne fa fare due colla sua grazia. I predicatori vi aiuteranno, e quando sarete stanchi, farete un sacrifizio per amore di Dio.
Vedete, se non metteste questa risoluzione subito: ho lasciato le comodi­tà, e se poi state solo lì così... bisogna proprio volontà: chi ben comincia è a metà dell'opera. Dovete dire: Devo incominciare subito fin da questa sera. Se non incominciate subito non incominciate più. Quelle grazie a che [a cui] non corrispondete oggi, non verranno più. Questo deve farci stare ben attenti di farci corrispondere. Se anno per anno corrisponderete, al fine sarete contenti, fortunati. Direte: la volontà l'ho sempre avuta. Arriverà poi il giorno dell'or­dinazione per servire il Signore con perfezione. È 40 anni che ho preso messa, e sapete che cosa mi può consolare? se mi sono preparato bene, — filosofia — teologia, — tutte le grazie di questi 40 anni sono venute tutte dalla preparazio­ne che ho fatta e dovevo fare. Tutto proviene dall'ordinazione ricevuta colla dovuta preparazione: sarete poi contenti. I sacerdoti potrebbero dirvelo se so­no contenti. L'aria di questa casa è un'aria che forma i santi. Non che tutti siano santi (dovrebbero esserlo), ma tuttavia si può divenirlo. Perciò in questi esercizi ditelo: Ad quid venisti? Per farmi santo, non per altro. Se vi farete santi avremo ottenuto tutto, se no niente. Avete sbagliato tutto. Il Vangelo a quel servo, solo perché non aveva preso il talento: «serve nequam» sì, perché non prendere i talenti, il Signore ci dà i doni e può e vuole pretendere: cui multum datum est multum requiretur ab eo. Vedete questa povera gente che non ha avuto la grazia di voi, il Signore ha compassione, ma con voi che siete in un mare di grazie... I doni di Dio si devono accettare e non si possono rifiutare e ce ne domanderà conto. Non dire: «Non voglio fare miracoli». Se il Signore lo vuole non sta da noi. Non dire: «Mi contento di essere buono, lascio gli altri » No, no, guai! Ci vuole la volontà ferma di farci più santi che si può. Se il com­pagno vuole, anche io voglio, aiutarci, tutto aiuta.
Quali sono gli ostacoli principali per cui in comunità non si fa santi?
1°. Il fine storto. Chi non vuole farsi missionario non è suo posto: se uno dicesse: «faccio gli studi e poi scappo». No, qui è un intruso. No, chi fosse entrato con altro scopo che quello per cui i benefattori danno, ruberebbe, e sa­rebbe obbligato a restituire. Sarebbe un osso fuori posto: il Signore non con­cede le grazie e non si fa santo. Ma se aveste quelle idee, o se i parenti avessero quelle idee?... e le raddrizzate! Voglio essere Missionario; avere un fine storto e non raddrizzarlo, sarebbe una stonatura; bisogna proprio essere qui, vivere per farsi Missionari.
2°. Lo spirito di dissipazione; sono venuto qui, ed ora sono sempre colla testa fuori di qui dentro. No, bisogna vivere raccolti. Sia per sentire la voce di Dio, sia per studiare: raccolti dimenticate il mondo.
S. Bernardo, lo sapete, quando andava in Chiesa diceva ai suoi pensieri:
«Voi state fuori», e pregava senza i pensieri del mondo. Non bisogna essere avidi di queste storie.
Così non avere tanta voglia di andare in parlatorio, ci riempiono la testa di tante robe inutili. Non c'è più posto per la preghiera; e poi quel modo di fa­re buffonesco; ci sono di quei che mettono sempre in ridicolo. Se qualcuno avesse quello spirito buffonesco, disturba tanto quel parlare sempre figurato.
3°. E la superbia. Capita un superbo in una comunità, vuol sempre domi­nare sui compagni, invidia, un superbo non può farsi santo, e se uno crede di non esserlo s'inganna. Coloro che vogliono farsi santi bisogna vincerla. Ci vuole spirito d'umiltà.
4°. Quelli che sono molli, che si lasciano andare giù, ci vuole energia. Al­cuni sono sempre gli ultimi, e questo non va. Piace di più il carattere vivo che
84
il «mulanciù»... un po' di vita! Questi sono gli ostacoli principali.
Alcuni sono molli, pare che facciano la carità di studiare, di pregare, no, ci vuole energia di farsi santo. Non c'è nessun carattere che ci impedisce di far­ci santi. Voglia, fare gli esercizi con voglia, 8 giorni; non spaventatevi, udirete tante belle cose, mettetele in pratica. Pensar meno che si può fuori e poi ci ri­vedremo; vi aiuteranno a farvi santi.
giuseppeallamano.consolata.org