FESTA DELLA PRESENTAZIONE DI MARIA SS. OBBEDIENZA

20 novembre 1914
Quad.IX, 37
Questa festa è propria delle anime pie, e specialmente dei religiosi e chierici. Il Ven. Olier (ved. Repertorio). In Maria SS. nel Tempio, nei tanti anni che vi passò, abbiamo un modello di vita nascosta, come di Gesù nella Casa di Nazaret. Essa quivi 1) stava sempre alla presenza di Dio, in unione con Lui e lo serviva. ..-2) ubbidiva ai superiori con per­fetta obbedienza...; - 3) attendeva allo studio ed ai lavori manuali. -Così si preparava all'alta dignità di Madre di Dio.
Ecco ciò che dovete fare voi in questi anni destinati a prepararvi al sacerdozio; ai S. Voti ed all'apostolato...
P.V. Merlo Pich, quad. 399- 402;
P.P. Albertone, quad. VII, 190-192
Conferenza ai novizi
Venerdì 20 Novembre 1914
Vigilia della Presentazione di Maria SS
Presto adunque il vostro Maestro qui vi lascerà (P. Sales). Rincresce an­che a me, ma pazienza, ce n'è bisogno. D'altronde non è ancor sicuro di parti­re, ma ad ogni modo si faccia la volontà di Dio. Voi l'accompagnerete nella partenza, là dove egli vi mostrerà la strada per cui anche voi dovrete passare un giorno. Naturalmente metteremo un altro a sostituirlo, bisogna aspettarlo dalla Provvidenza, e ubbidire a chiunque essa ci metta a superiore, non guar­dando alla persona, ma solo al suo stato di Superiore, e così se domani avreste da ubbidire anche al più giovane, dovreste farlo come a qualunque altro Supe­riore. Così obbediamo a BenedettoXV come abbiamo obbedito a Pio X di santa memoria, quantunque nessuno prima lo conoscesse: almeno io lo cono­scevo, ma in generale non si conosce. Perché a Pio non obbedivamo come a Pio, ma come a Papa; ora il Signore ci manda un altro, ed a questo ubbidiamo come a quello senza badare se sia più dolce, più mansueto o ... Così posso dir­vi veramente che a Roma davanti al nuovo Papa, sentii la stessa impressione che davanti all'altro Papa precisamente.
Oh come fu bello ciò che avvenne quando morì S. Ignazio! La Comunità non si turbò niente, dicevano che doveva avvenire così e già se lo aspettavano. Invece non avvenne così in un Monastero di Suore, non molto lontano di qui, non a Torino, ma qui vicino. Morta la Superiora, le Suore non vollero accetta­re l'altra, che pure era stata eletta in regola, a maggioranza di voti ed approva­ta. Allora essa si dimise e fu messa un'altra suora a tenere il posto vacante. Presentandosi costei, le Suore dissero: «Oh questa tiene solo il posto di Supe­riora, (la chiamano Vicaria) - deve solo stare qualche giorno, perciò non siamo obbligate ad ubbidirle». Questa povera Suora venne da me e mi domandava:
«Ma! che devo fare? comando ed esse mi dicono che non son Superiora e non ubbidiscono». Risposi: «Aspetti che venga io a parlare a queste Suore!». E so­no andato infatti, e ho detto loro: «Che obbedienza è la vostrase ubbidite a questa e non a quella, se dite ad una Superiora, oh, costei è una suora solo co­me me — se ubbidite alla Superiora come suor tale, e non come a Superiora? Qualunque sia la Superiora, se ne ha i doveri, deve pure averne i diritti».
Pochi giorni fa questa povera Superiora venne a visitare una casa che hanno qui a Torino e mi diceva che la consideravano come un'estranea, così... «Ma è possibile! le dissi io, non è stata capace di saltar su, di farsi rispettare e di dire:
— Ohlà comando io qui!?». Mi rispose che credeva che fosse superbia: «No, che non è superbia! è dovere! ».
Lo stesso avvenne in una parrocchia qui vicino; ma li scuso in parte per­ché non son religiosi, non sanno cosa sia ubbidire. Il fatto è che volevano ad ogni costo avere per parroco il Vicecurato della parrocchia, perché conosceva­no sol lui, ma al concorso uscì un altro, e dicono che in quel paese vi sia rivo­luzione: «Non odiamo questo, dicono, ma vogliamo l'altro».
Ma come dico, costoro li compatisco in parte; ma in noi religiosi, come si potrebbe compatire che uno obbedisse piuttosto ad un Superiore che ad un al­tro, che uno dicesse per esempio: «io ubbidisco al Prefetto, ma non a questo o a quell'altro!».
Frattanto posdomani verrà il nostro bravo D. Ferrero a tenervi compa­gnia, anzitutto perché è necessario che abbiate una guida, e poi insomma per­ché è stabilito così. E quando tu, P. Sales, ritornerai, prenderai di nuovo il tuo posto.
Domani è la festa della Presentazione della SS. Vergine al Tempio. È una cara festa, sapete. Io voglio dedicare, e chissà che un giorno non si faccia, a questo mistero particolare il Noviziato. Anzi io vorrei dedicare tutto l'Istituto a questo mistero della Presentazione. Poiché in esso la SS. Vergine si presentò al tempio verso i 5 anni, come dice la tradizione, e rimase fino ai 12 o 15 anni; ove fece il suo noviziato, preparandosi a divenire Madre di Dio; ove pregava e lavorava, insomma faceva quel che le facevano fare. Poiché dovete sapere che vicino al tempio vi era un collegio, un conservatorio, un educandato, ove educavansi delle vergini che si consacravano a Dio per poi farne delle brave spose.
Ed è perciò che il Ven. Olier consacrò alla Presentazione di Maria V. tutti i collegi e seminari che fondò a Parigi e nei dintorni. Ne dovete trovare lungo il tempo del Noviziato, il tempo di prova, di studentato.
Ho letto quest'oggi una lettera che mi è arrivata dall'Africa, in cui mi si diceva: «Quelli che vengono da Casa Madre, hanno molto più pazienza di noi. Noi ne siamo ben contenti, e ringraziamo il Signore pel buon esempio che ci danno. Basta che non vi vengano poi meno e diventino poi come noi!».
Vedete, in principio quando si arriva là, sembra di avere tanta pazienza; e quel che si dice della pazienza credo che sia anche delle altre virtù; ma aspetta­te un po' sei mesi, un anno, due, tre anni, e poi ... gli altri dovran dire:
«Oh!... sembravan tanto virtuosi in principio, invece son solo come noi». Questo avviene perché non abbiamo quella virtù massiccia che resiste ad ogni prova, invece l'abbiamo solo lì attaccata collo sputo, colla saliva, che scompa­re in poco tempo non curandola più tanto.
Invece procuriamoci qui delle virtù massicce, piene. E per questo è neces­sario il tempo, perché col tempo si ripetono di più gli atti e si acquista la virtù. Ma è necessario il tempo; e se non c'è il tempo sembrerà di aver tante virtù, mentre che non si avrà niente o ben poco. Col tempo si perfezionano le virtù; e non bisogna mai credersi di averle in grado perfetto, perché non si arriva mai a tal grado, e specialmente l'umiltà non è mai compiuta.
Durante il Noviziato dovete dunque persuadervi dapprima che non avete quelle virtù, poi bisogna studiare i mezzi per acquistare, e naturalmente met­terle in pratica. E specialmente i novizi devono distinguersi dagli altri: non che poi in seguito uno debba svagarsi, anzi lo deve essere ancor più, come frutto della professione; ma in tutte le Comunità Religiose è così: i novizi si distin­guono per maggior raccoglimento, maggior attenzione, maggior unione con Dio.
giuseppeallamano.consolata.org