NUOVO ANNO — UMILTÀ

3 gennaio 1915
Quad. X, 3
Principio del 1915
Vi propongo oggi una sola riflessione. Saremo ancora tutti in vita al termine di questo anno 1915? Lo speriamo, ma non ne siamo sicuri. Il nostro buon Chierico Alzeni [= Anzeni] incominciò l'anno 1914 e non vi giunse alla fine... Ma poniamo che durassimo in vita tutto l'an­no ed altri molti ancora; quel che è certo si è che ogni mese che passa di quest'anno, ogni giorno, ogni ora, ogni momento non ritornerà più. Verranno per noi forse altri anni, altri..., ma non più Gennaio, Feb­braio... del 1915. Nello studio dove avete posto l'orario perpetuo non porrete più...- E la conseguenza di questa considerazione? Ogni anno ...è una grazia di Dio: donum Dei; grazia dataci a trafficare nel bene;
grazia che non ci sarà mai più data. Forse Dio nella sua bontà ce ne da­rà altre; ma quelle passate non più. Pensiero questo terribile per noi che dobbiamo tendere continuamente e virilmente alla perfezione. Non succeda a noi come a tanti che per non aver corrisposto alle grazie, Dio ritirò la sua mano; o non sia più così generoso con noi! Questa medita­zione faceva tremare S. Agostino, e lo faceva dire: timeo Jesum transeuntem; temo Gesù che passa e... Quale importante considerazione da farvi spavento salutare, e quindi proporre in principio di quest'anno di stare attenti a tutti i vostri doveri, a tutti i mezzi di santificazione, che avete in questa S. Casa. Proponimento da rinnovarsi ogni mattino dell'anno: voglio ...farmi santo. Corrispondendo a tutte le grazie, giungeremo a quella santità che il Signore vuole da noi per salvare quel numero di anime che nella Sua Provvidenza ci ha destinate... Non cor­rispondendo. ..
Già sapete del Santo che vi propongo per Protettore di quest'an­no: S. Carlo Borromeo. Lo invocherete sovente e ne imiterete le virtù. Sebbene la caratteristica di S. Carlo sia lo zelo, come dice la Chiesa
nell 'Oremus, io preferisco per voi ciò che formava lo stemma del Santo l'Umiltà: humilitas. Se andaste a Milano, sul pavimento del Duomo, vedreste stampato molte volte sul pavimento in bronzo: humilitas. Tan­ta era l'importanza che il Santo dava a questa virtù, che si studiò di averla, e per mezzo di essa operò tanto bene. Meditatene la vita, che leggerete.
P.P. Albertone, quad. VI, 33-35
3 Gennaio 1915
Il viaggio va bene, pare che Monsignore e D. Ciravegna non patiscano tanto, ma D. Sales... Cesare ha dato lo scandalo; ha cominciato, e poi gli altri. Erano essi soli e perciò furono trattati bene, non credo che per il viaggio sa­ranno molti. E così con un po' di pazienza sacrificano un poco il desiderio sfrenato dell'Africa. Il mal di mare non è un male che faccia male. E poi ades­so bisogna pregare anche di più il pericolo maggiore sono i Turchi che si dice vogliano gettare del cemento nel canale di Suez; ma regolarmente nessuno do­vrebbe toccarli, perché siamo neutrali, ma qualche cosa può toccarli per sba­glio, e perciò bisogna pregare la Stella del mare che li guidi, che li conduca Es­sa.
Quest'anno, cominciamolo bene; bisogna approfittare della pace che ave­te qui dentro. Fuori, benché qui non ci sia la guerra si vive un pochino agitati; il Signore ne trae profitto perché si prega di più, e sono più frequentate le chie­se; ma voi dacché siete in pace approfittatene. Cerchiamo di passar bene quest'anno, il tempo passa e non ritorna più; questo 3 di quest'oggi non ritor­nerà mai più. Ritornerà quello di Febbraio; ritornerà quello di un altro anno, ma quello di Gennaio di quest'anno non ritornerà mai più.
Se non stiamo attenti a corrispondere alla grazia concessa quest'oggi, quest'ora, questo momento, ciascun momento di cui si compongono gli anni, non ritornerà mai più, guai a chi la lascia passare senza corrispondere. Timeo Jesum transeuntem, bisogna stare attenti al donum Dei che ci viene concesso in quel momento.
Questo è un pensiero tremendo. Alla fine della vita si andrà dicendo: «O si daretur hora!» per aggiustare i conti. Nell'anno scorso abbiamo mandato in Paradiso Atseni [ = Anzeni]; come sarà stato contento di avere avuto sempre buona volontà! Avete pensato oggi alla fugacità del tempo; ebbene bisogna emendarsi; e non solo fuggire il peccato ma acquistare la virtù. Non crediamo di fare una carità al Signore; Egli non ha bisogno di nessuno. Guai a noi se non corrispondiamo. Bisogna che stiamo attenti alla grazia di Dio. Quando ci penso mi fa male il pensiero anche ad una sola grazia non usufruita. Togliamo tutte quelle storielle che ci possono essere e che impediscono la carità. Non ab­biamo paura di fare troppo. Quel frate, S. Felice che si diceva l'asino della co­munità, e andò per 40 anni alla colletta. So che c'è già questo spirito, ma vo­glio che ci sia in tutti. Noi abbiamo da passare un anno assieme con meno mi­serie possibili, o almeno se ci saranno cercare di ripararle, cercare di acquista­re maggior virtù possibile. S. Carlo in 47 anni ha fatto un bene immenso; il ve­ro carattere di S. Carlo è lo zelo come pastore della gloria di Dio. L'hanno in­colpato che voleva troppo; ma lui ha detto: voglio quello di cui devo render conto a Dio. Ed hanno persino tentato di ucciderlo, gli umiliati, che poi furo­no soppressi, ma lui stette fermo; e il suo vero carattere sarebbe lo zelo benché noi lo preghiamo quest'anno per ottenere l'umiltà. A Milano nel Duomo, vi sono tutt'intorno delle liste di bronzo con questo stemma: «Humilitas». E alla Consolata si è fatto un altare a S. Carlo senza di questo e mi rincresce. Oh, sì, per fare del bene ci vuole della umiltà. Quando suo zio materno fu fatto Papa, Pio IV, lui non voleva andare a Roma e ha dovuto farlo andare il Papa. E benché l'abbia fatto Cardinale a 22 anni e anche Arcivescovo di Milano, tutta­via non è mica andato in superbia.
Cerchiamo di imitarlo nell'umiltà, e se ci sarà umiltà ci sarà carità e amo­re vicendevole: sarebbe tanto necessario l'aiutarsi spiritualmente; ricordatevi che non vi è nessuna virtù che non sia fondata sull'umiltà. S. Carlo gran Santo protettore anche del Convitto; è stato a Torino e ha veduto la S. Sindone, la Consolata... Imitiamolo in questa virtù ed il Signore ci aiuterà.
Il Papa si è raccomandato tanto che si facciano preghiere per ottenere la pace; perché continuano ad uccidersi. Pochi dì fa ho ricevuto due bigliettini da Marsiglia, e sopra c'era l'atto di rassegnazione di D. Cafasso, e mi si disse che fu stampato a migliaia e fu sparso fra i soldati affinché potessero ricevere questa indulgenza del Venerabile; egli secondo il suo scopo l'aveva ottenuta per i condannati alla forca... Ora si recita perché sta a cuore in questi momen­ti.
Mettiamoci d'accordo che non resti nemmeno più un giorno inutile, operiamo; il giorno passa e non ritorna più, e così passano le grazie di Dio. Que­sto è un pensiero grave, giusto, teologico, e pensiamoci.
Prepariamoci per l'Epifania; bisogna che prepariamo il cuore. La reden­zione non ci avrebbe giovato se non fosse stata applicata anche per i gentili, nihil profuisset. Preghiamo, oggi appunto che è la festa del SS. Nome di Gesù; che il nome di Gesù sia sparso fra tutte le genti. Desideriamo di portarlo alle genti; e di farci idonei strumenti, dopo gli apostoli. Questo è lo spirito con cui dobbiamo prepararci. Intanto preghiamo che questa festa ci ottenga tante gra­zie.
Il Papa vuole che preghiamo per la pace. Preghiamo che il Signore ci pro­tegga qui e là e che ci dia il necessario. Spero adunque che metteremo impegno e passeremo l'anno bene. E speriamo che arriveremo tutti a ringraziarlo al fine dell'anno, come l'abbiamo ringraziato al fine di questo.
Queste sono funzioni che sollevano il cuore. Sua Eminenza non stava be­ne, pure ha voluto farla lui, quantunque non stia bene. Questo è sollecitudine pastorale: Pastoralis sollicitudo gloriosum reddit: questo è zelo.
giuseppeallamano.consolata.org