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Scritto da Beato Giuseppe Allamano
14 febbraio 1915
Quad. X, 9-10
Pel carnevale
(14 Febbr. 1915)
N.S.G.C. disse: Mundus gaudebit, vos autem contristabimini, sed tristitia
vestra vertetur in gaudium. Vi sono due sorta di allegrezza e due sorta di tristezza. I. Vi è una gioia santa, che tanto c'inculca la S. Scrittura: gaudete in Domino, iterum dico gaudete; Laetamini in Domino et exultate justi; ed in
tanti altri luoghi. È una delle cose più inculcate. Il Signore re della pace, è pure principio
di ogni gioja, e noi unendoci a Dio e servendolo fedelmente godremo con Lui della stessa Sua gioja: servite
Domino in laetitia. (Vedi Rodriguez T. VI, cap. 2).
Ma v'è un'altra allegrezza, però falsa e perversa, ed è quella di
godere nel fare male e pel male. Questa è la gioia dei
peccatori qui exultant in rebus pessimis. E se non è direttamente
cattiva, lo può essere per l'oggetto, le circostanze di tempo, di
luogo... E questa è la gioja che il mondo offre a' suoi seguaci specialmente in questi giorni di
carnevale;
giorni di stravizi e di peccati. Sarà per lo
meno gioja fallace che non procede dal Signore, e questa lascia vuoto e senza vero godimento.
Veniamo alla
tristezza," è pur essa, come dissi, di due sorta. Una è da
rigettare e condannare come ajuto al peccare, e contraria alla virtù della speranza, tale fu quella di Giuda dopo il tradimento di Gesù; di Caino e di Nabucodonosor e di
tanti che cedono alla tentazione pessima della disperazione. Infelice chi si lascia dominare da questa
tristezza. È anche da scuotere quella tristezza per apatia
naturale, proveniente dal carattere melanconico, per cui uno si lascia per poco disanimare nel bene e specie dopo
peccato. Di questa parla il salmo:
ludica me; che i Sacerdoti ogni giorno dicono prima della S. Messa. S. Filippo diceva:
peccato e malinconia non in casa
mia. Essa snerva la volontà, ed impedisce ogni passo nella
perfezione. Per vincerla bisogna essere umili e confidenti in Dio, e scuotersi.
La tristezza buona e santa secondo S. Basilio (V. Rodriguez l.c. c. 7) si genera da quattro cose
ecc.
È pei peccati altrui che specialmente in questi giorni dobbiamo santamente attristarci. Ciò desidera
N.S.G.C., c'insegna la S. Chiesa e ci spinge l'esempio dei Santi (Ved. pred. pel carnevale 11 Febbr.
1907).
P.P. Albertone,
quad. VI, 56-59
14 Febbraio (Dom. di
carnevale)
Vedete lui (parlando ad un
sacerdote venuto all'Istituto pochi di innanzi)
ha fatto dei sacrifici più di voi. Pregate il Signore che gli conceda la forza e le grazie necessarie perché
ha dovuto lottare più di voi. Voi siete venuti da giovani qui, siete pianticelle cresciute qui, e per voi non
vi furono delle difficoltà, invece per lui...
Questi giorni, vedete lo spirito di questo istituto, di questa casa, in questa casa, in questi giorni di
carnevale, noi lo facciamo così, in questi dì di carnevale dovrebbero moderare invece la carne, e
invece la carne c'è con tutte le sue miserie. Con tante cose in aria non dovrebbero fare neppure le cose innocue,
e invece altro che divertirsi senza pregiudizio dell'anima!... Il solo cinematografo che chiamano Ambrosio, mi ha
detto una persona ieri sera, sapete quanto denaro ha incassato in quest'anno? Mezzo
milione! 500.000 lire! È vero che vi sono le spese, vi è il lordo, mettiamo pure un 200 mila lire, ma
è certo che hanno fatto un 200 o 300 mila franchi di netto. E vuol dire che se sono entrati, vuol dire che se
ne ha ancora; e poi si grida povertà e miseria. E sapete per lo più non
sono mica i ricchi che danno tanto denaro, è il ceto basso e poi vedete... avrebbero potuto risparmiare e pensare
anche un poco all'indomani, nel caso di una malattia, no, mangiano tutto, e poi vanno a cercare i sollazzi più
cattivi. Il Cardinale nella sua pastorale ripete l'ordine formale, la proibizione ai sacerdoti di andare al
cinematografo, ma parla anche di tutti gli altri. Il popolo è sempre così: panem et circenses... mundus
gaudebit, vos vero contristabimini. Ecco quello che succede e voi dovete rattristarvene. Certo non sono tutti trappisti e
cappuccini, ma ci sarebbe modo di divertirsi senza offendere il Signore, e invece... di giorno e di notte peccati e
così si fanno grandi offese al Signore; si mettono le maschere e poi c'è più male di quello che
possiate immaginarvi. E tutto questo deve provocarci ad essere tristi. Rattristiamoci di quello che gode il mondo. Abbiamo
tanto bisogno di pregare per ottenere la pace; e questo ci dice ancora di rattristarci.
Vi sono due sorta di tristezza: buona e cattiva. Anche nel mondo si rattristano, per la perdita dei beni, per le passioni non soddisfatte,
ecc. Ma la tristezza di questo giorno, è la tristezza buona. Le cause di
questa buona tristezza sono quattro dice S. Basilio.
1° La prima causa di tristezza sono i nostri peccati;
bisogna fare un atto di contrizione, avere una tristezza che non sia disgiunta dalla confidenza in Dio; e dal pensiero
della misericordia del Signore; e questa tristezza è buona.
2° Dei peccati altrui. E questa è quella che specialmente dobbiamo avere in questi giorni; santamente
tristi dei peccati che si commettono in questi giorni, per tante offese che si fanno a nostro Signore. S. Carlo
Borromeo faceva molte più penitenze e S. Francesco di Sales stava più raccolto; il B. Enrico Susone non prendeva più alcun cibo per questi tre
giorni per riparare al vizio di questi dì di mangiare troppo. E si racconta che un angelo venne a portargli dei
frutti squisiti dal cielo. E a S. Geltrude il Signore ha fatto vedere che faceva scrivere da S. Giovanni
Evangelista tutti gli atti di riparazione che si fanno in questi giorni. E anche lo
spirito della Chiesa stessa vuole stiamo più raccolti: toglie l'alleluia, mette il colore violaceo, e
nell'uffizio fa recitare il miserere. E così noi dobbiamo avere questa tristezza per conformarci allo spirito della Chiesa.
3° motivo sono le
nostre imperfezioni; al vedere che siamo sempre imperfetti e che non facciamo quello che dovremmo fare. Dobbiamo
dire: io prometto sempre eppure faccio sempre poco. Uno che voglia veramente servire il Signore deve attristarsi di
essere sempre lo stesso. E dobbiamo attristarci efficacemente, e dobbiamo proporre di volerci scuotere, oggi stesso,
e la grazia non mancherà.
4° motivo è la
tristezza di essere lontani dal Paradiso,
lontani dalla vista di Dio. Vedete S. Paolo lo diceva: «Chi mi
scioglierà da questo corpo di morte! Heu mihi quia incolatus meus prolongatus est!». I santi amavano il
Paradiso pel possesso di Dio. Questa è anche una santa tristezza.
Diciamolo spesso: Domine ut videam! c'era quest'oggi nel Vangelo. E così i santi tutti desideravano di
essere sciolti per andare in paradiso. Il nostro Ven. Cafasso cercava il modo di
uccidersi. Ma uccidersi senza fare male. Uccidersi da buon moralista colle fatiche e penitenze. E cominciò a
non più mangiare. E così diceva mons. Bertagna: Don Cafasso è
morto tisico? No. Come è morto? È morto di sfinimento.
Ma
però chi di voi volesse fare così domandi prima il permesso, c'è ancora tempo. Desiderare dunque il Paradiso; non dico temere di non
andarci:
vorrei vedere che qualcuno avesse paura di non andarci! Ma si,
desiderare di essere liberati dal purgatorio; fatelo qui. Così diceva S. Francesco: tanto è il bene che mi
aspetto che ogni pena mi è diletto! E S. Filippo Neri: Paradiso! Paradiso! E
S. Teresa diceva che coloro che non desiderarono il Paradiso qui in vita faranno uno speciale purgatorio; siccome non
desiderano il Paradiso staranno in purgatorio finché non venga loro il desiderio. Noi invece dobbiamo avere il
desiderio di andare lassù: certa gente più viene vecchia e più teme di morire. Heu mihi...!
Ah!
Vedere il Signore! Goderlo! Quando saremo davanti a N. Signore questo è il
carnevale! Allora saremo contenti! E così servirà a tenervi santamente tristi anche questo
tempo. Una vera riparazione per tutti i peccati del mondo e di Torino. E poi
rattristiamoci di essere sempre su, sempre superbi, sempre senza energia, questa
è la tristezza che dobbiamo avere. Surgam et ibo! diciamolo. Il Signore da
ciascuno di noi farebbe dei santoni, ma vuole che noi facciamo il primo passo. E noi invece siamo sempre blandi...
Ciascuno di noi deve essere un apostolo, un santo missionario; e non bisogna dire: oh io mi contento di essere
lì, lì, guai, no, voglio farmi santo più di tutti. S. Teresa diceva che in Paradiso avrebbe sopportato che qualcuno godesse di più di lei, ma che qualcuno amasse il Signore
più di lei, diceva, non so se lo sopporterei. Facciamo così e il Signore sarà consolato, e
saremo consolati anche noi, e non solo in Paradiso, ma anche adesso, il gaudio verrà anche adesso. N. Signore ci fa
provare un tal gaudio che exsuperat omnem sensum; nessun rimorso, e grazie a Dio ci facciamo un po' di bene, e
naturalmente, e il Signore fa scrivere tutto da S. Giovanni Evangelista; questo ci
deve consolare e spronarci ad essere santamente tristi.
14 Febbraio 1915
Domenica di
Quinquagesima - Tristezza buona
Dobbiamo rattristarci:
1) dei nostri
peccati.
2) dei peccati altrui.
3) perché siamo sempre imperfetti.
4) perché siamo ancora in questo esiglio.
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Creato: Venerdì, 09 Giugno 2006 10:44
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Pubblicato: Giovedì, 08 Giugno 2006 23:00