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Scritto da Beato Giuseppe Allamano
21 giugno
1915
P.P. Albertone, quad.
VI. 161-164
Festa di S. Luigi - 21
giugno 1915
(ai Chierici,
Coadiut. e Stud. in Studio)
Ieri è
stata la festa nostra... vi piacque? Specialmente agli ultimi venuti, ai nuovi, che non l'avevano mai vista. Quante buone
persone vogliono bene alla nostra Madonna!... Quanta gente... avete visto, erano pigiati come le acciughe in un
barile, e stanotte, fin dall'una, sapete, sempre pieno, sempre Messe e Comunioni... si vuol bene alla Madonna! — Ma
è in modo speciale nostra la Consolata e dobbiamo essere gloriosi di avere una
tale Patrona, santamente superbi; dobbiamo gloriarcene tanto perché il nostro Istituto è della SS. Consolata. Spero che avrete presentato un bel mazzo... io ho visto un
poco, non fino a quel punto ve lo dico; non tutto proprio bene, ma qualche cosa ho visto, anche senza essere
miracoloso.... e, sa bene...
Ieri sera i
moralisti, che sono partiti stamattina per andare dove saranno destinati quasi tutti Vicecurati, dicevano che della
Consolata non si sarebbero dimenticati mai, in qualunque luogo; e ogni volta
sarebbero venuti a Torino, una Visita obbligatoria sarebbe stata alla Madonna della Consolata... E noi che l'abbiamo
sempre vicino, anche in Africa, sapete, non dico come N. Signore che è realmente dappertutto, ma la Madonna
è dappertutto, e in Domino partecipa dell'ubiquità. Frutto di questa Festa deve essere soprattutto
aumento di buona volontà, di energia, anche se fa caldo, non essere fiacchi.
Ed oggi è un'altra Festa. Quale? (ad un giovanotto). S. Luigi. Bene. Se è la festa
di S. Luigi... Vedete, perché è subito dopo la Consolata, perde un
pochino; la Consolata assorbe tutto, ma almeno oggi, stassera, c'è ancora tempo a fare qualcosa. Siete divoti voi di S. Luigi? L'avete là in Cappella, vicino alla Madonna... dall'altra
parte è quel frate... neh... (guardando gli studenti, quasi volesse alludere a quando uno di essi aveva
risposto che quel frate era S. Bernardo. Vedi 23 Aprile) quel primo Martire S.
Fedele, a cui dovete sempre chiamare di essere fedeli alla vostra vocazione. Sapete
perché è là? Perché è vostro Protettore, perché fu dato dal Papa Leone XIII come protettore della gioventù studiosa. In che cosa dobbiamo invocarlo? Nella
bella virtù. Lo chiamano l'Angelico... un angelo in carne..., ma per divenire un Angelo bisogna usare i
mezzi; ve ne dico due solamente: fuggire i pericoli, e poi le penitenze. S. Luigi unì la più integra
innocenza colla penitenza più cruda; miram vitae innocentiam pari cum poenitentiam — dice il suo
Oremus.
Chi vuole soddisfare a tutti i suoi
capricci, che non vuole castigare le sue passioni, non mortificarsi, chi vuole in tutto contentare i suoi sensi, è
impossibile che si possa mantenere puro e casto. Bisogna tagliare sempre, perché queste tentazioni,
tormentano anche i vecchi... Bisogna tagliare gli occhi, non desiderare di vedere sempre tutto... tagliare la
fantasia, non lasciarla correre come vuole, frenarla... tagliare la lingua, tante parole inutili... tagliare molto le
orecchie: non volere sempre sentire tutto, le notizie, i fatti... tagliare la gola,
tante piccole mortificazioni a tavola... Chi vive così, e vuole sempre contentare il suo corpo... ahi, ahi...
ahi... è difficile che si mantenga.
S. Luigi per conservarsi puro, vergine, incrudeliva contro se stesso, dormiva sopra un letto duro, e vi metteva
dei pezzi e delle scheggie di legno. Soffriva il freddo poco coperto, mangiava molto poco, e poi si flagellava. Voi
non voglio che facciate tutto questo, ma un pochino ci vuole; si può fare tante leggere mortificazioni, delle
penitenze piccole, ma un poco ci vuole. Chi non usa queste attenzioni, chi non vuole custodire i suoi sensi, e poi
pretende mantenersi casto... è impossibile.
Vedete,
verranno sempre ancora le tentazioni, ma le tentazioni non sono peccati. Io non le voglio quelle cose, e finché non
le voglio, non sono peccati. Ma bisogna premunirsi mortificando i sensi; non bisogna essere troppo curiosi, non
concedere al corpo tutto quello che vuole, anche quando è stanco. Bisogna battere l'asino; bisogna farlo
correre; bisogna pregare S. Luigi, ed imitarlo, come dice nell'oremus: Concede ut innocentiam non secuti poenitentem
imitemur.
Quando stassera andate in Cappella, date uno sguardo a Lui, e
poi ditegli: «Io voglio essere puro, casto come voi, che eravate un Angelo; e se non posso imitarvi anche nelle
penitenze, (io non vi lascierei tutto) almeno voglio avere lo spirito di penitenza, voglio tagliare tutte quelle piccole
cose».
E S. Luigi vi pagherà la festa. È nostro
Protettore, e pregatelo che vi ottenga questa grazia.
E poi anche
amore alla povertà, all'umiltà;
Egli era un principe, aveva tanta roba, e abbandonò tutto. Leggeva ieri nel suo libro che aveva un grande desiderio
di andare alle Missioni, ma i suoi Superiori non glielo permisero, perché non aveva salute, non aveva forze... e
morì poi nella peste e aveva soli 24 anni, ma «Brevi vivens tempore, explevit tempera
multa».
P.P. Albertone,
quad. VI, 163-164
21 Giugno —
Dopo cena ai Chierici
(Sotto i
portici — V'erano i tre Chierici
soldati: Ch. Borello M., Borello G., Re C.)
Un professore del Seminario oggi mi diceva che aveva ricevuto una lettera da un
Chierico che è soldato, e gli diceva: «La vita militare mi piace». Quel Professore fu indignato:
«Ah! Ti piace? Ah! se non fosse già un Suddiacono, andrei io dal Cardinale, e farei che potesse continuare
quella vita che gli piace». Aveva ragione quel Professore: Come? Un Chierico cui piace fare il soldato?...
Avesse detto che è una vita tollerabile, perché non ne può fare a meno, ma dire che gli piace...
Ma quando mi dissero il nome, non stupii che gli piacesse davvero... e anche Suddiacono. Ma voi non la dite questa
parola... Vedete... siete ancora nostri fratelli; ma quando tornerete vi guarderemo bene in faccia, e vi diremo:
«Noi non vi conosciamo con questi vestiti. Ah, noi non sappiamo chi siete». Ma quando avrete di nuovo
indossato questo abito (e toccava la sua talare) allora vi abbracceremo e vi diremo: «Ah, voi siete i nostri
Chierici, voi siete i nostri fratelli!».
Ve l'ho già
detto il fatto di Mons. Gastaldi... Ve l'ho già raccontato? ... (E si guardava intorno; P. Cravero che gli stava
accanto fece cenno di no). Oh! il Padre non l'ha ancor sentito! Era stato invitato dai Superiori di un Collegio di
giovanetti a fare un discorso nella festa di S. Luigi. V'era là un quadro; ma non era mica vestito come
l'abbiamo noi colla talare ed il rocchetto. Era vestito lì come un semplice secolare. Allora Mons. Gastaldi con un
fare che era tutto suo, incominciò: «Mi hanno invitato a dire le lodi di S. Luigi, ma tu non sei mica S.
Luigi... Egli non era mica vestito così ...». Poi cominciò a spogliarlo di quegli abiti, che non si
addicevano a Lui (a parole, continuando il discorso, s'intende) e lo vestì della talare e tutto, proprio come un
Religioso Gesuita. Poi: «Ah, ora sei tu; ora ti faccio il panegirico; sei proprio S. Luigi!» e cominciò
il suo [discorso].
I Superiori di quel Collegio capirono la lezione, e
S. Luigi ricomparve in quella Cappella vestito colla veste talare, colla cotta ecc.
Non dovete disprezzare quell'abito; perché vi
metterebbero in prigione, ma portarlo con pena; ma poi non siete soldati, non voglio che vi chiamiate così, siete
sempre Chierici, e speriamo che presto lo poserete e sarete di nuovo vestiti come noi.
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Creato: Domenica, 11 Giugno 2006 19:56
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Pubblicato: Sabato, 10 Giugno 2006 23:00