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Scritto da Beato Giuseppe
Allamano
29 giugno 1915
Quad. X,
32
Solennità dei SS. Ap.li Pietro e
Paolo
Ecco i nostri veri modelli, i primi missionarii... Imitiamoli
nella loro Fede ed amore di N.S. Gesù C. (V. Hamon e
Chaignon).
P.P.
Albertone, quad. VI, 168-172
29 Giugno
1915
Abbiamo tante
notizie dei nostri finti soldati; Oh, ecco una cartolina! chi c'è qui? Il Chierico Garrone. Questa è del
Ch. Goletto. Sono a Savigliano (la fa leggere da D. Maletto). Adesso il Ch. Garrone è per istrada... col Ch.
Bruno... hanno lasciato gli altri. (D. Chiomio legge due cartoline) - Ah! qui è il nostro Don Ferrero!
È col Ch. Occelli nella zona di guerra (la legge D. Chiomio). (D. Dolza
legge una lettera del Ch. Baldi, che finisce lasciando di salutare i suoi 8 giariot (studenti di 1°
ital.). Si vede che l'allegria non manca. Preghiamo che non perdano non solo la vita, ma non perdano nello
spirito... acquistare è difficile in mezzo a quella gente... possano guadagnare, anche in mezzo alle
spine.
E oggi
è... che festa? Dei SS. Pietro e Paolo. Tutti due assieme, e domani solo di S.
Paolo; faremo la Commemorazione; non basta insieme a S. Pietro. Cosa imparare da questi due grandi santi? Abbiamo visto
giovedì scorso che S. Giovanni fu il modello, il tipo dei Missionari... Questi due Santi sono i due primi
Missionari. Sono fundamenta Ecclesiae, e ci sarà da imparare molto da loro. Tante cose, ma io ve ne dico solo due;
quelle che risplendettero di più in questi due Santi; la fede e la
Carità; sono le due che risplendettero di più in S.Pietro e S. Paolo.
S. Pietro che fede viva! Quando N. Signore interrogò i discepoli che cosa
il mondo diceva di lui: «Quem dicunt me esse filii hominum?»: Gli uni che sei S. Giovanni Battista, gli altri che sei un profeta. E voi chi dite che io mi sia? Salta fuori S. Pietro: «Tu es
Christus, Filius Dei vivi». Vedete che bella professione di fede fa: mentre tutti gli altri disputavano (eppure
Gesù aveva già dati tanti segni di Divinità). E Gesù gli risponde: «Beatus es...
ecc...», e poi lo premia e gli dice: Tu es ecc... E questa promessa la conferma dopo la Resurrezione, ed ancora per
la fede di S. Pietro. Così la dimostrò altre volte: Quando N. Signore fece la promessa
dell'Eucarestia, e molti si scandalizzarono,... come poteva dare la sua carne a mangiare?... e se ne andarono. E N.
Signore disse ai suoi discepoli: «Volete andarvene anche voi?» — E S. Pietro: «No, perché
— ad quem ibimus? verba vitae aeternae habes... No, noi non andremo mica via!».
Che fede viva! E così
sempre in molte occasioni. S. Pietro restò sempre uno dei primi fra i discepoli per la fede: è vero che N.
Signore gli aveva predetto che lo avrebbe rinnegato, purtroppo, che sarebbe caduto, ma poi gli disse: «Rogavi
pro te, ut non deficiat fides tua». Insomma guardate, quando N. Signore lo chiamò; era già di
età avanzata, eppure lasciò tutto, e seguì N. Signore, e gli andava dietro come un semplice
fanciullo. Bisogna che anche la nostra fede abbia i caratteri della vera fede, intiera, assoluta,
cieca:
E S.
Paolo? Oh! addirittura grandissima! Egli che voleva predicarla ad universum mundum; e
diceva: «io voglio vivere di fede, non solo avere fede, ma avere vita di
fede»; quindi non viveva che di fede. Dunque questi due santi ci sono un esempio della vita di fede, e noi dobbiamo
imitarli. E anche così la nostra fede? Le verità di fede bisogna crederle come se le vedessimo coi nostri
occhi. N. Signore nel Tabernacolo proprio più che coi nostri sensi. Un Vescovo (deve essere Mons. Gastaldi,
come disse una volta), una volta visitando una Chiesa interpellò il Parroco, perché celebrando aveva veduto
sull'altare un corporale poco pulito, e anche dentro il Tabernacolo: «Lei crede alla presenza reale di N. Signore
là dentro?
— Ma Monsignore mi fa un torto!
— No, no, dica se crede o no!
— Altro che ci credo!!
— Se non ci credesse, disse il
Vescovo, sarebbe meno male, e capirei... ma credere e trattarlo poi cosi!...».
Se interrogassi io ciascuno di voi a uno a uno, se crede veramente a N. Signore nel SS.
Sacramento...; potrei poi dire perché quella genuflessione tanto mal fatta... perché quelle distrazioni
apposta... perché quella noia alla Visita... quel non ricordarsi di N. Signore durante il giorno? Non basta avere
una fede soltanto astratta, bisogna averla in pratica.
E poi sopratutto fede nel Papa; pensando e credendo che Egli è
infallibile, che tiene il posto di S. Pietro... il Papa è come S. Pietro... tale e quale... è come se
ci fosse S. Pietro che comandasse, che dicesse quello che vuole che facciamo, è S. Pietro che vive nel
Papa.
L'amore specialmente verso Dio.
(Descrive la scena di S. Giov.XXI, 14 seqq.). Sapeva che l'aveva sbagliata rinnegandolo, e perciò
non osava mica dirgli che l'amava più degli altri suoi compagni, e gli dice solo che Egli sa tutto. Ciascuno di
noi, deve dire con tutto il cuore: «Lo amo più di tutti gli altri», e non è mica
superbia.
N. Signore aveva fatto a S. Pietro quelle tre interrogazioni per togliere le tre negazioni fatte nella
passione di N. Signore, per togliere l'impressione che era stata anche negli altri.
Per N. Signore avrebbe data la vita: ibant gaudentes... quoniam digni ha-
biti sunt pro nomine Jesu contumeliam pati: soffrire è un segno serio che si ama. E alla sua morte chiamò per piacere di essere crocifisso, per morire come il suo Maestro, ma per
umiltà, per rispetto a N. Signore volle essere crocifisso al
contrario.
E S. Paolo? Un Santo Padre (è S. Giovanni Crisostomo) ha detto: Cor Pauli erat cor Christi. Egli,
come vi ho detto già altre volte, solo nelle sue lettere nomina N. Signore espressamente 243 volte. Per
salvargli delle anime diceva: Impendam et superimpendam ipse, mi spenderò, e mi ... sopraspenderò...
tutto il possibile... Perciò anche qui S. Paolo è un grande amante di N. Signore, e diceva: Charitas Christi
urget nos; per nessun altro motivo egli lavorava tanto, e omnibus omnia factus sum.
E quindi noi tutto quello che facciamo bisogna che lo facciamo perché N. Signore sia
santificato, perché sia amato da tutti, perché non sia offeso. I nostri soldati sono là in mezzo
a tutta quella gente, e sentono molte bestemmie; essi devono dire molte giaculatorie, per riparare un poco; ma questo
lavoro lo dobbiamo fare anche noi, qui, questo vuol dire amare proprio davvero.
Perciò dobbiamo pregare N. Signore che ci dia una fede viva, pratica, e
vivere di fede; guardiamo di farci molto santi, per salvare poi molti altri: questa è la lezione che dobbiamo
imparare oggi da questi due cari santi; facciamo quindi questa preghiera, questo
proponimento, di avere grande fede, grande carità.
Ieri il Papa è
disceso in S. Pietro, ma a porte chiuse. Vedete che bell'articolo c'è qui (il Ch. Sales legge sul Corriere
Nazionale un articolo: O Roma felix!).
Facciamo dunque così: Preghiamo tanto per i nostri confratelli; possibile che non siamo capaci ad ottenere il
ritorno? (legge poi una lettera di D. Ferrero, in cui il caro Fratello si raccomanda tanto che si preghi). Vedete, ci
prende l'amor proprio, perciò bisogna molto che preghiate. Provate. Preghiamo N. Signore che faccia quel miracolo,
che li aiuti come quel tenente. In questi giorni è venuto alla Consolata
un tenente e dice che è venuto di là apposta per ringraziare la Madonna di un vero miracolo... ce lo
raccontò lui. Un loro compagno era caduto ferito dai nemici... Dovevano lasciarlo là in mezzo ai
nemici? mai più!... Dice che con due compagni si sono raccomandati alla Consolata, poi tornano indietro proprio
nelle trincee dei nemici. Ma in quel momento una nebbia densa li coperse, li nascose, e nessuno li vide, ed essi preso il
compagno, se ne andarono via... Quella nebbia, dicono, non c'era prima, e non c'era più dopo, e sentivano a
parlare di qua e di là i nemici; e i nemici se ne accorsero subito dopo, ma essi erano già coi loro
compagni... Prima non c'era proprio niente... venne solo in quel momento... lo dicono essi, è un vero
miracolo! E quel tenente è partito di là apposta per venire a ringraziare la Madonna.
E voi non siete buoni a farlo fare? Vedete, mettetevi due o tre assieme; e domandiamo
il miracolo per uno. Da chi abbiamo da incominciare? Facciamo torto a nessuno: incominciamo dal nostro bravo Savino, che
è partito il primo. Noi chiamiamolo, e poi la Madonna faccia come vuole, o con una nebbia o senza
purché li faccia ritornare. (Qui rivolto ad un giovanetto, Simondi, incomincia questo dialogo):
— Non può la Madonna fare questo
miracolo?
—
Sissignore.
— Può; neh,
bene! Ci vuole bene essa?
—
Sissignore.
— Dunque essa se
può e se vuole, cosa ci manca? che glielo domandiamo. Benedictio.. descendat
super vos et super illos et maneat semper.
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Creato: Domenica, 11 Giugno 2006 20:02
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Pubblicato: Sabato, 10 Giugno 2006 23:00