LO SPIRITO DI FAMIGLIA

23 novembre 1915
P.P. Albertone, quad. VII, 36-39
23 Novembre
Oh, siete voi? Venite, venite avanti! Siete venuti a trovarmi, siete venuti a rin­graziare la Madonna, e a farmi visita. Io vado sempre a trovare voi, e voi non venite mai: bisogna almeno che me ne rendiate una su cento. La Madonna, io l'ho già ringraziata, questa mattina ho celebrato sotto, nella Cappella delle grazie e vi ho ricordati tutti, vi ho messi tutti nel Calice (al Ch. Albertone: «La Madonna vuol bene a te. Dovevi andare alla visita militare». — A D. Spinello che pure deve presentarsi domani al distretto militare: «Per te in modo parti­colare (ho pregato)»; e a D. Maletto, maestro dei novizi, per ridere: «tu per­ché ti converta»).
Ah, Nolite timere, pusillus grex, quia complacuit Patri vestro dare vobis regnum! È una grazia proprio grossa che ci fa la Madonna: ... Avevamo già chinato il capo rassegnati... dopo aver parlato a lungo l'altra sera con voi... la Madonna forse sorrideva e avrà detto: Povero Rettore, non ha dormito la not­te passata e se lo lascio così non dormirà neppure questa; ... potrei preparargli subito un posto qui nel Paradiso... non volle aspettare e ci ha consolati subito, ancor della sera. (Appena finita la conferenza il Sig. Rettore era stato chiama­to al telefono e gli fu detto che l'Istituto della Consolata era stato cancellato dalla lista degli edifici adibiti a locali per le nuove reclute). Ho preparato un pacco di caffè per quel Marchese Corsi che ha fatto tutti quei passi per noi... e una signora di un Maggiore è venuta qui a parlarmi e mi ha detto che ha volu­to proprio assicurarsi, ed è andata essa stessa al distretto militare, e si fece ve­dere i registri, e poi è corsa subito qui a dirmelo, non si contentava di sentire, ho voluto proprio vedere la cancellazione, e diceva che il nostro Istituto è pro­prio cancellato. Quando la sera l'ho detto ai Superiori qui della Consolata, e stava dicendo con essi che si facesse la volontà di Dio, (quando è giunta la no­tizia) essi si sono inteneriti... la Madonna è una buona donna, vedete!
Ma continuiamo a pregare, perché quella gente militare neh! può cambia­re idea da un momento all'altro. Ed è proprio grande la grazia! Se entrano i soldati là dentro, povero Istituto! Vedete, in Seminario ne metteranno 400, e i poveri Chierici li confinano in una camera all'ultimo piano; bassa ed umida, tuttavia ho detto loro che a me sembra che fanno bene a restare, perché da un momento all'altro possono metterli fuori, quando vedono che c'è posto altro­ve... Ma vedete, il pericolo c'è sempre: e almeno quei pochi Chierici convertissero gli altri! Ma invece si attacca più il male che il bene, ed è così facile pren­dere dello spirito cattivo! poi come lascierebbero le cose! Fossero almeno di quelli più vecchi, i Superiori possono tenerli un poco all'ordine, ma quei sol­dati lì giovani!... Che Babilonia! Hanno preso metà refettorio, metà cucina, debbono uscire per la medesima porta! Che edificazione, ma... pure mi pare che è meglio che stiano. Quei Vescovi che... il March. Corsi mi diceva, Poveri Vescovi, hanno creduto di fare un'opera di carità offrire il Seminario per due o tre mesi, e invece... Aspettino!... Nel 48 entrarono in Seminario, e sono ri­masti sino al 62. Io sono entrato un anno o due dopo che erano andati via, e si dovette dare il colore ai pilastri che erano tutti rotti... erano di marmo, erano come i vostri... e hanno lasciato tutto rotto, tutto fracassato! Un orrore! E per coprire... Invece le mura del nostro Istituto devono essere sante, deve essere sempre tutto ben sistemato... almeno finché vivo io, pochi, ma buoni, e voglio che ci sia spirito! ... Perché ... vedete... basterebbe uno solo, basterebbe un Amalecita, per guastare tutto! Anche adesso non son mica tutti colpevoli! Ep­pure perché il Signore castiga così? Ieri mattina è venuta in Sacrestia una si­gnora, e non osava parlare, era vestita a lutto... «Ma... diceva, faccio sempre atti di rassegnazione! Io non capisco, sono giudizi di Dio... a me non resta che piangerlo per quei pochi anni che ancor mi rimangono!». Eppure era venuta qui a far benedire la Medaglia, aveva voluto che gliela mettesse il prete al collo e poi è andato al fronte, è caduto al primo colpo! Sono misteri..., non osava­mo interrogarla.
Ci vuole un buon spirito in tutto! Dovreste fare come quella santa! santa Maria Maddalena de' Pazzi, che lungo il giorno baciava i muri del suo mona­stero, tanto era contenta di vivere là dentro. Così anche voi... Quando vedo quel monastero della visitazione, antico, che una volta... prima c'erano le Clarisse e poi le Suore della Visitazione; dove c'erano anime sante, dove non si sentivano che lodi al Signore e il Signore era lodato sempre e avevano il loro Cimitero lì sotto, e ce n'erano tante morte in concetto di Santità, e c'è venuto l'ordine di sloggiare, e sono andate laggiù, - Barriera di Francia - e lì dentro poi hanno messo un po' di tutto. Quelli che trovavano e che non sapevano do­ve mettere altrove, un vero caos, hanno messo di tutto, e quel povero parroco, non sa mai se uno è vivo, e se è morto... Lì c'è uno spazio non dico immenso, ma straordinario, non pare, eppure...; c'erano tutte cellette e adesso hanno rotto tutto, hanno fracassato tutto... adesso metteranno anche dei soldati. Ma voi il buon spirito lo conserverete, anche quelli che sono via, e anche voi che partirete; quelli che restano siano proprio riconoscenti e corrispondano, e quelli che partono vadano con coraggio, anche se incontreranno un leone, ab­biamo già una leonessa, lo portano a casa! se non lo prenderete qui, lo prende­rete nell'Africa. Ma pure ricevo notizie di qua e di là; sono cose dolorose, de­posizioni... certe relazioni... Vedete, anche una volta ai tempi di Mons. Gastaldi alcuni dicevano: «Li fa pregare troppo questi Chierici, sarebbe meglio che studiassero!». E lui diceva: «Mi dicono, miei cari Chierici, che vi faccio pregare troppo. No, miei cari Chierici, no! (e qui si animava tutto nel gesto e nella parola) vi faccio pregare troppo poco!». Non si prega mai troppo e quelli che hanno paura di pregare, di parlare col Signore, è perché temono l'occhio del Signore, che vede nel cuore, perché non sono puri...! Io vi farei pregare giorno e notte. Il Cardinale mi ha domandato una volta se dopo i corsi di Teo­logia avrei mandato alla Consolata i Sacerdoti per due anni cogli altri: «No! voglio allevarli a modo mio!», una parola un po' secca. E il Cardinale è rima­sto lì. Pure io vi vorrei mettere in un deserto. E mi diceva quel Marchese:
«Non creda mica che al fronte si convertano i soldati: No, c'è una immoralità che neppure alle loro case certo non facevano così. E un qualche cosa che fa orrore».
Solamente l'altra sera, venendo a casa, c'era un fattorino del tramvai, già vestito da soldato; bestemmiava come un catalano, e vere bestemmie, proprio senza alcun motivo! Volevo quasi dirgli: «Ma la lasci lì!», perché veramente non possono, che c'è la legge, ma temevo di farlo bestemmiare di più: e facevo degli atti di riparazione da me. Bisogna conservare lo spirito fresco, e si vede che lo conservano quelli che sono via. Ma pure si sente di tanti che perdono la testa, e non torneranno più con quest'abito. L'ho saputo dai Superiori... e an­che di preti!... Voglio leggervi una lettera del nostro bravo D. Ferrero. (Va a prenderla nel suo studio perché eravamo nella sala di mezzo). Vedete costui che ha spirito... e anche quelli che sono con lui e coll'altro gruppo di Sciolla, e anche gli altri. (Legge la parte di quella lettera in cui si parla di due Sacerdoti soldati, che non sono punto esemplari, e leggendo le parole di uno di essi che ama meglio godersela finché può, dà occhiate tanto espressive su noi, e si leg­ge sul volto la cattiva impressione prodotta da tale condotta). (A metà lettera viene chiamato per un telegramma, quando ritorna ha in mano un piccolo va­setto, e lo da al Ch. Saffirio, sacrestano). È un vasetto che mi ha portato una signora di Susa. Dice che è già per Natale; diceva: «Non sapevo che portarle, ho pensato di mandar questo» - «Bene, bene sarà per nostro Signore e per la Madonna dell'Istituto». - Continua leggere la lettera, intercalando con spiega­zioni varie. In un punto dove si parla di denari dice: «Ne mando, si,... ma solo quanto è necessario! - altrove si parla di cinquina, e dice: «Hanno dodici soldi al giorno... del Vicario (del paese dove è D. Ferrero) dice: Colui che vuol loro tanto bene!» Altrove si parla di certe genuflessioni, fatte da un certo frate... e lui dice, guardandoci tutti e con molta espressione: «E voi fate sempre bene la genuflessione, neh!» - Parlando di nomine a Cappellano, dice: «Molti cerca­no solo la nomina di Cappellano per lo stipendio; io non farò mai per voi la domanda di essere Cappellani, sono più in pericolo che gli altri; se fosse pro­prio necessario... ma anzi mi dicono che noi della Consolata non saremmo do­vuti andare, e rispondo: Ma ... siamo anche noi della patria... e poi vanno a far del bene, insomma rispondo quello che si risponde in queste occasioni; che insomma si fa di necessità virtù». Alfine conchiucle: (ove D. Ferrero dice che della sua lettera può servirsi liberamente). Ed io me ne servo per voi. Se ci fos­sero stati i giovani, non l'avrei detto, ma voi è bene che lo sappiate perché vi­viate della Casa...
Vedete i nostri! Ho inviato loro una volta 50 lire e un'altra 25, e loro mi hanno rimandato indietro 100 lire; ed io avevo detto loro di tenerli, e che non le volevo, ma mi hanno risposto che non ne hanno bisogno. Non solo quei là; anche gli altri. Come ho già detto, questa prova servirà a fortificarli, e a con­fermare la loro vocazione, e quando torneranno, questi non avranno bisogno della quarantena, né dei suffumigi, ma potranno guardare senza tremare con la testa alta in faccia alla Madonna, ed al Sacramento.
Vi dò un'immaginetta, qualcuno l'avrà già, ma serva sempre meglio a so­stenere la vocazione. (Distribuisce un'immagine della Propagazione della Fe­de. Ritorna di nuovo a parlare della grazia della Consolata). Io ho già visti prodigi... Ricordatevi sempre che le prime 100 lire, la prima offerta fatta all'Istituto, lo sapete? le ho ricevute da un prete, di cui non so ancora il nome, non so ancora chi sia, che diceva che le mandava per cooperare un pochino, per far tacere anche un rimorso, uno scrupolo che aveva di non aver corrispo­sto quando era giovane alla vocazione... e adesso che è vecchio cerca di coope­rare un pochino... Vedete, tenetevi stretti alla vostra vocazione, e... la Ma­donna è buona donna... Io ho già visti prodigi, ed era già sicuro che la Ma­donna avrebbe fatta questa grazia per l'Istituto; la Madonna non è mica come noi, che ci contentiamo del puro necessario, la Madonna è generosa anche più del necessario. Vi benedico... buon passeggio!...
(Partiti, alcuni chierici rimangono nella camera ad osservare il quadro del Giudizio finale. Uno passa con lui nello studio, egli poi esce quasi subito e si avvicina di nuovo ai Chierici dicendo): E voi da che parte volete essere? Tutti assieme indicano la destra. «Sicuro tutti di lì»... per due giorni che abbiamo da vivere su questa terra merita bene di fare qualche cosa per essere poi dalla parte degli eletti. Ma anche avessimo da vivere 100 anni... non è vero? Che co­sa sono in confronto dell'eternità? (Frattanto D. Maletto visto che non c'era­no tutti, ritorna, e lui dice): «Ti mancano le pecorelle, neh!... Ma erano in ca­sa del Pastore, insieme col Padre». (Usciti, alcuni esprimono il desiderio di ve­dere il suo Oratorio privato, ed eccoci tutti nella piccola Cappelletta che dà sul corridoio di fronte alla porta della stanza della sua biblioteca. Ed egli parla ancora entrandovi con noi). Se non state tutti in ginocchio, state pure in piedi. (E rivolgendosi al Ch. Saffirio che passa col vasetto): informati poi del modo di bagnare quel vaso. Qui è dove dico la Messa tutte le mattine. Questa matti­na però l'ho detta all'altare delle grazie e anche l'altra mattina. Qui faccio il preparamento e il ringraziamento e prego per tutti voi. Vedete quante reliquie, là c'è l'elenco, parte sono del Convitto, e parte sono mie. Anche là in alto. Questa statua è il modello di quella che si porta in processione, non di quella che è sulla colonna. L'ing. Felizzati voleva incoronarla, ma io gli ho detto: «No! voglio vederla tutta intiera, è il vero emblema della Maternità . (Estrae di sotto la Mensa dell'Altare il calice di D. Cafasso). Qui c'è il calice che ado­pero ogni mattina; è quello che usava il Venerabile. Mons. Bertagna era riusci­to ad averlo, e prima di morire lo ha fatto purificare ed argentare, come è adesso. E poi mi ha mandato a chiamare e me lo ha dato. (Al Ch. Manfredi):
Leggi: che cosa è scritto sul piede? «Calice usato da D. Cafasso». Lui corres­se: «Del Ven. Cafasso». Ne ho dei più belli, ma preferisco questo che usava il Venerabile. Questi candelabri sono di argento, e li ha regalati il Principe di Carignano. Dico sempre al domestico: metti le candele basse, neh, sacrestano! Perché non vedo più! E questi candelabri e carte gloria me le hanno regalate in diverse circostanze, tutta roba vostra. Il Corporale e l'ammetta, vedete, come sono belli! Il corporale e il calice sono tutto... qui che si può mi piace che il Si­gnore sia ben servito! Ora diciamo un'Ave Maria.
Giacché ci siete tutti, venite, ho altro da farvi vedere. (Uscimmo dalla Cappella e ci conduce di nuovo nella sua biblioteca. Tira fuori da un armadio parecchi calici preziosi e varie serie di ampolline e una coppa): Questo lo chia­mano il calice del Cardinale; il calice che usava il Card. Alimonda, poi passò nelle mani del March. Robilant, che lo lasciò a me. (Porgendo la lettera della madre del Marchese ad un chierico): Leggi, (e la ripiglia dicendo): È la scrittu­ra della madre, forse io la capisco meglio. (La legge lui: era il 1° articolo del Testamento in cui si legava alla persona del Sig. Rettore il calice del Card. Alimonda con preghiera che se ne servisse tutte le mattine). Il calice è di oro mas­siccio con mosaici finissimi. Non lo uso tutti i giorni, perché ho quello del Ven. che mi tira, ma adesso ho stabilito di usarlo qualche festa. (Ci fa vedere il calice del Ven. per i dì festivi). Ecco quel che il Ven. usava per le feste. Ba­ciatelo! E tutto di argento! La Consolata è ricca di argento! Tutte le lampade in Chiesa sono d'argento. Ve ne sono due regalate dal Duca d'Aosta. (Dopo aver ritirato tutto mette a caso le mani su una borsa, e dice): Voglio ancor far­vi vedere una cosa: Vedete chi vuol andare in Paradiso facendosela buona co­me quel frate, che vuol andare in carrozza, baciatelo tutti. (È una borsa nera con un cilicio già arrugginito dicendo): Questo è il cilicio del Teol. Golzio! Questi sono vari altri. Quelli del Ven. non sono qui, ma so io dove sono. Non posso attestare che questi siano del Ven. Quelli che sono certo che sono del Ven. so io dove sono... affinchè non si perdano. Rubatemi niente... rubate ro­ba vostra... in casa vostra... ad ogni modo...
Questa mattina ho fatta la meditazione sullo spirito del mondo e sullo spirito di Gesù, e ricordavo il fatto di S. Paolo: «Paule, insanis, Paule», insanis Paule! Matto! vedete! Bisogna insanire qui per essere poi sani lassù.
Andate ... coraggio! Io devo andare in coro; sono appunto i tre quarti! Ecco... questo è lo spirito dell'Istituto!
giuseppeallamano.consolata.org