IL BREVIARIO (continua)

       12 dicembre 1915
Quad. XI, 16
(12 Dic. 1915)
Seguita del Divino Uffizio
L'uffizio Divino ha per iscopo di lodare Dio, ed implorare la Divi­na assistenza sulla Chiesa. - Esso consta di sette parti, secondo il detto del Salmista: septies in die laudem dixi tibi. Mattutino con Lodi, Pri­ma, Terza, Sesta, Nona, Vespro e Compieta.
Il Mattutino è formato regolarmente dall'Invitatorio, Inno, di tre salmi colle rispettive antifone, di tre lezioni di S. Scrittura coi responsori; di altri tre salmi con tre lezioni della festa; e poi di tre altri salmi colle tre lezioni di Omelia dei S. Padri, e termina sovente col Te Deum...
Coll'Invitatorio s'invitano la Chiesa Trionfante e militante, e le nostre potenze, sensi ed affetti a lodare Dio: Regem venturum... Venite adoremus... l'Inno è come un proemio, contiene giubilo pel mistero o Festa che si celebra, e si domandano grazie: Gaudeat tellus (Off. Cons.) - Le antifone sono il compendio del Salmo, per aver presente lo scopo del medesimo; sono poste anche per dare un momento di riposo dal canto o recita dei salmi. Vengono le Lezioni per riposarsi, e sono letture spirituali, nelle quali Dio parla a noi. Queste si finiscono con responsori e versetti, che sono vibrate preghiere per rispondere a Dio.
Così di tutto il resto del D. Uffizio. (V. Strada al Santuario del P. Foresti).
L'orazione o coletta è un compendio dei sentimenti di tutto l'Uffi­zio.
L'Antifona della B. V. è pel desiderio che ha la Chiesa che dopo Dio si onori la SS. Vergine.
Intenzioni del Ven. Cafasso (V. Ottobre 1907).
Intenzioni Orario della Passione, almeno nei Venerdì: Matutina ligat ecc.
P.P. Albertone, quad. VII, 41-42
12 Dicembre
Vi ho ancora da dare la medaglia dell'abitino Ceruleo. Chi non l'ha anco­ra è bene che l'abbia. La porterete al collo: è vero che dicono che basta averla soltanto in saccoccia, ma è meglio portarla al collo. Un capitano che è venuto alla Consolata raccontava che aveva lì sul petto non una medaglia come que­sta, ma uno scapolare del S. Cuore di quelli dove c'è scritto: Fermati, il Cuor di Gesù è là, ebbene, una palla gli è venuta addosso, dice che ha girato lì attor­no, ma non è entrata. Questa serve per tutti e due gli abitini, del Carmine e Ce­ruleo. Quando l'aveste persa potete domandarne un'altra qui al Sig. Prefetto.
Oggi noi facciamo la festa di S. Valerico abbate. Stamattina io voleva an­dare a celebrare Messa al suo altare là alla Consolata, ma non mi hanno la­sciato andare. Veramente è un posto freddo e umido e non hanno voluto che andassi. Volevo andare a prendere un po' di spirito religioso da quel santo là. Il corpo l'abbiamo noi alla Consolata. S. Valerico è considerato come un altro Protettore, sebbene secondario, di Torino, come protettore contro le pestilen­ze. Una volta veniva la città in rappresentanza alla Consolata in questo gior­no, ma ora si contentano solo più di mandare un po' di cera. Allora c'era an­che culto pubblico esterno, ora... Danno un mazzo di candele per S. Valerico quando mandano quelle per le Quarantore solenni alla Consolata.
Bravo! (A D. Gallea, che faceva gli Esercizi per l'ordinazione Sacerdo­tale).
Ricordatevi, questa settimana vi sono le quattro Tempera, le fate per il nostro Sacerdote. Stassera è già tardi, ma non voglio lasciare di dirvi ancora due parole sul Breviario. Solo due parole perché non ho tempo stassera, ci sa­rebbero tante cose da dire, ma torneremo magari di nuovo un'altra volta. S. Agostino parlando dell'eccellenza del Breviario, dice: L'uffizio Divino è «Totius Ecclesia e vox una» - Una sola voce, preghiera di tutta la Chiesa insieme. E S. Benedetto «Opus Dei» — Un'opera di Dio. S. Bonaventura: «Imitatio concentus coelestis» - Un'imitazione del concento, del canto celeste. Là in Pa­radiso cantano sempre, la Madonna, gli Angeli dicono sempre Breviario, di­cono sempre l'Uffizio. Così la Chiesa ha stabilito per modo che anche in terra ci sia di continuo una Laus perennis. Ieri era la festa di S. Damaso, e per ordi­nazione di questo Papa, S. Gerolamo ha rivisto tutti i Salmi, e li hanno poi adottati al Breviario. Nell'inno della Dedicazione della Chiesa c'è questo bel pensiero: Sed illa sedes coelitum, sempre resultat laudibus, Deumque Trinum et unicum Jugi canore praedicat: illi canentes iungimur Almae Sionis aemuli. In Paradiso si canta sempre, e noi ci uniamo a loro emuli, ci aggiungiamo a lo­ro nelle lodi che danno a N. Signore, siamo emuli, là lo dicono bene, e così an­che noi. Voglio che abbiate un'idea del Breviario. Quelli che debbono dirlo lo sanno già, gli altri è bene che l'abbiano. Come nel Salmo si dice: Septies in die laudem dixi Ubi, così la Chiesa ha stabilito sette parti nel Breviario: Mattutino e Lodi che formano una parte sola, poi Prima, Terza, Sesta, Nona, Vespro e Compieta. Tutto insieme comprendono l'Uffizio diurno e notturno. Si comin­cia con l'Invitatorio. Che cos'è l'Invitatorio? Quel bel Salmo Venite, exultemus Domino, jubilemus Deo salutari nostro... che poi termina sempre con «venite adoremus», e qualche altro versetto simile di invito a lodare N. Signo­re. Per esempio, cominciando da oggi diciamo ad ogni versetto: Prope est jam Dominus, venite adoremus. È così bello! Se facessimo attenzione quando lo diciamo si che ci prepareremmo bene a dire poi tutte le altre parti dell'Uffizio! È un invito. Con esso invitiamo la Chiesa Trionfante, Militante, tutti, eccetto i peccatori, i quali sono esclusi, invitiamo tutte le nostre potenze, testa, anima, cuore, corpo, tutto. È così bello l'invitatorio, tutti ci uniamo, noi e fuori di noi per dare lode a Dio. Ripete tante volte: Prope est jam Dominus, venite adoremus.
Ebbene dopo aver ripetuto tante volte questo versetto c'è l'Inno. È un proemio, una prefazione al Mattutino che viene dopo. È un inno di lode, di giubilo in cui per lo più si commemora il Mistero di cui si fa l'Uffizio, o si do­manda qualche cosa al Signore, come la remissione dei peccati. E si ripete an­che sempre a Terza, Sesta, e Nona ecc. Dopo quest'inno che è di giubilo, ven­gono tre Salmi, e dopo tre lezioni. Quando il Mattutino è completo si fa sem­pre così: si dicono prima tre Salmi, e poi si leggono tre lezioni, poi di nuovo tre Salmi e tre lezioni, tre Salmi e tre lezioni. Quando invece non è completo, si dicono nove Salmi in una volta, e poi solo tre lezioni.
Adesso parliamo un poco di questi Notturni. Una volta erano già così, ma poi... e Papa Pio X ha tenuto molto più fermo che si leggessero le lezioni della S. Scrittura, come nelle feste della Madonna ora abbiamo quelle della Sapienza, e poi via lungo l'anno così che si può dire che in un anno si passa tutta la S. Scrittura, almeno i punti più salienti. Prendiamo il 1° Notturno. Prima dei Salmi vi sono le Antifone, e secondo le feste si devono dire a tutti i Salmi, prima e dopo. L'Antifona deve essere presa dallo stesso Salmo. Molte volte non c'è nel Salmo un'espressione come l'Antifona, ma ne contiene l'es­senza. Vedete, d'ordinario, Giovedì a Nona vi è quell'Antifona: «Memento, Domine, Congregationis tuae quam possedisti ab initio». Ebbene quello è un versetto del Salmo che segue. Ricordo che quando abbiamo fatto l'Uffizio della nostra Consolata, tra le regole che ci avevano date ci avevano detto di prendere per antifone un versetto del Salmo, se no un tratto della S. Scrittura. Come una che abbiamo messo: Recordatus est Dominus populi sui et misertus est haereditatis suae, quell'Antifona lì non la trovate mica nel salmo, ma va tanto bene con quel Salmo, perché ripete il senso.
Le Antifone si dicono, perché è come per prendere fiato, le cantano i Cantori, mentre gli altri riposano. Le lezioni sono per riposarsi dalla recita di tre Salmi, tant'è vero che si seggono. Quindi è una lettura spirituale dove N. Signore parla a noi: prima noi parlavamo a Lui recitando i Salmi, ora Lui par­la a noi, e ci istruisce. Dopo vi sono i responsori, che sono come proponimenti dopo aver udita la lettura, altre volte sono vibrate preghiere di ringraziamento a Dio. Le lezioni del 2° Notturno sono [...]. Quelle del terzo sono per lo più Omelie dei Santi Padri sulla festa che si celebra. Quando recitate i Salmi, ri­cordatevi di quello che dice S. Agostino: «Si psalmus gemit, gemite; si orat, orate; se prega, pregate, per esempio quando dice: Deus, in adjutorium meum intende, quello è una preghiera, fate anche voi lo stesso, pregate; si gratuletur, gratulate, se ringrazia, ringraziate; si sperat, sperate; si timet, timete». Biso­gna saperlo applicare a noi medesimi. Vedete come è bello! Bisognerebbe ave­re delle giornate per poterlo gustare bene! Tuttavia bisogna che facciamo quel che possiamo, almeno dare qualche beccata qua e là. Dopo finito le lezioni viene l'inno di ringraziamento il Te Deum. In generale poi si finisce con [...].
Come di S. Valerico oggi che era Domenica si è potuto dire solo l'Oremus del Santo. Come stamattina abbiamo detto una sola Messa a suo onore. Que­sta preghiera esprime la sostanza della Festa, la virtù, ecc. praticata in special modo dal Santo. Questo però di oggi è quello comune degli Abati, ha niente di particolare.
A questo bisogna che diate importanza fin da giovani. Un Vescovo ha do­mandato a S. Giuseppe da Copertino come avesse [ = avrebbe] potuto ottene­re un Clero santo. Sapete che cosa gli ha risposto S. Giuseppe da Copertino? Fate che i vostri Sacerdoti dicano bene la S. Messa, e recitino bene il loro Uffi­zio e avrete un Clero Santo.
giuseppeallamano.consolata.org