ORDINAZIONE SACERDOTALE DEL P.G. GALLEA — IL SACERDOTE

19 dicembre 1915
Quad. XI, 17-18
Prima Messa di D. Gallea
(19 Dic. 1915)
Oggi la S. Chiesa ci fa leggere Sic nos existimet homo... Dei. Gli uomini nei sacerdoti devono vedere non uomini, come tutti gli altri; ma altrettanti ministri di Dio e dispensatori de' suoi misteri. Come va che in molti non c'è questa stima e... Perché noi stessi non ne siamo pro­fondamente e continuamente compenetrati, e non ci dimostriamo tali nelle funzioni del S. Ministero ed in tutto il nostro vivere. In ciò sono più fortunati i Religiosi ... che... S. Ambrogio ce ne avverte: dignum est et congruum, ut dignitas sacerdotalis prius cognoscatur a nobis, ut deinde servetur a nobis.
Il  sacerdozio fu sempre tra i popoli ritenuto in alto concetto, sia nella legge di natura (V. Eserc. Giordano p. 27), sia Ebraica e più Evan­gelica. Fermiamoci sulla dignità del Sacerdozio di N. S. G. C.; sulla scor­ta della S. Scrittura e dei S. Padri consideriamola. Essa è una dignità regale, una dignità angelica, anzi divina: Regale Sacerdotium la dice S. Pietro. Sacerdos Angelus Dei exercituum est, il Prof.ta Malachia, e S. Giov. Apost. vos dii estis. V. Comm. di S. Gerolam. nel Brev.Vos autem quem me esse dicitis. S. Dionigi Areop.: Angelica, imo divina di­gnitas est. Vediamolo. (V. Pred. ai Seminaristi).
Da quanto abbiamo detto quale conclusione pratica dobbiamo de­durre? Ammirando oggi la bontà di Dio, che nel caro Chierico Gallea ci regalò un novello sacerdote, dobbiamo in lui come trasformato venera­re l'alta dignità di cui il Signore l'ha rivestito. Vedendolo tra voi, come degli altri nostri sacerdoti, pensate che non è più il medesimo Gallea di prima; pare lui e non è; è lui materialmente, ma agli occhi della fede è un sacerdote...; quindi meritevole di alto rispetto e venerazione.
Altra conseguenza da trarre, sia di prepararvi voi tutti che tendete all'alta dignità con tutto l'animo, per essere un giorno meno indegni della grande dignità: Quis ascendet in montem Domini, aut quis stabit in loco sancto Ejus? Innocens manibus... qui non accepit...
È un lavoro lungo, di tanti anni; e la S. Chiesa esige questa forma­zione coi seminari e coi noviziati; formazione in tutte le virtù e nello studio. Gli Apostoli stessi per tre anni stettero alla Scuola di Gesù e S. Paolo prima di essere dagli Apostoli ordinato passò un anno in Arabia a pregare ecc. Regolarmente Iddio non fa i miracoli di concedere le gra­zie necessario per essere un degno sacerdote, se non dopo tutta la nostra preparazione. Ecco miei cari, ciò che dovete sin d'ora fare, e non per­dere tempo così prezioso.
P.P. Albertone, quad. VII, 44-45
19 Dicembre
Vengano qui, vengano qui, (ai due soldati compagni di Seminario di un Chierico) qui c'è tutta la nostra famiglia.
(Si legge un indirizzo a D. Gallea, che aveva celebrato la sua prima Messa al mattino).
N. Signore è proprio così come avete detto per bocca del vostro compa­gno «qui consolatur nos in omni tribulatione nostra». Siamo proprio fortuna­ti, il Signore ci ha dati tre Sacerdoti nuovi solo poco tempo fa, e di nuovo ci ha consolati ieri coll'Ordinazione di un nuovo Sacerdote e oggi colla sua prima Messa. E sapete, ve l'ho già detto tante volte che ogni volta che il Signore si sceglie uno per eleggerlo a suo Sacerdote di mezzo a un paese, è una gran gra­zia che fa a quel paese, così pure quando sceglie un membro di una Comunità, come ha fatto a noi quest'oggi, è una grazia insigne e voi dovete riconoscerla. Oggi l'Epistola che avete sentito leggere nella Messa, parla appun­to di questo. S. Paolo parlando ai Corinti, dice: «Sic nos existimet... Ogni uo­mo ci stimi come dispensatori dei misteri di Dio». Vedete, sono parole proprio adattate alla nostra festa di quest'oggi. Il nostro Sacerdote è divenuto vera­mente un vero Ministro di N. Signore Gesù Cristo, un dispensatore dei suoi Misteri. Come tale riconoscetelo. Non è più un Chierico come prima che gira­va qua e là. D'ora in avanti ogni volta che lo vedrete passeggiare per la casa, dovete pensare che quello è un ministro di Dio.
Vedete, è facile che vedendo che ogni tanto il Signore ci dà un nuovo Sa­cerdote, noi ci lasciamo andare come una cosa abituale e non ne facciamo quella stima che dobbiamo. «Tu es Sacerdos in aeternum». I Sacerdoti avran­no uno splendore speciale in Paradiso. Questo carattere porta doveri in coloro che lo ricevono verso degli altri, e doveri degli altri rispetto a noi. Vedete un po' quale è la dignità del Sacerdote. La dignità del Sacaerdote è simile a quella di un re di questa terra, quindi è regale, e non solo regale, ma Angelica, Divi­na.
E prima di tutto regale. Diceva S. Pietro: «... Regale sacerdotium...»Il re che cosa fa? Governa i suoi sudditi, li regge, procura il loro bene materiale. E il Sacerdote? Cerca il bene delle anime, amministra i Sacramenti, non le lascia sino alla morte. Lo stesso che fa un re di questa terra lo fa pure un Sacerdote, con questa sola diversità, dice S. Ambrogio, che il re è paragonato al piombo, invece il Sacerdote è paragonato all'oro: quello che fa un re è tutto piombo, quello che fa il Sacerdote è tutto oro. Inoltre sempre il Sacerdote è stato stima­to come un re, e qualche volta anche superiore. E abbiamo vari esempi nella storia di re che hanno creduto di aumentare la loro autorità, facendo anche l'uffizio dei Sacerdoti, solo per poter godere della dignità sacerdotale. E in questi tempi moderni, per poter avere la autorità del Sacerdote, gli Imperatori di Russia e d'Inghilterra non hanno preso essi stessi insieme a quella regia l'autorità Sacerdotale? E questo perché sapevano che l'autorità Sacerdotale non li degradava, ma anzi li rendeva più sublimi. Perciò dal fatto che è avve­nuto questo nei secoli si riconosce anche quale sia la dignità sacerdotale, ossia simile a quella di un re. Quindi vedete che il Sacerdote è re.
Non solo, è Angelo. Che fanno gli Angeli? Essi sono amministratori della volontà di Dio. Vi sono gli Angeli Custodi che ci governano, altri sono mes­saggeri, perché eseguiscono come messaggi la volontà di Dio. S. Paolo dice : «Pro Christo legatione fungimur», siamo legati, ambasciatori di Cristo. Così il Sacerdote è più che un Angelo, perché ha ricevuti più ministeri in terra e in Cielo che non un Angelo. Può amministrare i Sacramenti, assolvere dai pecca­ti, e non un Angelo, questo gli Angeli non possono farlo, e quando l'Angelo custode vuol salvare qualcuno non può assolverlo egli stesso, ma bisogna che ispiri il peccatore di andare da un Sacerdote che lo assolva. Vedete adunque che questa dignità è più che angelica. Non solo il Sacerdote è re, Angelo, ma quasi Dio. Vedete, nel nostro santo Breviario leggiamo un'omelia di S. Gerolamo, e dice: Quando N. Signore interrogò gli Apostoli: «Quem dicunt homines esse Filium hominis? Chi dicono gli uomini che sia il Figliuolo dell'uomo? Essi risposero: Alcuni dicono che è Elia, altri Giovanni Battista, ecc. E voi, continua N. Signore, chi dite che io sia? Et vos quem me esse dicitis?». Et vos, voi, non gli altri chi dite che io sia? Voi separatamente. S. Gerolamo dice: Se­para gli Apostoli dagli altri; costoro erano i semplici fedeli, gli Apostoli invece erano i suoi ministri. Il Sacerdote quando da l'Assoluzione non dice: Il Signo­re ti assolva dai tuoi peccati. Io ti assolvo. Ricordati: Io in nome di Dio ti as­solvo, io, in nome mio. Così pure nella santa Messa non dice: questo è il Cor­po di N. Signore, ma questo è il mio corpo, meum. Lui, N. Signore scompare, il Sacerdote rappresenta N. Signore, ma è lui. Non avete mai pensato? E lo stesso come se ci comparisse N.S. Gesù Cristo sull'altare e dicesse: Questo è il mio corpo. Vedete, N. Signore si è immedesimato in lui, e quando lui lo chia­ma se non vuol venire, deve venire, è obbligato a venire. Perché N. Signore ha detto che avrebbe fatto ciò che il Sacerdote voleva su questa terra. Vedete, noi non pensiamo a queste cose. Non è più lui, N. Signore è mascherato in lui, voi vedete una maschera, e dovete dire: È N. Signore sotto forma di quel Sacerdo­te.
Il Sacerdote è re, è Angelo, è Dio.
Se avessi da riferirvi tutti i testi dei Santi Padri, è pieno riguardo alla di­gnità del Sacerdote, ed è proprio così. Basta aver ricevuto validamente la Sa­cra Ordinazione dal Vescovo, che abbia pronunziate le parole: «Accipe Spiri­tum Sanctum». Qualche volta quando vedete passare qui attorno a voi qual­che Sacerdote, il Sig. Prefetto e via, pensate, non è più lui, è N. Signore. Si è cambiati tutto in un momento: Un mattino si è andato fino all'Arcivescovado, e quando si è tornati non si era più quelli che eravamo partiti.
Questa dignità del Sacerdote bisogna che la conosciamo bene. S. Ambro-gio dice: «Dignum est et conveniens ut dignitas Sacerdotalis prius cognoscatur a nobis, ut deinde servetur a nobis». Se non la conosciamo a fondo la dignità del Sacerdote, è difficile che la stimiamo. Chi non stima in altri la dignità sua, non saprà stimarla neppure in se stesso. Nell'Apocalisse è scritto che S. Gio­vanni viaggiando là pel Paradiso, incontrò un Angelo, ed egli voleva inginoc­chiarsi per adorarlo. Ma l'Angelo l'ha alzato subito e ha detto: «Ne feceris, conservus tuus sum! Non fare così, sono solo un servo del Signore come te». Mi pare, un Angelo non è un gran personaggio? Invece no, davanti a S. Gio­vanni che era Sacerdote, Conservus tuus sum. E S. Francesco d'Assisi diceva che se si fosse incontrato con un Sacerdote e un Angelo, avrebbe, rispetto alla dignità, salutato prima il Sacerdote, e poi l'Angelo. Se ci fissiamo questo bene in mente, servirà sempre più a conoscere la nostra vocazione, e prepararci per tempo, e stimarla. È vero che il carattere lo da l'Ordinazione, ma se uno cerca di prepararsi già quando è Chierico, allora quello sarà un giorno ple­num, e si riceverà la benedizione di Davide, non soltanto quella di Saulle. Vie­ne di conseguenza che chi è Sacerdote non è solo in Chiesa, ma tutto il giorno porta con sé la sua dignità. Poi dobbiamo prepararci, perché il Signore regala le sue grazie in proporzione al come abbiamo ravvivata la fede. E voi giovani cominciate subito, sarete mai abbastanza santi e sarete poi contenti. Purtrop­po che si deve sempre dire: Non sum dignus, ma che allora sia poi più umiltà che verità. Questo è il più bel modo di trar profitto da questa festa.
Oggi è un'altra festa: Qui a Torino si fa la festa della B. Maria degli An­gioli. Noi non abbiamo che questa santa che sia veramente di Torino, abbia­mo il B. Sebastiano Valfrè, ma è nato ad Alba ed è morto a Torino; invece questa B. Maria degli Angioli, è nata proprio in Torino, si è fatta santa, e poi l'hanno beatificata, e oggi si fa l'anniversario della sua Beatificazione. Mi ri­cordo quando il Papa Pio IX l'ha beatificata. Qui a Torino la onorano anche perché ha ottenuto la liberazione dai Francesi nel 1706. Essa col B. Sebastiano Valfrè pregava, hanno ottenuta la grazia cosicché gli altri che combattevano hanno potuto mandare a spasso i Francesi. Pregatela che anche adesso ci con­ceda la pace, pregate anche voi così.
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