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Scritto da Beato Giuseppe Allamano
26 dicembre 1915
P.P. Albertone, quad,. VII, 48-49
26 Dicembre
Vi ho detto che anche dall'Africa mi avevano mandato gli auguri per Natale. Sono arrivate tante lettere, e qualcuna si può leggere. Questa di P. Rosso, il quale è nella
Stazione di Maria Ausiliatrice al Tigania. Vedete, il Gekoio è una regione, anche là, come qui, divisa in
tante province, come abbiamo noi la tale e tale provincia, prendiamo ad esempio la provincia di Cuneo. E lui, P. Rosso,
è in questa Missione che è larga come una provincia ed ha, dice, oltre 50.000 abitanti. (Si legge la lettera
che parla che la raccolta è devastata dalle locuste). Vedete, anche là hanno la guerra, là sono le locuste che portano la guerra, e quelle là sono mica come qui, sono
locustone. Dice che i neri le mangiano, come S. Giovanni Battista quando era nel
deserto, essi le fanno cuocere, e giù... mangiano. È un vero flagello.
Questa è di P. Toselli che è ad Egochi, nel Meru. Ha già tradotta la Storia Sacra in lingua Meru, ed ora ha composto un libro di preghiere. Vedete, costui ha
imparato bene quel linguaggio, che dicono che abbia qualche diversità dal nostro Gekoio. Adesso è andato nel
Kaffa e chi sa quante altre lingue e dialetti
avrà da imparare. S'avvicina allo Swaili, c'è P. Perrachon che lo sa bene lo Swaili; ha già fatto
la grammatica e il vocabolario, è alla Missione dei Santi Angeli
Custodi.
Qui c'è il Coad.
Giuseppe, che prima non era buono a scrivere, adesso si è messo a scrivere
alla maniera degli Inglesi, e vedete che bella calligrafia che ha. Prima scriveva male, non si poteva leggere, una
scrittura proprio barbara, adesso una magnifica calligrafia. Imparate anche voi, perché là Monsignore chi ha
una calligrafia brutta bisogna che la emendi. Avete sentito nella lettera che ha dovuto fare il Carbonaio. Aveva bisogno
di carbone per la forgia:
Monsignore avrà detto: «Ti
aggiusti!». E lui ha dovuto andare nella foresta, tagliarsi il legno, farsi il carbone, fare il carbonaio,
aggiustarsi.
Dicono tutti delle belle cose. Loro vivono di noi, e noi
dobbiamo vivere di loro. Vedete lo spirito l'hanno tutti buono. Abbiamo preso un po' di qua e un po' di là;
prima due del Meru, poi siamo venuti giù a Limuru, poi siamo andati nel
centro, un'altra volta ne vedremo delle altre, tutti dicono delle belle cose, che bisogna che si facciano santi
prima loro, per poi santificare gli altri. Così noi dobbiamo pregare per essi. Sì, il Signore consola. E che
non vi sia nessun Amalecita. Chi sa chi era un Amalecita? Il Signore aveva [dato] ordine all'esercito di non toccare
niente delle cose dei nemici e uno ha voluto toccare lo stesso, e così il Signore ha castigato tutti, e non ha
risparmiato nessuno. Così uno che non faccia il suo dovere conforme alla regola, il Signore passa con le sue
grazie, e tutti gli altri ne soffrono, sebbene non ne siano colpevoli. Se ognuno di voi fa il suo dovere, il Bambino resta
contento. Quando andate in Chiesa, guardando N. Signore nel Tabernacolo, e il Bambino nel presepio, potete dirgli: Io
voglio avere tutte le vostre virtù, cioè tutte le virtù di un bambino. Vedete i bambini quando
sono in braccio alle loro madri, si voltano indietro, dicono di stare zitti, ma essi si che sanno, son semplici.
Questa è la caratteristica dei bambini, una santa semplicità.
Oggi è anche un'altra festa e dobbiamo ricordarla. Che festa è oggi? È la festa di S.
Stefano protomartire. Sapete perché lo chiamano così; perché
è stato il primo martire. Questo santo, stassera non ho tempo di
trattenermi di più, ma vi dirò tre pensieri. S. Stefano fu pieno di grazia e di Spirito Santo. Fu ripieno di sapienza. Fu ripieno di fortezza.
1° La S. Scrittura dice che S. Stefano fu ripieno di grazia e di Spirito Santo. Anche la Madonna era piena di
grazia, ma essa era immacolata; e non può essere che S. Stefano fosse solo in grazia di Dio, cioè senza
peccato, bisogna che fosse ripieno di fervore. «Plenus gratia et Spiritu Sancto!». Che bella espressione! Noi
guardiamo di esserne pieni più che possiamo, non far nessun peccato, e lo Spirito Santo riposerà in
noi.
2° Fu ripieno di sapienza. Questo santo fu ripieno di tutti i
doni dello Spirito Santo; della Pietà, del Timor di Dio, ecc. ma
sopratutto della Sapienza, per cui resisteva contro i suoi avversari. «Et non poterant contradicere sapientiae
ejus». Voi anche avete bisogno della scienza e della sapienza; fate quello che potete di per voi, e il Signore ve lo
darà. S. Stefano era Scriba e Maestro, il Signore gli aveva data questa
Scienza, e la darà anche a voi se gliela domanderete. «Omnis Sapientia a Domino Deo est».
«Initium Sapientiae timor Domini». Allora veramente si è buon Filosofo, buon Teologo. Pregate il
Signore, ed Egli ve la darà. Quando sarete sparsi pel mondo nel Kaffa, nel
Tibet, o dove vi manderanno, se avrete questa sapienza, tutti dovranno piegare la testa dinanzi a voi, e convenirsi.
Gli accusatori di S. Stefano stridevano, si mordevan le labbra, fatevelo poi leggere quel capo, gli altri facevano tutto
quel che potevano contro di lui, ma egli in quell'istante vedeva N. Signore in cielo alla destra di Dio, ed otteneva la
conversione di coloro che lo lapidavano.
3° fu ripieno di fortezza;
e come l'aveva questa fortezza! L'hanno lapidato, ma mentre gli tiravano le pietre, guardava i Cieli, e vedeva N.
Signore Gesù Cristo, e non lasciava di pregare, nientemeno che per i suoi carnefici. Quando sentiamo poca
voglia di fare una cosa, farla lo stesso, quando credete che un compagno vi faccia il muso, i ragazzi son fatti
così: per piccola cosa dicono subito: mi guarda brutto quel là! No, nel gioco lasciar passare, che
importa che vinca io o che vinca tu? Quando non abbiamo voglia di pregare, scuoterci. Ricordatevi come diceva Silvio
Pellico quando era in prigione. Quando era chiuso in carcere con i piombi ai piedi, diceva: Il mio corpo è
legato, ma ho un'anima che niuno può vincolare. Poveretto, era delicato, ma sentiva di avere un'anima
viva, e non bisogna lasciarla andar giù. Certa gente pare che faccia una carità agli altri a star lì e intanto fa niente. Questo non va per un Missionario. Come in questo
caso, non c'era più carbone per la forgia? Bisogna aggiustarsi, andar a prendere dove ce n'è. Prendi
la scure e vai nella foresta, e arrangiati. Per voi la fortezza per ora consiste in questo. Credetemi, senza forza
non si può acquistare nessuna virtù. Che vuol dire virtù? «Virtus a vi», vuol dire che
non vi è virtù senza forza, e chi vuol acquistare qualche virtù bisogna che usi la forza. Pregate
questo Santo che vi ottenga questi tre doni che ha avuto lui.
Domani
domanderete un'altra grazia a S. Giovanni Evangelista di cui faremo la festa.
Egli era il Checco di N. Signore. Il nostro Ven. Cafasso diceva che Checco significa
più che Beniamino. La caratteristica di questo Santo, sapete, era l'amore alla verginità. N. Signore
gli voleva più bene che non a tutti gli altri e gli ha dato in custodia la sua Mamma perché amava la
castità. E l'amava talmente che nell'ultima Cena l'ha fatto sedere
lì vicino a lui, cosicché egli ha potuto riposare sul Cuore di N. Signore. Quello là più che
un riposo era un'estasi, ma si dice che ha riposato nell'ultima Cena sul Cuore di Gesù. E poi se praticherete
questa virtù, anche l'ingegno ci acquisterà e allora si diviene aquile. Così S. Giovanni
è paragonato all'aquila, quando comincia il suo Vangelo: In principio erat Verbum et... E andato su, fino in
Paradiso, fin sopra i Misteri di Dio, e comincia subito il suo Vangelo: In
principio... È una bellezza!
Perciò domani nella
Comunione domandate questa virtù; così acquisterà anche il vostro ingegno, e diverrete anche voi
apostoli dell'amore.
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Creato: Lunedì, 12 Giugno 2006 06:27
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Pubblicato: Domenica, 11 Giugno 2006 23:00