ASCENSIONE — CHIUSURA DEL MESE DI MAGGIO

1 giugno 1916
Quad. XI, 33
(1 Giugno 1916)
Ascensione e Chiusura del mese di Maria
Già avete avuto la predica sulla cara solennità odierna, solo vi trat­tengo su un caro pensiero, che deve sempre esserci presente e formare la mira di tutta la nostra vita. N. S. G. prima di ascendere in Paradiso disse agli apostoli: vado parare vobis locum. E prima aveva loro detto: ubi ego sum, illic et minister meus erit; ed altra volta: vos qui permansistis mecum in tentat...; et ego dispone vobis, ut sedeatis super mensam meam in regno meo... ed altrove: vos qui... sedebitis super sedes duodecim, judicantes. Che cosa significano queste promesse? Il Paradiso speciale riservato ai ministri di Dio agli uomini apostolici. Loro non sa­rà dato un luogo comune ed ordinario, ma un posto distinto, presso lo stesso trono di Gesù, fra i commensali intimi della tavola d'onore; se­duti a Lui d'intorno per giudicare il mondo...
Se riflettessimo sovente a tali parole, come stimeremo meglio il do­no della nostra vocazione; quanto faremo per corrispondervi piena­mente. Fa pena vedere tanti che si ritraggono da si felice sorte, o non si danno con tutto l'animo a seguire l'invito di Gesù perché tratti dall'idea di maggior libertà, dall'affetto alle cose del mondo; ed intanto s'ingannano su questa falsa felicità, e perdono quel particolare Paradi­so promesso ai fedeli ministri di N. Signore. Imitiamo i Santi; S. Filip­po: Paradiso, Paradiso, e con questo pensiero aborriva le dignità e gli onori; S. Ignavo sordescit mihi tellus, dum coelum aspicio, e disprezzava i beni terreni. Imitiamo i discepoli di Gesù che stettero a rimirare estatici il Paradiso ed ebbero bisogno di due Angeli che venissero a scuoterli.
Come santi ministri e missionarii ci converrà lasciar tutto e tutti, soffrire qualche cosa nei quaranta o cinquant'anni che lavoreremo; ma che mai è questo tempo a petto d'una eternità riservata a noi se saremo fedeli alla santa vocazione fino alla fine: merces tua magna nimis. Ec­co, miei cari, la molla che formò i Santi: lavorare a salvar anime, come veri ministri e coadiutori di Gesù, e poi semper cum Domino erimus, per tutta l'eternità. Questo esempio ci lasciarono gli Apostoli, che scos­si dagli Angeli ritornarono a Gerusalemme...
Sulla chiusura del mese: offrire i nostri mazzi, abbelliti da Gesù. Consecrazione suggerita dal B. Luigi M. Grignon di Monfort (V. Il Se­creto di Maria).
P.P. Albertone, quad. VII, 114; 118
1 Giugno 1916
Avete fatte le rogazioni bene: vorrei vedere che non le aveste fatte bene! Il diavolo non l'ha impedito. Perché se viene un po' di grandine non mangerete più. Ut fructus terrae dare et conservare dignetur. Dicono: se piove il giorno dell'Ascensione, poco grano e molta paglia; è un'espressione. Il Signore la ro­ba può darla Lui.
Vedete: oggi c'è la chiusura del mese di Maria, e primo giorno del mese del S. Cuore: 1° giorno del mese dell'Eucaristia, perché c'è la festa del Corpus Domini, ecc.... e più nient'altro? E domani? Comincia la novena dello Spirito Santo. Riguardo al mese del S. Cuore un'altra volta, riguardo alla novena del­lo Spirito Santo, è tanto importante, ma ne parleremo anche un'altra volta. Per ora parliamo dell'Ascensione: N. Signore che è andato in Paradiso; e che cosa ha detto. Poi rimarrebbe ancora a parlare della chiusura del mese della Madonna, se non ne parliamo ora non possiamo più parlarne un'altra volta.
Dell'Ascensione un pensiero che deve essere fisso nella nostra mente. N. Signore ha detto: vado parare vobis locum. E dove? Fra i bambini? oppure fra i semplici cristiani? No! Volo, Pater, ut ubi ego sum illic sit et minister meus. Voglio, voglio, ha detto, che i miei ministri siano non in un luogo qualunque, ma siano ove sono io, siano con me. Vos qui permansistis mecum in tentationibus meis, farò che sediate sul trono mio. Ha detto che i suoi apostoli, i suoi  ministri li avrebbe messi super sedes duodecim ... ma i suoi ministri sono tutti i sacerdoti, sono i missionari, le missionarie, e tutti quelli che aiutano a salvare le anime. E perciò da questo vedete l'affezione grande che dobbiamo portare alla nostra santa vocazione. Se io corrisponderò fedelmente alla mia vocazio­ne, se cercherò ora di faticare, di farmi buono per essere strumento atto per salvare le anime, avrò pochi anni da faticare, e poi? Semper cum Domino erimus. Saremo sempre proprio col Signore, e non in generale, in un paradiso co­mune, ma proprio col Signore.
Ma che cosa dobbiamo fare per corrispondere? Certa gente credono di fare una carità al Signore nel farsi sacerdoti, missionari, credono di fare una carità al Signore col fare un po' di sacrifizi, ma invece!... Mi pare che questo pensiero del Paradiso deve sollevarci. Certo che avrò da fare adesso dei sacri­fizi un po' di questo e di quello, avrò da andare in Africa, da lasciare tutto, ma questo sarà solo per pochi anni, e poi?... Che sarebbe S. Francesco Zaverio se non avesse fatto dei sacrifizi, se non fosse andato alle Indie? Nessuno penserebbe a lui... Ah! sordescit... omnia quae sunt in mundo tutto diventa nausea, come diceva S. Ignazio, sordescit tellus dum coelum aspicio! Che cosa sosteneva S. Filippo Neri, per salvare tante anime... il Paradiso: «Paradiso! Paradiso!». E questo per sé e per tanti altri. Ricordate quello che diceva S. Ignazio: Che se si fosse già trovato con un piede in Paradiso, e avesse saputo che c'era ancora un'anima da salvare, sarebbe ritornato indietro, anche con pericolo... anche nell'incertezza della salute. Alle volte ci pare di fare una cari­tà al Signore e ai superiori a corrispondere a tutto quello che i superiori fanno per amore nostro e delle anime. In Paradiso vi sono tante tavole... e noi man­geremo alla tavola d'onore, servi di qua, servi di là, e noi saremo proprio lì, lì, con N. Signore. E questo per quei pochi sacrifici fatti per farci buoni.
Vedete, gli apostoli quando N. Signore ascese al Cielo, sono stati lì incan­tati, ma ecco che due uomini vestiti di bianco in albis, sono venuti ed hanno detto: Viri Galilei, quid statis aspicientes in coelum? Orsù, scuotetevi, cosa fa­te? — Ma oh! avrebbero potuto rispondere: vogliamo andare anche noi in cielo! — No, no! andate prima a lavorare per molti anni e poi andrete anche voi in Paradiso con lui. Andrete anche voi lassù! È questo il pensiero che ci tiene vivi. Tanto è il bene che mi aspetto, che ogni pena mi è diletto. Qualche poco di questo mondo... pensiamo al godimento eterno. Sic semper cum Domino erimus! Inclinavi cor meum ad faciendas justificationes... propter retributionem. Per la paga, tutto si fa per la paga, per il paradiso. La paga è quella. Pensiamoci qualche volta. O Signore! Pagatemi molto!
Adesso veniamo alla chiusura del mese della Madonna. E il fioretto? Adesso nonostante tutti i mancamenti di questo mese, qualche cosa avete fat­to, ebbene facciamone un mazzetto e offriamolo a N. Signore per le mani del­la Madonna, e se qualcuno avesse un mazzetto che fosse lì... un po' appassito, non come dovrebbe essere, dite a N. Signore che mandi il fiore dell'umiltà, della pietà, lui che è giardiniere... e che così lui aggiunga a quello che non ab­biamo fatto noi. «Vorrei aver fatto di più!». E la Madonna prenderà il passa­to e la buona volontà dell'avvenire. Il B. Luigi M. Grignion della divozione al­la Madonna dice: che bisogna ci facciamo schiavi volontari della Madonna, «farci schiavi della Madonna» — come S. Francesco Zaverio che si faceva schiavo del Signore. E qualche volta persino si faceva legare mani e piedi. A noi piace di più essere figli. O schiavo libero. Ad ogni modo dice che bisogna farci schiavi della Madonna e questa schiavitù dice che consiste in questo: nel fare tutte le cose nostre con Maria SS., in Maria SS., per Maria SS., e da Ma­ria SS. Dunque dice che bisogna, e voi lo potete essere, e tutta l'essenza dice che consiste in questo: nel fare tutte le proprie azioni «con, in, per, da Maria SS.».
E prima di tutto far tutte le nostre azioni in unione a Maria SS. Il Ven. Cafasso diceva che la Madonna bisogna prenderla come nostra socia in tutto. Socia in tutto. Prendiamola anche come modello di tutte le nostre azioni; que­sto vuol dire fare tutto con Maria SS.: prenderla per socia, per modello. In Maria assuefacciamoci a raccoglierci a poco a poco in noi stessi come in un oratorio con Maria, come una lampada che arde sempre alla sua presenza. Dunque quello che facciamo, facciamolo non solo ad imitazione della Madon­na, ma anche nella Madonna. Terzo poi, fare tutte le proprie azioni per Maria SS., ossia fare tutto per la Madonna, per amore della Madonna. Tutto fare per farle piacere, come lo vuole lei, per piacere a lei. Dunque se vogliamo fare piacere a N. Signore in tutte le nostre azioni, bisogna che le facciamo che piac­ciano, e per piacere alla Madonna. In tutte le cose bisogna che ci domandia­mo: Come le farebbe la Madonna? Facciamo tutto nelle sue mani, ed essa pre­senta tutto a N. Signore che è come padre, ed essa glielo presenta come se fos­se roba sua e non nostra. E la Madonna certamente non vorrà scapitarne, e perciò aggiusterà tutte le nostre cose in modo che piacciano a N. Signore. È una devozione che serve molto. In conclusione: facciamo tutto per la Madon­na, in onore di Maria che è la dispensatrice di tutte le grazie. Ecco questo è il pensiero dominante: tutto quello che farò intendo sia per la Madonna, io sono il suo schiavo. Come quando si fa l'atto eroico, si fa tutto per le anime nelle mani della Madonna. Così tutto il bene che ci facciamo lo mettiamo nelle ma­ni della Madonna, perché ci aiuti a farci santi. Diciamole: Monstra Te esse Matrem, ed Essa ci dirà: Monstra te esse filium!
Adesso vi do un'immagine del S. Cuore. Me le hanno regalate, ed ho pen­sato di portarle a voi: bisogna in questo mese onorarlo molto.
Bene! Il Superiore dei Giuseppini... sapete chi sono i Giuseppini? Sono gli Artigianelli. Ebbene, il Superiore dei Giuseppini, D. Reffo fa il Cinquante­simo anniversario della sua prima messa. È una festa bellissima! È un uomo di Dio, quello! sapete. Tanto buono! Ha studiato come esterno nel Seminario... suo fratello pittore, è santissimo anche lui.
È arrivata una lettera dall'Africa postulativa della Causa di beatificazio­ne del Murialdo. E giunta adesso, e gli fa tanto piacere. È così, l'uniscono a tante altre, e quando ne abbiano un cinquecento e più le mandano a Roma. Bisogna che ci sia l'autorità della gente, di qualunque ceto di gente, che desi­dera la canonizzazione.
Adesso egli fa il suo cinquantenario di Messa. Cinquanta anni di Messe dette da un uomo cosi! Ho detto che prendevamo viva parte alla gioia di que­sto giorno. Sono stato invitato a pranzo, ma mi son dispensato, non sono soli­to ad andare a pranzi altrove... Ad ogni modo... Quando avrai tu cinquanta anni di Messa? Farà 70 e più... Vi auguro che abbiate a durare molto, non ostante il desiderio del Paradiso.
Quad. di anonimo, 1- 2
III. 1-6-16 — Sotto i portici — ore 6,30-7,30 pomeridiane
presenti Chierici e Studenti — Sommario
Se abbiamo fatto bene le rogazioni — Il mese di Giugno — Suo desiderio di parlare di tutte le feste che in questo mese ricorrono — Per ristrettezza di tempo si limita a parlare dell'Ascensione — tramanda le altre ad altro giorno — Parole di N. Signore prima di ascendere in cielo «Vado parare vobis locum» — Come dobbiamo essere confortati da queste sue parole a sopportare le miseriuccie di questa vita e non andar ove vanno i bambini — Come noi missionari siamo destinati al paradiso degli Apostoli siamo destinati da Gesù a sedere in cielo alla tavola d'onore, ove Gesù e Maria fanno da principali — Festa della Consolata — Come alla fine del mese di Maria dobbiamo unire tutti i nostri mazzetti di piccoli sacrifici, farne uno solo ed offrirlo a Maria — Suo desiderio di vedere questi nostri mazzetti. Della pia pratica del Beato [...].
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«Fare tutto con Maria — in Maria — per Maria — da Maria» — Rev.do Don Reffo, superiore generale dei Giuseppini — Cinquantenaria ricorrenza della sua prima messa — Lettera postulatoria di Mons. Filippo Perlo e dell'Amat.mo Signor Rettore.
giuseppeallamano.consolata.org