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Scritto da Beato Giuseppe Allamano
1 giugno 1916
Quad. XI, 33
(1 Giugno 1916)
Ascensione e Chiusura del mese di Maria
Già avete avuto la predica sulla cara
solennità odierna, solo vi trattengo su un caro pensiero, che deve sempre esserci presente e formare la mira
di tutta la nostra vita. N. S. G. prima di ascendere in Paradiso disse agli
apostoli: vado parare vobis locum. E prima aveva loro detto: ubi ego
sum, illic et minister meus erit; ed altra volta: vos qui permansistis mecum in tentat...; et ego dispone vobis,
ut sedeatis super mensam meam in regno meo... ed altrove: vos qui... sedebitis super sedes duodecim, judicantes.
Che cosa significano queste promesse? Il Paradiso speciale riservato ai ministri di Dio agli uomini apostolici. Loro
non sarà dato un luogo comune ed ordinario, ma un posto distinto, presso lo stesso trono di Gesù, fra i
commensali intimi della tavola d'onore; seduti a Lui d'intorno per giudicare il mondo...
Se riflettessimo sovente a tali parole, come stimeremo meglio
il dono della nostra vocazione; quanto faremo per corrispondervi
pienamente. Fa pena vedere tanti che si ritraggono da si felice sorte, o non si danno con tutto l'animo a seguire
l'invito di Gesù perché tratti dall'idea di maggior libertà, dall'affetto alle cose del mondo; ed
intanto s'ingannano su questa falsa felicità, e perdono quel particolare Paradiso promesso ai fedeli ministri di N. Signore. Imitiamo i Santi; S. Filippo: Paradiso,
Paradiso, e con questo pensiero aborriva le dignità e gli onori; S. Ignavo sordescit mihi tellus, dum coelum aspicio, e disprezzava i beni terreni. Imitiamo i discepoli di Gesù
che stettero a rimirare estatici il Paradiso ed ebbero bisogno di due Angeli
che venissero a scuoterli.
Come
santi ministri e missionarii ci converrà lasciar tutto e tutti, soffrire qualche cosa nei quaranta o cinquant'anni
che lavoreremo; ma che mai è questo tempo a petto d'una eternità riservata a noi se saremo fedeli alla santa
vocazione fino alla fine: merces
tua magna nimis. Ecco, miei cari, la molla che formò i Santi: lavorare a salvar anime, come veri ministri
e coadiutori di Gesù, e poi semper cum Domino erimus, per tutta l'eternità. Questo esempio ci
lasciarono gli Apostoli, che scossi dagli Angeli ritornarono a
Gerusalemme...
Sulla chiusura del
mese: offrire i nostri mazzi, abbelliti da Gesù. Consecrazione suggerita dal B. Luigi M. Grignon di Monfort (V. Il
Secreto di Maria).
P.P. Albertone, quad. VII, 114; 118
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Avete fatte le rogazioni bene:
vorrei vedere che non le aveste fatte bene! Il diavolo non l'ha impedito. Perché se viene un po' di grandine non
mangerete più. Ut fructus terrae dare et conservare dignetur. Dicono: se piove il giorno dell'Ascensione, poco grano e
molta paglia; è un'espressione. Il Signore la roba può darla Lui.
Vedete: oggi c'è la chiusura del mese di Maria, e primo giorno del mese del S. Cuore:
1° giorno del mese dell'Eucaristia, perché c'è la festa del Corpus Domini, ecc.... e più nient'altro? E domani? Comincia la novena dello Spirito Santo. Riguardo al mese del S. Cuore un'altra volta, riguardo alla novena dello Spirito Santo,
è tanto importante, ma ne parleremo anche un'altra volta. Per ora parliamo dell'Ascensione: N. Signore che è andato in Paradiso; e che cosa ha
detto. Poi rimarrebbe ancora a parlare della chiusura del mese della Madonna, se non ne parliamo ora non possiamo
più parlarne un'altra volta.
Dell'Ascensione un pensiero che deve essere fisso nella nostra mente. N. Signore ha detto: vado parare vobis
locum. E dove? Fra i bambini? oppure fra i semplici cristiani? No! Volo, Pater, ut ubi ego sum illic sit et minister meus.
Voglio, voglio, ha detto, che i miei ministri siano non in un luogo qualunque, ma siano ove sono io, siano con me. Vos qui
permansistis mecum in tentationibus meis, farò che sediate sul trono mio. Ha detto che i suoi apostoli, i suoi
ministri li avrebbe messi super sedes duodecim ... ma i suoi ministri sono tutti i sacerdoti, sono i
missionari, le missionarie, e tutti quelli che aiutano a salvare le anime. E
perciò da questo vedete l'affezione grande che dobbiamo portare alla nostra santa vocazione. Se io corrisponderò fedelmente alla mia vocazione, se cercherò ora di faticare, di farmi buono per essere strumento atto per salvare le anime, avrò
pochi anni da faticare, e poi? Semper cum Domino erimus. Saremo sempre proprio col Signore, e non in generale, in un
paradiso comune, ma proprio col Signore.
Ma che cosa dobbiamo fare
per corrispondere? Certa gente credono di fare una carità al Signore nel farsi
sacerdoti, missionari, credono di fare una carità al Signore col fare un po'
di sacrifizi, ma invece!... Mi pare che questo pensiero del Paradiso deve sollevarci.
Certo che avrò da fare adesso dei sacrifizi un po' di questo e di quello, avrò da andare in Africa, da
lasciare tutto, ma questo sarà solo per pochi anni, e poi?... Che sarebbe S. Francesco Zaverio se non avesse fatto dei sacrifizi, se non fosse andato alle Indie? Nessuno penserebbe a lui...
Ah! sordescit... omnia quae sunt in mundo tutto diventa nausea, come diceva S. Ignazio, sordescit tellus dum coelum aspicio! Che cosa sosteneva S. Filippo Neri, per salvare tante anime... il Paradiso:
«Paradiso! Paradiso!». E questo per sé e per tanti altri. Ricordate quello che diceva S. Ignazio: Che
se si fosse già trovato con un piede in Paradiso, e avesse saputo che c'era ancora un'anima da salvare, sarebbe
ritornato indietro, anche con pericolo... anche nell'incertezza della salute. Alle volte ci pare di fare una
carità al Signore e ai superiori a
corrispondere a tutto quello che i superiori fanno per amore nostro e delle anime. In Paradiso vi sono tante tavole... e
noi mangeremo alla tavola d'onore, servi di qua, servi di là, e noi saremo proprio lì, lì, con
N. Signore. E questo per quei pochi sacrifici fatti per farci buoni.
Vedete, gli apostoli quando N. Signore ascese al Cielo, sono stati lì incantati, ma ecco che due uomini
vestiti di bianco in albis, sono venuti ed hanno detto: Viri Galilei, quid statis aspicientes in coelum? Orsù,
scuotetevi, cosa fate? — Ma oh! avrebbero potuto rispondere: vogliamo andare anche noi in cielo! — No,
no! andate prima a lavorare per molti anni e poi andrete anche voi in Paradiso con
lui. Andrete anche voi lassù! È questo il pensiero che ci tiene vivi. Tanto è il bene che mi aspetto,
che ogni pena mi è diletto. Qualche poco di questo mondo... pensiamo al godimento eterno. Sic semper cum Domino
erimus! Inclinavi cor meum ad faciendas justificationes... propter retributionem. Per la paga, tutto si fa per la paga,
per il paradiso. La paga è quella. Pensiamoci qualche volta. O Signore! Pagatemi molto!
Adesso veniamo alla chiusura del mese della Madonna. E il
fioretto? Adesso nonostante tutti i mancamenti di questo mese, qualche cosa avete fatto, ebbene facciamone un
mazzetto e offriamolo a N. Signore per le mani della Madonna, e se qualcuno avesse un mazzetto che fosse lì...
un po' appassito, non come dovrebbe essere, dite a N. Signore che mandi il fiore dell'umiltà, della pietà, lui che è giardiniere... e che così lui aggiunga a quello che
non abbiamo fatto noi. «Vorrei aver fatto di più!». E la Madonna prenderà il passato e
la buona volontà dell'avvenire. Il B. Luigi M. Grignion della divozione
alla Madonna dice: che bisogna ci facciamo schiavi volontari della Madonna, «farci schiavi della Madonna»
— come S. Francesco Zaverio che si faceva schiavo del Signore. E qualche volta
persino si faceva legare mani e piedi. A noi piace di più essere figli. O schiavo libero. Ad ogni modo dice che
bisogna farci schiavi della Madonna e questa schiavitù dice che consiste in questo: nel fare tutte le cose nostre
con Maria SS., in Maria SS., per Maria SS., e da Maria SS. Dunque dice che bisogna, e voi lo potete essere, e tutta l'essenza dice che consiste in questo:
nel fare tutte le proprie azioni «con, in, per, da Maria SS.».
E prima di tutto far tutte le nostre azioni in unione a Maria SS. Il Ven. Cafasso diceva che la Madonna bisogna prenderla come
nostra socia in tutto. Socia in tutto. Prendiamola anche come modello di tutte le nostre azioni; questo vuol dire
fare tutto con Maria SS.: prenderla per socia, per modello. In Maria assuefacciamoci a raccoglierci a poco a poco in noi
stessi come in un oratorio con Maria, come una lampada che arde sempre alla sua presenza. Dunque quello che facciamo,
facciamolo non solo ad imitazione della Madonna, ma anche nella Madonna. Terzo poi, fare tutte le proprie azioni per
Maria SS., ossia fare tutto per la Madonna, per amore della Madonna. Tutto fare per farle piacere, come lo vuole lei, per
piacere a lei. Dunque se vogliamo fare piacere a N. Signore in tutte le nostre azioni, bisogna che le facciamo che
piacciano, e per piacere alla Madonna. In tutte le cose bisogna che ci domandiamo: Come le farebbe la Madonna?
Facciamo tutto nelle sue mani, ed essa presenta tutto a N. Signore che è come padre, ed essa glielo presenta
come se fosse roba sua e non nostra. E la Madonna certamente non vorrà scapitarne, e perciò
aggiusterà tutte le nostre cose in modo che piacciano a N. Signore. È una devozione che serve molto. In
conclusione: facciamo tutto per la Madonna, in onore di Maria che è la dispensatrice di tutte le grazie. Ecco
questo è il pensiero dominante: tutto quello che farò intendo sia per la Madonna, io sono il suo schiavo.
Come quando si fa l'atto eroico, si fa tutto per le anime nelle mani della Madonna. Così tutto il bene che ci
facciamo lo mettiamo nelle mani della Madonna, perché ci aiuti a farci santi. Diciamole: Monstra Te esse
Matrem, ed Essa ci dirà: Monstra te esse filium!
Adesso vi do un'immagine del S. Cuore. Me le hanno regalate, ed ho pensato di portarle a
voi: bisogna in questo mese onorarlo molto.
Bene! Il Superiore dei Giuseppini... sapete chi sono i Giuseppini? Sono gli Artigianelli. Ebbene, il Superiore dei
Giuseppini, D. Reffo fa il Cinquantesimo anniversario della sua prima messa. È una festa bellissima! È
un uomo di Dio, quello! sapete. Tanto buono! Ha studiato come esterno nel Seminario... suo fratello pittore, è santissimo anche lui.
È arrivata una lettera dall'Africa postulativa della Causa di beatificazione del
Murialdo. E giunta adesso, e gli fa tanto piacere. È così, l'uniscono a tante altre, e quando ne abbiano un
cinquecento e più le mandano a Roma. Bisogna che ci sia l'autorità della gente, di qualunque ceto di gente,
che desidera la canonizzazione.
Adesso
egli fa il suo cinquantenario di Messa. Cinquanta anni di Messe dette da un uomo cosi! Ho detto che prendevamo viva parte
alla gioia di questo giorno. Sono stato invitato a pranzo, ma mi son dispensato,
non sono solito ad andare a pranzi altrove... Ad ogni modo... Quando avrai tu cinquanta anni di Messa? Farà 70
e più... Vi auguro che abbiate a durare molto, non ostante il desiderio del Paradiso.
Quad. di anonimo, 1-
2
III. 1-6-16 — Sotto i portici
— ore 6,30-7,30 pomeridiane
presenti
Chierici e Studenti — Sommario
Se abbiamo fatto bene le rogazioni — Il mese di Giugno — Suo desiderio di parlare di
tutte le feste che in questo mese ricorrono — Per ristrettezza di tempo si
limita a parlare dell'Ascensione — tramanda le altre ad altro giorno —
Parole di N. Signore prima di ascendere in cielo «Vado parare vobis locum» — Come dobbiamo essere
confortati da queste sue parole a sopportare le miseriuccie di questa vita e non andar ove vanno i bambini — Come
noi missionari siamo destinati al paradiso degli Apostoli siamo destinati da
Gesù a sedere in cielo alla tavola d'onore, ove Gesù e Maria fanno da principali — Festa della
Consolata — Come alla fine del mese di Maria dobbiamo unire tutti i nostri
mazzetti di piccoli sacrifici, farne uno solo ed offrirlo a Maria — Suo desiderio di vedere questi nostri mazzetti.
Della pia pratica del Beato [...].
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«Fare tutto con Maria — in Maria — per Maria
— da Maria» — Rev.do Don Reffo, superiore generale dei Giuseppini — Cinquantenaria ricorrenza
della sua prima messa — Lettera postulatoria di Mons. Filippo Perlo e dell'Amat.mo Signor Rettore.
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Pubblicato: Domenica, 11 Giugno 2006 23:00