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Scritto da Beato Giuseppe Allamano
29 giugno
1916
Quad. XI,
40
Festa di S. Paolo
Non intendo fare torto a S. Pietro, se
oggi Festa solenne e di precetto dei SS. Ap. Pietro e Paolo, lascio di
parlarvi del primo per trattenervi sul secondo. S. Pietro è il Capo della Chiesa, ed in lui dovremo
considerare la fede e l'amore a N.S.G.C. — Ma S. Paolo è il
Patrono dei nostri piccoli Seminarii di Torino e del Kenya, e ne dobbiamo
fare Festa speciale. Vi invito cari giovani e tutti a considerare tre virtù che più rifulsero in S.
Paolo: l'amore a N.S.G.C., — lo zelo
per le anime;— e l'umiltà. (V. Buseo p.
207).
P.P. Albertone,
quad. VII, 100-101
Conferenza della
Solennità
dei Ss. Ap.
Pietro e Paolo
Vedete,
questa novena e questa festa sono un piccolo saggio di quello che desidero si faccia negli anni venturi. Non sono contento
che si faccia così poco per questa festa, per la festa del Collegio. Quest'anno la festa e l'ottava della Consolata ha assorbito tutto; ma desidero che negli
anni venturi si faccia una bella novena e una bella festa. So che avete supplito (rivolgendosi ai giovani): avete detto
che (si riferisce alla lettera letta da uno studente, in ringraziamento al Sig. Rettore di essere stati eglino ammessi a
fare le Cerimonie del servizio minore, eccetto il cerimoniere, la prima volta questa mattina). Avete fatte le
cerimonie del servizio minore... e... sì... un'altra volta farete anche il
cerimoniere, è né minore né maggiore, è lì in mezzo!... Il Signore benedice chi ha
cura, stima delle S. Cerimonie. Nell'Antico Testamento quante minuzie vi sono nelle prescrizioni delle Cerimonie;
eppure quante promesse fa a quelli che osserveranno bene i precetti et caerimonias! Quante volte dice questo! E anche
minaccia quelli che non le fanno bene. Quanti esempi vi sono nell'Antico Testamento. Certo, il mio desiderio
è che nel nostro Istituto si facciano sempre bene le cerimonie. E S. Teresa diceva che per la più piccola cerimonia della Chiesa sarebbe stata pronta a
dare la vita. Perché è il Signore che ha ispirato tutte le cose, anche le più minute. Quanti si legge
siano morti per non aver eseguito bene una cerimonia anche piccola. E nel Nuovo Testamento, noi che abbiamo non
più una figura, ma il Signore vivo come è nel cielo, quante grazie da, e quante ne toglie a coloro che fanno
o non fanno bene le cerimonie. Quelli che non le fanno bene danno solamente fastidio... noia. Sapete quel
secolare, che vi ho già detto, quel generale che veniva a S. Giovanni, come faceva bene l'inchino del Gloria;
e forse il Signore un giorno lo metterà davanti a tanti religiosi che non
le fanno bene. Dunque continuate questo studio con amore, perché io desidero che le impariate bene, per
eseguirle sempre bene.
Oggi ci sarebbe da parlare di S. Pietro e di S. Paolo. Ma S. Pietro non si
offenderà se per quest'oggi non parliamo di lui, ma di S. Paolo. Tuttavia per dire anche qualche cosa delle
virtù di S. Pietro, diciamo che le sue virtù caratteristiche furono la sua fede e il suo amor di Dio. E la sua grande fede apparisce da quel fatto in cui N. Signore
domandò ai suoi apostoli: che cosa dicono gli uomini che io mi sia? E gli hanno risposto: gli uni dicono che sei
Giovanni Battista, gli altri Geremia, gli altri uno dei profeti. E N. Signore allora
domanda loro: Ma... vos, vos autem, quem me esse dicitis? Vos, vos... gli uomini dicono che io sia questo o
quello, ma voi, che non siete uomini, nota S. Gerolamo, non homines, quasi dii, quasi dei ... voi altri che dite che io
sia? Allora salta fuori S. Pietro, neh! e che cosa dice? Tu es Christus, filius Dei
vivi! L'ha dichiarato Figlio di Dio, tu es Christus Filius Dei vivi. Non solo aveva
fede, ma la sua fede l'ha anche dichiarata. E allora il Signore in compenso per questa professione di fede gli ha
risposto: E tu sei Pietro, e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. L'altra cosa poi dell'amore grande
che S. Pietro aveva verso N. Signore si vede in quel fatto in cui N. Signore dopo la sua risurrezione, l'ha
interrogato: Simon Joannis, diligis me plus his? E S. Pietro che amava il Signore, ma aveva paura di ritornare ad
ingannarsi come prima, e non osava parlare, ed il Signore gli ripeteva la domanda, e lui: «Ma ... mi appello al tuo
Cuore! Tu sai tutto, tu sai che io ti amo!». Quindi questi due fatti provano quanto queste due virtù fossero
radicate nel cuore di S. Pietro. Una fede viva, ferma, ed un amore ardente: voleva
tanto bene a N. Signore!
Ma veniamo a S.
Paolo: Quali virtù principali dobbiamo ammirare in S. Paolo? Eh... tutte. Ma
vediamo specialmente quelle che devono formare un apostolo. E queste virtù sono tre: Primo: un vivissimo amore a
N.S.G.C.; poi uno zelo ardente per la salute delle anime; e quindi una grande
umiltà. Se non avesse avuto umiltà avrebbe lavorato invano. Prima di
tutto dunque l'amore: e basta per convincersene leggere le sue lettere. Per diritto e per traverso fa sempre entrare N.
Signore. E non si contenta di dire il Cristo, ma quasi tutte le volte N. Signore Gesù Cristo. E poi basta leggere
certi versetti per vedere l'amore sviscerato che aveva a N. Signore: alla volontà di Dio: Quis nos separabit a charitate Christi? tribulatio? an angustia? an fames? an persecutio? an gladius? Che
cosa mai potrà separarci dalla carità di Cristo? la tribulazione? la
fame? ecc. E poi conchiude: niente ci può separare dalla carità, dall'amore di N.S. e sfidava tutti, tutti
gli elementi a separarlo, se potevano, dall'amore di N. Signore. Ed era certo che tutti gli elementi di questo mondo, e
tutti gli uomini non potranno mai separarmi, nulla potrà mai staccarmi da N. Signore. E qui è proprio
l'essenza dell'amore. Niente potrà mai separarmi da lui. Mihi absit gloriari nisi in Cruce D.N.J.C.... l'amore
si prova coi patimenti; e lui diceva: mihi absit gloriari, eccetto che nella croce di N.S.
E poi riguardo allo zelo:
basta leggere per sentire tutto l'amore che aveva per la conversione degli ebrei. Optabam ipse anathema esse in Christo
pro fratribus meis! Lo zelo che aveva per loro, lo spingeva a dare non solo la vita, ma a dare anche tutte le consolazioni
di N. Signore per loro, per i suoi fratelli. E poi l'altro testo: charitas Christi urget nos! La
carità di N. Signore ci spinge. È l'amore che non mi dà tregua:
charitas Christi urget nos! proprio l'amore di N. Signore lo spingeva a farsi tutto a tutti: omnibus gentibus debitor
sum! E perciò desiderava sempre di spargere la fede altrove. E così
scriveva ai Romani: anche a voi sono debitore. Ed era zelantissimo di poter convertire proprio universum mundum!
Questo è il suo grande amore per le anime.
Ma tutto questo dipende dall'umiltà. Non sum dignus vocari apostolus:
si diceva indegno di essere chiamato apostolo per aver perseguitato la chiesa. E se qualche volta era costretto a
chiamarsi apostolo lo faceva soltanto per puro zelo, quando dovette lottare molto. E
poi nonostante tutte le cose straordinarie che operava in lui il Signore, diceva: nihil sum. L'umiltà
è quella che fa fare tutto bene, per amor di Dio, amore sviscerato verso N. Signore, e per amore delle anime.
Era umilissimo in mezzo alla gloria: semel lapidatus sum, poi in mare, poi nei pericoli, poi a falsis fratribus, e le
rivelazioni, ecc... E lui guidato dallo spirito di Dio tirava dritto, e non badava ai giudizi umani. E così
per questa sua umiltà è passato avanti a tutti gli altri apostoli. Si dovrebbe dire S. Pietro e S.
Andrea, e non S. Paolo; pure S. Paolo è
venuto subito dopo S. Pietro, e non un altro. E sapete che cosa vuol dire? Anche dopo calunniato, anche dopo tante
fatiche, diventò un si grande apostolo perché era umile e non si gloriava di sé.
Bisogna avere un grande desiderio di passare avanti a tutti nel farsi santi. Vedete
S. Francesco Zaverio! Se S. Paolo è
andato a livello di S. Pietro, passando avanti a tutti gli altri, possiamo anche noi; e questo desiderio non è
cattivo. Proponetelo: Voglio essere fedele imitatore di S. Paolo, più che tutti i miei compagni e questo non
per invidia, ma per santa emulazione. Così S. Paolo ha ricevuta tanta grazia
che verrà a giudicare tutte le genti. C'è quel santo che dice a S. Paolo: gli altri sederanno su dodici
sedi per giudicare le dodici tribù, e tu, dove vai a sederti tu? — E poi spiega: non vi sono solo le
dodici tribù a giudicare, ma tutto il mondo. Perciò tutti quelli che avranno imitato gli apostoli
giudicheranno tutte le nazioni.
Quando siete in istudio, vi sentite
poca voglia di studiare, date uno sguardo al quadro di S. Paolo, e pensate che
coll'aiuto di Dio, con la buona volontà, si può tutto. Sembrano
inezie, eppure aiutano.
Adesso bisogna poi che scriviate ai vostri compagni di Africa (a quelli del collegio di S. Paolo del Kenya) gli altri di là risponderanno. Dite tutto
ciò che si è fatto: anche poco; in modo che non abbiate poi da arrossire. Vi do la benedizione che S.
Paolo e la Consolata confermeranno.
Quad. di anonimo, 4
VII. 29-6-16 — ore 7,30-8 — Sotto i
portici Presenti Chierici e Studenti — Sommario
Festa S. Pietro e Paolo — Ciò che
abbiam fatto quest'oggi non è che il preludio di ciò che si intende fare negli anni futuri — Della
stima ed amore che dobbiamo avere per le S. Cerimonie — Benedizioni di Dio sopra quelle case religiose ove si
praticano con esattezza le S. Cerimonie — Di S. Pietro — Sue virtù principali, cioè: viva
fede, ardente amore. — Confessioni di S. Pietro sul lago di Tiberiade del suo
amore per Gesù. — S. Paolo — Sue virtù principali: cioè: amore per Dio — ardente
zelo, per la salute delle anime — profonda umiltà — Suoi patimenti e sue proteste che niente lo separerebbe dall'amore di Cristo. Sua
profondissima umiltà nel dichiararsi l'ultimo degli apostoli, il primo dei peccatori — C'invita a
volgere spesso lo sguardo al quadro di S. Paolo per riprendere energia quando ci
sentiamo infiacchiti.
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Pubblicato: Domenica, 11 Giugno 2006 23:00