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Scritto da Beato Giuseppe Allamano
1 agosto 1916
Quad. XII, 1-3
Carità fraterna
(1 Agosto 1916)
Quando le nostre buone mamme venivano a Torino o si recavano a qualche fiera, noi piccolini le
aspettavamo con ansietà nel desiderio di ricevere qualche regaluccio... Così voi cari giovani vi aspetterete
da me al mio ritorno da S. Ignazio qualche cosa. Che cosa poteva portarvi di
materiale? Aria buona e fresca? Ve ne mandai dall'Angelo Custode, e so che qualche volta un pò ' di pioggia
giunse a rinfrescarvi durante i vostri esami... Sì, vi portai qualche regalo spirituale, un pò del bene
che provvidi per me e per voi; alcuni pensieri delle prediche che mi fecero più impressione. Volete sapere
quali sono i soggetti di predicazione che più mi piacciono? Sul SS. Sacramento, sulla Madonna, sulla bella
virtù; e poi sulla carità fraterna; sulla
tiepidezza e sul peccato
veniale. Negli Esercizi si predicano i novissimi per iscuotere i peccatori e tenere i buoni col timore sulla retta via. Ma
le persone pie meditano queste verità quasi come non fatte per loro e non è vero. Invece chi non fa
peccati veniali, chi non si lascia talora andare alla tiepidezza, chi non manca di carità in comunità!
Ecco i regali che vi portai da S.
Ignazio; e sin da stassera vi dirò poche cose sulla
carità verso il nostro prossimo, e lasciando le teorie e tutto il
detto dal predicatore mi restringo ai modi con cui si esercita questa carità. Essi sono quattro secondo le parole
di N.S.G.C, presso S. Luca al capo 6: Nolite judicare, et non judicabimini;
— nolite condemnare et non condemnabimini; — dimittite et dimittemini; — date et dabitur vobis. Vuol
dire che dobbiamo amarci di mente, di lingua, di cuore e di opere.
1) Colla mente,
non facendo giudizi temerari. Siamo così propensi al male che nei compagni vediamo subito il male vero o
supposto; invece di vedere il bene che hanno. Non faceva così S. Antonio quando... Giudichiamo le stesse
intenzioni, che solo Dio può giudicare: Deus in-tuetur cor. Che il tale abbia fatto la tale cosa per
malignità, per superbia. E poi: quid ad te? Quis te constituit judicem. Quel compagno sarà più buono di te; se ha qualche difetto forse non se ne accorge e non ne ha
colpa; tu invece ne hai dei maggiori e forse con maggiori grazie e se non hai quelle è grazia di Dio.
Disse Gesù: eadem
mensura... Dunque via da noi i giudizi temerari. Facciamo come le
api...
2) Colla lingua, non mormorando del prossimo; eppure questo è un vizio troppo comune anche nei
religiosi. Se non ci fosse la lingua quanti peccati di
meno. Diceva S. Giacomo: qui non offendit in ore, hic
perfectus est vir. Come poi riparare al mal fatto colle nostre mormorazioni? Mi racconti qualcuno il caso di S.
Filippo colla penitente... È impossibile rimediarvi; e talora il confessore disobbligano (sic) dal disdire per
timore che succeda maggior male e ricordando il detto si rinnovi o s'imprima di più il male detto. Attenti
adunque a non mormorare.
3) Col cuore, perdonando e di cuore le offese ricevute. Si può
dissentire dai compagni con S. Paolo e S. Barnaba,
ma non offendersi e conservare il broncio per certe miserie. Dice alcuno che gli vuol tempo a mettersi a posto: perdi tante grazie che Dio ti avrebbe concesse se fossi
più generoso. Esaminate ciò che dice il S. Vangelo: Se il tuo fratello ha... Non dice che tu abbia qualcosa
contro di lui; ma Egli contro di te ...; eppure tu e non lui devi lasciare... È falso il detto: io perdono, ma non
dimentico; vuol dire che non perdoni di cuore. Guai ai vendicativi, possono anche per castigo perdere la
fede. Fatto di Niceforo e Saprizio;
del B. Valfrè
(Pater).
4) Colle opere, e che cosa potete dare voi, che siete poveri, avete niente, e siete proibiti di dare ai
compagni senza permesso. Eppure le opere di misericordia sono anche comandate a voi secondo la vostra possibilità,
specialmente le spirituali. È in vostro potere dare un consiglio retto, una parola di consolazione, un
incoraggiamento, e soprattutto pregare pei vostri compagni. Si, pregare perché il Signore dia al compagno
ferma volontà, un pò d'ingegno per
seguire bene i suoi studi...
Ecco, miei cari un regalo che vi portai da S.
Ignazio, tenetelo prezioso, ricordatelo sovente, e con S.
Paolo conchiudo: amor
fraternitatis maneat vobiscum (P. Giaccardi).
P.P. Albertone, quad. VII, 110-112
1 Agosto 1916
Ebbene che cosa vi ho portato? Quando tua Mamma andava a Varallo, non faceva così? Che cosa mi hai portato?
Non è così? Io facevo così; quando la mia mamma veniva giù, quando ritornava, guardavamo
subito se era carica. E se aveva qualche cosa domandavamo subito che cosa ci aveva portato in regalo. Voi non
facevate così? Ebbene, vi ho anch'io portato il regalo. Vi ho portato aria buona in abbondanza, acqua fresca,
sapete, ce n'è molta; dirò agli angeli custodi che ne portino giù un'altra volta; quando pioveva
dicevo al Signore che ne mandasse anche un pochino a voi, per darvi un po' di frescura. Frutta ce n'è niente
lassù... Vi ho portato dello spirito, un deposito di spirito, e sapete che cos'è? Qualche buon pensiero che
a me ha fatto più impressione e lo porto a voi. Ho fatto anch'io gli esercizi: tra i due esercizi, le due mute,
quella dei preti e quella dei secolari, io li unisco assieme, e ne ho fatto un buon esercizio anche per me, per non dare
sempre solo agli altri, come le campane, sapete, le campane chiamano gli altri alla chiesa, ed esse stanno sempre fuori. E
così, nelle prediche, meditazioni, esami, con tutto insomma, pensava facendomi buono io, pensava anche a voi.
Per voi e per me. Perché non voglio essere solo canale, ma anche conca; S. Bernardo, sapete? dice che dobbiamo essere non solo canali, ma anche conche. I canali lasciano passare tutto, e
non tengono niente, invece le conche, prima si riempiono loro, poi versano agli altri. Danno solo il
soprappiù, prima si riempiono loro e la rigurgitanza la danno via. Invece i canali lasciano passare tutto. Io
voglio essere una conca, tenere anche per me, e anche un canale. Così i buoni pensieri, prima per me, e poi
anche penso a voi. I buoni pensieri che hanno fatto effetto a me, lo facciano anche a voi.
Sapete quali sono le prediche che piacciono di più a me? Sai dirmi?... La
predica sul SS. Sacramento, la predica sulla bella virtù, sulla castità; s'intende la predica sulla Madonna quando c'è; e poi mi piacciono molto la predica sui peccati veniali e
sulla tiepidezza, e qualcun'altra. Queste sono le prediche che mi piacciono di
più, che mi fanno più effetto. Se si trattasse di peccatoracci, allora quelle che fanno più effetto
sono le prediche del giudizio, dell'inferno, ma trattandosi di persone religiose, di persone pie, in generale le prediche
che fanno più effetto, perché in generale si abbomina già il peccato; ma la tiepidezza, dei peccati veniali, ne abbiamo tutti, chi non ne ha?
Ed è bene considerare spesso la facilità con cui si cade, l'orrore che devono produrre, i mezzi per
non cadere; là! tiepido chi non l'è? Se non abitualmente almeno per alcune ore, giorni, settimane?
Ma vi è ancora un'altra predica che mi piace molto e che mi fa
effetto di più: è la carità. La carità, la predica sulla
carità fa bene a tutti, ma specialmente alle persone di comunità. La carità fraterna, la
carità del prossimo, vedete, se si ha c'è tutto. Di tante cosette che ho sentite, tanti pensieri di questi
esercizi, questa sera vi porto solo il regalo di S. Ignazio, sulla carità
vicendevole.
In quanti modi si può mancare alla
carità vicendevole? N. Signore nel Vangelo di S. Luca al capo VI dice: nolite
judicare et non judicabimini; nolite condemnare et non condemnabimini, dimittite et dimittemini, e poi l'altro...
l'altro... son quattro cose... nolite judicare, nolite condemnare, dimittite et dimittemini,... e l'altro... sono
quattro cose insomma dell'amore vicendevole, di mente, di lingua, di cuore e di opere. Sia per i preti che per i laici
questa predica sulla carità è tutto. E questa è compresa in questi testi; nolite judicare,
nolite condemnare, dimittite, et... ah! date, date et dabitur vobis, carità nelle opere. Quattro
cose.
Prima non fare giudizi, e giudizi temerari. Non bisogna che
appena uno ha fatto qualche cosa pensiamo subito male; quel mio compagno ha detto una parola e pensiamo subito che
l'abbia detta per invidia, per malignità. E così tante buone
qualità passano, e invece un piccolo difetto lo notiamo, lo vediamo subito. E invece di vedere le cose buone
vediamo solo il male. Non facciamo come S. Antonio nel deserto: lui girava a trovare tutti gli altri monaci, e
lasciava tutti i difetti e pigliava solo le virtù. Uno era umile, l'altro penitente, l'altro un'altra
virtù, lui vedeva solo le virtù e non vedeva i difetti. Così voi non dovete vedere i difetti, ma
vedere solo le buone qualità. E se ha qualche difetto, lasciatelo stare, ci penserà il Signore, che cosa
importa a te? Il Signore l'ha detto: eadem mensura qua... con la stessa misura sarà rimisurato a voi. E quando
vengono questi giudizi scacciamoli; quid ad te? Che cosa importa a te? Che ti riguarda che il tale lo faccia per
superbia, o per farsi vedere, ci pensino i superiori. Forse quel compagno che giudichi cosi è più buono di te, e se l'avessi io quel difetto che
giudico, che ha il mio compagno, forse farei peggio. Il Signore in questo mi aiuta di più. Dunque, prima cosa,
via i giudizi temerari.
E nella lingua? Nolite condemnare, et non
condemnabimini. Non fare delle mormorazioni. Evitare la mormorazione. E la mormorazione si può fare in tanti modi,
anche coi segni. Ah, se non ci fosse quella lingua! quanti peccati di meno! Le mormorazioni?... sapete il fatto di S.
Filippo... che ha data quella penitenza a quella signora... chi sa contarmelo? lo sai tu? contamelo un po'!...
— (Racconta st. Prina N.). E così, vedete... a spargere, a parlare male si fa presto; ma andate a
raccogliere, se potete. Non si può più. Alle volte vi sono dei confessori che sono poi obbligati a dire: Non
dica più nulla, non stia a disdire, se no si imprime ancor di più. Vedete! Non si può più
disdire. Si vorrebbe, ma è peggio. Fanno ancor più attenzione, e quello che si è detto si
imprime di più. Finché si tratta di parlar male del prossimo si fa presto: ma rimediare «fa
caud»! Ricordate il fatto di S. Filippo. Ah, quella lingua! S. Giacomo dice che chi non offende il prossimo
colle parole è un uomo perfetto: si quis non offendit in verbo hic perfectus est vir. È uomo perfetto.
Dunque, via le mormorazioni. Questa è la seconda cosa che dobbiamo procurare.
La terza è il cuore. Dimittite et dimittemini.
Perdonare e di cuore. Non dire: io sono l'offeso, e tocca a lui a venire a chiedere
scusa! — Il Vangelo non dice se hai qualcosa contro tuo fratello, ma dice: se sai che tuo fratello ha qualcosa
contro di te, lascia la tua offerta all'altare, e va a riconciliarti con tuo fratello. Non bisogna dire: sono io
l'offeso, e fare il brutto... e: impari lui, un'altra volta! — Il Signore vuole di più, vuole che andiamo
noi stessi a chiedere scusa al nostro fratello. E così se avviene qualche cosuccia, qualche storiella,
non offendersi e peggio, non conservare l'offesa. Alcuni dicono: «A me ci vuole molto tempo a mettermi a posto». Oh! bella! mettiti subito! — Perdi tante grazie dal Signore per
voler star lì col muso lungo. Sapete il fatto di S. Saprizio e Niceforo? È troppo lungo, fatevelo raccontare
dal Sig. Prefetto. Io adesso non ho tempo a raccontarvelo, ve lo racconterà lui, è troppo lungo. Solo
per dire che per non perdonare si perde persino la fede. Quella era già vicino
al martirio, ed è caduto per non voler perdonare al suo nemico. Ah, non perdonare! sempre
perdonare.
Quarto: date et dabitur vobis. Dare; e che cosa dare? siete poveri, avete niente, siete proibiti di dare, senza permesso. Si può dare
moralmente, un consiglio, un aiuto morale, una consolazione, un incoraggiamento, e sopratutto la
preghiera. Pregare per il compagno, che il Signore lo benedica, lo aiuti, non essere
contenti che l'esame sia andato un po' più male a quel là che a me. Ah, che vergogna. Se non potete dare
il materiale, date almeno le cose spirituali.
Ecco i quattro modi con
cui praticare la carità del prossimo. E questo è il regalo che vi porto
di questi esercizi: non un cavalluccio, non un trastullo, ma un buon pensiero. Amor fraternitatis maneat in vobis. Sia per
mezzo delle parole, per mezzo del non fare giudizi, via le mormorazioni, e poi cercherete di perdonare le minuzie che
capitano tra di voi. Perdonare tutte quelle storielle e perdonare subito, e poi cercherete di fare del bene ai vostri
fratelli, ai vostri compagni. Ecco che bel regalo vi faccio io!
Stassera cominciano i primi Vespri della Madonna degli angeli, in cui si può ricevere l'indulgenza della
porziuncola, da oggi a tutto domani. Indulgenza toties quoties, tutte le volte che andate in chiesa potete acquistare
un'indulgenza plenaria. Potete andare anche da voi. Dite tre Pater, Ave, Gloria cogli atti di fede, o cinque Pater ecc. E guardiamo di farlo tutti in suffragio delle anime dei poveri soldati morti
in guerra. Di questi poveri giovani che forse un atto di contrizione li ha salvati,
nell'ultimo momento, pure qualche cosa da scontare possono averlo avuto. Dunque pregate tanto per i soldati
caduti.
Domani poi è la festa di S. Alfonso de Liguori. Noi
abbiamo un protettore dell'anno: chi è? ebbene, prendetene anche uno per
i mesi, e in questo mese prendete S. Alfonso. E tanto grande per i suoi due amori, amore al SS. Sacramento e amore a
Maria SS. E così voi prendetelo per protettore del mese, per ottenere la
divozione al SS. Sacramento e a Maria SS. con la sua intercessione. In questi esercizi si fa sempre una
lettura spirituale, verso le undici e ..., e nel primo giorno faccio sempre leggere
l'introduzione alle visite a Gesù Sacramentato di S. Alfonso. Sempre tutti gli anni. Così bello! Chi
legge, quello s'innamora a Gesù Sacramentato: faccio sempre leggere. E capiscono la cosa. E così anche
quando c'è ritiro, o ricreazione, vedeste, quanti vanno a visitare Gesù S., e vanno in chiesa, vanno a
mettere in pratica quello che si legge, fa effetto. Cominciano a metterlo in pratica per quella settimana e poi speriamo
che continuino.
Un'altra notizia. Quest'anno andiamo a S. Ignazio. La settimana ventura partirete,
andrete là, c'è buona acqua. Vedete, quest'anno sono andato anch'io a fare passeggiate. Venendo vecchio
si viene più arzillo. Sono 36 anni che vado a S. Ignazio, 36 volte che faccio gli esercizi, eppure mi sono sempre
accontentato di vedere la croce da lontano, da S. Ignazio. Preso il mio domestico e ho detto: ah! andiamo, faccio la
passeggiata alla croce. E sono andato proprio fino là. Sono partito alle otto e sono arrivato verso mezzogiorno. E
l'altra volta che dopo il passeggio ho trovato il Sig. Prefetto, e sono andato fino a Lanzo, e poi fino a Torino, e
il giorno dopo sono ritornato su. L'indomani ero già di nuovo a Lanzo. Se uno si sloga un poco! anche
sgranchirsi un po'! Santa pace! eh! uno si rafforza un po'. E l'ho fatto e mi sono mica pentito d'averlo fatto.
Adesso vedremo voi altri che cosa sapete fare.
Quad. di anonimo, 8
IX. 3 Agosto 1916 - 7,15-7,45 — Sotto i portici
Presenti Chierici e Studenti
Come le madri da un lungo viaggio portano quafche regalo ai loro figli,
così Egli ci porta come regalo dagli Esercizi di Sant'Ignazio i pensieri che maggiormente l'impressionarono
— A me, così si esprime, piacciono in modo speciale quattro prediche 1° sulla purità, 2°
sul SS. Sacramento, 3° sui peccati veniali, 4° sulla tiepidezza. —
Trattando della carità verso il prossimo dice che bisogna osservare i quattro
precetti del Salvatore: Nolite condennare et non condemnabimi, nolite judicare et non judicabimini, dimittite et
dimittemini, date et dabitur vobis. — Parlando in modo particolare della mormorazione, racconta il fatto di una
signora mormoratrice penitente di S. Filippo Neri, che ricevette per espiare le sue mormorazioni, la penitenza di spiumare
una gallina per la città e poi di nuovo raccogliere le penne.
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Pubblicato: Domenica, 11 Giugno 2006 23:00