I DEMONI

22 ottobre 1916
Quad. XII, 15-17
Dei demonii
(23 (?) Ott. 1916)
In questo mese dedicato ad onorare specialmente i SS. Angeli Cu­stodi, mi pare anche importante che diciamo qualche cosa dei demonii, cioè di quei Angeli ribelli che cacciati dal Cielo vennero condannati alle pene sempiterne dell'Inferno.
Studierete a suo tempo nella Teologia il peccato da loro commes­so, ecc., solo tratteniamoci sui loro rapporti con noi, e come dobbiamo combattere le loro insidie.
Come gli Angeli buoni hanno cogli uomini relazione di amore e di sollecitudine per promuovere il loro bene; cosi gli Angeli cattivi ossia i demoni hanno cogli uomini relazione di odio e di sollecitudine a loro nuocere.
Gli Angeli buoni esercitano il loro amore per la custodia che ne hanno; invece i demonii sfogano il loro odio, la loro voglia di nuocere per mezzo delle loro infestazioni. Queste sono morali o fisiche secondo che tentano di nuocere alle anime od ai corpi; quelle si dicono tentazio­ni; queste ossessioni. Parliamo sfosserà delle tentazioni. (Peyretti — De Angelis).
Per tentazioni demoniache s'intendono tutti quegli atti, con cui i demonii si sforzano di indurre gli uomini al peccato, e così impedire lo­ro di conseguire la beatitudine eterna. A ciò sono mossi dall'odio che hanno contro Dio, che chiama gli uomini a riempire i posti lasciati da loro in Cielo, e per averli compagni nell'Inferno.
È questa dottrina certa, cattolica, che si prova dai fatti e dai detti della S. Scrittura. Fatti sono la tentazione di Eva, di Giob, di Giuda e dello stesso N.S.G.Cr. Detti p. es. S. Paolo: Induite vos armaturam Dei, ut possitis stare adversus insidias diaboli...; S. Pietro: Sobrii estote... quia adversarius... — Come gli uomini cattivi possono tentare gli altri uomini; lo possono fare i demoni, che sono creature anche intelli­genti e di natura più perfetta, e lo vogliono per odio a Dio ed all'uomo.
I dementi non possono tentare directe costringendo l'umana vo­lontà a peccare; ma solamente indirecte, cioè facendo qualche cosa per cui la volontà umana sia sollecitata al peccato. E ciò in due modi: per un'azione estrinseca, come fece con Eva e con N. S. G. C. che solamente a questo modo poterono essere tentati perché mancando del peccato originale non avevano alcun disordine nell'appetito sensitivo (V. Peyretti l.c.) o con un'azione interna, producendo certi movimenti negli organi corporei, per cui si eccitino cattivi fantasmi e moti disordinati.
Il Signore come permette nella Sua Div. Provvidenza le tentazioni degli uomini verso gli altri, così può permettere che i demonii tentino gli uomini, e ciò pel maggior bene loro, mai oltre le nostre forze; S. Paolo: Deus non patitur nos tentari supra id quod possumus, sed facit etiam cum tentatione proventum. Frattanto 1) ci avverte — 2) ci esorta — e 3) ci sostiene colla sua grazia e specialmente col darci gli Angeli Custodi.
Gli uomini per vincere le tentazioni devono vivere 1) vigilanti a scoprire e fuggire le insidie del demonio; 2) non esporsi alle occasioni pericolose; e 3) con prontezza, umiltà e fiducia invocare l'aiuto di Dio e raccomandarsi al patrocinio della SS. Vergine, dell'Angelo Custode e dei Santi. — La S. Chiesa ci esorta a ciò fare nelle litanie dei Santi: Ab insidiis diaboli libera nos Domine.
Nelle preghiere prescritte da Leone XIII dopo la S. Messa: S. Mi-chael Arcangele..., e nella bella Orazione che ci fa recitare ogni giorno alla Compieta: Visita , quaesumus...
Secondo il Suarez: communiter receptum est, Angelum malum, Deo permittente, cuilibet homini a Lucifero deputari : quod fundatur in Scriptura, et a pluribus Patribus expresse asseritur (V. Chouppe — De Angelis).
Pensano i Teologi che Lucifero sia stato il principe della ribellione;
egli dell'Ordine dei Serafini, trasse seco gran numero di altri Angeli dei varii cori. Esso è detto nella S. Scrittura diavolo, che vuol dire calun­niatore, impostore; satana cioè avversario; dragone. A restaurare que­sta rovina sono destinati gli uomini, i quali secondo i loro meriti saran-
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no assunti ai migliori seggi lasciati vuoti. Non però tutti riceveranno i posti degli Angeli, ma quelli che si saranno fatti più santi ed avranno maggiormente zelato la gloria di Dio, come i missionarii. È quindi ben conveniente sacrificare le misere comodità del presente fugace tempo per meritarsi tanta più gloria. Riflettessero a questa verità quelli che di­cono non essere il caso di lasciare patria ecc. per incontrare tanti sacrifizii, come S. Franc. Zaverio, il B. Pietro Chanel. Fede e coraggio, carissimi, e diciamo: Tanto è il bene che aspetto, che ogni pena mi è dilet­to (S. Franc. d'Ass.).
P.P. Albertone, quad. VII, 161-162; 166- 167
Conferenza del 21 (?) Ottobre 1916
Noi facciamo tutto quello che possiamo di qui, e i nostri soldati fanno an­che tutto quel che possono con la benedizione del Signore per tirarsi la bene­volenza dei loro superiori. Avete letto... D. Cavallo fa scuola di Inglese al Ca­postazione ed intanto fa scuola di religione al figlio; si serve di tutto, vedete? E D. Mauro vedete come gli vogliono bene! e ... (i Borello) fanno un po' da vi­sitatori apostolici. D. Maletto crede già di aver fatto molto perché ha scritto dopo otto giorni. D. Cavallo, allegro, dice Messa all'Ospedale, una decina di Comunioni, alla sera Rosario e un po' di predica, ma dice che la sua mente ha paura che si esaurisca e manda a chiamare libro, materia... Così conservano lo spirito... ma! preghiamo!
C'è un colonnello dei Carabinieri che mi diceva: purché tanti sacerdoti e chierici che sono adesso sotto le armi conservino poi la loro vocazione, il loro spirito... Quando vedo questi poveri sacerdoti obbligati a vestire la divisa mili­tare, quanto mi fa pena! Perché io penso che siamo tanto orgogliosi noi di portare questo abito militare quanto devono essere orgogliosi loro di essere vestiti del loro abito... e quindi quanto devono sentire dolore di esserne svesti­ti! Eppure devono farsi vedere esternamente contenti! Quanto devono sentirsi contenti questi poveri sacerdoti di rimettersi il loro abito! e andava dicendo:
purché ritornino con il loro spirito! Purché non prendano della polvere del mondo e non ritornino che non siano più quelli di prima! Ed io ho detto: Ah, è appunto per questo la paura che hanno i loro superiori! Però ringraziando Dio speriamo che i nostri non perderanno il loro spirito e se dovremo fare un po' di bucato non sarà una quarantena! Perché più o meno sono in compagnia e si aiutano vicendevolmente! E poi preghiamo sempre e procuriamo di invia­re loro di qui tutti gli aiuti necessari, e possibili. E speriamo che ritornino sa­cerdoti e religiosi! È questo l'augurio che ci facciamo...
E aggiungeva: vi sono alcuni che stanno lì... non sanno vivere, hanno paura di essere conosciuti ! — Sarebbe meglio che facessero apertamente il lo­ro dovere; e allora sarebbero più stimati... non è necessario che disputino, ma a tempo e luogo una parola! o almeno col contegno potrebbero già fare mol­to! — «Capirà, ho detto, che non tutti sono perfetti... e l'educazione del semi­nario non in tutti ha...».
Vedete? Un secolare che sapeva apprezzare l'abito sacerdotale e desidera­va che fosse apprezzato da tutti quelli che dovrebbero apprezzarlo! Sapete, l'abito dei cappellani militari è Mons. Castrense che l'ha ordinato, e fu il Ge­neralissimo Cadorna che ha voluto che avessero l'abito affinchè chi vuol ser­virsene, chi vuol servirsi del loro ministero senta che non sono soldati come gli altri, abbiano più stima e più contegno; e certo la massoneria se l'ha avuta amara... ma lui l'ha fatto per bene comune.
Domani comincia la novena di tutti i santi, facciamola in modo particola­re, perché righino diritto tanti poveri chierici e sacerdoti che sono sotto le ar­mi; che il Signore conceda loro la grazia di non perdere il loro spirito. Affin­chè conservino il loro spirito, anzi lo aumentino. Affinchè non abbiano a piangere i superiori quando siano di ritorno. Che non li trovino poi freddi, in­differenti; che non siano più caldi com'erano quando sono andati! Ah! c'è molto da temere che quando ritorneranno porteranno molta scoria... fosse so­lo un po' di polvere! ma pece! Facciamo così questa novena! raccomandiamo a tutti i santi tutti i preti, religiosi, preghiamo per tutti i militari... e prendiamo per patroni tutti i santi specialmente quelli che furono militari, S. Martino, S. Fabrizio, S. Secondo ... i martiri della legione Tebea, tutti i soldati insomma, invochiamoli in modo particolare. E poi tutti i santi del Paradiso per ottenere questa grazia. E otterremo certamente... e se i sacerdoti saranno tutti secondo il loro spirito, accelereranno la pace... perché perditio tua ex te est. Se il Signo­re ci castiga con tanto rigore è anche perché... il Signore tollera i peccati dei secolari,ma quelli dei sacerdoti...in certi tempi si poteva proprio dire che era­no i peccati del clero che attiravano le maledizioni di Dio...,ora però possiamo dire che dei peccati ne avevamo tutti... ma se il clero si mettesse d'impegno a tenere il suo posto, accelererebbe la pace. Fa così male sentire che certuni non stanno all'altezza del loro stato; che non si vive di fede!.. Basta, alziam gli occhi durante questa novena, vediamo tanti santi che ci fanno coraggio; ingens multitudo.. nos expectat! loro sono sicuri, ma tuttavia sono solleciti di noi, e son ansiosi di poterci aiutare, affinchè ci possiamo santificare, e arrivare con loro. La carità c'è sempre anche in Paradiso: charitas manet, sia verso di noi che vorrebbero vedere al sicuro e lodare N. Signore per sempre con loro, sia anche per far piacere a N. Signore. Affinchè il Signore sia glorificato da un maggior numero di individui... Vedono tante sedie vuote e aspettano che an­diamo a occuparle; fa pena anche a noi vedere qui tante sedie vuote, qui den­tro vorremmo che ci fossero tutti!... Così è anche per loro. Questo per l'amore che hanno verso di noi, e principalmente verso N. Signore. Sebbene il Signore sia felice in sé, tuttavia ha desiderio di ricevere da noi la gloria accidentale... Bisogna pregare tutti i santi, che ci ottengano spirito del Signore, pregarli tut­ti, non solo i santi del martirologio.
Vidi turbam magnam, quam dinumerare nemo poterat... dice S. Giovan­ni nell'Apocalisse... ho visto una turba, turbam, già una turba! una turba di gente! e poi magnam, una turba magna! e poi ancora: quam dinumerare nemo poterat! Bisogna che ci raccomandiamo massime a quelli che sono meno ricor­dati! Vi piace tanto la divozione alle anime del purgatorio, quelle che sono più dimenticate, più abbandonate... C'era una persona che veniva e diceva: Una messa per l'anima del purgatorio più abbandonata...! In Paradiso sarà rico­noscente quell'anima verso quella persona che forse non conosce neppure, cioè conosce in Dio, ma si interesserà solo per me quell'anima che ho salvata io dal purgatorio. E così noi preghiamo i santi più abbandonati da tutti; li in­vochiamo già benissimo in generale: omnes sancti et sanctae Dei, ma non c'è nulla di particolare; quelli che hanno la festa in particolare, là! ma e quelli che non l'hanno? Il padre, la madre, e ... sono santi, perché per esserlo basta esse­re in paradiso... così un conoscente, questo e quello!... Alle volte a me veniva questo: di celebrare la Messa per quelli che hanno cooperato alla mia vestizio­ne chiericale. Quella buona vecchierella... e tanti altri che non ricordo!... Così quelli che non hanno tanto da intercedere, intercedono di più per noi, a nostro modo di ragionare... ma c'è anche della verità... S. Francesco Zaverio, quanti ricorrono a S. Francesco Zaverio! Lo pregate tutte le sere! A S. Tommaso quanti ricorrono per ottenere un po' di sapienza! E così hanno già tanto da fa­re! ma quelli che sappiamo sono morti bene, che dubbio c'è che siano in Para­diso? E poi anche qualcuno di loro proponiamoci di imitarlo. Ora abbiamo addirittura una esposizione di virtù! Ebbene devo proporre di imitarli tutti? No, voglio invece imitare quello che è stato più umile, più silenzioso...sapete che ce n'è uno che è stato quarant'anni in silenzio, e fu chiamato persin S. Giov. Silenziario. Ma io non voglio che siate così; quella era un romito, voi no! voglio che parliate a tempo e luogo. Insomma bisogna cercare di imitare le loro virtù. Quando cantate il Placare... ah! è così bello! guardate di capirlo!
Questa sera voglio dirvi una parola.. riguardo... non degli Angeli Custo­di; degli Angeli Custodi quest'anno non ve ne ho ancora parlato... tuttavia stassera non vi parlo degli Angeli Custodi, vi voglio parlare riguardo ai demonii. Vedete che cosa dice il Suarez dei demonii: communiter recepta est sententia, juxta Suarez, communiter recepta, dice... «Angelum malignum, Deo permittente, cuilibet homini a lucifero deputar!» questo non è di fede, ma è sen­tenza communiter recepta, come dice il Suarez. Qualche volta ci dimentichia­mo di avere il demonio che ci circonda quaerens quem devoret! Questa senten­za è fondata, dice, in Scriptura, et a pluribus Patribus expresse asseritur. Per­ché ce n'è una turba di demonii. Si fa questione se siano stati di più i posti vuoti che quelli rimasti occupati dagli angeli o se siano di più i prevaricati. Il Signore non ce l'ha detto; ma ha voluto dare a noi i loro posti; e ci basta. Tut­tavia si fa questa questione, e certo sono i demoni una gran turba. E sono tutti all'ordine di Lucifero, che probabilmente si tiene che fosse uno dei Serafini.
Ad ogni modo questo pensiero può farci del bene, sapere che tutti abbia­mo vicino a noi un demonio; accanto a noi, abbiamo l'Angelo Custode; e ab­biamo anche un demonio che ci tenta. Ebbene che cosa fa il diavolo accanto a noi? Quello che fa l'Angelo Custode, in senso inverso. Come gli Angeli hanno con noi relazione di amore e di sollecitudine, così i demonii hanno con noi re­lazione di odio, e fanno tutto quello che possono per nuocerci. Da una parte abbiamo un Angelo buono e dall'altra uno cattivo. Come gli Angeli buoni ci assistono, i cattivi ci infestano. E ci infestano sia moralmente, sia fisicamente. L'infestazione morale chiamasi tentazione, quella del corpo chiamasi osses­sione. Lasciamo per adesso l'ossessione; parliamo della tentazione del diavo­lo.
L'infestazione adunque del demonio riguardo all'anima che cosa sarà? È il complesso di quegli atti con cui il demonio si sforza di nuocere agli uomini riguardo all'anima, nelle cose che riguardano l'anima. Cioè di indurli a pecca­re, e impedir loro il conseguimento della beatitudine eterna. Questo, che i de­moni possono tentarci, è dottrina cattolica, si fonda sulla S. Scrittura, nella Tradizione, e sulla ragione teologica.
Nella S. Scrittura si parla della tentazione di Eva, di Giobbe, di Giuda. Intravit diabolus... E lo stesso N. Signore Gesù fu tentato dal diavolo nel de­serto. Ductus est a spiritu in deserto ut tentaretur a diabulo. E la S. Scrittura ne parla chiaro. Dunque è certo che permettendolo il Signore, il diavolo ci ten­ta per farci cadere, e per fare dispetto al Signore. E lo fa per odio verso il Signore, e verso di noi, per averci compagni nella sua dannazione. Hanno odio contro di noi, e ci vogliono fare fedifraghi verso il Signore come loro: in eandem damnationem! Hanno piacere di vederci loro compagni di sventura, per­ché sono cattivi. Dunque la S. Scrittura parla delle tentazioni. E S. Paolo dice: Ut possitis stare adversus insidias diaboli. E S. Pietro: Sobri estote e vigilate, quia adversarius vester diabolus...
E poi vi è anche la ragion teologica, che dice questo: perché se con tenta­zione naturale, ci tentano anche i cattivi uomini, perché non lo potranno i de­moni? I demoni sono superiori agli uomini. Possono dunque tentarci, ma in che modo possono tentarci e in che? Possono farci fare peccati? No! Il diavo­lo non può mai tanto da indurci, da farci fare il peccato. Se non voglio fare il peccato, può farlo lui, ma non sono più io che lo faccio. Lui mi ha tentato, ma se io non volevo, non facevo il peccato. Non possono mai nulla contro di noi, nel senso di costrizione, di costringerci. Mai, mai. Possono indurci al peccato? Sì, in due modi; uno con occasioni esterne a noi, l'altro con tentazioni interne. Per es. proponendoci una cosa cattiva e persuadendoci a farla. Come con Eva. Si è fatto vedere, e le ha detto: Perché non mangi del frutto vietato? — Il diavolo qui ha proposto esternamente. Ma non ha costretto a fare il peccato; il peccato l'ha fatto Eva. Ha posto solo un'azione esterna per spingere a dare il consenso.
Il demonio poi ci induce anche con tentazioni interne, mettendo nella no­stra testa dei pensieri e nel nostro corpo dei movimenti per indurci, e questo avviene specialmente contro la santa purità. Il demonio così ci espone indiret­tamente al peccato; servendosi cioè del nostro corpo. Ma tuttavia il demonio anche con questo non ci obbliga mai al peccato; il demonio faccia pure, ma la mia volontà è sempre in mano nostra. E se noi non avessimo voluto il demo­nio non avrebbe potuto fare nulla contro la nostra volontà. Internamente, adunque, contro la nostra volontà non può fare nulla. In nostro Signore il de­monio poteva solo esternamente, e permettendolo il Signore, perché siccome il Signore non aveva il peccato originale il suo interno era tranquillo; e il diavolo non poteva servirsene, non poteva così nulla. Non poteva mettere nulla nel corpo, ma poteva solo esternamente, e così anche in Eva quando era in stato di grazia, di innocenza. In noi invece il demonio può sia internamente, sia esternamente, per lo squiliibrio che esiste in noi dopo il peccato. E questa è dottrina vera, dottrina della Chiesa, a riguardo delle tentazioni.
E come va che il Signore permette che siamo tentati dal diavolo? E ... co­me possiamo esserlo da cattivi uomini così è facile che possiamo esserlo anche dal diavolo.
Ma se il Signore lo permette, 1° ci avverte prima; non lo fa a nostra insaputa; 2°, ci sostiene durante le tentazioni; e S. Paolo dice: non patietur vos tentari plusquam potestis, sed faciet de tentatione proventum ut possitis sustinere. Anzi, trarrà dalla tentazione provento per noi, se lo permette, lo permet­te per nostro maggior bene. Ma non permette mai che siamo tentati sopra le nostre forze, — «Ma, io son troppo tentato»! Non è vero; il Signore ti dà la grazia! sei tu che non dimandi, non ricorri al Signore. E questa è per noi gran­de consolazione; che se il Signore permette che siamo tentati, tuttavia ci sostie­ne in essa affinchè siamo vincitori. Ci sostiene, e inoltre ci da ancora un Ange­lo buono che ci aiuta e ci assiste contro i demonii.
Il Signore fa queste tre cose affinchè non cadiamo; e noi che cosa dobbia­mo fare?
Primo, bisogna che noi siamo vigilanti secondo quello che dice S. Pietro:
vigilate quia adversarius vester diabolus tamquam leo rugiens circuit quaerens quem devoret! Seconda cosa non bisogna mettersi, esporsi al pericolo: se non volete ballare, non andate al ballo! Eh, se andate al ballo... ballate certamen­te! Terza cosa poi bisogna ricorrere al Signore nelle tentazioni; il Signore per­mette le tentazioni perché ci facciamo dei meriti, e noi da nostra parte dobbia­mo ricorrere a lui che ci aiuti, e massime dobbiamo non esporci da noi alla tentazione.
Ora vedete in quanto conto la S. Chiesa tiene questa dottrina dei demo­ni, da invitarci tutti i giorni a pregare l'Arcangelo Gabriele (sic) nella S. Mes­sa che ci aiuti contro del diavolo: S. Michael Archangele... imperet illi Deus! E Leone XIII volle che questa preghiera si recitasse in ginocchio, ... così pure la preghiera che fate tutte le sere perché il Signore protegga questa casa: memor esto congregationis tuae... e nell'oremus: che il Signore tenga d'occhio questa congregazione che egli ha sempre posseduto fin da principio. Sei tu, o Signore, che l'hai creata... e poi l'oremus: Visita ... omnes insidias inimici ab ea longe repelle... perché continui ad essere immacolata... e che questo nemi­co sia il demonio, si vede dopo: Angeli tui sancti habitent in ea, qui nos in pa­ce custodiant! ci custodiscano da tutte le insidie del nemico, del diavolo... et benedictio tua sit super nos semper... e la sua benedizione sia sempre sopra di noi... Vedete che bella preghiera è questa con la quale la Chiesa ci fa racco­mandare a Dio la casa materiale, la materiale abitazione, sia nostra, sia dell'Africa, sia su di tutti i nostri cari. Memor esto di questa casa di cui tu sei il padrone fin da principio. Ricordate che la Chiesa parla molto di questa vigi­lanza e di questa lotta contro il demonio; satana vuol dire: avversario; demo­nio vuol dire calunniatore, impostore...
Emissari poi autentici del demonio sono i framassoni, aiutanti del demo­nio; demoni incarnati, un'affiliazione del demonio; incarnazione del demonio; van a cercare il male per il male; vogliono la distruzione di tutto. Oh! se non ci fosse questa gentaglia; e tutta la loro bile [che] hanno contro della reli­gione; ah, si, si, è proprio il demonio che opera colla massoneria, è il demonio incarnato.
Preghiamo adunque e ricordiamoci dell'Angelo Custode; l'idea poi di avere accanto a noi, insieme all'angelo custode anche un demonio ci aiuta a stare attenti e a vigilare. Questo non è di fede, come è di fede che abbiamo un Angelo Custode, «ut unaquaeque anima habeat Angelum deputatum»; ma tuttavia è sentenza comune fra i teologi come dice Suarez. E purtroppo che noi stessi l'abbiamo tante volte sperimentato con tante tentazioni interne ed esterne. Perciò bisogna che vigiliamo fortes in fide... È una battaglia, e biso­gna combattere: nemo coronabitur nisi qui legittime certaverit! Bisogna com­battere, tutti su questa terra hanno da combattere. In paradiso senza lavorare non si può andare, e... quelli che dicono che in Paradiso si può andare senza lavorare tanto!... senza fare tante cose! che basta non avere peccati gravi, e poi che bisogno di farsi santi!... Io non son di quella opinione... Che bisogno, dicono, di uccidersi prima del tempo?! Che bisogno c'è che lasciamo questi paesi, e che andiamo a sconcertare quella brava gente che è là!... — «per me non penso così!».
Diciamo ancora una cosa degli angeli cattivi... che bisogna che noi andia­mo a prendere in Paradiso i loro posti, e bisogna che andiamo a prendere un posto di lucifero o di uno dei principali Angeli, o Arcangeli... e non so più do­ve l'ho letto che in paradiso per quelli che formano la turba, che si trascinano fino in paradiso, se non c'è più posto, un sedile, vanno come nei teatri la turba magna, che va nella platea... Dico questo perché l'ho letto! è una reminiscen­za!... E noi andremo in platea? coi bambini? in mezzo alla turba... con quelli che sono stati anche fino alla fine del mondo in purgatorio, e che vanno in pa­radiso appena entro la porta!... E noi? e noi?... non merita dunque la spesa di fare tutto il nostro possibile, lasciare questo luogo, soffrire qualche cosa per andare poi su, in paradiso? Ah, io penso diverso!
giuseppeallamano.consolata.org