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Scritto da Beato Giuseppe Allamano
6 gennaio 1917
Quad. XII, 29-30
Epifania
L'Erri. Card. Arcivescovo stamane nella Metropolitana teneva
l'Omelia in preparazione alla rinnovazione dei Voti Battesimali, pratica che rimonta a S. Massimo Arcivescovo di
Torino. Cominciò col fatto di S. Gerolamo ben percosso pel suo soverchio amore ai Classici latini...
Ciceronianus es tu.
A quanti cristiani dei nostri tempi potrebbe dirsi che non
sono cristiani, ed offendendosi per tale affermazione, risponderemo che sono bensì cristiani di nome
perché battezzati da bambini, forse ancora cristiani perché conservano alcune pratiche del cristiano,
come della Messa festiva, della Pasqua; ma non si dimostrano veri cristiani praticanti nei pensieri, nelle
parole e nelle loro azioni. Sta scritto: Qui spiritum Christi non habet, hic non est Ejus; — qui loquitur,
quasi sermones Dei; — opera quae facio, ipsa testimonium perhibent de me; — qui confitebitur me coram
hominibus...; qui erubuerit me... Ora quanti dei cristiani odierni si regolano così? Ma io pensava a voi
durante la predica ed applicava a' missionarii tali considerazioni. Siete voi non Ciceroniani, non cristiani,
ma missionari, e veramente aspiranti all'Apostolato? Siete tali cogitatione, verbo et opere? Sono degni di
missionarii i pensieri che nel giorno nutrite nella vostra testa, cioè desideri di farvi santi per rendervi idonei
al presente a cooperare alla salute delle anime infedeli colle vostre sante intenzioni, allontanando dalla vostra mente e
dal vostro cuore ogni peccato, ogni fine non retto e non ruminando cose umane e mondane; empirsi dello
spirito di N. S. G. C. il sensum Christi... E le vostre parole, i vostri discorsi, sono di Dio e di cose che
conducano a Dio? Nelle ricreazioni dovreste sempre parlare di cose spirituali e di studio; invece sovente si
parla di mondo e di nullità...
Quanto alle
opere, esaminatevi sovente come doveste renderne subito conto al Tribunale di Dio. Conchiudiamo interrogandoci
sovente: Son io missionario?
P.P. Albertone,quad. VII, 3-9
Conf. del 6 Gennaio 1916 (sic)
(Ai chierici tutti, e agli studenti)
(Rivolgendosi ai soldati). Se
venivano tutti facevamo una festona, ma non sono venuti tutti...; mettevamo in aria tutta la casa, ma cosa mai! sono solo
pochi, e sono contenti che noi non facciamo nulla... siamo come gli Ebrei in Babilonia, e non possiamo suonare e cantare
cose allegre. Sta a voi tutti affrettare questo giorno colle vostre preghiere. Ma tuttavia festa è sempre
festa, e ... avete già sentito il nostro bravo D. Ferrero stamattina (Sacerdote soldato, che aveva predicato al
mattino), ma c'è qui un pezzo scritto da D. Reffo sull'Epifania, e bisogna che lo leggiamo... Eh, Sales sei buono
a leggerlo?
Ecco qui dice che la stella comparve solo a quei tre lì, ma la voce comune dice che
comparve a tutti, solo che tutti gli altri non ne fecero caso. Fatto sta che sia i sacerdoti, sia quelli di Gerusalemme
non se ne sono curati, e si sarebbero vergognati di vedere un bambino nella stalla, e lì da quel bambino
studiar le virtù.
Questa mattina il Cardinale ha fatto l'omelia in Duomo. Perché qui non si
fa al primo giorno dell'anno la rinnovazione dei voti battesimali, ma si fa all'Epifania, dopo l'omelia del Cardinale,
e questo si fa sino dai tempi di S. Massimo; e diceva: «Un grand'uomo, di molta dottrina, che si chiamava Gerolamo,
S. Girolamo, s'era innamorato talmente dei libri dei classici, dei poeti e scrittori latini, e della lor lingua, che
trovava insulsa la S. Scrittura. E un giorno, cioè una notte, gli apparve un tale che lo battè di santa
ragione, e lui non sapeva darsene la spiegazione. E allora quel tale gli domandò: Chi sei tu? — E S. Gerolamo
rispose: Io sono cristiano! — E l'altro: «No, Ciceronianus es tu! — Non è vero che sei
cristiano, ma sei ciceroniano»... e giù botte da orbo! ciceronianus es tu! Perché trovava tutto
il suo gusto nei libri di Cicerone, invece di studiare la S. Scrittura! E così l'ha battuto finché S.
Girolamo ha chiamato perdono, e poi, quando si è svegliato, ha veduto che era mica un sogno quello, ma era
veramente tutto ammaccato e pesto. E allora sì che si è messo a leggere la S. Scrittura di buona voglia! E
ha subito lasciato i classici e si è messo a leggere la S. Scrittura con spirito e allora ha visto che la S.
Scrittura non era più insulsa.
E voi che studiate i classici guardate di non preferirli alla S.
Scrittura, bisogna studiarli sì, quando e come ve li fanno studiare, ma non trovare noiosa la S. Scrittura
quando ve la fanno studiare. Non bisogna preferire i classici alle lettere di S. Paolo, e se vi trovate poco gusto,
cattivo segno!
Ma diceva il Cardinale, «se a certa gente dei nostri tempi si dovesse fare la domanda:
Tu quis es? — chi sei tu! — quanti dovrebbero rispondere, non ciceroniano, perché ne studian poco,
ma epicureus es tu... tu sei epicureo — E se dicessero: sono cristiano, sono stato battezzato!... Eh, basta avere il
battesimo per essere cristiani? sei cristiano di nome, ma sei anche cristiano di pensieri, di azioni? no! no!
no! vivi come un maomettano, bestemmii il nome del Signore, sei stato battezzato nel nome del Signore, e poi lo bestemmi?
La massima parte dei cristiani lo sono solo di nome, ma non di fatto.
E che cosa è necessario
per essere cristiano? Per essere veramente cristiano è necessario avere le idee di N. Signore, bisogna avere
la lingua che la lingua che parli come N. Signore, quasi sermones Dei, avere le opere veramente cristiane... E
così ha fatto una bellissima omelia su questo, e poi si son fatte le rinnovazioni dei voti battesimali.
Ed io la applico a voi ed a me. Sei tu un missionario della Consolata? E sì! sei sempre lì! sei
sempre nell'Istituto, e anche i nostri cari che sono lontani sono tuttavia sempre dell'Istituto, sono sempre uniti a
noi... sono sempre attaccati all'albero... — ebbene, se ci facessero questa domanda, chi sei tu? — Uno
studente della Consolata! ... questo, sì! ma sei un vero studente, un vero aspirante alle missioni? Sei sempre qui,
ma qui ci sono anche i gatti, che abitano qui nell'Istituto!... Basta essere qui per essere un aspirante alle
missioni? No! non basta; neppure insuperbirsene!
Il N. Venerabile diceva ai sacerdoti del Convitto che
andando per la città, non facessero niente che fosse disdicevole a un sacerdote, perché vi so dire che vi
conoscono: sanno che siete del Convitto di S. Francesco! Se è un prete di campagna, e via! ma se è uno di
voi, uno del convitto si scandalizzano, che un Padre di S. Francesco abbia quello spirito! E certo la gente doveva
scandalizzarsi, perché era sotto un santo, un sant'uomo come D. Cafasso, quantunque lui non volesse dire
quello!
Per voi non basta interrogare se siete cristiani, ma se siete veri aspiranti alle missioni,
perché avete delle obbligazioni maggiori; perché se i cristiani debbono avere lo spirito di N. Signore,
perché se non hanno lo spirito di N. Signore, non gli appartengono, hic non est eius, non è neppure
cristiano, si quis non habet spiritum Christi, hic non est eius! non è più dei discepoli di N. Signore,
e voi tanto più dovete avere lo spirito di N. Signore per le obbligazioni maggiori che avete, di perfezionarvi,
come aspiranti alle missioni.
E così se uno vi chiama: sei cristiano? — dovete offendervi! Sono
missionario! — come se uno interrogasse me: sei cristiano? Come! Sono sacerdote, non solo cristiano! e la
troverei un'offesa! Perché l'essere sacerdote aggiunge molto. Così pure voi, non solo dovete avere lo
spirito di N. Signore; ma dovete avere i pensieri, le parole, le azioni di N. Signore. Voi dovete essere missionari
nella testa, nella bocca e nel cuore. Pensateci! Queste camere, questi ambienti sono pei missionari, tutta Torino
è pei cristiani, qui invece solo pei missionari, e perciò chi non ha l'intenzione di esserlo e di usare
tutti i mezzi per riuscire bene non deve stare qui.
Dobbiamo fare di tanto in tanto come S. Bernardo
nell'eremo: Bernarde, ad quid venisti? O Bernardo, per qual motivo sei qui? per godere? oh no! Massime lui che era
trappista, non era andato là per godere! Ma per fare penitenza, col digiuno, cilicio e lavoro. Sei venuto qui
per farti santo, un santo monaco, e non solo un santo qualunque.
Perciò non solo non devo essere un
epicureo, ma neppure non mi basta essere cristiano, ma missionario; e devo avere questa intenzione, e non basta volerlo,
ma devo averne lo spirito. Qui spiritum Christi, di apostolo, del redentore, se non abbiamo questo spirito di farci
santi a questo modo, hic non est eius. Saremo ombre, ma non veri missionari. Adunque, quali debbono essere i pensieri
di un missionario: posso avere qualunque pensiero? No, ma devo avere il pensiero di salvare tante anime, di mandarle
in paradiso col battesimo come P. Ciravegna che ne ha battezzato 600 all'Ospedale.
E così anche
i nostri hanno fatto gli apostoli coll'andare a salvare tante anime in quegli ospedali: quanto bene hanno fatto! E anche
voi in questi ospedali di qui, quanto bene potete fare solamente col buon esempio! pregando per quei poveri infelici
che bestemmiano e che parlan male!
I nostri missionari laggiù sono tanto apprezzati, e invece qui, in
certi posti di qui sono tanto maltrattati, ingiurati! Ma voi, potete essere missionari in ispirito anche così!
Il Signore vuol cavare del bene anche dal male. Mentre sarete obbligati a stare in mezzo a questo mondo cattivo, il
Signore vi farà rafforzare tanto più nella vostra vocazione, e poi potrete fare anche del bene:
basta il contegno stesso!
Ma venendo a noi; i nostri pensieri sono veramente tutti degni dei
missionari; studio di buona voglia, senza perdere tempo, mentre che questo mi servirà a salvare le anime.
Costi quel che vuole, è mio dovere di studiare... Ma perdo niente di tempo? Così non essere prepotenti,
ma lasciarci formare,... tutto questo produce tutto frutto di anime. Il Sacerdote non è solo fatto per sé,
ma anche per gli altri, e tanto più il missionario, deve essere veramente per le anime. E perciò
dobbiam dire come S. Francesco: da mihi animas, coetera tolle! questo!
Quest'oggi il nostro esame deve
essere questo: N. Signore venendo su questo mondo ha portato la grazia, e noi siamo i mezzi, gli strumenti di N.
Signore per introdurre la fede tra i gentili, per chiamarli in seno alla Chiesa e farli cristiani. E perciò
saremo missionari, studenti, solo di nome? No, io voglio essere un missionario vero, di sostanza. Voglio farmi santo,
dotto, per le missioni, per essere un buon missionario, un S. Francesco: voglio salire in questo più che posso:
questi sono i pensieri che dobbiamo avere... ad quid venisti? Joseph, Paule, Jacobe, ad quid venisti? eh, più
o meno a studiare, ecc.? — No, no, no! Bisogna pensarci che qui dentro si deve essere solo colla mira, coll'idea di
farsi un buon missionario e di salvare molte anime.
E nelle parole? Se i cristiani devono già avere
delle parole degne di loro, si quis loquitur, quasi sermones Dei, in modo che le parole di Nostro Signore dovremmo poterle
sempre sentire in bocca di un cristiano, e le nostre? Fa così pena sentire certi cristiani che parlano
così...! oh, che fa pena. Fosse un turco parlerebbe lo stesso.
Un giorno si parlava di un soldato
valdese, di un superiore, che era più contegnoso di altri cristiani, parla meglio e pretende dai suoi soldati che
facciano il loro dovere, e guai se li sente a bestemmiare, e fa più che non certi cristiani! e si
avvicinava un giorno di festa, e ha detto: ricordatevi che è poi festa, e c'è il dovere di santificarla,
bisogna andare alla Messa. Oh, possibile! Un valdese! Se fosse stato un altro cristiano sarebbe andato contro...
Bisogna che i nostri discorsi siano un po' sugosi, si fanno alle volte dei discorsi che hanno né senso
né coda! Facciamo di questo un sacrificio per le anime. Mi ricordo che quando ero in seminario, lo dicevamo
tra di noi, c'era il Mons... Vesc. di Casale, quello che fu poi vescovo di Novara, quello di Genova, e lo dicevamo:
quando si parla insieme nessuno osa fare il primo! Si tengono tutti discorsi proprio insulsi, e se uno osa mettere
fuori discorsi un po' religiosi, lo guardano tutti stupiti: «Guarda che vuol insegnare»! — Eppure
c'era il Can. Soldati e Mons. Gastaldi che parlavano sempre di pietà anche in ricreazione, e non si dicevan
storie! E noi anche che siamo qui, dobbiamo parlare di cose utili, non di cose scipite... non parlare di mio padre, dei
miei parenti ecc... parlate per aiutarvi!...
Quando vedete uno che è un po' deboluccio nella scuola;
certo non si deve dire: «L'hai poi capito quello che ha spiegato il professore?» no, perché
offende il compagno; ma si può dire «questa mattina ho trovata un po' difficile la spiegazione, se vuoi
diamo una ripassatina, rivediamo un momento insieme!», non far vedere che l'aiutiamo per non umiliare il
compagno. Facendoci ignorante con gli ignoranti... per carità! Oppure: stamattina la meditazione... non ricordo il
soggetto* come l'hai svolta? Che pensieri ti sono venuti in testa? È così, alle volte nessuno osa
cominciare... tutti sarebbero contenti...! Fate così: non solo discorsi degni di cristiani, ma di
missionarii.
O le opere? Non bastano opere da buon cristiano, ma opere da buon missionario: se un
cristiano deve ubbidire, tanto più deve essere obbediente un missionario! Se un cristiano non deve cercare tutte le
comodità, tanto più non deve cercarle un missionario, ma contentarsi del puro necessario, e se
ritardano un momento a suonare la campana del mezzodì non deve essere impaziente, ma continuare a
studiare senza pensarci, tranquillamente senza idea di avere appetito; così che s'impara a venire
missionarii. Non è che adesso dobbiate usare strapazzi senza l'ubbidienza, ma se dovete venire missionari bisogna
usare i mezzi, che sono di abituarsi fin d'ora alle privazioni. Quando sarete in Africa che dovrete dormire per terra,
nelle carovane, o sotto la tenda... sotto la tenda, P. Ciravegna avrà mica il letto tanto molle...! eppure dopo
tanto tempo che è lì dorme ancora sotto la tenda. E credete che abbia un letto come il vostro? Oh!
c'è qualche cosa, e basta! Bisogna imparare fin d'ora... alle volte ci sarà da dormire per terra e si
alzeranno colle ossa indolenzite! Bisogna avvezzarsi: e voglio mica che facciate tutto adesso: ma prima di partire per
l'Africa cominciano ad avvezzarsi! Mons. Perlo un anno prima di partire per l'Africa, ha cominciato a mangiare senza
bere; non dico vino, s'intende questo; in Africa non ce n'è; ma senza bere anche acqua; e diceva che lo
faceva per abituarsi, perché non sapeva se dell'acqua avrebbe sempre potuto trovarne. E così adesso
non trova nessuna difficoltà, perché ha provato tutto; non voglio che facciate senza ubbidienza, ma invece
di due o tre bicchieri d'acqua, accontentatevi di uno. E invece di fare una smorfia, accontentatevi. Ecco sono tutte
cose che si ripetono. Volete essere missionari gaudenti? No!
Vedete come adesso il governo ha ridotto l'uso
della carne!... E il pane! Come l'ha ridotto ai soldati! L'altra sera ce n'ha portata una pagnotta a casa, ma non
è mica bianco come il vostro! Così qualche volta starete senza fare merenda! È così! il
governo non li mantiene mica...! Bisogna che impariate a fare sacrifizi! La colazione è solo un aiuto per arrivare
al pranzo: non bisogna scambiare la colazione col pranzo e colla cena, e così la cena deve essere modica:
altrimenti si fanno tutta la notte dei sogni spaventosi e al mattino vi alzate stanchi come S. Girolamo quando era stato
battuto dal demonio! Mons. Gastaldi diceva che la gioventù in generale mangia sempre più di quello che ha
bisogno. Non dico che non mangiate: ma per esempio, ai soldati danno cinque noci per colazione, e non mica delle
più belle, erano noci che facevan pietà! Li ho visti a fare gli esercizi: poveretti, facevano pietà;
mettevano le mani in tasca pel freddo... e dopo di aver mangiato poche noci per colazione. O due pomi, di quelli che noi
getteremmo via! due pomi piccoli o uno uh po' più grosso! E poi per la minestra si può dire che contano i
cucchiai! Si direbbe: almeno i soldati! eppure no! due volte sole alla settimana hanno la carne. E certo non
posson mica nutrirsi a sufficienza! Voi non dico mica di non mangiare, ma ringraziare il Signore disposti a fare qualche
sacrifizio qualche volta! Bisogna mangiare per vivere e non vivere per mangiare.
Fate un po' di esame
su questo: non voglio, essere un ciceroniano, ma essere un cristiano di fatto e non solo di nome; anzi un missionario
di fatto e non solo di nome. Bisogna che fin d'ora acquistiate le virtù, se no non avete più tempo.
E... faccio sempre come S. Giovanni evangelista: era già vecchio e dovevano portarlo nelle adunanze:
e i discepoli volevano che dicesse loro qualche cosa, e lui diceva sempre: Figliolini miei, amatevi l'un l'altro. E
sempre quello, e tutte le volte sempre così! e allora i cristiani glielo hanno detto: ma possibile che tu
non abbia più altro da dirci? e lui ha risposto: «se farete questo, questo basta! questo è il precetto
del Signore, e se osserverete questo: si hoc fiat, hoc sufficit!».
In sintesi, se quest'oggi avessimo
ricavato a sempre battere per divenire buoni missionari avremmo fatto molto; perché quest'oggi è la festa
dei missionari e dobbiamo rinnovare il proposito di usare tutti i mezzi per farci veramente buoni missionari.
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Creato: Martedì, 13 Giugno 2006 10:35
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Pubblicato: Lunedì, 12 Giugno 2006 23:00