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Scritto da Beato
Giuseppe Allamano
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bsp; &nbs
p; 7 gennaio 1917
Quad. XII, 31
Magnificat
(7 Genn. 1917)
Il cantico del Magnificat, scrive il P. Didon (Vita di N. S.G.C.}, sorpassa ogni capacità
umana...; è il più splendido grido di letizia che sia uscito da petto umano... Maria
SS. non pensa che alla propria bassezza, e non si
esalta che in Dio. Predice la sua gloria, ma in ciò non vede che il trionfo di Dio. — Adolfo Celimi
(Scuole Catt. di Milano, 1 Nov. 1916): Il Concetto principale dell'Inno consiste nella sovranità assoluta di
Dio, e nella nullità ed essenziale dipendenza di ogni essere creato da lui. Ciò è il fondamento di
tutta la morale evangelica: Dio è tutto, l'uomo è niente; ma questo niente può diventare qualche
cosa, inabissandosi nella sua nichilità, bramoso solamente e sommamente di glorificare Dio in tutto e
sempre.
Cornelio a Lapide distingue l'Inno in tre parti. La Iª dal v. 46 al 49; la 2ª dal 50 al
53; la 3 ª dal 54 al 55.
Maria SS.
prende i concetti e le espressioni di donne ebree, e li allarga e trasforma.
Nella prima parte loda i
benefìci conferiti da Dio a Lei sola, specialmente la Divina Maternità. Nella seconda loda i benefica
elargiti agli uomini lungo i secoli: a progenie in progenies,
prima Ebrei poi Gentili. Nella terza torna al benefìzio sovrano della Redenzione. (V. lettura e spiegazione
letterale presso il Martini e l'A Lapide).
La S. Chiesa lo fa recitare e sovente cantare ogni giorno; facciamolo collo spirito ed entusiasmo della SS.
Vergine.
P.P. Albertone,
quad. VII, 10-14
Conf. del 7 Gennaio 1917
(Ai soldati) — Il Signore vede le cose da lontano, e sa rivolgere tutto in bene: nel Signore chi si
confida, col Signor risorgerà! Bisogna mettere tutte le nostre speranze in Lui. (Questa frase si riferisce al fatto
che i soldati non avevano potuto avere le ordinazioni in base ai decreti pontifici ed erano un po' scoraggiati nel
timore di passare alla fanteria).
Stamattina c'è stata in S. Filippo la consacrazione dei soldati al
S. Cuore di Gesù. E c'è stato anche il Cardinale. Ed è uscito sull'ordine del giorno
l'invito: cominciano a farsi un po' più cristiani. Così hanno fatto a Venezia: c'è stata una
grande adunanza in S. Marco, gremita di soldati, coll'intervento di tutte le autorità civili e militari, con un
voto di ringraziamento, di fabbricare una chiesa, come i dogi antichi avevano fatta fabbricare quella della salute, e fu
stabilito il luogo con grande solennità.
Anche noi abbiamo fatto un voto alla Consolata, di fare una
lapide... noi siamo noi, sono delle buone persone... Si vede un po' di risveglio... Si sente da tutti il bisogno di una
finitiva e speriamo che verrà. Speriamo nella Madonna, è il rifugio di tutte le nostre miserie, è la
speranza dei disperati... di tutti i disperati: non si può più dare alla Madonna altro titolo
più di questo di speranza dei disperati.
Una volta vi ho fatto considerare la bellezza dell'Ave
Maria, e della Salve Regina, che è come una supplica; quando si fa una supplica al Re perché si ha bisogno
di denaro, si fa così come facciamo colla Madonna nella Salve Regina. «Io so che sei buona, che hai
denari, che puoi, ecc...» per commuovere..., e poi si va giù: Eja ergo advocata nostra! E poi alla fine si
conchiude ritornando all'esordio, colle parole di S. Bernardo: O clemens, o pia, o dulcis Virgo Maria! e questo per
ratificare tutta la sostanza, che è che ci conceda tutto quello che c'è dentro.
Vediamo ora
un momento il Magnificat; che è l'inno della Madonna: tutti i giorni si recita, tante volte si canta, e forse
non si considera abbastanza. L'avete cantato tutti i giorni della Novena di Natale, solennemente; questa bella preghiera
bisogna che la consideriamo un tantino e così la reciteremo con più sentimento.
Prima di tutto
questo Magnificat che cosa contiene? Il P. Didon che ha fatto la vita di N. Sig. Gesù Cristo dice che questo
cantico sorpassa ogni capacità umana, che è il più splendido grido di letizia che sia uscito dal
cuore umano. Non pensa che alla propria bassezza e non si celebra che in Dio; predice la sua gloria, ed il concetto
principale consiste nella sovranità assoluta di Dio, e nella nullità ed essenziale dipendenza di ogni
creatura da Dio. Dio è tutto, l'uomo è niente. Ma questo niente può diventare qualche cosa
inabissandosi nella sua nihilità e bramando sia glorificato Iddio in tutto e per sempre. Questo è il
Magnificat.
Secondo il Cornelio a Lapide il Magnificat si divide in tre parti: e potete andarlo ad
esaminare.
S. Elisabetta la proclama solennemente Madre di Dio; «Benedicta tu in mulieribus!» ed
aggiunge quella domanda: et unde hoc mihi ecc. S. Elisabetta ispirata proprio da Dio esclama: e chi son io che la Madre
del Signore venga a me? E beata che hai creduto, perché saranno compite quelle cose che furono a te dette dal
Signore. Beata quae credidisti quoniam perficientur ea quae dieta sunt tibi a Domino.
L'Angelo nel salutarla aveva detto: Ave, gratia plena, Dominus tecum, benedicta tu in mulieribus...; e S.
Elisabetta veduta la Madonna, anch'essa la saluta: benedicta tu in mulieribus, et benedictus fructus ventris tui. E
allora la Madonna ispirata anch'essa da Dio pronunziò quel magnifico inno: Et ait Maria: Magnificat anima mea
Dominum! Et exultavit spiritus meus in Deo salutari meo; quia respexit humilitatem ancillae suae, ecce enim ex hoc
beatam me dicent omnes generationes! Sapete, la traduzione si capisce tanto bene! L'altra la loda, ed essa rivolge tutto
a Dio! Exultavit anima mea in Deo meo: l'anima mia esultò in Dio e non in me! Quia respexit humilitatem ancillae
suae: si chiama serva e dice: il Signore è troppo buono, a guardare alla bassezza della sua serva! E per
questo tutte le età mi chiameranno beata. Quia fecit mihi magna qui potens est, et sanctum nomen eius! Et
misericordia eius a progenie in progenies! E la misericordia di lui, di generazione in generazione, la sua
misericordia, ecco! che fece opera di potenza col suo braccio...
Sicut locutus est... conforme parlò
ai padri nostri: ad Abramo ed ai discendenti di lui per tutti i secoli. E li finisce. Quanti versetti ci sono? Dal 46
al 55, dieci versetti e secondo questo autore si dividono in tre parti. La prima parte va dal versetto 46 al 49, e loda i
benefizi di Dio conferiti a lei sola: Magnificat anima mea Dominum. Et (exultavit anima mea...) (1). Quia respexit
humilitatem ecc., loda dunque il Signore per che cosa? Quia respexit humilitatem ancillae suae... e poi si umilia e dice:
perché ha rivolto il suo sguardo sopra la sua ancella: essa all'annunzio dell'Angelo aveva detto: ecce
ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum! e perciò il Signore guardò la bassezza della sua
serva... e da questo ne viene che tutte le generazioni mi chiameranno beata, e perché? perché fecit mihi
magna qui potens est et sanctum nomen eius! Questi quattro versetti sono adunque per esaltare il Signore di essere
divenuta Madre di Dio, per (lodarlo), esaltarlo dei benefizi conferiti a lei.
Negli altri versetti
parla dei benefizi conferiti agli altri: dal 50 al 53 loda i benefizi elargiti lungo i secoli al popolo eletto, prima, e
poi anche agli altri infedeli, (prima ai giudei e poi agli infedeli), e la misericordia di lui è di
generazione in generazione, non solo sopra i Giudei, ma su tutti quelli che lo temono, et misericordia eius a
progenie in progenies timentibus eum! secondo la promessa fatta ad Abramo, «e nel seme tuo saranno benedette tutte
le genti del mondo» e anche noi, perché la misericordia di lui è sopra tutti quelli che lo temono, non
solo i Giudei, ma anche i gentili, e non solo di quel tempo, ma di tutti i tempi.
Fece opera di potenza col
suo braccio: e qual'è questa cosa? I superbi li umilia e li depone, e gli umili li esalta, e li conduce alla sua
salute, li conduce a salvamento. Esaurientes implevit bonis... ha saturato coloro che avevano fame: qui c'è
il passato per il futuro, è una forma ebraica, e vuol dire: ricolmerà di beni quelli che lo desiderano...
così i nostri novelli convertiti che sono tanto desiderosi della parola di Dio, e a quelli che si credono
già ricchi da niente! In questa parte adunque la Madonna parla dei benefizi fatti dal Signore a tutti quelli che lo
temono, a tutti quelli che sono umili...
Poi vi sono gli ultimi due versetti: (Porse il braccio ad Israele
suo servo, conforme...) Sicut locutus est ad patres nostros: Abraham et semini eius in saecula! Adunque nella seconda
parte ricorda i benefizi di Dio, e sopratutti il benefizio sovrano della redenzione, sia incominciata in se stessa,
nel concepimento di N. Signore, sia quella che compirà poi Nostro Signore; come aveva detto ad Abramo,
così si adempie quest'opera. Così accoglie Israele come suo servo, ricordandosi della sua misericordia.
Questo riguarda alla passata liberazione dall'Egitto, ma può anche riguardare la liberazione dalla
schiavitù del demonio, che avrebbe data N. Signore colla redenzione. Conforme parlò al nostro padre Abramo e
poi a tutti i profeti, che da loro sarebbe nato il Redentore.
Bisogna che procuriamo di meditare questa
magnifica preghiera che serve ad eccitare in noi la devozione alla Madonna, e cerchiamo di fare anche noi come la Madonna;
non nascondere i doni di Dio; se ho un po' d'ingegno, se l'ho, l'ho e non è cosa mia! La Madonna non ha fatto
così: «Non è vero che son Madre di Dio...!». No! è vero , ma io esulterò in Dio e
non in me! Tante volte noi crediamo di avere più di quello che il Signore ci ha dato! ma ammettiamo pure che
abbiamo tante cose: non sono cosa nostra! e così diamone gloria a Dio.
In questo magnifico inno
ci sono molte cose che sono prese degli inni di Giuditta e di Anna, madre di Samuele; essa aveva già sentimenti
simili, tuttavia la Madonna li ha presi, le sono stati ispirati dallo Spirito Santo. Lo Spirito Santo parlava al suo
cuore. Vi sono adunque in questo Magnificat tre divisioni, in cui la Madonna celebra i benefìzi largiti a lei
in particolare, e poi al popolo, e a tutti, e poi conchiude.
Si ha dunque: Magnificat anima mea: nel
testo greco c'è: magnifica l'anima di me: che vuol dire: io. Sono io che magnifico il Signore. Onde il Ven.
Beda, santo, dice: Nullo officio linguae potest explicare, ideo totas animae vires off erre debeo.
Così Alberto Magno sulle parole: Et exultavit... dice che sono come un'eco del Signore che parla entro di
lei, e dice: queste parole sono di Gesù stesso che parla dal seno di Maria mettendo queste parole sulle sue labbra,
e poi le riflette di nuovo in se stesso. Era proprio Nostro Signore che faceva esultare lo spirito di Lei, e le sue parole
si rivolgevan di nuovo a N. Signore.
Quia respexit humilitatem: il Signore ha guardato la bassezza della sua
serva; questa parola humilitatem, non vuol dire la virtù dell'umiltà, ma vuol dire la piccolezza, la
bassezza come è nel greco; ebbe riguardo alla bassezza della sua serva.
Beatam me dicent: è
una vera profezia che sta contro i protestanti; non l'ha detto per superbia; ma in verità, quia fecit mihi magna
qui potens est! Si innalza riferendo tutto al Signore; alla sua potenza, al suo santo nome: loderanno me, dice, come
il capo d'opera di lui. E S. Agostino dice: Magnum fuit ut virgo sine virili semine conciperet filium! [In] secondo
[luogo] dice: magnum fuit ut Patris Verbum, carne sua indutum gestaret utero. Terzo: Magnum fuit, dum se ancillam
confessa est, Matrem faceret Creatoris. S. Agostino era veramente entusiasta di queste cose.
Così dice la Madonna, il Signore è potente ed ha fatto prodigi mirabili, ma ora ha fatto il massimo
dei prodigi, per cui: sanctum nomen eius! Il Signore è la santità in persona: sono espressioni che i
santi le meditavano e le sentivano. La Madonna loda solo il Signore: santo, potente, attribuisce tutto a lui;
lui santo, potente, misericordioso, sempre a lui! la SS. Vergine dilata la misericordia di Dio. E dice che
la misericordia di lui è su tutti quelli che lo temono, Giudei, proseliti, e anche gentili, quelli che si studiano
di piacere a lui.
E andando avanti dice: In brachio suo, vuol dire nella virtù di Dio. Disperse
i pensieri ed i consigli dei potenti; tutti quelli che umiliò per la loro su-
perbia mentre esaltò quelli che erano umili come fece con Ester, Giuditta, che erano umili. Così porse
la mano sua ad Israele che doveva essere il servo suo principalmente.
Il Magnificat come il Benedictus e il
Nunc dimittis terminano sempre parlando delle genti e della redenzione.
Il Magnificat va dal
particolare al generale; la Madonna dai suoi privilegi passa a parlare di quelli fatti a tutti, ed il Benedictus dal
generale va al particolare... ma io non posso naturalmente spiegarlo come il professore di S. Scrittura.
Ad ogni modo dobbiamo recitarla bene, non solo come preghiera in genere, ma anche per esaltare la Madonna,
— se c'è del bene in noi, dobbiamo darlo al Signore, e se ci sono delle miserie, dobbiamo provocare la
sua misericordia. E dobbiamo essere sempre esaurienti e famelici del Signore e della sua grazia. Sono parole della S.
Scrittura, e massime queste che sono del Signore, ispirate alla Madonna. E sono un sacramentale ogni parola. Se non avete
ancora una pratica speciale alla Madonna, prendete questa.
E anche voi (soldati) lassù, quando
siete presi dalla malinconia, pensate a queste cose ... del resto coraggio! queste consolazioni bisogna
sentirle!...
Certo i santi le godevano queste cose! Così quella bella preghiera: Transfige ... quando
si è freddi nel ringraziamento della Comunione, bisogna meditare queste preghiere: «transfige dulcissime
Domine Jesu, medullas et viscera animae meae» ed io aggiungo «et corporis mei...» non solo l'anima, ma
anche il corpo! transfige e va giù; giù! sono preghiere che entrano entro il nostro cuore eccetto che
sia un sasso, come l'altra: Anima Christi..., un poco di queste preghiere ci aiutano a tenerci a posto! Sono
preghiere di santi, e bisogna recitarle adagio e gustarle! come è bello: suavissimo amoris tui vulnero, vera,
ecc... ut liquefiat... sì, liquefiat! non solo languisca, ma si liquefaccia, come se lo facessimo scaldare dobbiamo
guardare che si liquefaccia di amor di Dio! Di queste cose bisogna imbibirsi: qui spiritum Christi habet, le sente queste
cose! Dopo la Comunione, quando si è freddi, e nei momenti di malinconia è lì che bisogna battere!
Come l'altra: O Domina mea... alla Madonna. Bisogna averne una raccolta di queste preghiere e dirle
dopo la Comunione, dirle adagio, e naturalmente goderle! Così anche l'altra: Ad mensam dulcissimi... accedo
tamquam...; è così bello meditarle ogni parola e dirle adagio quando son lì e non so cosa dire. Se il
cuore parla da sé, allora lasciatelo parlare, ma se scappa, si recitano queste preghiere: e così si sta
a pregare N. Signore tutto quello che si può, e quando non si può...!
Facciamo
così.
26
E intanto? Auguriamo presto ritorno (ai soldati)... Quando parti?... e tu?... E ...
vedete, che i giorni, io credo, del vostro esilio non debbano durare più tanto a lungo... non son profeta... ma! Il
Signore vi aiuterà; il Signore vi metterà al sicuro; la Madonna è buona a fare tutto quello che
vuole; fa tante grazie agli altri: sapete, vi ho già detto di quell'operaio che è venuto alla
Consolata! ve lo ho contato... E anche il mio domestico: gli ho detto: «È 24 anni che lavori per la
Consolata e per D. Cafasso... pretendi!» — «se no la Madonna si fa del torto...» ... ed ora
è ritornato; e mi ha scritto una lettera...! È una vera grazia di Dio, con tutte le circostanze...! E
così: il Signore caverà da questo la sua gloria e il bene vostro.
Basta: preghiamo,
supplichiamo, scongiuriamo! Alle volte prego la Madonna: «Avete promesso che nessuno andava soldato, e adesso
guardate! che vi fate torto!» e allora essa dice: «ma sta tranquillo! sono vostra madre, ho le viste
più lunghe e se permetto questo, so anche a cavarne il maggior bene!» e allora si sta zitto! — Bisogna
avere gran confidenza nella Madonna che faccia che duri sol più un mese o due! ... che possa liberare anche costoro
(i nuovi chiamati) che non debbano più andare!...
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Pubblicato: Lunedì, 12 Giugno 2006 23:00