AGLI STUDENTI DEL PICCOLO SEMINARI NOVENA DI S. GIUSEPPE

                   &n bsp;   9 marzo 1917
Quad. di anonimo, 50-53
XXIX.
Avete già fatto il mese di San Giuseppe, domani comincia già la novena. Vuol dire che bisogna intensificare di più quello che si è già fatto lungo il me­se. Coloro che durante il mese hanno già fatto molto, facciano di più in questa novena. Quelli che avessero fatto proprio niente... Non può essere che alcuno di voi abbia passato tutto il giorno senza neppur un pensiero a S. Giuseppe? Questi possono dire che non hanno fatto il mese di S. Giuseppe. Ma adesso quelli che hanno già fatto faccian di più, e quelli che non avessero fatto niente facciano questa novena. Per esempio non si potrebbe dire qualche volta lungo il giorno quella giaculatoria indulgenziata «San Giuseppe, amico del Sacro Cuore di Gesù, pregate per noi» oppure l'altra: «Gesù, Giuseppe e Maria vi dono il cuore e l'anima mia», voi tutti le sapete, ditele; sono giaculatorie, che quando moriremo il prete o qualche buona persona ci metterà in bocca. Voi non avete da assistere le persone moribonde, ma noi le suggeriamo spesso, queste giaculatorie. «Gesù, Giuseppe, Maria...», e quando sono già in agonia «assistetemi in quest'ultima agonia». Bisogna saperle dire in vita, altrimenti non si sapranno poi in punto di morte. Vedete, una volta io assistevo un gio­vane in punto di morte, e gli suggerivo questa giaculatoria; e lui mi diceva «Non la so, non l'ho mai detta» — «Eh, venga dietro di me» e gli dicevo paro­la per parola. Lui ripeteva, ma si vedeva che ci rincresceva di mai averle dette in vita. Prendete l'abitudine di dirle. Sapete quali grazie dà più volentieri S. Giuseppe? Lui è stato sposo della Madonna, padre putativo di N. Signore, quindi può tutto; S. Giuseppe è protettore di tutte le grazie. Non è come gli al­tri Santi che per lo più sono protettori di una sola grazia. S. Apollonia è protettrice per il mal di denti, S. Lucia per le malattie degli occhi; invece S. Giu­seppe è protettore di tutte le grazie. Si capisce su questa terra ha avuto in sua mano il Signore e la Madonna, perciò in Paradiso può tutto verso i suoi devo­ti. La Madonna qui in terra è sempre stata soggetta a S. Giuseppe, e anche in Pa­radiso è propensa a fargli ottenere dal Bambino ciò che vuole. Quindi S. Giuseppe è protettore di tutte le grazie. Ma particolarmente che cosa concede S. Giuseppe ai suoi devoti? Ad una Santa fu rivelato che concede la bella virtù della castità, e da tutte le grazie per resistere alle tentazioni del demonio a que­sto riguardo. Dovete dirgli che vi conservi un cuor puro; quando sentite delle storie, delle goffaggini, oppure esse vi vengono in mente domandatele a lui che ve le mandi via. Se sarete divoti di S. Giuseppe avrete anche questa bella virtù. Se un giovane non ha questa bella virtù è niente. Io vi domando, vi do­mando questo, che l'abbiate tutti con essere divoti di S. Giuseppe. Un religio­so divoto di S. Giuseppe diceva che soffriva neppure tentazioni: questo non è necessario, basta non cadere; ma egli diceva che per protezione speciale di S. Giuseppe, sentiva nessuno stimolo già da due anni, e lo attesta con giuramen­to. E continuò a non sentirne fino alla morte. Come dico non c'è bisogno di non sentir tentazioni, ma quando vengono cacciarle via, dappertutto; anche nel letto: dite: «Dio mi vede, c'è il mio Angelo Custode qui accanto».
Un'altra cosa. S. Giuseppe opera in noi. In questi tempi dobbiamo lavo­rare per vivere; il signore ha detto «Labores manuum tuarum, quia manducabis»: dopo il peccato originale c'è bisogno di lavorare. Ve lo dico, sapete, per­ché c'è bisogno. Mi sono rallegrato quando il Sig. Prefetto mi ha detto che avete tolta la neve, poi so già che avete lavorato per il trasloco. Un segno della vocazione a Missionario è lavorare: non star lì... come tanti fanian; si, per es. tu ti lodo in pubblico, che hai lavorato. Si lavora perché è nostra condizione. Vedete, come ne lodo qualcuno, vorrei scuoterne qualcun altro che si fa tirare. Bisogna prendervi interesse della Comunità, alcuno sta lì in piedi, capiti qua­lunque cosa, come ciechi, camminano per la casa, e trovassero un pezzetto di carta non lo raccolgono; trovano una scopa per traverso e non la mettono per diritto. Altrimenti in Africa capiterà poi questo. Una volta sarà un aratro, un'altra volta un badile, un tridente che non sono a posto, e si lasciano lì alla pioggia, nessuno li ritira, e si guastano.
Siamo membri della Comunità. Vorrei che veniate su con questo spirito di lavoro: Non dire: «Non tocca a me». Tocca a tutti! Che in casa non vi sia mai nessun inconveniente. Certa gente sono così apatici, alcuni li chiamava «La mia quiete!». Vorrei dirvi ancora altre cose, ma per questa sera basta co­sì.
Ricorrete a S. Giuseppe, non solo in questa novena, ma sempre: doman­dategli la virtù della castità ed egli ve la otterrà. Imitatelo nell'attività! si tratta di lavorare; lavoro, attività in tutto, nella lettura in refettorio, non molanciù. A costoro a me verrebbe voglia di dare uno schiaffo. Così che possiate conso­lare un poco anche i vostri superiori, vedete che abbiamo già dei fastidi, abba­stanza. Oh, state tranquilli, sebbene sia lontano, pure mi vengono relazioni di voi più di quello che crediate. E poi il Signore illumina i Superiori, che in una maniera o l'altra vengono a conoscere tutto. Domandate dunque a S. Giusep­pe d'essere attivi. Adesso mancano tanti Sacerdoti, che sono soldati, ma guar­date, il necessario si fa lo stesso. Io dicevo sempre: Se in Torino vi fosse un terzo, anche la metà di meno di Sacerdoti, si andrebbe avanti lo stesso, perché ve ne sono tanti che sono sacerdoti di nome e di carattere, ma pochi di fatto.
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