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Scritto da Beato
Giuseppe Allamano
22 aprile 1917
Quad. XIII,
4
(22 Aprile 1917) Vocazione religiosa
S. Fedele, di cui celebreremo dopo domani la Festa, è per noi
esempio di fedeltà alla S. Vocazione (V. X. p. 25). Fedele di nome e di fatto nel sentire la
vocazione religiosa, seppe assecondarla virilmente, e poi corrispondervi perfettamente; c'insegna come noi
dobbiamo comportarci nella nostra vocazione. Siamo noi stati fedeli e lo siamo tuttora alla chiamata di Dio;
— vi corrispondiamo con tutte le forze?
1. S. Tommaso scrive:
Consilium adolescenti a Domino datum, sic est accipiendum, ac si omnibus ex ore Domini proponeretur (La
perfezione Crist. p. 444). Tutti gli uomini sono invitati all'osservanza dei consigli evangelici: Si vis:
se vuoi. Tutti possono meritarsi la grazia colla preghiera e colle buone opere. Ma per venire realmente
alla pratica di questi consigli è necessaria la vocazione propriamente detta (Bellarmino
l.c.).
La vocazione religiosa è una seria e costante inclinazione alla
vita religiosa per motivo soprannaturale, congiunta all'attitudine a questo stato secondo la qualità
dell'istituto. Non parlando delle vocazioni straordinarie con speciali chiamate, come a S. Paolo, S. Antonio e S. Franc.
d'Assisi. Per accertarsi della vera vocazione, scrive S. Alfonso (vol. IX) bastano tre cose: 1) Buon fine, cioè di
allontanarsi dai pericoli del mondo, di meglio assicurarsi la salute eterna o di stringersi maggiormente con Dio.
Esto fid. p. 61 - 2) Non vi sia impedimento positivo di sanità, di talento ecc. - 3) Accettazione dei Superiori. Ma
per noi: 1) di più, vivo desiderio di salvare anime infedeli con volontà efficace di usarne i mezzi; —
2) secondo il programma; — 3) accettazione con piena conoscenza, quindi apertura di se stesso. S. Filippo
diceva che per conoscere la vocazione ci vogliono: preghiera, tempo (discreto) e consiglio (di persone idonee).
Il non effettuare
la vocazione è peccato? Risponde S. Alfonso, per sé non è peccato, perché N.
S.G.C, non ne ha fatto precetto; tuttavia in pratica di rado va esente da peccato, a cagione dei pericoli, a cui è
esposta la propria eterna salvezza, scegliendo uno stato contro la volontà di Dio (V. La Perf. Crist. p. 450).
Rigetta una grazia di predilezione, es. un
invitato a corte. Prende altra via da quella seminata per lui di grazie, e cammina per quella delle sole grazie
sufficienti, che in pratica non bastano, onde: a grafia
sufficienti libera nos Domine.
Se taluni avendo le debite disposizioni non entrano in Religione, ed entrati,
ritornano al secolo, non è da inferirsi che non avessero la vocazione, ma piuttosto che non vi corrisposero, o che Dio aveva altre mire su di loro, come S.
Camillo de Lellis, Ven. Eimar [= Eymard], S. Gius. Labre.
P.P. Albertone, quad. VII, 34-36
Conf. del 15 (?) Aprile 1917
(Era uscito in questi giorni dall'Istituto un coadiutore professo). Martedì la festa
di S. Fedele, quel bravo cappuccino che avete in cappella a destra della Consolata: S. Fedele, fu fedele di nome e di
fatti. Certi nomi dei santi sono la loro vita e la loro storia, così S. Fedele ha portato bene il suo nome che
fu la vera espressione della sua vita. Sia prima della sua vocazione, sia poi, fu anche fedele a corrispondere esattamente
alla chiamata e alla sua vocazione. Non è il caso di raccontare qui la sua storia che è in sunto nel
breviario. (Un po' di storia del santo). Quando andate al monte dei Cappuccini, c'è la sua statua. E alla Madonna
di campagna quando andate ditelo: vogliamo vedere S. Fedele nell'orto; e vi condurranno a vederlo. Quando era
chierico mi dilettavo di andare a vedere S. Fedele alla Madonna di campagna.
Per intanto bisogna che anche
noi siamo fedeli alla nostra vocazione. Bisogna che facciamo le cose sul serio. Bisogna perciò che giudichiamo
della nostra vocazione secondo criteri giusti. N. Signore ha obbligato a farsi religiosi? Come sacerdoti, siccome
c'è il carattere dell'ordine, bisogna che elegga lui, ma a riguardo dell'essere solamente religiosi è
necessario? S. Tommaso dice chiaro che quella chiamata «adolescenti a Domino datum, sic est accipiendum ac si
omnibus fuerit a Domino propositum». Questo invito è dato a tutti. Si vis perfectus esse... si vis. Se vuoi
va, ecc... Ma allora tutti dovrebbero andare a farsi religiosi? Ossia, basta questo per dire che uno ha la vocazione allo
stato religioso? La vocazione religiosa è una determinazione particolare di quel generale consiglio.
Perciò bisogna ancora esaminare se si hanno le qualità debite.
S. Alfonso ne enumera tre
qualità richieste per questo. La prima è la retta intenzione. La seconda non aver a questo impedimenti
positivi gravi. La terza che i Superiori ci accettino. Poste queste tre cose la vocazione allora c'è e non
c'è più bisogno che il Signore mandi in modo speciale un angelo del cielo, né faccia come S. Paolo
sulla strada di Damasco né come S. Francesco d'Assisi, queste cose sono straordinarie, ma basta sentirsi spinto da
un impulso soprannaturale e allora si ha la certezza morale che il Signore ci chiama. Naturalmente questa vocazione
bisogna che ci sia per quella data religione con cui vogliamo andare per corrispondere: se è contemplativi
(sic) pensano a santificare loro stessi, se sono missionari anche gli altri. E se uno è entrato con altri
fini, allora lo raddrizzi (vedi conf. corrispond.).
E per essere certi di avere queste tre cose è
necessario anche tre altre cose: Preghiera, un po' di tempo e consiglio. Ma si intende che bisogna avere il
consiglio di persona idonea: c'era un buon vicecurato che tutte le figlie le mandava in un monastero e veniva
la favola del paese, e tante entravano e tante uscivano e il parroco mi diceva: crede che sian tutte fatte per quel
monastero, e invece non sono proprio fatte per quello. C'era il Ven. Cafasso che diceva già che Castelnuovo
non era terra da suore. Questo è perché certi paesi hanno bisogno di certi elementi, ecc. Il consiglio
bisogna domandarlo a chi è prudente,
bene.
E se uno
è chiamato a farsi religioso e non va fa peccato? S. Alfonso dice che non essendo questo che un consiglio per
sé non fa peccato, ma a cagione del pericolo a cui si espongono, e a cui mettono la loro eterna salute scegliendo
uno stato che non è quello al quale li chiama il Signore, per cui le grazie mancano, di rado si va esente da
peccato. E si capisce Nostro Signore dà loro tuttavia la grazia sufficiente, ma sapete quella che diceva: A
gratia sufficienti libera me Domine! per sé è sufficiente, ma ... ma...! — insomma si trova su
una via sulla quale il Signore non ha messo le grazie... ha la grazia di vivere da buon cristiano, ma certo non ha le
grazie sue proprie... quindi...
Ma vi pare! Il Signore ci
invita ad uno stato di perfezione e noi ci rifiutiamo! Ma vi pare che un re, non è vero, se invitasse uno ad
andare al suo palazzo ed essere suo confidente e l'altro si rifiutasse! Il Signore dice: Non voglio prendermi
nessuna vendetta, ma non avrà più nessuna grazia particolare quando si offre un posto distinto e lo si
rifiuta, ah! tante miseriucce passano, ma quando il Signore vuole, vuole! Non acquievi carni et sanguini! I parenti mi
davano del matto... Questo è per sapere... è questione di accettare o no un regalo, perché è
un vero regalo che il Signore fa. Alcuni credono che farlo o non farlo faccia lo stesso... è un consiglio, ma
è così che si accettano i consigli che il Signore ci dà per il nostro bene? S. Francesco Zaverio
quando è andato a fare gli Esercizi a S. Ignazio, se non avesse ascoltato la voce di Dio, allorché era un
signorino, ecc... e si trattava di mettersi un saio addosso! ebbene, che ne sarebbe di lui? Non sapremmo neppure che era
esistito. Quindi non bisogna guardare se è o no peccato, è un regalo del Signore.
S. Fedele neppure non è andato a farsi prete nel mondo: è
andato a cacciarsi nei cappuccini, a prendere il saio, lui un avvocato; a fare una vita penitente e fu proprio
un modello di penitenza. Questo per riguardo all'essere fedeli alla vocazione.
Ma non basta questo,
bisogna anche essere fedeli a corrispondere bene; ora nei monasteri, conventi, congregazioni, religioni si potrebbero
dividere in tre parti per riguardo alla corrispondenza: La prima parte ha corrispondenza perfetta. La seconda c'è
una corrispondenza tiepida: un giorno, una settimana, un mese di buona voglia, o anche abituale cattivo stato...
freddi! Non parlo poi della terza parte: perché questo individuo sarebbe un infelice, perché quando i
consigli evangelici si accettano e si fanno i voti diventano obblighi, precetti, per lui, e perciò sarebbe
nell'occasione di fare tanti peccati. Perché la castità, la povertà, l'ubbidienza, è libero
di non prenderli, ma dopo che li ha presi non è più libero di mantenerli o non. E se questi voti sono
perpetui durano tutta la vita, e bisogna pensarci. Se corrisponde e a poco a poco si vince è il più
felice di questo mondo, un paradiso in terra, come dice S. Bernardo sulla vita religiosa, perché nel mondo ci sono
ancor più sacrifici da fare e se c'è un po' di ubbidienza, fuori ce n'è ancor più. Oggi uno
della cattedrale, soldato, diceva: Sono tentato di andarmi a fare religioso, perché si vede come nel mondo,
adesso che si è soldati, si vede come pretendono l'ubbidienza anche affatto irrazionale, e... «taccia!
». E ha contato un fatto e diceva: avevo tutte le ragioni, eppure si è preso uno strapazzo! E diceva: Io
sono ancor trattato bene! — Si la questione della corrispondenza fa un paradiso in terra.
Poi vi sono
i tiepidi, ubbidienti fino a un certo punto. L. (sic) per quei lì certo lo stato religioso è un tormento,
è un purgatorio e direi quasi un inferno! Non sono generosi col Signore ed il Signore restringe anche la mano. S.
Paolo dice: La terra che ha ricevuto sopra di sé le piogge, ecc... e non produce che spine, che cosa se ne fa? Non
si sente più il gusto della pietà, se ne sente invece la nausea, e così tutte le pratiche della
comunità diventano pesanti e invece se si corrisponde: viam mandatorum tuorum cucurri! altrimenti più
niente! E così si passano i giorni e le notti in una continua malinconia, e i superiori si servono di
tutti i modi per tenerci a posto e si vede più niente, e al Signore rincresce questo e perciò ci lascia
in questo stato, perché lui vuol coronare col paradiso le grazie date su questa terra.
Qui
c'è un libro «Esto fidelis» e parla delle anime uscite dalla religione, e dell'idea falsa di
migliorare così la propria condizione, e il Sig. Prefetto lo farà leggere, e fate attenzione per non
dover dire poi il mea culpa!
Vedete, il restare è un dovere quando si è accettato e promesso e
resta poi interesse. È un dovere per la parola data. È un dovere verso Dio al quale si è giurato e
anche interesse proprio per la condizione in cui uno si trova fuori di religione. Pensate a quello che troverete dopo, e
pensate a quello che volete essere in vita, in morte e nell'eternità. E non so se si possa essere troppo in
coscienza anche colle dispense... papali o non papali... perché il papa dispensa in tantum in quantum possum!
che dispense son quelle lì? Io ho conosciuto uno che era uscito dai Salesiani e fu tollerato nella diocesi,
celebrava alla Consolata, e quel poveretto mi diceva: «mi tranquillizzi! ho tutte le dispense in regola, che
devo fare? mi tranquillizzi!» — «Eh! vede, per essere proprio a posto, tranquillo dovrebbe ...
ritornare!» — «Ma che figura faccio?!». — «E se vuole mi incarico io di aiutarlo!
». E lui sempre lì dubbio, voleva ritornare... e ... basta è morto più presto di quello che
credevo io. E veniva sempre con quell'idea... e voleva incaricarmi di aggiustare le cose... Basta una volta vengo
alla Consolata e mi dicono che era morto. Si può dire che era in coscienza, ma se fosse stato nell'infermeria
della Comunità stava meglio e moriva più contento! Ho mai interrogato come fosse finito, ma certo... ah,
guai!
Euge serve bone et fidelis! e non ha detto infidelis! Questo ci sia di timore salutare, bisogna
temere: timeo Jesum transeuntem! Cum timore et tremore ecc... operamini! Cui multum datum est multum quaeretur ab eo!
Dopo tutte le grazie ricevute, benedizioni, sacramenti, comunioni, con tutto questo fare come il fico
sterile! sempre attorno a bagnarla e se non si corrisponde in ignem mittetur! E si! territus terreo, diceva ...
atterrito io, atterisco anche gli altri, diceva S. Agostino!
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Pubblicato: Lunedì, 12 Giugno 2006 23:00