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Scritto da Beato Giuseppe Allamano
19 agosto 1917
Quad. XIII, 16
Domenica XII dopo
Pentecoste
(19 Agosto 1917)
Il
Vangelo che la S. Chiesa ci propone a meditare in questa Domenica è tratto da S. Luca, e comprende tre
cose: Un breve discorso di N.S. agli Apostoli; — la domanda e risposta d'un legisperito; — e la parabola del
Samaritano.
Noi ci fermiamo sul primo argomento. Gesù rivolto ai discepoli dice: Beati oculi... non audierant. Fu certamente una gran fortuna il
vivere al tempo di N. Signore; conoscevo di presenza, ascoltarlo a parlare ed essere testimoni di tanti miracoli da
lui operati... Questa ventura non ebbero gli antichi Patriarchi, i Re (S. Matteo dice i giusti) ed i Profeti
dell'Antico Testamento. Essi con Abramo sospirarono il venturo Messia, nella cui fede dovevano salvarsi; Exultavit ut videret diem meum, vidit et gavisus est; ma solo in
visione, come Davide ed Isaia; i quali quasi fecero la storia della di Lui vita. Ma tutti solo in speculo et in aenigmate,
colla fede nel futuro Redentore. I discepoli invece poterono vedere ed udire Gesù proprio in persona, trattare
con Lui alla famigliare... Beati essi... E noi siamo solamente come quelli dell'Antico Testamento, e non beati...?
No; Gesù altra volta quando mostrò a S. Tommaso incredulo le Sue piaghe, disse: Quia vidisti... beati qui non viderunt et crediderunt. Dunque anche noi
siamo beati se...
E notate, noi siamo due volte beati: prima perché senza vedere crediamo; ed anche
perché realmente vediamo ed ascoltiamo. Non è necessario di vedere cogli occhi del corpo e colle
orecchie materiali per dire che vediamo e sentiamo: non solo visu ed auditu si percepiscono le cose, ma colla storia
per cui vediamo quanto disse e fece N. Signore, e più felici degli Apostoli quanto Gesù fece per mezzo della
Chiesa nei secoli. Cosicché sebbene non abbiamo avuto la fortuna di assistere alla presenza corporale di N.S.; godiamo di guanto disse e fece; quindi siamo
doppiamente beati. Gesù è sempre con noi sino alla fine dei secoli:
Ecce Ego vobiscum..., e specialmente è realmente
con noi nel SS. Sacramento, dove vivo come in Cielo possiamo vederlo cogli occhi della fede, ascoltarlo...
Qualcuno dirà: ma fossimo stati allora...
No, gustus, tactus in te fallitur, sed auditu tuto creditur.
Fatto S. Luigi Re.
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Pubblicato: Lunedì, 12 Giugno 2006 23:00