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Scritto da Beato Giuseppe Allamano
8 settembre 1918
Quad. XIV, 1-2
(8 Settembre 1918)
Sulla
santità
Ritornati da S. Ignazio v 'invito a
ripensare alla grazia che avete ricevuta, e come vi abbiate corrisposto. In tempi così tristi, di tanta
penuria, il buon Dio ha concesso a voi un mese di campagna, in luogo da tutti invidiato...; e nulla vi lasciò
mancare la Div. Provvidenza. Fosse pure stata eguale la vostra riconoscenza e corrispondenza! Io spero che
Gesù Sacramentato, la SS. Vergine — Refugium peccatorum e S. Ignazio siano stati contenti della
vostra condotta in quel tempo; e S. Ignazio sia stato dolente della vostra partenza. Sarà così? Ad ogni modo
facendo il ritiro mensile avrete chiesto perdono della vostra infedeltà. Ed ora ritornati al caro nido
dell'istituto è necessario che ripensiate al giorno del vostro primo ingresso, e meditiate le parole di S.
Bernardo:Ad quid venisti... Così scuoterete la polvere degli anni passati, e direte con tutta
volontà:Nunc coepi. A che fine siete venuti in questa casa? Per farvi santi missionari della
Consolata. In pratica ciò importa non solamente che vi ostentate dai peccati, ma che anche operiate il
bene ed il maggior bene: Declina a malo et fac bonum. S. Tommaso: la santità amovet a malo,
facit operari bonum et disponit ad perfectius (P. Bruno - Conf. P.3).
Non fare peccati mortali, ciò è evidente, ma anche astenersi dai peccati veniali deliberati; ed
anche diminuire il numero e la deliberazione sulle quotidiane imperfezioni ed infedeltà alla grazia di Dio.
Che dire quindi di colui che ha sempre gli stessi difetti; corretto dai superiori non ne fa caso, e deve
essere sempre ricorretto. Costui non si farà mai santo, e non corrisponde al fine della vocazione.
È meglio per lui che esca e non occupi un posto fatto pei veri desiderosi di farsi santi: ut quid terram
occupat?
Oltre la fuga dei peccati e dei difetti si richiede in voi la
santità positiva. Una santità superiore a quella dei cristiani, che pure devono farsi santi;
santità superiore a quella dei semplici religiosi, superiore alla santità dei sacerdoti
secolari. La santità dei missionarii dev 'essere speciale, anche eroica, ed
all'occasione straordinaria da fare miracoli.
(Vedi quad. IX, p. 13). Continuatori ecc. (ivi). Non sarà d'attribuirsi (ivi). Il Ven. Liberman
(ivi p. 12).
Raccomandiamoci oggi. Solennità
dalla nascita di Maria SS. che ci faccia rinascere ad una vita di fervore; che partecipi come missionarii
dell'uffizio, della potenza e della felicità della gran madre (V. La selve - Nat. M.SS.) incominciamo colla stessa
volontà e costanza la via della nostra santità.
P. G. Richetta, quad. p. 13
8 Settembre 1918 Santificazione propria
Il missionario non solo deve avere una santità come gli altri, neppure solo come i Sacerdoti che sono qui in
patria, ma appunto perché deve andare in mezzo agl'infedeli deve avere una santità: 1) speciale, 2)
pratica, 3) eroica.
Per ottenere questa santità vi suggerisco quattro
mezzi:
1) rettitudine di fine,
2) osservare esattamente e di cuore le regole, anche
piccole;
3) assuefarsi ai piccoli sacrifizi
4) eccitare in noi un ardente desiderio di salvare
anime.
Se osserverete questi quattro mezzi, riuscirete ad acquistare quella
santità che ho detto.
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Pubblicato: Lunedì, 12 Giugno 2006 23:00