PER LA MORTE DEL CH. COSTANZO LEINARDI

22 settembre 1918
Quad. di anonimo, Fogli allegati
22 Settembre 1918
(in Cappella dopo la Benedizione)

Il Signore ci ha domandato un altro sacrifizio. Voi già sapete che nella notte dai 19 ai 20 settembre il nostro caro Ch. Leinardi è andato in Paradiso. L'anno scorso a questo tempo faceva gli Esercizi Spirituali, e lui solo alla fine vestiva il santo abito chiericale. Chi avrebbe mai detto allora che mentre lui solo aveva quella fortuna, l'avrebbe portato un sei mesi, poi l'avrebbe dovuto deporre per indossare quello militare, e dopo così poco tempo sarebbe morto? Come sia morto non sappiamo ancora, ma dubitiamo di che malattia. (Ser­peggiano in ogni paese le febbri così dette «spagnuole»). Il Sacerdote che l'ha assistito sino alla morte è facente funzione di Cappellano all'Ospedale della Morra, e mi scrisse che fece una lunghissima agonia, ma conservando sempre una mente lucida, e desiderava le Missioni; dice che ha sempre parlato delle nostre Missioni, con desiderio e rincrescimento di non potervi andare. Anche i parenti mi hanno scritto per telegrafo che stava molto male, ed io ho risposto anche subito prima per telegrafo, e poi con lettera, ma il male è precipitato, pare che non arrivasse più a tempo. Certo che dei due mali è maggiore quello che morisse in un ospedale invece che tra noi; qui tra fratelli, ove si sarebbe potuto fare qualche cosa per lui. Pregate che il Signore gli usi misericordia; da quest'oggi le Comunioni e il Rosario per 9 giorni saranno per lui, canterete la Messa.

Intanto queste cose ci fanno dire «che bisogna morire». Questa malattia prende giovani e vecchi, tutti. Questa sera stessa comincierete gli Esercizi Spi­rituali; profittatevi per mettervi proprio sulla via della perfezione, ove il Si­gnore vi chiama, perché quando verrà la nostra ora non avremo più tempo. Questa morte nelle vie di Dio è per noi un avviso. Se l'anno venturo, (io non sono profeta, e non voglio esserlo) qualcuno di noi non ci fosse più? — Ritor­nando al nostro caro Chierico, lui l'anno scorso ha fatto gli Esercizi, ed ora è morto. Questo pensiero deve scuoterci, e farli bene come se fossero gli ultimi. Non saranno ma non avremo mai da pentirci, se li avremo passati bene. È una grazia che il Signore vi fa; non lasciatela passare inutilmente. Ricordatevi il pensiero di S. Agostino: Temo che Gesù passi con la sua grazia, ed io non ne approfitti: Timeo Jesum transeuntem!... — Quindi mettetevi fin da questo momento a farli bene.

E bisogna fare tre cose per fare bene gli Esercizi Spirituali:

I ° - Avere una volontà ferma e risoluta di farli bene. Il diavolo vi metterà noia, sonno; state attenti, non dovete perdere nulla di questi Esercizi. Ve li ho già accorciati; prima erano 8 giorni intieri, ora sono solo più sei; questo è per sollevare la vostra pochezza fisica; verso il fine vi sentite già stanchi. Ma fatevi animo: sono giorni che non stancano, e si sta meglio. Si è più vicino a Gesù Sacramentato, e potrete venire a visitarlo più sovente; quando siete qui parlate con lui direttamente. Vi saranno bravi predicatori che vi diranno tante belle verità: non lasciate passare niente. E se qualcuno non sentisse questa voglia di cominciarli bene, sentisse noia, domandi questa grazia. Bisogna avere una vo­lontà a tutta prova: Se qualcuno durante le prediche dorme, il compagno lo tocchi. Poi osservare il silenzio, non solo di parole; se quando passeggiate la testa va qua e là, che silenzio è quello? Ci vuole nessuna dissipazione. In questi giorni bisogna solo pensare a questo: Dio e io. Io e Dio.

2° - Fedeltà. Il Signore vi farà sentire tante cose: Dite: Loquere, Domine, quia audit servus tuus, oppure con S. Paolo: Domine, quid me vis tacere? Non aver paura che il Signore ci imponga qualche sacrifizio. Ci dirà forse: Os­servi bene quella regola? Ubbidisci a tutti i Superiori? o non li stimi come rap­presentanti di Dio. Il Signore vi parlerà, ascoltatelo. S. Teresa diceva che il Signore vorrebbe parlare a tante anime, ma esse non vogliono ascoltarlo. Perciò fategli sovente questa interrogazione: Quid me vis facere? Questi Esercizi fatti solo in aria varranno niente, anzi saranno una grazia di cui dovrete rendere conto. Ma li farete tutti bene: Canterete il Veni Creator con trasporto, perché lo Spirito Santo vi illumini. Domandate questa grazia alla Madonna, essa ha ricevuto tutti i doni dello Spirito Santo. Voi immaginatevi di essere proprio nel Cena­colo.

3° - Osservare bene il Regolamento. Cominciando dalla levata, bisogna che questa settimana non commettiate niente di volontario, che sia proibito dalla Regola, perché ci attiri le grazie del Signore. Vedete, ritorno di nuovo lì: se il nostro caro Chierico avesse pensato che in quest'anno avrebbe dovuto morire... E poi nessuno di noi sa se possa ancora andare alla fine di questi Esercizi. Ma non è necessario di solo pensare a morire per farci santi. Quel che è certo che tutti quelli che si saranno messi con impegno per fare bene gli Eser­cizi alla fine saranno poi contenti, e il Signore li benedirà. E tutti devono farsi Santi, perché N. Signore ha detto nel Vangelo che siamo tutti chiamati alla perfezione, e ci ha fissato nessun limite, anzi ha detto: Siate perfetti come il Padre Celeste.

Fate tutto, anche ogni cosa minima in suffragio dell'anima del nostro ca­ro, in caso che fosse ancora in Purgatorio. Io spero di no, perché era un bravo giovane e anche in questa vita militare si è sempre comportato bene. Desidera­va tanto di venire in licenza qualche giorno, ma il Signore non ha permesso che venisse.

Questa morte nell'ordine di Dio è provvidenziale, per farci capire che nes­suno di noi è sicuro, neppure un istante della propria vita. Dunque stiamo pre­parati quando il Signore ci chiamerà.

giuseppeallamano.consolata.org