FESTA DI S. AGOSTINO

28 agosto 1919
Quad. XIV, 38-39
A S. Ignazio
Festa di S. Agostino
S. Agostino fondatore d'un Ordine Religioso che da lui prese il no­me radunati in morte i suoi discepoli, raccomandò tutte le virtù, ma particolarmente la carità e la pietà. La stessa raccomandazione fecero tanti altri fondatori di Religiosi. Ciò mentre prova che pur- troppo vi­venti gli stessi fondatori talvolta già vien meno la carità fraterna e lo spirito di pietà, nelle Comunità, dimostra quanto stiano a cuore ai Santi queste due virtù, che dopo inculcata molto in vita, le lasciano co­me testamento prima di morire. Somma è l'importanza delle due virtù; senza delle quali nessuna Congregazione può reggersi, e affievolendosi scema e si spegne la vita religiosa. Che cosa è infatti una Comunità sen­za carità fraterna? Un purgatorio o peggio un inferno anticipato. È me­glio essere in una prigione, dove si soffrirà materialmente, ma non spi­ritualmente, od almeno non offesi da chi ci è caro e con cui si deve pas­sare tutta la vita. Si entra in Religione per godere pace, ed avere mag­giori aiuti a santificarsi; invece la mancanza di carità rende penosa la vi­ta al corpo ed allo spirito; ed espone le persone a tante tentazioni, che neppure vi sono nel mondo. È brutto il falso detto, che in Religione en­trano senza conoscersi, vivono senza amarsi, e muoiono senza pianger­si. Eppure l'esperienza dice che in certe Comunità non c'è carità nel trattare fra loro, nel parlare dei compagni, nel compatirsi e correggersi dei difetti. Cagione di tutto ciò è il non occuparsi di se stessi, ma mor­morare degli altri; certe invidiuzze e gelosie per gli uffizi e preminenze che portano a divisioni ed a soppiantamenti. Guai a chi mette male in Comunità con certe parole, con certi segni... O se ognuno considerasse i proprii difetti e non quei degli altri! Non vedesse la festucca negli oc­chi altrui, dimenticando il trave che si ha nei proprii occhi. Chi ha il vizio di metter male, si emendi, altrimenti sarà causa di ruina dell'intera Comunità. Ascoltiamo l'Apostolo: Amorem fraternitatis habueritis ad invicem. In particolare fa ben male chi dà della spia a chi vedendo gravi inconvenienti in Comunità, ne riferisce, come di dovere, ai Superiori, che soli possono rimediarvi. Purtroppo nelle Comunità si parla troppo e non si bada al danno che proviene dalle critiche e disapprovazioni!
Ma S. Agostino raccomandò a' suoi figli come seconda virtù la pietà, cioè lo spirito di preghiera. Parrebbe che un Dottore della Chie­sa, il più eccellente filosofo e teologo che mai sia esistito, avrebbe pen­sato di raccomandare ai discepoli lo studio per acquistare molta scien­za. Invece nulla di ciò, ma la pietà. Come i Santi apprezzano la divozio­ne e la preferiscono a tutto, ben sapendo che pietas, ad omnia utilis est. Che il molto pregare non detrae allo studio, anzi aiuta questo. S. Tomaso imparò dal Crocifisso più che dai libri. Perciò Mons. Gastaldi di s.m. a coloro che dicevano che faceva pregare troppo i suoi Seminaristi a pregiudizio degli studi, diceva ch'erano stolti..., non si prega mai ab­bastanza. .. questa sarà tutta la nostra occupazione nella eternità.
Impariamo da questi grandi santi l'importanza delle cose.
giuseppeallamano.consolata.org