VOCAZIONE IN GENERE E VOCAZIONE RELIGIOSA

26 ottobre 1919
Quad. XV, 11-12
(26 Ottobre 1919)
Vocazione in genere e Religiosa
I.        La Vocazione in genere. V. foglio a parte p. 1-2.
II. La vocazione religiosa: In che consiste — Segni per conoscerla — Mezzi per corrispondervi.
1. N.S. G. C. colle parole: Si vis perfectus ... Qui vult... offre a tutti lo stato religioso. S. Tommaso: Consilium (V. Foglio p. 2). Eppure quel giovane non accettò l'invito. Queste chiamate in genere dice il Bellarmino (l. cit.). Lo stesso scrive lo Scavini: Religiosa vocatio non perfìcitur vocatione generali, quia ad omnes fit, sed requiritur gratia specialis, quo consilia intelligantur meliora sibi et ut a se amplectenda amentur.
S. Tommaso: Consilia quantum de se sunt omnibus expedientia, sed ex dispositione aliquorum contingit, quod alicui expedientia non sint, quia eorum affectus ad haec non inclinatur (Scav. I p. 375).
2. Segni per conoscere la vocazione sono tre. Non parlo dei segni straordinarii, come ebbe S. Paolo, S. Antonio, S. Fr. d'Assisi. La vo­cazione ordinaria si manifesta in diverse maniere, che ... (V. f. cit.) — 1) Una inclinazione spontanea e costante alla Religione, e poi special­mente ad una particolare. Non nuoce qualche temporanea ripugnanza o difficoltà, e secondo S. Tommaso qualche leggiero dubbio che biso­gna disprezzare. Se il dubbio fosse grave si usano i mezzi per scioglierlo che sono: aspettare, pregare, ed il consiglio del direttore. In questo caso si ricorra ad un direttore disinteressato, che abbia spirito di Dio e dono del consiglio, e sia pratico in materia. S. Tommaso: Costui nequit absque gravi culpa impedire aut dissuadere certam vocationem. 2) Attitu­dine sia dal lato fisico come dal morale alla religione ed alla particolare da scegliere. Sanità se...; ingegno se... Non gravato di debiti, od in necessità dei parenti secondo la Teologia. 3) Retto fine soprannaturale, magis se coniungendi Deo, aut lapsus anteactae vitae emendandi (Ne dia però prima prova nel secolo); aut saeculi pericula vitandi ecc.
S. Alfonso: Confessarius maxime expendat finem (Vol. VII p. 649). Se il fine è vitam agendi commodiorem, aut se liberandi a parentibus durae conditionis, aut complacendi parentibus qui ad hoc eum impellant, caveat ne permittat Religionem ingredi. Non impedisce qualche fine secondario come causa od occasione impellente o concomitante. Chi vi entrò con fine non retto, lo rettifichi se può, e poi può continua­re.
È peccato non seguire la vocazione religiosa? (V. Fogl. Nota p. 4).
Come prepararsi: 1) Colla preghiera; — 2) Secretezza; — 3) Pron­tezza con non differire l'esecuzione; — 4) Fortezza contro le difficoltà, che quasi certamente sopravvengono sia dalla malizia altrui o per per­missione di Dio (V. S. Alfonso e Fogl. p. 3).
Come incominciare la vita religiosa? 1) Studiare lo spirito di essa e imbeversene; — 2) Costanza in tutto ed apertura coi superiori; — 3) Animo nei tempi di prova e di debolezze. (V. Quad. XIII, 4-5) (V. Fo­glio p. 3).
P.V. Merlo Pich, quad. 11-15
26 Ottobre 1919
Abbiamo messo la luce elettrica in studio perché era necessario, ma biso­gna farne economia, non sprecarne. Alla Consolata ho sempre lavoro a spe­gnere di qua e di là... Io sono lo spauracchio. Nelle mattine un po' nuvolose, quando discendo io in sacrestia, i sacrestani che lo sanno già corrono subito a spegnere...; e se non li spegnessero loro li spengo io.
L'altra volta vi ho detto che noi siamo religiosi; ora quanti sorta di reli­giosi ci sono?
I religiosi si dividono in due classi:
 
1) quelli che attendono alla propria santificazione e sono detti contempla­tivi.
2) quelli che attendono anche alla santificazione del popolo, degli altri; e sono i religiosi di vita attiva.
Si dividono anche in tre specie di ordini:
1) ordini monastici, il cui vero fondatore fu S. Antonio che ha stabilito la vita eremitica, e che alla sua morte ha lasciato circa 50.000 che erano sotto la sua direzione. Questi in generale praticavano la vita contemplativa. Poi S. Pacomio stabilì la vera vita monastica; i monaci abitavano in monasteri, in co­mune, sotto una regola. Sorsero anche le monache, sotto la sorella di S. Pacomio. Di questo genere furono tutti i religiosi di S. Basilio, S. Benedetto, fino a S. Bernardo.
2) Ordini di frati fondati da S. Francesco d'Assisi e S. Domenico che si dedicavano anche al ministero del popolo.
3) Ordini dei chierici regolari che cominciarono con S. Agostino. Il vero tempo è il 1500: Teatini, Barnabiti... Costoro non hanno voti solenni, ma solo semplici.
Perché c'è questa varietà nella Chiesa? S. Bernardo dice tre motivi; 1) perché siccome in domo Patris sunt multae mansiones, ita et multae semitae. 2) perché la Chiesa è deaurata, circumdata varietale. 3) affinchè tutti i fedeli possano santificarsi.
Ora, quale di questi è il migliore? 1) Rispondo che la migliore per ciascu­no è quella cui è chiamato da Dio. Non ci vuole solo la vocazione in genere, ma una vocazione determinata a questo o a quell'ordine. In generale non biso­gna andare in un posto dove si prova ripugnanza.
2) Quali sono i migliori tra quelli contemplativi e quelli di vita attiva? Al­cuni teologi dicono che è migliore la vita contemplativa. Altri però dicono che se fosse migliore N. Signore l'avrebbe scelta per sé; invece ha scelto la vita atti­va. E questo fa piacere a noi. A dirlo tra noi, tra queste quattro mure, dobbia­mo ringraziare il Signore che il nostro genere di vita sia migliore, d'imitare meglio N.S. E poi noi siamo anche missionari. E quindi se prima disputavano, come missionari non c'è più dubbio. E i suddiaconi lo sanno che bisogna fare il giuramento prima di prendere gli ordini, di dedicarsi in perpetuo alle missio­ni, e di non andar in nessun altro ordine religioso, nemmeno in quelli più stret­ti, senza la dispensa della S. Sede. Come mai? Dovrebbero lasciar andare in un ordine più perfetto! È perché non ce n'è nessuno migliore del missionario. Gloriamoci santamente di essere i migliori. N.S. ha prediletto la vita missiona­ria anche per sé. Consolamini in verbis istis. Del resto, l'essenziale è di farci santi.
E quando uno è già in un posto, deve andare in un altro migliore?... Ci vuole stabilità. S.Vinc.de' Paoli ad uno dei suoi che voleva andare nei Certosi­ni ha detto: no! E l'altro poi ha capito: non aveva le qualità necessarie.
E quando uno è pieno di contentezza del suo Istituto, si trova proprio al suo posto, deve disprezzarli gli altri? Prima di tutto deve praticare, amarlo praticamente il suo Istituto. Cogli altri non bisogna avere invidia, gelosia. An­zi bisogna essere contenti del loro bene. Non perché un altro ha ricevuto un'eredità, dire: Doveva lasciarla a noi!... Mosé diceva: Utinam omnes prophetent!... E S. Paolo: Dummodo Christus praedicetur omni modo!... Non che ci sia gelosia tra Istituto e Istituto. Come p.e. i Salesiani ci vogliono bene, e tutti, non solo D. Albera e il Card. Cagliero... S. Bernardo diceva: «Laudo omnes et diligo; ordinem meum opere teneo, coeteros charitate...». Uno non toglie niente all'altro. Una volta a Torino c'era solo il Cottolengo, poi son ve­nuti i Salesiani, e il Cottolengo è sempre andato bene lo stesso. Ieri sera alla Consolata osservavo un signore che ha visto la cassetta delle Missioni e ha messo l'elemosina, poi è passato dal Cafasso e ha messo anche là, poi quella del Santuario e ha messo anche là. Uno non toglie all'altro. Anzi così si abi­tuano a mettere, e mettono ancora di più. Dopo che abbiamo messo le Messe pei Missionari, ho voluto vedere se eran diminuite quelle del Santuario, invece sono ancora aumentate. Non aver paura che uno tolga l'altro. Non fare co­me certi parrochi che fissano la quantità da dare per la Propagazione della fe­de ai sudditi ed anche ai Vice-curati, dicendo: Ho anche le mie opere!... Chi dà di più riceve anche di più. Più c'è delle opere e più prosperano. Più c'è Isti­tuti e più viene la mania di dare...
Ora un Istituto, perché prosperi, che cosa ci vuole? Bisogna che in una Comunità ci sia un solo modo di pensare, non solo nelle cose più necessarie, ma anche nelle opinioni. Cedere volentieri; non essere tenaci. Ogni Istituto dev'essere fondato sulla carità e non può sussistere senza la comunanza di opere e di opinioni.
P.G. Richetta, quad. 9
26 Ottobre 1919 Stato religioso
Divisione:
1) Ordini Monastici — non ancora bene sotto una regola.
2) Ordini di Frati — vivono sotto regola insieme.
3) Congregazioni Religiose — fanno vita regolare attiva e non hanno l'obbligo del coro.
Perché tanta varietà di Ordini nella Chiesa?
1) Sicut in domo Patris mansiones multae sunt, ita et hic multi Ordines in Ecclesia (S. Bernardo) — (non tutti possono tenere la medesima via di perfe­zione).
2) La Chiesa è quella Regina «a dextris tuis in vestitu deaurato, circumdata varietale». I diversi Ordini formano il suo splendore — «nova prole fecundasti» (S. Bernardo).
3) Vi sono tante diversità di doni, distribuiti secondo i membri (1 Cor. 12,28).
Qual è la Religione migliore?
1) È quella per cui si ha vocazione.
2) Si ritiene la vita mista, perché la scelse Gesù.
3) Tra noi, possiamo dire che quella di Missionario è proprio la migliore, perché è solo quella di Gesù, e mentre si può passare da una Religione a un'al­tra più perfetta, dalla nostra non si può passare ad altra, senza speciale di­spensa della S. Sede.
Del resto tutte le Religioni son buone, perché lo scopo ultimo di tutte è di aiutare a farsi santi.
Il P. Bosso, della Piccola Casa, diceva: Molti credono che alla Piccola Casa siano tutti Santi, entrati là si è santi. Alla Piccola Casa vi è l'aria della santità.
Non Jerosolimis fuisse, sed Hierosolimis bene vixisse laudandum est (S. Gerolamo).
Quando si è contenti del proprio Istituto bisogna avere stima, amore,
interesse, praticamente, e non disprezzare gli altri, anzi essere contenti che facciano del bene.
— Quis tribuat ut omnis populus prophetet?
— Dum omni modo Christus annuntietur (Filip. 1).
E neppure voler cambiare. Se uno si mette a cambiare, non la finisce più.
Laudo omnes, et diligo; Ordinem meum opere teneo, coeteros charitate (S. Bernardo).
Ogni Religione è fondata sulla carità, e la carità non può esservi senza uno stesso agire e pensare. Quindi è necessario che tutti i membri operino allo stesso modo, e anche abbiano le stesse opinioni.
giuseppeallamano.consolata.org