ORDINI MINORI — STATO ECCLESIASTICO

23 novembre 1919
Quad. XV, 13
(23 Nov. 1919)
Ordini Minori (V. Quad. XII, p. 11)
Stato ecclesiastico
Voi avete abbracciato lo stato religioso, ma insieme, almeno i più, lo stato ecclesiastico; siete religiosi e chierici. Vediamo l'eccellenza del sacerdozio; — la necessità della speciale vocazione al sacerdozio; — i segni per conoscerla; — I mezzi per corrispondervi. Per oggi i due pri­mi. (V. Fogl. p. 5).
P. V. Merlo Pich, quad. 27-33
23 Novembre 1919
Rallegriamoci con quelli che hanno preso gli Ordini minori. Non son sa­cramenti ma sacramentali; conferiscono la grazia ex opere operantis. Dobbia­mo sapere che cosa sono per prepararvisi bene.
Ostiariato: è un vero sacrestano materiale e spirituale. Deve aver in mente le parole: «Dilexi decorem domus tuae». Protettori sono S. Abbondio e S. Teodoro.
Lettorato: ha per iscopo d'amare la S. Scrittura. Leggere continuamente e bene i libri della S. Chiesa. Annunciarla ai fedeli prima col catechismo e poi colla predicazione. Protettori: S. Eutropio e S. Genesio.
Esorcistato: è un ordine importante, dà la potestà di cacciare i demoni dagli ossessi. E ce n'è bisogno in Africa ce n'è! Però la Chiesa adesso richiede che ci sia anche la santità, se no il demonio non va via. Come quel del Vangelo che gli Apostoli non potevan mandar via; e dicevano: «Quare non potuimus ejicere illum?», e il Signore rispose loro: «Hoc genus daem. non ejicitur nisi in oratione et jejunio» non avevan pregato e digiunato abbastanza, non erano abbastanza santi. Protettori: S. Agatone e S. Pietro M.
Acolitato: deve servire all'altare. Protettore: S. Tarcisio martire. Pio IX voleva che nessun altro accudisse la sua cappella privata: voleva accudirla lui; aveva 14 lampade, e poi tutto il resto. Aveva tanto da fare, ep­pure trovava il tempo anche per quello. Questa è una gran lezione per noi: se un Papa non credeva di perder tempo ad accudir la sua cappella tanto più do­vremo farlo noi...
Abbiamo visto che nel nostro istituto c'è la parte religiosa; ora vediamo la parte ecclesiastica. Vedremo nel Sacerdozio: 1) l'eccellenza; 2) la necessità della vocazione; 3) i mezzi per corrispondervi.
1) Dignità è massima. S. Ambrogio dice: «Nil in hoc saeculo excellentius, nil sublimius sacerdotio». Son parole da scolpire nel marmo. E S. Efrem dice: «Omnium apex est sacerdotium». L'eccellenza del Sacerdozio si conosce da questo che il Sacerdote è: 1) Ambasciatore di Dio; 2) ha potestà sul Corpo rea­le e mistico di N.S.; 3) ha una dignità che è sopra quella degli Angeli e 4) perfi­no sopra di Maria SS.
S. Clemente Aless. dice: «Post Deum, terrenus deus».
S. Bernardino da Siena diceva a Maria SS.: «Perdonatemi, ma io son qualche cosa sopra di voi. N.S. è disceso una volta sola nel vostro seno, invece io lo faccio discendere quante volte voglio. Così voi non potete assolvere i pec­cati, ed io posso...».
Non dimentichiamo la nostra dignità; e anche chi si prepara solo, deve pensare a questa eccellenza per prepararsi bene. Se uno non ha questa vera no­tizia del Sacerdozio, come si preparerà?... Bisogna riflettervi bene. E se abbia­mo ancora molti anni davanti, non credere che sia troppo. Il tempo di prepa­razione non è mai troppo. Ci vuole una lunga preparazione non solo di scien­za, ma di virtù, di santità; saremo mai abbastanza degni; non ci sarà mai pre­parazione abbastanza.
2) Ora, basta per il sacerdozio una vocazione generale: Si vis ...? No! Ci vuole una vocazione speciale! — «Non vos me elegistis, sed ego elegi vos». E S. Paolo dice: «Nec quisquis sumat sibi honorem, sed qui vocatur a Deo tanquam Aaron». Infatti nessun ministro d'un re, si può introdurre come tale se non è chiamato; sarebbe un intruso. E quel giovane del Vangelo, che era stato indemoniato, ha detto a N.S. «Sequar te quocumque ieris». Ma il Signore che non lo voleva: «No! Non ti voglio».
S. Cipriano dice: «Ita est aliquis sacrilegae temeritatis ac perditae mentis ut putet sine Dei judicio fieri sacerdotem».
E S. Bernardo: «Quid istud temeritatis, quid insaniae? Tu irreverenter irruis nec vocatus, nec introductus in sacerdotium».
E il concilio di Trento chiama costoro: «... decernit non ecclesiae ministros sed fures et latrones per ostium non ingressos habendos esse».
E S. Alfonso dice che chi entra senza vocazione nel sacerdozio, le sue fati­che saranno nulle davanti a Dio, anzi si farà dei demeriti, senza vocazione sarà difficilissimo adempire gli obblighi del Sacerdozio, e gli sarà quasi impossibile salvarsi.
E la vocazione non la danno né i parenti, né la buona volontà, ma Dio...
Abbiamo una grande stima del Sacerdozio... non è mai lungo il tempo per prepararsi; non c'è mai troppo studio e virtù. Dobbiamo superare gli An­geli e Maria SS. stessa; e quindi per quanto facciamo non facciamo mai basta... bisogna accumulare, intensificare.
Oh! com'è bello quando si è alla vigilia di far i voti, di prendere il Suddiaconato, e poi il Presbiterato, poter dire: «In tutti questi anni ho fatto quello che ho potuto, ho sempre procurato di essere fervoroso, e adesso. Signore, supplite voi a quello che manca! ». E il Signore supplisce in chi è chiamato. Ma se non è chiamato il Signore gli dice: «Sei un intruso, non ce n'è grazie per te».
Ecco il motivo per cui la Chiesa vuole che si vada adagio a prendere gli ordini, uno per volta; e noi ci uniformeremo...
Il Signore dà dei mezzi sicuri per conoscere se si ha la vocazione, e noi li vedremo poi un'altra volta. C'era un chierico in Seminario che i Superiori ave­vano stabilito di mandar via perché non aveva la vocazione. Ed egli diceva:
Ma io voglio! Chi dice loro ch'io non ho la vocazione?... — C'è il giudizio conforme dei superiori confermato dal Vescovo, e val più del tuo!... L'essen­ziale è di dar molta importanza alla cosa. Dio ci fa religiosi: Deo gratias! ci vuole Sacerdoti: Deo gratias! Ci vuole missionari: Graziissime!
Quindi cercare di farsi santi, e aiutare anche i compagni coll'esempio — colla preghiera — e colla correzione. Oh, se potessimo divenire santi sacerdoti come D. Cafasso, e come ce n'è tanti, anche se non sono beatificati!
Mons. Gastaldi ha scritto la vita di un santo sacerdote, il Teol. Ignazio Vola. Faceva il semplice prete, alla Parrocchia del Carmine, lavorava, faceva tutto lui; ed era umile... quantunque fosse di famiglia ricca. Mons. Gastaldi dice che quand'era ragazzo vedendo questo prete una volta a dir Messa alla Consolata, la diceva così bene che gli ha fatto tanta impressione che gli ha da­to il primo impulso per farsi sacerdote.
Sarebbe un perder tempo non ci preparassimo bene e non ci facessimo santi. Siamo chiamati ad una classe insigne, e bisogna rendercene degni. Sarebbe una cosa indegna che con una cosa così alta, noi ci umiliamo, facciamo una vita bassa, incorrispondente.
Ci sono tanti sacerdoti infelici. Lutero aveva la vocazione, ma è stata in­corrisposta. Era meglio che non l'avesse avuta!...
P. G. Richetta, quad. 15
23 Novembre 1919 Stato ecclesiastico
1) Eccellenza
2) Necessità della vocazione
3) Mezzi per corrispondervi.
L'eccellenza si conosce da questo che il Sacerdote:
1) è ambasciatore di Dio. - Dei sumus adjutores - legatione fungimur.
2) ha potestà sul Corpo reale e mistico diG.C.
3) ha dignità sopra gli Angeli
4) ha dignità in certo modo sopra Maria SS.
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