BETLEMME

28 dicembre 1919
Quad. XV, 14
(28 Dic. 1919)
Betlemme
Oggi la Chiesa festeggia i Santi Innocenti di Betlemme e contorni, fortunati martiri senza capirne la fortuna. Ma più fortunata la piccola città: non es minima... che vide nascere il Divin Salvatore. In essa nac­que Davide, e dalla sua discendenza Maria SS. e S. Giuseppe, e Gesù secondo la carne... S. Gerolamo e S. Paola Romana, lasciata Roma e le magnificienze romane formarono loro delizia Betlemme e la santa grot­ta della nascita del Divin Salvatore (V. Vita Lagrange).
Anche noi almeno in questi santi giorni portiamoci a Betlemme e tratteniamoci con spirito di fede davanti al S. Presepio. Quivi impare­remo, dopo adorato il Santo Bambino tutte le virtù, particolarmente la nullità dei piaceri, delle ricchezze e degli onori, ed apprezzeremo (pati­menti, la povertà e l'umiltà (Ved. Ven. Cafasso: Med. ai Sac. sulla na­scita di Gesù).
P. V. Merlo Pich, quad. 49-52
28 Dicembre 1919
S. Paola Romana andata a visitare Betlemme, non tornò più a Roma, vi fondò due monasteri: uno per sé, la figlia Eustochio e le compagne, e l'altro per S. Girolamo e i suoi compagni. E tutti i giorni andava a meditare il Natale. Così anche noi guardiamo di passare queste feste natalizie nella meditazione della nascita di Betlemme.
Il Ven. D. Cafasso dice che il Bambino ci ha specialmente insegnato tre virtù, contro le tre concupiscenze, cioè:
1) l'amore ai patimenti: Egli aveva un corpo perfettissimo, e quindi sensi­bilissimo; e s'è assoggettato a tutte le sofferenze della vita da bambino. È così bello vedere quelle immagini dove il Bambino tiene la croce in mano.
2) La seconda virtù che c'insegna il Bambino è la povertà. Non aborrirla, non aver dei desideri. Guai a chi ha dei milioni! «Febris est avaritia». Quando ero chierico avea un compagno che tutti i momenti si ritirava nella stretta, metteva fuori dal baule i soldi sul letto, e li contava sempre: forse per vedere se eran cresciuti!... È poi venuto un bravo sacerdote, ma tirato!...
Così chi ha paura di comparire povero. Va in parlatorio, ed ha paura di far vedere che sua mamma è vestita da campagnuola. Ci son di quelli che a ca­sa hanno due oche, e vogliono far vedere che hanno un palazzo: costoro non son poveri d'idee.
Invece bisogna fare come il Valfré che, quando volevan farlo arcivesco­vo, ha fatto subito venire suo fratello, in manica di camicia, dicono perfino che avesse la zappa sulle spalle; e l'ha fatto salire sulla vettura di corte, l'ha fatto girare per Torino, in Piazza Castello, e diceva a tutti: «È mio fratello», e così è andato dal Duca e gli ha detto: «Veda un po' se è conveniente far arcive­scovo un fratello di un campagnuolo !...».
E S. Vincenzo de' Paoli, che una volta, venutolo a trovare un suo fratello un po' zoppo, ha avuto un po' di vergogna e l'ha fatto passare da un'altra porta perché non lo vedessero; ma poi, quando se n'è accorto! Ha chiamato tutta la comunità, e ha domandato perdono in pubblico. Vogliamo sempre comparire al di sopra di quello che siamo!...
Dobbiamo fare come quel chierico mio compagno di cui vi ho già raccon­tato altre volte. Era venuta a trovarlo sua mamma che era una montagnina, e entrata in seminario, s'è messa a gridare, e a chiamare suo figlio. Noi ci siamo messi tutti a ridere (abbiamo fatto male) e quel chierico, ha subito detto: È mia mamma! E tutto tranquillo è andato a prenderla.Ha dato tanta edifica­zione quel bravo chierico.
Non dobbiamo vergognarci del nostro stato qualunque sia: amare la po­vertà; amare di essere povero di quel che non posso avere — e di quel che non voglio avere.
3) La terza virtù che N.S.G.C, ha praticato nella nascita è l'umiltà: umil­tà di cuore, voluta.
Queste cose bisogna meditarle: pregando e meditando si passan bene le feste. Domandare di convenire i peccatori e la nostra santificazione. Se sare­mo devoti di Gesù Bambino, opereremo la nostra conversione e quella degli altri.
P.G. Richetta, quad. 16
28 Dicembre 1919 Gesù Bambino
È venuto a portare tre virtù: Contro la
1) concupiscentia carnis — amore alla castità
2) concupiscentia oculorum — amore alla povertà
3) superbia vitae — amore all'umiltà.
1) È giusto rappresentare Gesù Bambino colla Croce.
2) Dobbiamo:
1) non attaccarci alla roba.
2) non vergognarci degli abiti, dei parenti.
3) amare di essere poveri.
3) Avere umiltà: sincera, volontaria. (Dal Ven. Cafasso)
Le feste si passano pregando e meditando.
giuseppeallamano.consolata.org