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Scritto da Beato Giuseppe Allamano
1 febbraio 1920
P. V. Merlo Pich, quad. 72-74
1 Febbraio 1920
Bella è la parabola del
Vangelo di oggi (Mat. e. 20) «Multi erunt primi novissimi et novissimi primi». Non è il tempo che conta
davanti a Dio, non gli anni di vita, di professione, di religione, non il venir vecchi, ma contano gli anni di
virtù, di perfezione. Quelli che han sol lavorato un'ora han preso lo stesso premio: perché han lavorato
più intensamente. Così il B. Gabriele in sei anni è passato avanti agli altri. Così il buon
Ladrone che in due o tre ere si è guadagnato il Paradiso, e lo stesso giorno vi è andato: Oggi! È di
fede! Di nessun altro ne siamo sicuri come di lui!
La nostra vita in tanto vale in quanto facciamo le
cose bene, per amore di Dio. E cominciare subito! Non dire: «ho poi tempo a farmi santo!». No! Questo
lasciamolo dire ai secolari: noi no!
Questa è l'applicazione naturale
della parabola.
Un'altra ne dà S. Greg. M. in cui la undecima ora
sarebbe l'era volgare.
Possiamo ancora darne un'altra! In principio, nel 1902, alla Consolatina,
consideravamo questo fatto e davamo questa applicazione. La giornata intera va da N.S. fino a noi.
Quei
della prima ora sono gli Apostoli, a cui il Signore ha detto: Euntes...
Quei
dell'ora terza sono i Dottori della Chiesa fino al secolo quarto.
Quei dell'ora sesta sono i Benedettini,
S. Bonifacio e tanti altri che hanno lavorato tanto per la gloria di Dio durante le irruzioni dei barbari.
L'ora nona è quando son cominciate le Missioni estere: S. Francesco Zaverio, S. Pietro Claver, e tutti
questi campioni mandati dal Signore a predicare la fede.
Nell'ora undecima mettiamoci noi. Stante la
nostra meschinità il Signore ci fa sol lavorare un'ora, e poi siamo veramente arrivati. Non vuol dire che
meritiamo poi lo stesso stipendio degli altri; ma procuriamo di lavorare più intensamente in modo da
meritarcelo.
Siccome abbiamo più poco tempo (questa vita non è che un'ora), dobbiamo far
tutto bene, cominciare di qui a far i nostri doveri di preparazione e di preghiera.
Questa è una
santa ambizione che dovete avere: sarebbe inutile aver fatto tanti sacrifizi, per poi non ottenere la mercede degli
Apostoli.
«Omnis qui reliquerit... centuplum accipiet... et habebit thesaurum in coelo». Non
solo andrà in Paradiso, come gli altri, ma avrà un tesoro, come chi è ricchissimo: avrà un
Paradiso splendido. Per questo bisogna usar tutti i mezzi per farci santi. È sempre la stessa conclusione: qui
è il punto...
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Pubblicato: Lunedì, 12 Giugno 2006 23:00