PARTENZA DI MISSIONARI

12 dicembre 1920
Quad. XVI, 5
(12 Dic. 1920)
Partenza dei PP. Re e Borello Giov.
Tutto come a Quad. V, p. 4.
P. V. Merlo Pich, quad. 204-214
12 Dicembre 1920
Per la benedizione dei Crocifissi dei partenti:
PP. Re C. e Borello G.
Voi, miei cari figli, vi aspettate un ricordo, ed io vi do questo ricordo con poche parole: L'Apostolo, il missionario deve avere come propria caratteristi­ca della sua vita queste tre cose: 1) spirito di orazione; 2) spirito di mansuetu­dine; 3) spirito di distacco. Queste sono le virtù essenziali di un apostolo. Mentre che per prima cosa si crede da tutti che per essere missionario si esiga una grande attività!... Anch'io lo ammetto... Ma questa attività deve partire dal Signore; quindi per prima cosa è necessaria la virtù dell'orazione. Ce ne ha dato l'esempio N.S. stesso: prima di entrare nel mondo, di cominciare i tre an­ni di vita pubblica si preparò coll'orazione. Sebbene fosse sempre unito ipostaticamente con Dio, col suo eterno Padre, andò nel deserto e impiegò 40 giorni nella preghiera per prepararsi a fare il missionario: e così ha dato l'esempio a tutti i missionari che dovevano partire nei secoli seguenti. N.S. an­che durante la sua predicazione si ritirava di tanto in tanto a pregare, lasciava le opere di zelo, anche buone, per attendere alla preghiera...e passava tutta la notte a pregare: erat pernoctans in oratione. Questa è la prima lezione che ci ha dato per riuscire bene nell'apostolato: bisogna avere molto spirito di orazione: non basta mica correre in qua e in là per fare molte opere: è necessario essere uniti col Signore: allora sì che si fa tutto!...
Ah! purtroppo l'uomo crede di poter fare qualcosa da sé!... No, no! Sine me nihil potestis facere! Se si vuol fare qualcosa bisogna essere uniti con Dio. Come si fa a star unito con Dio? Colla preghiera. N.S. mentre predicava, si ri­tirava di tanto in tanto; ed esortava gli Apostoli a ritirarsi nella solitudine. In­tanto anche in mezzo alle opere di apostolato, come prima di operare miraco­li, «suspiciens in coelum», ne domandava al suo eterno Padre la facoltà.
Il primo ricordo adunque è questo: Siate uomini di orazione! Non aver mai paura di pregar troppo!... Io mi rallegro coi nostri missionari che tengon fermo sulle pratiche di pietà... Adesso è tempo di far meditazione... sia quel che vuole: eccetto proprio un caso straordinario... si fa meditazione... È tem­po di far la Visita, e si fa la Visita... Altrimenti, se non sarete uomini di ora­zione, sarete strumenti inetti della grazia di Dio... Intanto faremo del bene in quanto saremo uniti con N.S. S. Teresa diceva: «Teresa come Teresa può far niente — Teresa e Gesù possono tutto».
Dunque, prima di tutto: spirito di orazione... Guai se vi dimenticherete di N. Signore!...
Secondo ricordo è lo spirito di mansuetudine, di carità, di pazienza. Ah, quanto e necessario! Domandatelo ai missionari che son già stati laggiù a la­vorare!... Non se ne ha mai abbastanza. Qualcuno dirà: «Quei là son sol gente nera, son come le bestie, e senza verga non ascoltano!». No!... son uomini ra­gionevoli, e si devono trattare bene: non si deve mai usare la verga: ed io proi­bisco assolutamente e di minacciarla e di usarla! «Nescitis quo spiritu estis» ha detto N.S. agli Apostoli quando volevano domandare il fuoco dal cielo su quella città che non li aveva ricevuti: «Non capite che spirito ho io e che voglio che abbiate anche voi...». Ci vuole pazienza, carità, mansuetudine. E quando dovremo averla questa mansuetudine? Sempre e con tutti! Allora il Signore benedirà le vostre fatiche!...
Il Signore ha sempre avuto questa mansuetudine; e coi farisei che, quan­tunque non li abbia mai trattati male, tuttavia si mostrò con loro un po' duro, perché erano ostinati... ebbene un autore osserva che però non li ha converti­ti, ed hanno sempre continuato ad essere farisei. Perciò io vi raccomando que­sta virtù: ce n'è tanto bisogno!
«Già, si potrebbe dire, lei fa presto a scrivere giù: usate mansuetudine! lei che è in mezzo alle persone civili!». Non vale questa ragione! Pazienza, man­suetudine sempre e con tutti: prima coi compagni: siete cresciuti su insieme co­me fratelli... Non capiti mai di continuare... Sol non occidat super iracundiam vestram... se scappa una parola, subito riconciliarsi, ma mai prolungare il malumore!... Ma non parlo tra di voi che siete come fratelli, e so che vi amate... Parlo coi neri... saran duri, ostinati... ebbene, si fa quel che si può, ma mai trattarli male, mai disprezzarli!... Questo no!...
Terzo ricordo: spirito di distacco... «Ma! mi direte, vede bene che ci sia­mo distaccati dai parenti, da questa Casa dove abbiamo passato tanti begli an­ni coi confratelli che ci vogliono bene... ci siamo distaccati da tutti!...». Bene, lo so! ma fate ancor di più!... Distaccatevi anche da voi stessi, da tutte le co­modità, e da tutte queste piccole miserie. Il Signore penserà sempre a voi, co­me ha pensato allora agli Apostoli, quando li ha mandati a predicare «sine pe­ra» e senza niente... e poi li ha interrogati se era mancato loro qualche cosa, e risposero che era mai mancato niente. Così sarà di voi! Vi provvederà di tutto il necessario... ma certe comodità non sarà ancor possibile averle... Ricordate­vi di quelle parole della S. Congregazione di Propaganda che dice che i missionari devono cercare di adattarsi ai cibi propri dei luoghi, e non cercare i cibi ultramarini... Non morrete di fame, state certi, quantunque il missionario debba anche essere disposto al martirio, a fare il sacrificio della vita per i neri...
E quello che si può avere, usarlo con indifferenza... Dopo che abbiamo sacrificato tutto, non perdiamoci in quisquiglie, in queste miseriuccie!... Sia­mo generosi.
Un uccello non può più scappare se è attaccato con un filo, sia che sia grosso o sia piccolo, purché sia resistente... Sarebbe vergognoso per un mis­sionario perdersi in questi piccoli attacchi... Siamo generosi!
E quindi distacco da noi stessi, dalle comodità, da tutto ciò che circonda. Quaerite primum regnum Dei et justitiam eius, et haec omnia adjicietur vobis.
Com'è brutto in Comunità sentire a borbottare in materia di cibo... sta male... e fa male!... Quando in una comunità fanno quello che possono, non borbottare con chi fa il possibile perché non manchi niente! Ma non parlo di voi... Tuttavia questo ricordo bisogna sempre tenerlo presente.
Se conserverete questi ricordi, e li metterete in pratica, il Signore benedirà le vostre fatiche, sarete veri missionari: ed in punto di morte sarete contenti se potrete dire: Ho sempre fatto tutto pel Signore — ho sempre condotto vita di orazione — ho sempre guardato di moderare il mio carattere, di usar mansue­tudine — ho sempre cercato di essere indifferente alle cose di questo mondo, di non attaccare il cuore al luogo, alle comodità, a tutte queste miserie...
Io sono certo che farete molto bene, perché nel tempo di prova e anche nella vita militare avete sempre tenuto una condotta irreprensibile, esemplare: e il Signore vi ha benedetti.
Adesso soffrite un po' la pena del distacco: ma consolatevi, che andate con dei compagni, dei fratelli che han bisogno di aiuto. Questa necessità di apostoli è molto sentita da loro...
Direte loro che qui si pensa a loro, che si prega per loro e che ci preparia­mo... dite loro che qui ci sono molti che sospirano di venire ad aiutarli... essi ne hanno bisogno, sia per la loro età, sia perché son già stanchi... Saluterete Monsignore; e poi tutti uno per uno. Dite che la Comunità va avanti con fer­vore e con buona volontà... questo li consolerà, perché avranno dei buoni aiu­tanti...
Nel vostro viaggio vi accompagneranno gli Angeli Custodi, e l'Arcangelo Raffaele... e noi vi accompagneremo colle nostre preghiere.
(Per la lettura degli addii)
Ricordiamo le parole che oggi la Chiesa ci fa dire in principio della Mes­sa: Gaudete in Domino semper, iterum dico: gaudete! Si, che anche in mezzo alle pene ed al sacrificio del distacco, pure si gode spiritualmente: in cuore si sente il distacco, ma pure si gode.
Ci sono le separazioni... ma siamo sempre lo stesso una cosa sola in tutti i posti, si forma un corpo solo; così il cuore soffre per il distacco dai parenti: ma si amano sempre, anzi l'amore aumenta ... si prega, si lavora pel Signore, e il Signore benedice.
E se il nostro bravo coadiutore (Benedetto) ha avuto la fortuna di assiste­re al 50° anniversario di matrimonio dei suoi genitori (a cui hanno partecipato anche qualcuno di voi,... perché l'Istituto prende parte alle gioie ed ai dolori dei parenti) questo per una parte si deve alla corrispondenza del nostro coa­diutore, ai suoi sacrifici ed alle sue preghiere, e dall'altra alla premura di que­sti bravi genitori che l'hanno generosamente concesso al Signore.
Nelle comunità religiose è così: son tutti un corpo solo tra loro, e si porta­no affezione tra di loro all'interno, e non perdono l'affezione all'esterno, anzi aumenta: e acquistano grazie per tutta la famiglia: quindi non è vero quello che si sente dire che perché abbandonano la famiglia non hanno più cuore... ne hanno ancor di più.
Vedete la consolazione che si prova a partecipare a questa famiglia... Quam bonum et quam jucundum habitare fratres in unum! ...
Ed anche per chi deve andare in un altro luogo... il luogo è una materiali­tà, è niente l'esser piuttosto in un posto che in un altro... siamo tutti missionari, siamo tutti insieme, facciamo tutti una cosa sola, come se fossimo tutti qui, tutti al Kenya, tutti al Kaffa, tutti all'Iringa... bisogna ben che coltiviamo tutti i luoghi che il Signore ci ha affidato!...
Mi rallegro con tutti quelli che hanno parlato ... coi nostri cari partenti... noi li accompagneremo coll'affetto...
E da parte degli altri c'è la speranza, non è vero?... i sospiri... bisogna prepararvi ben bene, affinchè allora siate poi contenti, e vi meritiate poi le lodi dei nostri cari... Infatti hanno sempre tenuto una condotta da essere preparati alla partenza...
Io vi do la benedizione paterna e vi incarico di portarla anche a tutti quelli che sono in Africa.
giuseppeallamano.consolata.org