LA FEDE

2 maggio 1920
 
Quad. XV, 19
Sulla fede
(2 Maggio 1920)
 
Abbiamo detto l'ultima volta che la virtù dell'umiltà è il fonda­mento delle virtù, della vita cristiana e religiosa. V’è però ancora un al­tro fondamento, e fondamento primario, la virtù della Fede. L'umiltà è il fondamento negativo; la fede il positivo (Ved. Quad. VII p. 4, e XIV, p. 12).
P. V. Merlo Pich, quad. 107-113
2 Maggio 1920
La nostra vita religiosa, la perfezione ha due fondamenti, senza di cui non si può edificare niente: l'umiltà e la fede: l'umiltà è il fondamento negati­vo: toglie gli ostacoli che sono la superbia e tutte le sue figlie: tutta questa ro­baccia. E la fede è il fondamento positivo, primario. «Sine fide impossibile est piacere Deo», e così senza fede non si edifica niente. La perfezione è un edificio soprannaturale e perciò non si può edificare se non si è nell'ordine sopranna­turale per mezzo della fede.
S. Agostino dice: — Domus Dei credendo fundatur, sperando erigitur, diligendo perficitur.
Questa virtù ci è stata infusa nel battesimo da Dio, senza nostro merito; ma giunti all'uso di ragione si può perdere, e si può e si deve fomentarla, accrescerla, renderla formata, come dicono i Teologi.
Perciò abbiamo tre doveri riguardo alla fede:
1 ° Ringraziare il Signore che ce l'ha data gratuitamente, senza nostro me­rito.
2° Apprezzare questo dono della fede che è in noi, e in riconoscenza a Dio, procurare di spargerla fra coloro che non l'hanno, farla nascere fra gl'in­fedeli: questa è la vostra missione. E fin d'ora, siccome non potete ancora far questo, dovete prepararvi bene, per comunicarla poi al maggior numero di anime possibile.
Non dire come certuni: lasciarli in buona fede!... È certo che quelli che muoiono senza la fede e senza battesimo non possono salvarsi. N.S. parla chiaro: «Misi quis...» Non andranno all'inferno se non avranno commesso dei peccati personali, ma neppure non potranno andare nel nostro Paradiso, alla visione beatifica di Dio, perché non sono assorti all'ordine soprannaturale. E dove andranno? Il Signore non ce lo ha voluto dire: avranno una beatitudine puramente naturale. Inoltre per gli adulti è così difficile, mancando degli aiuti che abbiamo noi, che possano astenersi dal far dei peccati propri contro la leg­ge naturale!... Quindi è falso quello che dicono: Meglio lasciarli in buona fe­de! Bisognerebbe rispondere quello che ha risposto a un prete un nostro coa­diutore: «Allora anche N.S.G.C. ha fatto male a venire a salvarci: doveva la­sciarci in buona fede!»... Ma come! Non è un gran male — non introire in regnum Dei — oltre al pericolo di dannarsi per i propri peccati?
Questo è un gran punto! È un granché che un bambino, un moribondo muoia col battesimo: tenetelo bene a mente! Certi libri parlano imprecisi su questo.
3° In terzo luogo questa fede bisogna accrescerla, aumentarla, fomentar­la; come scriveva S. Paolo a Timoteo: «Tu, homo Dei, sectare fidem» — se­guire i dettami. E che cosa fare per aumentare questa fede, fondamento di tut­te le virtù?
a) In primo luogo bisogna domandarla sovente a N.S. perché è suo dono. Quindi ripetere sovente quelle giaculatorie: «Adauge fidem nostram — Adauge nobis fidem (App.) — Da fidei augmentum (la Chiesa) — Credo, Domine, sed adiuva incredulitatem meam». S. Agostino diceva che bisogna ripetere so­vente e bene il Credo. S. Antonio ab. in punto di morte raccomandava ai suoi discepoli la fede e diceva di mantenerla preziosa. E S. Pietro m. domenicano, da ragazzo a scuola avea imparato il Credo, e lo diceva sempre tornando a ca­sa; lo zio eretico lo sgridava; ma egli continuava sempre. Ebbene, ha avuto la fortuna di morire (ferito dai sicari) recitando il Credo.
Domandare al Signore proprio di sentirla, di volerla...; scuoterci!...
b) Studiare bene le verità della fede, specie la teologia. Ma questo studio si deve fare:
1) con umiltà. Tutti gli eretici fino ai Modernisti, è per superbia che per­dettero la fede. Lamenais (sic) diceva: La Chiesa ha bisogno di me!... ed è pe­rito miseramente dopo aver perduto la fede. La Teologia non bisogna studiar­la sol per saperla; sarebbe sol una scienza come un'altra, come la medicina...
L'Imitazione dice: «Quid prodest alta de Trinitate sapere, si careas humilitate sine qua displiceas Trinitati?». — «Non plus sapere quam oportet sape­re...». Non che abbia paura che studiate troppo; studiate pure più che potete; ma non bisogna voler troppo sindacare sui misteri. Sarebbe assurdo che noi capissimo Dio come Egli capisce se stesso. Quindi quando si studia le verità della fede, prima di tutto bisogna far atti di fede.
2) Quindi studiare con semplicità: prendere le cose come ce le dà la S. Chiesa. Se no avverrà quello che dice S. Agostino: «Surgunt indocti ut rapiant regnum coelorum, et nobis, cum omni nostra doctrina, relinquitur terra».
E S. Tommaso dice (ed è così) che non è l'intelletto, ma è la volontà che determina in noi la fede; l'intelletto presenta sol le cose alla volontà...
Anche i farisei vedevano i miracoli, ma non volevano riconoscere N.S.G.C., perciò non credevano. S. Anselmo diceva: Credo ut intelligam. Al B. Curato d'Ars una volta s'è presentata una persona in sacrestia; ed egli le mostrò l'inginocchiatoio per confessarla. E l'altra: «Ma io son venuto per di­sputare». Ma il Beato continuava sempre a mostrargli l'inginocchiatoio. Quando si fu confessato gli domandò: Volete ancora disputare adesso? — No, No! — rispose... E il fatto di quella vecchia che diceva a S. Bonaventura:
«Fortunati voi che avete più scienzia, e perciò amate più il Signore!». — «Buona vecchierella, le rispose, voi lo amate più di frate Bonaventura!...».
L'altro giorno è venuto da me uno studente di medicina, e mi ha fatto tante di quelle obbiezioni. Io gli ho detto: cominciamo da una, e poi andremo avanti, se no saremo daccapo! Non scappi via...
È proprio così: la gioventù ha il prurito di fare delle obbiezioni.
3) Bisogna seguire in tutto, star fisso alla Chiesa Cattolica, anche nelle cose che non son proprio di fede. Anche nelle cose disputate, nelle cose politi­che, sempre seguire l'opinione e i desideri in qualsiasi modo manifestati dalla S. Sede. Questo è secondo il nostro regolamento. Se no, si comincia a criticare il Papa che vuol fare politica... e poi si fa il gran passo a negare le cose che son di fede...
Invece noi dobbiamo attenerci in tutto alle opinioni ed ai desideri del Pa­pa. Questo è lo spirito del nostro Istituto.
giuseppeallamano.consolata.org