LA SCIENZA E GLI STUDI

3 ottobre 1920
Quad.XV, 32
(3 Ottobre 1920)
Sulla scienza e gli studi (Miss.)
Tre cose: 1) Necessità della scienza, quindi degli studii. (V. Quad. IV p. 4 - 6; (v. Giordano).
2) Materia, a) Scienza sacra, cioè S. Scrittura, Teologia, Filosofia.
 b) Lavori manuali, arti e mestieri. (Costit. - Esempi).
 c) Lingue - (Ivi e Quad. IV cit.).
3) Modo ordinato, costante, con retto fine e piamente (ivi).
P.V. Merlo Pich, quad. 151-167
3 Ottobre 1920
Avete cominciato gli studi, ed in principio dell'anno son sempre solito di­re qualcosa sullo studio.
Prima cosa bisogna considerare la necessità che abbiamo della scienza; in secondo luogo, che cosa studiare? poi: Come studiare? Son tre considerazioni che bisogna fare in principio dell'anno e rinnovare di tanto in tanto.
1° Prima cosa, ho detto: Necessità della scienza. La scienza può essere in­fusa e acquisita. La infusa chi l'ha? L'ebbe Salomone per speciale grazia di Dio. La ebbero anche gli Apostoli che, poveretti, se il Signore non la infonde­va, ne sapevano completamente niente. Ma di regola ordinaria il Signore non la infonde ma vuole che si acquisti collo studio, con sforzi. E non dire che non ce n'è bisogno di studio, perché si ha ingegno, memoria, perché queste cose senza studio non bastano, e poi se non studia, non può acquistare tutto ciò che vuole il Signore da lui. Il Signore a chi ha dato due talenti, a chi cinque. E poi più si acquista scienza, più bene si farà alle anime: è per questo che bisogna animarsi a studiare. Per un monaco basta aver la pietà, ma un sacerdote, un missionario deve anche avere la scienza, e perciò deve acquistarla collo studio. E per studiare è adesso il tempo: ecce nunc tempus acceptabile, se lasciate pas­sare un anno, non avrete più tempo: Particula boni diei non te praetereat.
Non bisogna confidare: il Signore la infonderà; il Signore infonderà quel­lo che mancherà solo dopo che avremo fatto tutto quello che avremo potuto da noi, come a S. Francesco Saverio, a cui il Signore ha dato il dono delle lin­gue, ma aspettava a darglielo quando aveva già fatto tutti gli sforzi che poteva per studiarle. Così a voi il Signore darà il dono delle lingue, se sarà necessario, ma sol dopo che avrete fatto tutto quello che dipende da voi.
È per ciò che i Superiori hanno stabilito questo corso, questa specie di si­stema di studi. Il sistema di studi e di lavori stabilito dai superiori è combinato in modo che chi fa tutto bene giorno per giorno, alla fine avrà acquistato tutto il necessario per fare il bene. Per stabilire questo i Superiori sono stati illumi­nati, e si è pregato; e si prega per saper dare più o meno importanza al più ne­cessario e al meno... Chi non segue questa idea guasta tutto.
Nell'A.T. il Signore ha sempre dato importanza alla scienza pei sacerdo­ti. In Osea dice: «Labia sacerdotis custodient scientiam, et populi de ore eius requirent eam...». Sono i sacerdoti che devono avere la scienza, non i popoli che non hanno il tempo; ma essi la richiederanno dai sacerdoti: requirent; quindi è necessario che essi l'abbiano.
Ed in un altro posto: «Quia repulisti scientiam, repellam te ne sascerdotio fungaris mihi». Uno che non abbia scienza non è idoneo, non può entrare nel sacerdozio, né andare in missione.
S. Paolo diceva a Timoteo: «Attende tibi et doctrinae» — non basta la pietà, è necessaria anche la dottrina, che attenda anche ad imparare.
E la S. Chiesa parla sempre dell'obbligo che hanno i sacerdoti di studiare con impegno. Io credo perciò che siate persuasi della necessità dello studio, perché senza studio non si può avere scienza, e la scienza è necessaria.
Ed ora vediamo un po' che cosa bisogna studiare? Prima di tutto c'è la Scienza Sacra. Perciò il primo studio per importanza è la S. Scrittura. Gli anti­chi Padri si son formati tutti sulla S. Scrittura: non avevano mica ancora la Fi­losofia e la Teologia come noi, e si son formati tutti lì sopra: così S. Gregorio Nisseno detto il Teologo. Ecco perché si dà tanta importanza nell'Istituto allo studio della S. Scrittura, in modo che si comincia dal primo giorno e si studia fino alla fine: questa è una scuola che non cessa mai... La S. Scrittura è una miniera su cui formarvi voi e gli altri: abbiamo bisogno dell'aiuto dello studio della S. Scrittura. S. Girolamo dice: «Ama scientiam Scripturarum, et vitia carnis non amabis». S. Girolamo era competente perché l'aveva studiata be­ne: se ne celebra il centenario, ed il S. Padre ha fatto una magnifica enciclica di elogio.
Perciò la S. Scrittura è il primo studio senz'altro per i chierici e pei coa­diutori.
La S. Scrittura serve anche di conforto: in missione avrete almeno il N.T. e, se è possibile, anche tutta la Bibbia; nei momenti di sconforto studiate la S. Scrittura.
Gli Ebrei tribolati dalle guerre scrivevano che si consolavano colla S. Scrittura: «habentes solatio sacros libros».
Mi ha fatto tanta impressione il fatto di quell'esploratore inglese, Stanley, che di tanto in tanto si ritirava sotto la tenda per leggere la S. Scrittura. Questo dobbiamo fare noi missionarii non lasciarci vincere dai Protestanti. Non parlo della interpretazione che loro voglion dare quella che vogliono. Ma la S. Scrittura noi dobbiamo averla, saperla, studiarla più di loro, o per lo me­no come loro; dobbiamo aver l'affezione che han loro e più che loro.
Quindi per noi la S. Scrittura è il primo studio, il sommo, e non c'è scusa. E bisogna studiarne anche un poco a memoria, specialmente le lettere di S. Paolo, son molto utili; verranno, salteranno poi fuori nelle prediche, nei cate­chismi: chi è pregno di S. Scrittura, versa... S. Giovanni Grisostomo a forza di studiare S. Paolo, era un altro S. Paolo.
Chi ha qualche minuto di tempo d'avanzo, legga la S. Scrittura, e rifletta su ...
La S. Scrittura deve dunque essere la prima parte della materia dei nostri studi.
Poi c'è la filosofia e la teologia secondo l'orario della comunità.
Poi vengono le materie secondarie; le quali però se son secondarie per al­tri, non son così per un missionario.
Così i lavori manuali: come sono importanti! Domandatelo a quelli che son stati in missione come servono! Servono a diminuire le spese, poi servono di occasione per insegnare agli altri il catechismo. S. Paolo che pure aveva di­ritto di non lavorare, lavorava per mantenere sé e i compagni. S. Girolamo Emiliani per fare il catechismo si univa a quelli che tagliavano il grano, e li aiutava a tagliare, e così poteva insegnar loro il catechismo. Il Card. Massaia rattoppava i neri e con quella carità prendeva occasione di avvicinarli! Ah! quanto sono importanti! Quindi devono essere contenti e santamente orgo­gliosi i Coadiutori ed anche gli altri. Tutto viene in taglio!
Poi ci sono le lingue! Un autore dice che lo studio delle lingue è la prima cosa, perché se uno non sa la lingua non può manifestare quello che sa.
Prima di tutto c'è il Kiswaili. Bisogna studiarlo con impegno. Sarà utile, sia che andiate al Kenya come all'Iringa, dovrete parlare Kiswaili. Vorrei che s'imparasse bene. Si acquista anche facilità a capire le altre lingue... Io spero che soddisferete il professore, e lo studierete in modo da poterlo parlare.
Certe suore laggiù hanno potuto far niente perché non sapevano la lin­gua: è tempo perduto; e poi in faccia a quei là che dicono che noi dovremmo saperla!? Quindi è un dovere impararlo bene: bisognare fare un po' di sforzo; e poi il più importante è che in certe epoche, in certe ore assegnate si parli sol quello.
Poi c'è l'Inglese! Non bisogna che si perda la nomea che si era già forma­ta. Mons. Perlo mi scriveva che i missionari che andavan giù parevan tanti in­glesi. Prima c'era un professore olandese che non avea la pronuncia esatta, ma poi è venuto Stephenson e poi il P. Costa che con tanto impegno lo studia­va e lo parlava.
Bisogna studiarlo non solo per leggerlo, ma parlarlo. Col tempo vi trove­rete in mezzo ai protestanti, e bisognerà saper l'inglese per parlarlo e discute­re.
Quindi, come ho detto, dopo la S. Scrittura, la Filosofia e la Teologia, ci sono le lingue: e di queste prima la indigena poi l'inglese. Anche il francese non bisogna perderlo. Se qualcuno sa il tedesco o lo spagnolo continui a stu­diarle da sé... Naturalmente prima c'è il necessario, poi nei ritagli di tempo si studia il resto.
Raccomando di dar importanza allo studio delle lingue. Certune san po­che parole in Africa dopo tanti anni, e son da compatire; ma voi non sarete più da compatire. Non lasciatevi passare avanti dalle Suore che studiano an­che l'Inglese e il Kiswaili. E se costa, più costa, più bisogna farlo per amor di Dio.
P. Costa insisteva molto, e aveva paura di essere troppo duro per quello, ed io gli dicevo: Tenga fermo!... Se non si sarà messo impegno in questo, avremo sulla coscienza il meno bene che si sarà fatto.
E poi tutto: Medicina e Chirurgia, studiarla bene e andar all'ospedale, a far pratica: si è sempre fatto! Monsignore si raccomanda tanto di aver dei me­dici per noi e per gli altri. E non creder di saper chissà cosa! Fa così chi ha solo una tintura di scienza qualunque, ma non fa così se è profondo.
3) E in terzo luogo: Come studiare? Prima di tutto bisogna essere ordinati sia quanto alla qualità, all'importanza, e all'orario. Certa gente mentre studia una cosa pensa ad un'altra: no! bisogna star lì. Domani avrò scuola di questo, quindi prima meditare ciò che si spiegherà; certe volte non si capisce perché non si è preparati: serve tanto questo: le cose restano più impresse. Ordine ne­gli studi! Certi momenti si prende un testo... poi un altro, si tengono cinque minuti, poi si cambia: è incostanza! Invece bisogna star lì: il Signore benedice chi è fermo... Poi a scuola star attenti, non pensare ad altre cose che si han da fare dopo. Si fan tante cose se si è ordinati; invece col disordine si fan le cose male.
In secondo luogo bisogna studiare con rettitudine di fine.
S. Bernardo dice: «Sunt qui student ut sciant...». Conosco io una studen­tessa che aveva preso tre lauree: di filosofia, di belle lettere ed in matematica. Ed io gli domandavo: ma perché ha preso tutte queste lauree; e mi rispondeva: per sapere. E costei ha mai fatto niente: e adesso soffre l'appetito... Poi: «sunt qui student ut sciantur... per aver bei voti, et turpis vanitas est ... sunt qui student ut aedificent et haec charitas est; questo va già, ma non basta... sunt qui student ut aedificentur: applicano a se stessi quello che studiano, per applicarlo poi agli altri; et haec prudentia est...».
Bisogna star attenti a questo. Bisogna studiare: prima per empir la nostra testa di buoni pensieri — poi per salvare anime il più possibile. Quindi metter­si d'impegno, costi quello che vuole!... Se si fa così si riesce, e si porta via tan­te altre cose dalla testa.
In questa comunità si è sempre studiato tanto; bisogna che si continui... Non aver la mania... Certuni hanno la mania di studiare: studiano in tutti i tempi, persino in Chiesa. Questo non va, non è spirito... Occupare tutte le ore di studio, e conferire in cortile, in ricreazione sulle materie di studio, e basta!... Non studiare in Chiesa o a pregiudizio della carità. Il Card. Bona di­ceva che lo studio è buono se non si trasgredisce nessuna regola per studiare. E se quando si è in Chiesa viene voglia di pensare ad altro, mandarlo via: il Si­gnore benedirà; imparerai più in breve tempo quello che avrai lasciato per obbedienza. Dunque il fine per cui dobbiamo studiare è l'amor di Dio e delle ani­me; questo è il punto!...
In terzo luogo bisogna studiare con umiltà.
Quarto: bisogna studiare piamente, non come i pagani! Ma assurgere so­vente a N.S. Se si studia De Eucharistia, far sovente delle giaculatorie e Co­munioni spirituali... Così del resto... Del Papa... cercar con avidità di capire le obbiezioni per poterlo sempre amare di più.
Mi ricordo che quando ero in Seminario Mons. Pulciano mi diceva sem­pre: Che distanza c'è tra la scuola e la cappella! C'è una voragine! Allora en­trava il Professore, non si diceva neppure l'Actiones... si sedeva!...: si andava all'Università; ... Ci siamo poi messi a dirlo mentre entrava il Professore, ed egli sentiva... C'era però anche chi pregava... Specialmente Mons. Dirrighello [= Ghiringhello] ... quando parlava di cose di spirito imparadisava... E il Ven. Cafasso! Diceva Mons. Bertagna che le sue conferenze eran sempre pie­ne di cose di spirito... specialmente vicino alle feste, la sua conferenza era pie­na di ascetica.
Stassera proponete di corrispondere alle mire che i Superiori hanno mes­so sopra di voi... di dedicarvi con impegno allo studio ed alle scuole...
Non perder tempo... parlar tra voi le lingue ... questo è anche un segno di vocazione. Son prescritte nelle Costituzioni, e quindi l'impegno nell'imparare le lingue indigene è segno di vocazione...
Non andar a studiare altre cose: prima il testo!... e poi la S. Scrittura!... S. Carlo Borromeo, interrogato perché non andava mai in giardino a passeg­giare, rispose che il suo giardino era la S. Scrittura.
Così il Signore vi benedice ed è anche una fonte di tranquillità... E non aver paura della salute. Quindi non perder un minuto di tempo di studio... Tutto viene in taglio!...
Oggi dovrei anche parlarvi del S. Rosario. Bisogna prendere affezione al S. Rosario; non bisogna che sia un peso, di modo che uno sia contento se può scappare dal dirlo. Come il Breviario, non è un peso; oppure, volete che sia un peso? È un peso soave, leggero: e chi lo ha detto bene, ne sente un conforto. Fortunato chi può dirlo adagio, e metterci due ore... Così il Rosario. Non de­ve stancare a dir sempre le stesse cose. Come quel santo che non finiva mai di fare genuflessioni e ci trovava sempre gusto; così è ripetere le Ave Maria. Co­me son belle quelle parole dell'Angelo! Ogni parola dell'Ave Maria è d'oro. Ora se una cosa bella e buona si ripete sempre; non ci stucchiamo mai! Il pro­var noia a dir il Rosario è segno delle anime tiepide. Né bisogna dirlo colla te­sta in aria! Bisogna far meditazione sul mistero.
Questo mese poi è dedicato alla divozione degli Angeli Custodi. Bisogna averla in tutto l'anno ma questo mese è per aumentarla, rinforzarla, rinfervorarla.
Bisogna esser divoti degli Angeli Custodi anche per salvar le anime degli altri. È certo che i cristiani hanno ognuno il suo Angelo Custode; e anche per gli altri è quasi certo. E quindi quando non si può far niente con un'anima, si raccomanda al suo Angelo Custode, il quale aiuta molto, col rimorso, colle buone ispirazioni... Son due divozioni che bisogna rinforzare in questo mese:
quella del Rosario e quella degli Angeli Custodi...
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