ACCUSA PUBBLICA

15 ottobre 1920
P.V. Merlo Pich, quad. 174-176
15 Ottobre 1920
Accusa pubblica
È bene che ogni tanto torniamo sulla importanza e sul modo di questa pratica. Tutte le congregazioni hanno questa pratica, o sotto questa forma, o sotto forma del Capitolo delle colpe, come i Filippini, o sotto forma del cilicio come i Certosini. Ma oltre alla consuetudine delle Congregazioni religiose, c'è questo pensiero: Come dei peccati c'è la penitenza, si cancellano nella Confes­sione, così di queste mancanze esterne, rotture, ecc. la Comunità ne resta co­me ferita e bisogna che ne sia compensata. Quindi con questo atto di umiltà, coll'accusarlo in pubblico la Comunità ne resta come soddisfatta, si mette di nuovo le cose a posto. E poi questo serve anche a farci acquistare la virtù dell'umiltà, fiacca la nostra superbia; sicuro che costa alla carne accusarsi in pubblico, ma è appunto per quello!...
E il modo? Bisogna farlo non come una cosa qualunque, ma con vero spi­rito, con umiltà... voltarsi per una buona parte verso la comunità e poi dire forte che tutti sentano...
Ma, e non vengono poi degli inconvenienti?... Se si fa bene non vengono. Sopratutto di questo non bisogna parlarne fuori. Guai a chi fuori di qui accen­nasse a qualche cosa che qualcuno avesse detto qui! La cosa deve morire qui, non deve uscire da questa cappella: se ne deve fare un omaggio a Gesù Sacra­mentato. Niente di più brutto che parlarne fuori! Rovinerebbe tutto! In una Comunità in cui s'era cominciato a fare una pratica come questa, se n'è parla­to fuori e si è rovinato tutto! Neppure pensarci! E se viene in testa quello che quel tale ha detto, cacciare la tentazione, pensando: ed io che cosa avrei do­vuto dire? l'avrei fatto così bene...
E prima bisogna prepararvisi. Venendo su per questa pratica, pensare a che cosa si va a fare. E domandare di essere chiamato, essere contenti e chia­mare di approfittarvi di una pratica così bella...
Da questa pratica io mi riprometto molto bene nella Comunità.
giuseppeallamano.consolata.org