DISTACCO DAI PARENTI

9 gennaio 1921
Quad. XVI, 7
(9 Genn. 1921)
Distacco dai parenti (ai Missionari)
(Vedi Quad. VIII, p. 16; XI, p. 28; e XIV, p. 18).
P.V. Merlo Pich, quad. 235-247
9 Gennaio 1921
Avete fatte le vostre feste... il diavolo era fin troppo brutto!... È andato tutto bene e sono stati tutti contenti. Una cosa che hanno osservato anche altri è che avete scelto dei canti troppo difficili... Un altr'anno cantate poi anche il «Momento Domine David» (Haydn): è tanto bello!...
P. Ferrero stamattina vi ha spiegato il Vangelo e che cosa ha detto? ... Che non si deve star qui per scaldare i banchi!... Adesso vi voglio dire anch'io una parola dal vangelo di oggi, ma da un'altra parte.
N. Signore che pure era così buono, ubbidiente, eppure stavolta ha fatto una scappata, e restò in Gerusalemme mentre Maria SS. e S. Giuseppe torna­vano a Nazaret... Costava così poco dire una parola! Maria SS. non si oppo­neva mica!... Eppure non ha voluto dir neppur una parola. Pare che non avrebbe dovuto fare così... E difatti Maria SS. e S. Giuseppe se ne son poi la­mentati: Fili, quid fecisti nobis sic?». Ed egli che cosa rispose? Invece di riconoscerlo e dire: «L'ho scappata, perdonatemi!», risponde quasi malamente:
«Perché mi cercavate? Nesciebatis quia in his quae Patris mei sunt oportet me esse?». Eppure Gesù aveva una grande affezione verso di loro, li amava pro­prio come padre e madre! Come mai ha agito così?
I santi dicono che qui N. Signore ha voluto dare una lezione di distacco dai parenti per tutti i cristiani, specialmente ai religiosi: spirito di distacco dai parenti...
Allora veniamo senza cuore... siamo crudeli!... No! Li amiamo ancora di più. Ci sono tanti modi di amare... e noi li amiamo spiritualmente, ma li amia­mo sempre, pregando per loro, offrendo per loro sacrifizi.
È un mistero, ma le parole di N.S. son chiare: Chi non odia il padre, e la madre, e i fratelli, e le sorelle per amore di me, non può essere mio discepolo, non è degno di me.
Ancora un'altra volta... quel poveretto voleva seguirlo... e il Signore «intuitus dilexit eum, lo guardò con amore»; ma prima gli domandò il permesso di andare a seppellire suo padre che era morto allora... Non vi pare che avreb­be dovuto permetterglielo? Seppellire suo padre! Invece no: Sine mortuos sepelire mortuos suos!... Allora lui se l'è presa e non gli è più andato dietro.
Qui c'è un mistero... Si direbbe che il Signore era crudele!... Qui il Signo­re ci ha voluto dare una lezione in regola sul distacco dai parenti... Il Signore ha mai transatto su questo punto, e l'ha sempre mostrato praticamente: In his quae Patris mei sunt oportet me esse.
Quindi in queste cose, in fatto di vocazione e di corrispondenza non biso­gna star al giudizio dei parenti, perché essi guidati da un falso amore e dall'in­teresse giudicano a loro modo. Quindi i Santi, come S. Alfonso, dicono che non bisogna consultare i parenti, e certe volte anche scappare, come ha fatto S. Tommaso che è scappato, e inseguito, e chiuso in una torre, è poi di nuovo scappato. Così S. Francesca di Chantal, lo sapete il fatto... E la Chiesa lo no­ta: spirito di fortezza: sembrerebbe crudeltà. Aveva per direttore S. Francesco di Sales che era tanto benigno... non avrebbe fatto male a una mosca, eppure in quell'occasione... è stata crudele!... Il figlio piangeva, non voleva lasciarla andar via ... e si distese là sulla soglia: Se vuole andar via, bisogna che mi met­ta i piedi sul corpo... Povera madre! Gli voleva tanto bene!... Ma ... Iddio lo voleva... ebbene ha fatto un salto, e via!...
Dunque qui o il Signore ha sbagliato, o ha ragione lui, ed allora bisogna ascoltare e praticare le sue parole e i suoi esempi... E chi avrà il coraggio di ne­garlo?...
Quando N. Signore ha promesso l'Eucaristia vari che avevano sentito, non la potevano digerire, e dicevano: «Durus est hic sermo», e se ne andavano via... Allora N.S. avrà detto agli apostoli: «Per carità, non scappate anche voi!». Invece no! «Numquid et vos vultis abire?». Andatevene pure anche voi! ed ha ripetuto loro le stesse parole... Allora saltò su S. Pietro: «Se andia­mo via da te ad quem ibimus ?...».
Nelle parole del Vangelo di oggi e anche in altri luoghi N.S. ci insegna il distacco dai parenti: bisogna dunque pensare che ci sia una grande verità qui dentro. N. Signore voleva molto bene a Maria SS., ma ha voluto imprimere bene in noi questa verità, e se noi non la capiamo è segno che non abbiamo il suo spirito, e quindi non siamo degni di essere cristiani: Qui spiritum Christi non habet hic non est eius. Costoro bisogna che preghino il Signore che glielo faccia capire: è una verità! Il Signore non vuol mica farci mancare di rispetto verso i parenti!... Vuol solo che non siamo troppo attaccati.
Ah! l'attacco ai parenti fa tanto del male!...
Poco tempo fa un chierico è venuto da me e mi diceva: Lei mi deve cono­scere: ero venuto da lei a domandarle consiglio e lei mi ha dato il consiglio di farmi missionario. Io volevo metterlo in pratica: ma poi sono andato a casa, mia mamma si è messa a piangere... io mi son lasciato commuovere, ed ho la­sciato stare... Ma adesso son pentito... non potrei andare adesso?...
E non tanto tempo fa un sacerdote è venuto da me, e mi diceva: «Quando ero in Seminario a Chieri avevo desiderato tanto di farmi missionario... ne avevo già parlato ai superiori...ma poi a mio padre ha fatto pena, ed io sono sta­to senza coraggio ed ho lasciato tutto... ma ho sempre avuto una spina al cuo­re... A mio padre rincresceva, ma lo avrei potuto tirare a lasciarmi andare... ma io sono stato debole... E adesso il Signore mi castiga...». E non c'era verso di consolarlo... tutti i mali gli capitavano per quello... «Ma ... il Signore non è mica così vendicativo!...».
Io mi ricordo sempre che la prima offerta per la fondazione dell'Istituto fu un'offerta di 100 lire mandata da un prete di un'altra diocesi, che ho ancor da sapere adesso chi fosse...: «in riparazione, diceva, di non aver seguito la mia vocazione di missionario a suo tempo».
In fatto di vocazione, i parenti... ahi, ahi, ahi!... fanno sol del male.
E in fatto di corrispondenza... Oh, adesso vuole che non vogliamo bene ai parenti!... Non dico questo: dovete voler loro bene... ma qualcuno è attac­cato... non dico qui... ma potrebbe anche essere... Vogliono sempre saper tut­to... si interessano dei matrimonii... C'era una suora che dal monastero vole­va far lei e disfare i matrimoni, far questo e quello...: «Ma io voglio che siano buoni cristiani!...». Ma non sta da lei! Anche i parenti non lo possono vedere questo... Spetta al padre e alla madre...
Quindi anche qui potrebbe darsi che qualcuno abbia un po' d'attacco... Certe cose sanno un po' di attacco. Ed io le riduco specialmente a queste tre cose: 1) Attacco al paese, quindi andar volentieri a casa, starvi volentieri an­che molto: e questo è male. 2) troppa frequenza di lettere: e in esse usar troppo tenerume. 3) il parlatorio. Vediamo queste cose praticamente.
1) Attacco al paese: pensare sovente a casa... e se il superiore lasciasse andare, vi sarebbe a casa tutti i momenti. E questo avviene specialmente tra i col­legiali, ma anche fra i seminaristi... Ma adesso ci son le feste, non c'è scuola! Ma c'è le scuole dello spirito !...
Voi non avete queste manie: tuttavia avete proprio lasciato tutto anche col cuore?... Quel tenerume della patria... voler sapere tante notizie... volervi andar qualche volta...; tagliare, tagliare, tagliare!... Non dico che non dob­biate andarvi quando credono bene i superiori... non bisogna essere assoluto... ma anche allora andare sol quel tanto che è necessario ... e se ba­stano quattro giorni, non starvi di più.
S. Paolo, dopo che è stato convertito, andò in Arabia, e dopo ha comin­ciato subito la vita apostolica... Non acquievi carni et sanguini... Non è nep­pure più andato a salutare i parenti; e si che apparteneva ad una famiglia di­stinta.. era cittadino romano... S. Paolo era il tipo del missionario.
E Abramo, quando il Signore lo chiamò, per mostrargli ciò che doveva fare: «Devi staccarti completamente dal tuo paese e dai tuoi» e glielo disse per tre volte. «Devi staccarti da tutto per andare dove io ti mostrerò». Il Signore vuole distacco dalle anime che prepara alle grandi cose.
S. Carlo Borromeo, quantunque non fosse religioso, diceva che quando andava a casa, ne ritornava sempre con una perdita di spirito, e che ci andava poi molto tempo per mettersi a posto.
E S. Lorenzo Giustiniani, che era di famiglia insigne, non ha mai più vo­luto andare dai parenti; ed è andato solo per dovere per la morte della madre; e la Chiesa nel Breviario nota che assistè alla sepoltura — siccis oculis! — Crudele!... Mi pare che la Chiesa non dovrebbe mettere nel Breviario una cosa simile. Eppure la Chiesa nota proprio quello!...
E S. Vincenzo de' Paoli una volta è andato a vedere suo padre, ma non è più andato una seconda volta; tornando dice che ha pianto per tutta la strada, e poi per tre mesi ha sempre avuto per la testa i suoi fastidi...
Lasciato il paese, dobbiamo lasciare tutto... si va che a casa si fa una fe­sta: allora si ha già la testa là varii giorni prima ... quando si è là, naturalmen­te la testa è là... poi, quando si vien via, la testa resta ancor là per qualche giorno. Mons. Gastaldi voleva che i convittori per la Messa nuova andassero sol a casa per tre giorni, e chi era a Torino ancor meno. Tutte le volte che van via anche sol per un giorno, diceva che perdono sempre tre giorni: se per es. vanno alla domenica, ci pensano già il sabato, e poi il lunedì non possono an­cor far niente ... e in quei tre giorni non son più convittori.
Quindi domandare il permesso al superiore, e non tirarlo perché al supe­riore costa dir di no: anzi bisogna essere i primi ad insistere che non ce lo dia se non è proprio necessario.
Con questo voglio dire che i parenti si possono amare anche senza andare là tutti i momenti. I parenti devono dire: Quando io avrò finito di vivere, chi si ricorderà ancor di me? Gli altri figli faranno forse ancor dire una Messa qual­che volta, una volta all'anno: chi si ricorderà di me tutti i giorni nel momento dei morti sarà il figlio sacerdote.
Questa è una santa crudeltà, o piuttosto è pietà vera. S. Agostino dice: «Nimia in suos pietas, impietas est in Deum». S. Bernardo: «Si impium est contemnere matrem, contemnere tamem propter Christum piissimum est».
Non bisogna essere così teneri: lo ripeto: è un tenerume.
2) Veniamo all'altra cosa: alle lettere. Qualche volta quando si è in mis­sione, ci son di quelli che scrivono troppo, e altri che scrivono troppo poco. Una volta son venuti da me dei parenti di un missionario a lamentarsi che non scriveva... Ed io ho dovuto scrivergli: Ma perché non scrivi? Invece ci sono certuni che scrivono troppo... scrivono sempre...
Anch'io adesso non rispondo più a tutto: non ho mica denari da spreca­re!... Se si offendono pazienza! non mi scrivono più!...
L'altro giorno un Canonico mi mostrava un biglietto di visita che gli ave­va mandato un seminarista, e diceva: «Son mica andato al pascolo con lui!...».
E quando si scrive, non usiamo troppo tenerume... E quando si ricevono, c'è chi ne fa la raccolta, e ogni tanto in studio le rilegge. E neppure aver trop­po curiosità. Fate come S. Ignazio che quando riceveva lettere dai parenti, se non erano proprio urgenti, le metteva da parte e le lasciava lì per tanto tempo: così lasciava passare alcuni giorni senza neppure sapere ciò che c'era dentro.
Le vostre lettere le ricevete dai superiori, e quindi ascoltate loro.
Dunque è l'abuso delle lettere che non va.
3) Il parlatorio. S. Alfonso dice che nel parlatorio più che altrove il demo­nio suol fare il suo negozio. È per questo che certi santi, per non dover poi an­dare in parlatorio, sono andati a farsi religiosi lontano da casa... Il parlatorio è una gran dissipazione. I parenti vengon lì a portare tutti i loro fastidi: ... «Ci son tante imposte da pagare...» e via con queste cose... Vedete: son tutti così. Poi si esce che se ne ha la testa piena, e non si può più pregare, non si può più studiare...
Il parlatorio è pericoloso.
Certi santi supplicavano i loro superiori per non andare in parlatorio... Certi monasteri so io che non hanno mai il parlatorio in tutto l'anno...
Ma non esageriamo! Il Signore vuole che facciamo la volontà dei superio­ri ... e perciò andiamo a casa e scriviamo quando credono bene i superiori; e nelle lettere nessun tenerume. E in parlatorio andar a tempo e luogo, ma con moderazione. Vi racconto una cosa che è capitata a me, quindi non potete di­re: è questo, è quello... Quando io studiavo in Seminario, avevo un fratello che studiava all'Università, e veniva tutti i giorni a trovarmi... E io gli ho det­to: «Questo non va bene, dà nell'occhio» — «Ma se non vengo qui dove vado...». Finché i superiori mi hanno poi imposto di andare tutti i giorni, per­ché dicevano che potevo dargli un po' di aiuto e di consiglio...
Facciamo così... Se il Signore ha detto di queste cose, e non ha mai di­sdetto niente, dunque bisogna che abbia ragione Lui, e il torto l'ha chi pensa altrimenti... Dura o no: è una verità!
Questa sera facciamo questo proposito: Ciascuno si esamini, e se trova che non capisce questa verità, preghi il Signore che gliela faccia capire, perché è una verità. Se no il Signore ci dirà: «Numquid et vos vultis abire?». No, Si­gnore, rispondiamo ... quo ibimus, se andiamo via da te?...
P. G. Richetta, quad. 66
9 Gennaio 1921
Parenti (vedi anche Conf. «Parenti» di Gennaio 1918)
Gesù amante - abbandonò
Gesù obbediente - non avvisò
Gesù rispettoso - rispose duramente ai parenti nel Tempio (S. Luc. 2,49)
— per insegnarci che nella vocazione i parenti non debbono entrare, e si può anche andare contro la loro volontà.
Bisogna essere forti: quanti si pentirono!
Non si legge che Gesù si licenziasse prima della predicazione (lo avrà fat­to, ma non scritto)
— Quando Maria SS. e i cugini andarono a trovarlo... (Mat. 12,47)
— Chi ama... più di me non è degno di me
— Chi non odia ...    "
— Chi lascierà ... avrà il 100
    Sine mortuos, mortuos suos sepelire!
Dio lo richiese:
ad Abramo: (solenne) (Genesi 12,1) Salmo 44 a S. Paolo, (Gal. 1, 15) non acquievi
I Santi lo praticarono:
S. Tommaso, S. Francesca Chantal, S. Francesco Saverio.
— Si impium est contemnere matrem, contemnere tamen propter Jesum piissimum est (S. Bernardo).
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