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Scritto da Beato Giuseppe Allamano
26 marzo 1921
Quad. XVI, 9-10
(26 Marzo 1921)
Benedizione della
casa (Sab. Santo)
Anzitutto debbo rallegrarmi con voi
per le belle funzioni che faceste in questa settimana, incominciando dalla Domenica delle Palme. Non mai in passato
si poterono eseguire i S. Riti che la Chiesa ci insegna.
Avete
seguito in tutto lo spirito della Chiesa; io ne godo per vedere così onorati i S. Misteri, e pei frutti di
santificazione che ne provengono. Tutti avrete fatta bene la vostra parte, anche minima; e sopratutto
l'avrete eseguita non solo esternamente, ma colla mente e col cuore.
Nessuno avrà trovate troppo lunghe le funzioni, e vi avrà assistito con noja, e pensando forse che
quel tempo poteva occuparsi meglio nello studio. Costui sarebbe un infelice, indegno di questa casa, e perciò
solo non chiamato al Sacerdozio ed al missionariato. Fanno per noi le parole di un degno sacerdote, P. Zampieri Gesuita,
il quale nei proponimenti de' suoi esercizi del 1864 scriveva: la Compagnia non ha bisogno di dotti, ma di
santi (V. Cenni Biogr.).
Venendo alla Benedizione che ho impartita a voi
ed alla Casa, vi dirò che l'intenzione della Chiesa è di rinnovarvi lo spirito, come la consuetudine porta
che si faccia generale pulizia nel materiale. Da un anno all'altro anche nella nostra santa casa vi possono
essere state miserie morali, che spero solo piccole e momentanee, ma queste bisogna distruggerle, e rinnovarvi la
pulizia e candidezza di essa. La Chiesa quindi nel versare l'acqua lustrale intende cacciare il demonio colle sue
insidie, i difetti commessi dall'ultima Pasqua, e ripristinare il pieno possesso di Dio e dei Santi Angeli tutelari. Due
pratiche serviranno allo scopo: l'esercizio della presenza di Dio e l'aumento della carità
fraterna. La Benedizione data ad ogni luogo ed angolo di luogo ci deve ricordare che dovunque è Dio
presente, sia di giorno, come di notte, sia che vi siano presenti i superiori, come no:
Ovunque Dio mi vede e mi giudica. La carità fraterna ci viene oggi suggerita dall'orazione
della S. Messa e poi da ogni volta che si amministra la S. Comunione durante il tempo pasquale:
Spiritum nobis...
Se già fra voi vige la carità
fraterna, d'ora in poi essa deve essere massima, esterna ed interna, generale e con tutti egualmente, da essere
concordes in tutto.
Sia questo il frutto
della Benedizione del Sabato Santo.
P. V. Merlo Pich, quad. 302-305
Sabato Santo - Benedizione della Casa
26 Marzo 1921
Avete fatto tutte le funzioni che la
Chiesa prescrive. E le avete fatte proprio bene... E non stuccarvi a star in Chiesa tanto tempo, non trovar lungo!...
A me veniva qualche volta in testa il pensiero: Di quei chierici, di quei ragazzi non ci sarà poi qualcuno che si
annoia? Ma cacciavo subito questo pensiero:
No, non c'è nessuno! Tutti i missionari devono gustare
queste funzioni, devono seguire con spirito i misteri della passione, della morte e della risurrezione del Signore.
Coloro che non hanno questo spirito, che non sentono questo amore alle funzioni della Chiesa, non son fatti per questa
Casa! Ah! infelici coloro che credessero di perder tempo perché si è tolto allo studio questi giorni!
Qui prima di tutto c'è la santità, la pietà, poi lo studio, il lavoro e tutto il resto; prima di
tutto bisogna essere santi, e poi dopo anche dotti e attivi: ma prima santi. E guai a chi non pensa così... In
questi giorni leggevo la vita del P. Zampieri, Gesuita. Questo sant'uomo diceva: «La Compagnia di Gesù ha
bisogno di santi, e non di dotti... quindi prima di tutto io cercherò di farmi santo». Così dovete
dire voi...
Anzi vi avverto che, come bene mi ha fatto notare il vostro e mio caro P. Superiore, d'or
innanzi l'Ufficio della Madonna si prenderà di nuovo a recitarlo da tutti. Una volta si faceva già
così: poi, con mio rincrescimento, abbiamo dovuto dispensare i professi perché erano pochi ed avevano
molte scuole da fare, e poi anche perché mancavano gli originali... ma adesso siete aumentati di numero e
dell'Ufficio ne hanno stampate tante copie ben chiare. Perché io desidero che la recita di quest'Ufficio si
riprenda da tutti coloro che non recitano l'Ufficio divino.
Fin da principio l'avevo messo come
preghiera ufficiale della Casa, come preghiera nostra: è l'Ufficio della nostra Madonna! Vi ho sempre dato molta
importanza; e attribuisco alla recita di quest'Ufficio tante grazie e tante benedizioni del Signore
sull'Istituto.
E dirlo bene, con senso! Allora sì che attirerete su di voi e dell'Istituto le
benedizioni del Signore e della Consolata!...
Ricordatevi di quella persona ch'io ho conosciuto , morta in
concetto di santità, la quale diceva che quando non sapeva più cosa fare per ottenere una grazia, ricorreva
all'Ufficio della Madonna, come mezzo infallibile, e la otteneva... Fate anche voi così...
Vi
ho portato la benedizione alla Casa. Non è già benedetta questa Casa? È vero che è una casa
santa, tuttavia c'è bisogno di questa benedizione del Sabato Santo per purificarla di qualunque macchia. Non
ci saranno state cose gravi, lo spero, ma c'è bisogno di purificarla anche dalle mancanze piccole, specialmente se
fossero state volontarie. Dimodoché adesso è proprio purificata, santificata. Quindi adesso
rispettatela, questi muri trattateli come santi, non macchiatela più né con colpe gravi, né con colpe
leggere volontarie, e diminuite anche quelle involontarie; dimodoché il sabato santo dell'anno venturo
ci sia poi da togliere il meno possibile.
Tutta la casa è santa: prima la
Cappella dove c'è N.S. vivo come in Cielo; e subito dopo, come dice il P. Pellico, è il refettorio dove si
fanno tanti sacrifizi, dove non si va così per mangiare, come le bestie, ma solo per sostentarci per poter fare la
volontà di Dio.
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Pubblicato: Martedì, 13 Giugno 2006 23:00