LA PACE — S. CERIMONIE

8 aprile 1923
P. P. Borello, quad. 42-43
Signor Rettore. 8 Aprile 1923         
Dom. in Albis - Pax
Vi ho portato la benedizione!. «Pax huic domui et omnibus abitantibus in ea». Pace che corrisponde al Vangelo di oggi. Tre volte il Signore dà la pace agli Apostoli! Due volte in un'apparizione ed una terza quando appare a ca­gione di Tommaso. Perché prima della Passione non la dava e dopo la dà ogni volta che compare? È una gran bella cosa! è il frutto della sua Passione e Mor­te e l'applica subito. È quella pace che proviamo in mezzo alle spine ed ai sa-crifizi! L'ha chi è con Dio! «Non est pax impiis» col cuore pieno di rimorsi al contrario non si può aver pace. Il Sacerdote lo chiama questo dono ben cinque volte nella S. Messa: segno che questo è un gran dono! Consiste nell'ordine:
quando tutto è ordinato c'è pace, se non c'è ordine non c'è pace. Bisogna averlo questo dono: pace con Dio, con noi e con gli altri. In tre modi adunque si manifesta.
Con Dio: fare la sua volontà, togliere il peccato. Con noi: ne abbiam molto bisogno: siamo noi stessi a toglierla questa pace! e son le nostre passioni che ce la vogliono togliere. Diceva una Santa «Nulla ti turbi». Bisogna repri­mere le nostre passioni, togliere i nostri desideri, benché buoni, che ne abbia­mo troppi. S. Francesco di Sales: «Io non cerco niente, non rifiuto niente, e ciò che desidero non lo desidero troppo». Tanti desiderano troppe cose e non hanno pace. Fuori di noi tanti capricci. Desideriamo poco, abbiamone uno so­lo: compiere il nostro dovere. Perché inquietarci di cose se le avremo o no? ... Cogli altri: alcuni tollerano i difetti altrui, altri no. Facciamo un po' di esame su tutti: vogliamo bene a tutti ugualmente?... Ed in Africa perché un nero è un po' grossolano lo lasceremo da parte? Bisogna sempre sopportarci vicendevol­mente. Io devo dire: «io voglio bene a tutti» e così dicono gli altri ed allora qui è un Paradiso! E dovrebbe esserlo; con nessun fastidio, solo da fare la volontà dei superiori e vivere in pace.
Questo gran dono che il Signore mi ha mandato a confermarvi questa se­ra possiamo averlo tutti! Pace con Dio, con noi, prendendo tutto dalla mano di Dio e cogli altri. Questa è la lezione della Chiesa che benedice non solo alla Casa materialmente, ma agli abitanti: con questa pace compiremo molto be­ne. Se ve l'ha mandata Iddio possedetela e praticatela: tante virtù sono infuse, ma ci vuole lo sforzo per possederle e praticarle.
CERIMONIE. — Fatele bene! Tante volte vedo un Sacerdote che cele­brando alza per esempio gli occhi: aggiunge, fa una cosa di più. È la nescienza delle cerimonie, che porta a fare qualcosa di più o di meno. Non dobbiamo genuflettere solo per metà, ma in regola. Sant'Alfonso a 90 anni faceva genu­flessione fino a terra: benché poi non potesse più rialzarsi senza l'aiuto di due sacerdoti. Con energia anche le cerimonie: qualora qualcuna non la si potesse eseguire la Chiesa vuole non si celebri la S. Messa.
Questa Casa dovrebbe sempre essere modello: mi fa tanto piacere che le eseguite bene. Credetemi: se c'è affezione alle cerimonie ci sono tante benedi­zioni di Dio. Bisogna farle con diligenza! Intendo di lasciarvi come eredità di fare sempre molto bene i sacri riti: ed anche in Africa ci vuole almeno l'intima convinzione di fare bene. Impegno: sarà sempre una benedizione di Dio. Io at­tribuisco anche ad un inchino ben fatto una benedizione di Dio. Oh le benedi­zioni che attirano su d'una congregazione le cerimonie ben eseguite. Non vor­rei che mentre sono in vita le faceste bene e poi... Ci sono tante congregazioni intente a studiare e trascurano molto le cerimonie: sono per edificare e noi ed il popolo. Qualcuno non crede di perdere il tempo a studiare cerimonie: per una cerimonia S. Teresa avrebbe data la vita. Un ricordo che vi lascio è que­sto: fatele sempre bene.
giuseppeallamano.consolata.org