LA PREGHIERA

6 maggio 1923
P. P. Borello, quad. 48-49
Signor Rettore. 6 Maggio 1923
Sono arrivate finalmente con P. Procuratore le Costituzioni! Per voi de­vono essere il secondo Vangelo. Studiatele, specialmente voi, o Novizi, e pra­ticatele dando la medesima importanza al grande come al piccolo. È tutto oro: ricevetele come dalla mano della SS. Consolata.
Domenica scorsa a Roma fu Beatificata Teresa del Bambino Gesù. Biso­gna rinnovare il proposito fatto al principio dell'anno. Quale? Forse di fare miracoli? Ci penserete a farli dal Paradiso. Adesso imitiamola: si è fatta santa nelle piccole cose, con una volontà di ferro. Fare tutto per piacere al Signore, fare la volontà di Dio era il suo metodo.
Le Rogazioni: sono stabilite per ottenere tante grazie spirituali e tempora­li. Di grazie spirituali, il mondo ne abbisogna tanto; di temporali dobbiam pregare «ut fructus terrae dare et conservare digneris» poiché abbisogniamo di pane. Facciamo le rogazioni con buon spirito per ottenere quelle grazie straordinarie che si ottengono in occasione di queste preghiere generali della Chiesa. Oggi appunto Gesù nel Vangelo ci parla della preghiera per animarci a pregar bene. Pregano male.
a) qui mala petunt: domandano cose cattive: è un disprezzo della preghie­ra. Non solo cose cattive, ma anche indifferenti: il Signore non è sempre ob­bligato ad esaudirci. Tante volte noi ci crediamo di domandare cose veramen­te necessarie, ed invece non lo sono e tante volte il Signore cambia una grazia che domandiamo con un'altra, come fa la mamma che dà al bambino che vuo­le il coltello, qualche altro giocattolo. Domandiamo bene: se è volontà di Dio, se è bene per me. Domandiamo le virtù. Insistiamo che al Signore piace l'insi­stenza.
b) qui male petunt: per quelli che pregano male. Quante preghiere le fa­remmo in altro modo davanti a persone autorevoli. Anche noi Sacerdoti buttiam giù tanti breviarii tanto per togliercene il peso. Guai a chi prega così: bi­sogna pregare bene: se la testa scappa ricondurla al dovere.
c) mali petunt: il Signore ascolta anche i cattivi. Non è giusta quella frase riferita da una persona estranea nel Vangelo «Deus peccatores non audit» (al­meno de congrue). I cattivi non avrebbero nessun diritto di essere esauditi e se il Signore ci sopporta, è tutta sua bontà. Ma non parlo di chi ha peccati morta­li: tuttavia più uno è pulito più otterrà dal Signore.
giuseppeallamano.consolata.org