PREGHIERE IN COMUNE — SACRE CERIMONIE — CINQUANTESIMO DI MESSA

26 agosto 1923
P. P. Borello, quad. 52-53
Signor Rettore. 26 Agosto 1953
(al Santuario della Consolata)
«Nemo potest duobus dominis servire»: è il Vangelo di oggi (Dom. XIV p.P.). Nostro Signore è un Dio geloso. Certe persone religiose credono di ser­vire proprio solo il Signore e non è vero: danno nove decimi ed intanto c'è an­cora un decimo da dare, che sarà d'amor proprio, di comodità, di mancanza di carità o di obbedienza, che si fa con interesse.
Ieri leggevo in un libro intorno ad una rivelazione fatta dal Signore ad una Santa: fu essa trasportata in cielo ed ha visto Pio VI (che ebbe tanto a sof­frire quaggiù) unito al coro dei Martiri. Interrogatene il perché ebbe in rispo­sta: «Perché quel mio Vicario ha fatto il bene sempre con animo di piacere a me solo, sopportava tutto per me». Le cose bisogna farle bene e farle tutte be­ne. Quando pregate dovete pregar bene. Il nostro Cardinale materialmente pregava male, forse perché non ne fu avvertito e benché abbia fatto tutti gli sforzi non è più riuscito a correggersi. La preghiera dev'essere intiera, senza precipitare. Vi raccomando questo perché son venuto a sapere che pregate molto in fretta: dovete pregare più adagio e pronunziare tutte le parole (senza andare ad eccessi), e non lasciare un «et». Se non vi moderate ora, in Africa vi lascerete poi trasportare: e pensate che sarete poi anche di scandalo ai neri, che osservano molto. Un segno di Croce che necessità c'è di farlo in fretta? meglio non farlo. Prendete queste sante abitudini, e fate anche un esame spe­ciale su questo punto. Dopo 50 anni di Messa sono contento: ho nessun di­spiacere (regret) di averla detta male, e lo dico non per superbia, che questa è santa superbia.Le cerimonie le ho sempre fatte bene, e se mi scappasse una co­sa me ne accorgerei. E ciò consola: ho tante miserie, ma la Messa ho sempre cercato di dirla bene. Impiegavo 27 minuti ed adesso ne impiego anche 28, 30 e cerco nella genuflessione di andare fino a terra col ginocchio: voglio imitare S. Alfonso che quando non ne poteva più si faceva aiutare: io non sono ancora a questo punto. Un po' di ginnastica fa bene: infatti faccio la prima all'incarnatus con un po' di stento, perché le gambe sono dure, ma poi riesco più facil­mente nelle altre. Nostro Signore non può sopportare tanti difetti nella cele­brazione: si ritorna allora dall'altare più carichi di demeriti che di meriti. Que­sto è il mio debole: le cerimonie, per questo sono sempre stato molto attento ed adesso insisto per voi. Il Signore mi ha data la grazia di farle sempre bene e la darà pure a voi. Quindi anche un segno di croce sempre farlo bene, fare co­me S. Teresa che per una cerimonia avrebbe data volentieri la vita. Aiutiamoci a vicenda anche colla correzione fraterna. Non scrupolosi, come era il Cardi­nale che era scrupoloso, benché abbiano scritto che nol fosse.
Preparatevi alle mie feste: vorrei scappare come al 25° anno, che son fug­gito a Castelnuovo, ma adesso m'è impossibile. Ho invitato i miei colleghi (siamo ancora 11) e speravo di poter far festa da noi soli... Ma l'ho già detto a Padre Sales che fa delle goffaggini. Facciam le cose che vadano bene e non ci siano delle esagerazioni, come ce ne sono perfino nella lettera del Papa (si ve­de che sono andati a stuzzicare). Se queste feste servissero almeno a far au­mentare nel popolo l'affetto per le Missioni, ne sarei contento...
Voi novizi attenti a questo tempo più prezioso per la vostra formazione tanto più chi ha un anno solo. Dite: «voglio riuscire tutto del Signore, più nes­sun capriccio: ubbidienza cieca, carità perfetta, umiltà profonda». Da ciò di­pende la vostra vita futura. Il Signore vuole anime generose. Fate così e sarete contenti nelle stesse tribolazioni.
P. A. Garello, fogli datt. 4 e 7
Perfezione e Sacre Cerimonie Riconoscenza ed umiltà
Certi religiosi credono di servire proprio solo il Signore e non è vero: dan­no i 9/10 e intanto resta il 1/10 di comodità, di mancanza di ubbidienza o di carità. Una Santa vide Pio VII vicino al coro dei martiri. Perché questo? do­mandò. «Perché ha fatto il bene sempre con mira di piacere a Me solo, sop­portando tutto per Me».
Le cose bisogna farle bene e tutte. Un segno di Croce... che necessità di farlo in fretta? meglio non farlo. Prendete queste sante abitudini e fate anche un esame speciale a questo riguardo. Dopo 50 anni di Messa non ho nessun regret d'averla detta male. Le cerimonie le ho sempre fatte bene e se mi scappas­se una cosa, me ne accorgerei. Ho tante miserie... ma la Santa Messa ho sem­pre cercato di dirla bene. Nella Messa di Comunità impiegavo circa 27 minuti. Voglio imitare S. Alfonso il quale quando non ne poteva più si faceva aiutare nelle genuflessioni. Qualcuno mi ha detto che ero troppo lento... non impor­ta.
Nostro Signore non può sopportare tanti difetti nella celebrazione. Biso­gna imitare Santa Teresa che avrebbe data la vita per una sola cerimonia della Chiesa. Ho sempre avuto per motto: Protegam eum quoniam cognovit nomen meum. Lo proteggerò perché ha riconosciuto che Io posso fare grandi cose in Lui.
Quanto più siamo fedeli tanto più il Signore sarà abbondante in noi. S. Teresa avrebbe dato la vita per la più piccola cerimonia della Chiesa. Credete­mi; non è esagerato.
Rispondendo ad alcuni indirizzi in occasione della «Messa d'oro» disse: «Non credete a quello che vi hanno detto. Non è tutto vero... e l'hanno detto solo perché hanno molto buon cuore». Poi soggiunse: «Faccio per voi più di quanto voi pensiate... e vi credo più di quello che siete veramente».
giuseppeallamano.consolata.org