PROPOSITI DEGLI ESERCIZI — STUDIO DIREZIONE SPIRITUALE

7 ottobre 1923
P. P. Borello, quad. 53-55
Signor Rettore. 7 Ottobre 1923
Vi porto i proponimenti degli Esercizi spirituali. Li ho letti tutti e messi ai piedi della Madonna e benedetti io e la Madonna. Spero che li metterete in pratica: del proposito ne avete fatto un progetto di santificazione, avete visto ciò che vi mancava, ora dovete eseguirlo e non lasciare lì quel semplice bigliettino... perché allora sarebbe inutile per voi aver fatto gli Esercizi e lo stesso proponimento. Leggetelo sovente, anche materialmente, specialmente nel Ri­tiro mensile. Ricordatelo ogni mattina nella Meditazione ed all'esame partico­lare del mattino e della sera. Qui sta l'importante e non lasciarsi ingannare dal demonio, il quale vuole che ne facciamo tanti altri e che lasciamo quello lì. I proponimenti li avete fatti pratici, perché se uno avesse solo detto: «voglio farmi santo» avrebbe conchiuso nulla. Bisogna stabilire da dove comincio a farmi santo. «Se ogni anno togliessimo un vizio, presto saremmo perfetti» (Imit.). Tenetelo come cosa che Dio vi ha ispirato e non cambiatelo più: allora ci sarà progresso, si andrà avanti nella virtù. Il Signore dà una speciale benedi­zione ai propositi che avete fatto. Dall'osservarli dipende la vostra perfezione.
Avete cominciato l'anno scolastico. Ricordate che dovete farvi santi e studiare.
I. Dovete farvi santi: ed incominciare l'anno con questa intenzione. Inuti­le andare avanti come semplici cristiani, poiché siamo religiosi, siamo frati. Religiosi come gli antichi Ordini monastici, e cambiarne solo in qualche cosa che non è essenziale altrimenti facciamo i tre voti come essi. Quindi adesso che sono state definitivamente approvate le Costituzioni studiatele specialmente voi Coadiutori. Non perdete tempo, tanto prezioso; non dovete giungere ai voti e all'Ordinazione deficienti, ne dover poi dire: «non ho fatto!» Primo vo­stro dovere è tendere alla perfezione.
II. Poi studiare. Pei romiti basta la pietà, ma per Predicatori ci vuole an­che scienza vera, scienza di Dio e non qualunque. Ci sono tanti che hanno per la testa i classici moderni, che non sono classici che perché lo vuole la Masso­neria: tra gli antichi ne potete trovare anche dei belli, che non hanno pericoli. Mi fa pena, mi fa piangere chi vuole sollevare tanto certi poeti moderni, che sanno cantare persino al diavolo: sarebbe bella che qualcuno andasse ad inse­gnare ciò ai ragazzi, mentre ci sono libri antichi puri e santi. Lasciamo il Car­ducci e qualunque giornale. Le gazzette, anche non cattive, non fanno che far venire la testa leggera, come pure i romanzi. Studiamo buona filosofia e teolo­gia e qui non c'è mai pericolo di studiare troppo. Ma studiamo con buon spiri­to, che mira a Dio solo, alla sua volontà e non ha nulla della nostra superbia: sapere umilmente e non superbamente.
Lo studio vero importa quindi due cose: l'amore di Dio e la non soddisfa­zione della nostra superbia. Non è mica superbia pretendere di aver sempre dei bei voti, ma è superbia l'invidiare che altri sappia più di me. Ricordate quando alcuni si presentarono a Mosè a dirgli che c'era gente che profetava, cui rispo­se: «utinam omnes prophetae!». Diciamo con S. Paolo: «purché Dio sia loda­to...» e poi via queste storie, queste invidie.
Studiate: ma con ordine: non come quei tali che prima che escono dallo studio hanno toccato tutti i libri. Ciò che vogliono i Superiori sia in primo luo­go: poi il resto. Non è mica un capriccio quello del Superiore, anche se dice: «basta di quello», fate l'obbedienza. Se si studia con ordine si impara.
Poi ci vuole costanza. Sono tanti perché una cosa non entra subito nella loro testa, si scoraggiano... Ciò che non entra oggi entrerà domani: quanti per imparare hanno bisogno di dormirci sopra! Forza ed avanti: Certo che delle difficoltà ce ne sono: Gli scritti di Mons. Barlassina fanno spavento... una lin­gua che cambia persin caratteri, maniera di scrivere... ed in Cina?... Il Signore aiuta e s'imparerà come l'hanno imparato tanti altri. Diceva un Predicatore una volta che nell'esame di Confessione si mancava, perché non si badava allo studio, che uno impiegava... ed aveva ragione! Il Signore ci chiamerà conto del tempo, perché non è nostro, ma suo! Quante volte si perde tempo: «dieci minuti non merita impiegarli»; eppure bisogna utilizzare tutto. «Particula temporis non praetereat». Occupiamoci sempre o nel lavoro o nello studio. E noi siamo a ciò doppiamente obbligati: prima perché il tempo non è nostro ma del Signore poi anche in faccia dei Benefattori che ci mantengono, e che noi dobbiamo cercare di [non] esser di peso. Non mangiamo noi il pane a tradi­mento? ... Buona volontà adunque: lo studio non ci farà perdere la salute! S. Tommaso anzi, era pingue!...
Un regalo del Signore per quest'anno è un Padre Spirituale che vi manda, e dei nostri. Ciò è prescritto dalle Costituzioni e dateci importanza. Bisogna ravvivare la fede quando vi presentate a lui, pensando che si va ai piedi di Nostro Signore e non è perder tempo. Andate a domandare spiegazioni, esporre dubbi, fatevi dirigere. Ma non voglio che lasciate la Confessione Ordinaria. Andate dal Direttore Spirituale, ma anche dal Confessore!...
giuseppeallamano.consolata.org