BEATIFICAZIONE DI D. GIUSEPPE CAFASSO

17 maggio 1925
P. P. Borello, quad. 73-74
Ven.mo Signor Fondatore
(All'Istituto, dopo l'arrivo da Roma, dove il 3 Maggio
fu Beat. Cafasso)
17 Maggio 1925
Vengo a benedirvi la Casa: temo altrimenti che ci entrino i diavoli...
Voi prendete questa lezione breve ed importante, che vi ho già detto: ciò che ha fatto grande il nostro Beato Cafasso è l'umiltà... e se qualcuno fosse umile come Lui, il Signore farebbe con lui le stesse cose. Egli desiderava che alla sua morte non si parlasse più di lui, che nessuno lo ricordasse che per suf­fragarne l'anima, ma già Don Bosco gli diceva: «la sua memoria non morrà». E non morì. Ci vollero 65 anni, ma è riuscita bene: ora gode in Paradiso il pre­mio di tante fatiche ed a noi lascia luminosi esempi: specie la carità verso il prossimo ed i poveri. Pregatelo per ottenerne tante grazie ed anche miracoli.
Ora lo vogliono santo. I Cardinali a Roma insistono: «in due o tre anni lo faremo santo. Tocca a voi farlo far santo, ottenendone i miracoli». Questo è un buon principio. E voi domandate grazie spirituali, queste piacciono più a lui e le fa più volentieri. Ma siccome queste non bastano domandate pure gra­zie materiali, sopratutto miracoli di chirurgia (Si fa una novena, poi una se­conda, una terza senza mai stancarsi). Sopratutto domanda[te] vero spirito re­ligioso.
L'Oremus è proprio fatto per voi: «spiritu ecclesiastico refecti», perché bisogna che ci siano tali sacerdoti. È fatto pel clero in generale e voi in mag­gioranza lo siete. Domandate la vostra formazione. Quanti tra voi potrebbero fare di più e perdono il tempo e da miserie si lasciano impedire di andare avan­ti. Vedete il Beato come ha camminato diritto, senza cercare di fare miracoli, perché [= benché] ne abbia fatti. Diceva il Papa: «questo è il vero tipo del Sacerdote, che sa fare tutto a maggior gloria di Dio e la salute delle anime».
giuseppeallamano.consolata.org