SANTUARIO DELLA CONSOLATA

consolataIl Santuario della Consolata è un santuario mariano e tra i tanti esistenti è anch'esso un segno, entro le antiche mura della città di Torino, di una presenza ecclesiale e della mediazione materna Quadro della Madonna della Consolatadi Maria. Qui si venera un'antica icona di Maria "che ispira soavità" (Cibrario); come le classiche icone orientali, con le quali ha forse qualcosa di più di una semplice somiglianzà, è Maria a guardare il fedele più che ad essere guardata. Per tutto quello che avvenne in questo santuario della Consolata, dentro di esso e attorno ad esso, si potrebbe dire che questo santuario sta alla Madonna come un ostensorio sta all'Ostia consacrata.
Ogni santuario ha la sua storia piuttosto lunga e complicata - quella del santuario della Consolata inizia dal 924 - e ha anche un proprio destino.
Si vedrà come l'Allamano affronterà il problema "storico" del santuario. Qui basti dire che è una storia complessa e frammista a qualche leggenda ed è questo "insieme" di storia e di leggenda a dare al santuario della Consolata una sua inconfondibile "personalità".
Quante lacrime e quante sofferenze trasudano quelle pietre e quei muri, quante grazie invocate e ricevute in occasione di malattie, disgrazie, carestie, peste, guerre, assedi e fame... Nel 1706 Torino è sotto assedio; nel 1799 i francesi vengono cacciati; nel 1852 scoppia la polveriera di Borgo Dora; nel 1884-85 Torino che contava all'incir-ca 150 mila abitanti vive sotto l'incubo di un'altra epidemia; i giornali registrano l'avanzata del colera da Telone verso Torino, passando per Ventimiglia, Cuneo, Mondovì, Saluzzo... È questa storia, senza contare i casi personali di "miseria confidente", che vede unite nel santuario della Consolata le classi popolari e quelle abbienti, l'aristocrazia e la stessa Casa Reale, a conferirgli la cosiddetta "personalità inconfondibile". Il poeta spagnolo Unamuno, visitando un giorno la meravigliosa cattedrale gotica di Leon, quella immensa"polo di attrazione di prim'ordine", come nessuna chiesa parrocchiale di Torino può vantare.
Il santuario divenne un punto di appoggio per tante altre iniziative, capace di promuoverne sempre più. A ben osservare, il santuario della Consolata nelle mani dell'Al-lamano da plastico e quasi sepolto tra ricchi palazzi e case popolane, con poco spazio, si fa quasi malleabile e s'ingrandisce in modo che è difficile dire. E se nel suo complesso materiale la dilatabilità è pur sempre limitata, dimostra invece una capacità immensa di anima. Perché ogni santuario ha un'anima. Stava solo aspettando che qualcuno se ne accorgesse. 


A CHE COSA SERVE UN SANTUARIO?

SantuarioVista del Santuario della ConsolataIl punto di partenza di tutta l'attività dell'Allamano sarà, dunque, il santuario della Consolata.
Ma a che cosa serve un santuario mariano? La domanda potrebbe essere formulata in maniera ancora più ampia: "A che cosa serve un santuario?", dato che i santua-ri sono moltissimi e non soltanto mariani.
A una domanda del genere non è facile rispondere. Persino il Codice di Diritto canonico ha sempre ignorato i santuari. Tutti! Da sempre - si può dire - specie da dopo il Concilio di Trento, i santuari vennero a costituire nella Chiesa cattolica un fenomeno importante, visibile, diffuso. Ma poiché non erano facilmente controllabili, venivano guardati con una certa freddezza da parte dei vescovi, come pure furono sempre considerati con una distaccata tolleranza dal cosiddetto rigorismo "erudito" di matrice giansenistica o da certo illuminismo e scientismo più vicino a noi, che li considerava e li considera facile ricettacolo di devozionismo popolare, non sempre privo di superstizioni. Per tutti questi motivi Paolo VI, quasi con tenerezza, li aveva chiamati "potenze indifese". Solo il nuovo Codice di Diritto canonico del 1983 li prende finalmente in considerazione in quattro canoni (1230-1234).
I santuari sono chiese o luoghi sacri, aperti al culto, sorti per particolari motivi di pietà, in genere legati a qualche immagine ritenuta miracolosa o a qualche intervento soprannaturale. Sono luoghi prediletti dai fedeli per incontri più personali con il sacro; luoghi, cioè, dove è possibile esprimersi meglio con parole, gesti, preghiere, pellegrinaggi legati ad antiche tradizioni, quasi per una fiducia illimitata nel potere del "contatto"; dove per una circolazione e interscambio molteplice di aspirazioni culturali, terapeutiche o di pacificazione, riconciliazione, ringraziamento... il fedele sente di poter meglio sperimentare ed esprimere il suo sentimento religioso.
II nuovo Codice, sia per riequilibrare il sistema dei santuari e sia per meglio orientarli alle necessità religiose dell'epoca attuale, li presenta come "chiese o luoghi sacri", in cui si offrono ai fedeli "con maggiore abbondanza" (abundantius: un avverbio usato solo qui dal Codice) - e per questo sarebbero luoghi "privilegiati" o "carismatici", ma il Codice non usa questi termini - "i mezzi della salvezza", che sono la parola di Dio "annunciata con diligenza", la vita liturgica "soprattutto con la celebrazione dell'Eucarestia e della Penitenza" e "le sane forme della pietà popolare".
I santuari, nel passato come nel presente, tentano anche di dare una risposta ai grandi mali della società, offrendo più spazio e più tempo al precetto dell'amore e della solidarietà con testimonianze fattive. Qualcuno li ha definiti "cliniche dello spirito" o anche "le misteriose capitali del mondo".

Per maggiori approfondimenti vi rimandiamo al libro di p. Igino Tubaldo "Il Beato Giuseppe Allamano e il Santuario della Consolata". 

giuseppeallamano.consolata.org