ALLAMANO - CAMISASSA DISTINTI E UNITI

ConvittFCP. Tommaso Gays, che è il primo Missionario della Consolata, cioè il n. 1 nell’elenco dei membri del nostro Istituto, nel 1943 ricevette dall’allora Superiore Generale, p. Gaudenzio Barlassina, l’incarico di «raccogliere - come lasciò scritto - ovunque e da qualunque [persona] materia per una biograia del rev. Confondatore can. Giacomo Camisassa». Incarico che svolse con molta cura, fino al punto di stendere lui stesso un abbozzo di biografia, senza titolo, che però non venne mai pubblicata. Leggendo quelle pagine si ricava l’impressione di un figlio sinceramente affezionato ad entrambi quelli che lui chiama i “Nostri Fondatori”(pur riservando all’Allamano il titolo di “Fondatore” e al Camisassa quello di “Confondatore”) e che attinge molte notizie dalla propria conoscenza personale, avendoli conosciuti entrambi molto bene. Dalle pagine dattiloscritte riportiamo un capitolo sul rapporto tra le due personalità.

 

 

 

Il Rev.mo P. Superiore Generale, nell’ultima sua circolare n. 22, accennando ai nostri venerati Fondatori e abbinandoli, attingeva all’antifona del “Magnificat” dei secondi vespri dei SS. Giovanni e Paolo e li diceva: «Questi sono due olivi e due candelabri luminosi».

 

Non furono come i due santi fratelli romani, consanguinei, ma furono tuttavia tra loro e nelle opere da essi compiute talmente uniti ed immedesimati da non poter parlare di uno senza dover eziandio parlare dell’altro; e nelle loro varie mansioni individuali e nelle attitudini personali non si può del pari tacere quanto fu compiuto dall’uno o dall’altro senza menomare le loro opere, perché nell’agire furono sempre uniti, reintegrandosi nelle varie capacità e attitudini di entrambi.

 

È bene conoscerli in questa loro reciproca relazione per poter apprezzare meglio lo loro opere e poter comprendere quell’unità che tanto si cementò nell’Istituto pur nella diversa indole ed operosità di ciascuno di essi.

 

I nostri Fondatori si conservarono sempre tra loro “distinti” per le doti e attitudini personali e per il lavoro compiuto assieme, ma mirabilmente “uniti” nelle stesse opere compiute con apporto diverso e con identica dedizione alla realizzazione di esse. Provvidenzialmente Dio ne aveva preparato l’unione nel vario antecedente sviluppo delle loro personalità in sino a quando li unì materialmente con la destinazione di entrambi, sia pure con mansioni diverse, al santuario della Consolata. Da tale unione da Dio voluta ne sgorgano perentori nostri doveri.

 

Distinti. Il can. Allamano, di giusta statura, di debole costituzione, con lieve deformità ad una spalla, aveva un aspetto di eccezione e grande spiritualità, conservava un tal piglio dignitoso, che rivelava un angelico candore; sempre uguale a se stesso e sempre in pace, faceva regnare attorno a sé l’ordine, la pulizia ed una soave e grata disciplina. In modo particolare quando ebbe la fronte aureolata dai candidi capelli, prendeva talvolta, a sua insaputa, un contegno di imponenza e superiorità da destare viva impressione. Fu un esimio educatore de Clero, un formatore di anime, consigliere sagace, apostolo nel vero senso della parola, ideatore di opere insigni, ispiratore di regole di vita, moderatore di cristiana perfezione, tutto delle anime, tutto di Dio. Nell’educare i giovani fu un “artista” dovizioso di santa pedagogia; mirabile nell’impartire i più alti insegnamenti d’ascetica nelle circostanze più diverse, alle capacità più disparate.

 

Il can. Camisassa, meno alto della persona, di costituzione più robusta, con debole indizio di obesità, serio e grave, fornito di rara intelligenza e di ferma volontà, era un uomo eminentemente pratico, attivo e sempre in moto. Tecnico nelle arti e nei lavori, competente in ogni ramo d’industria e commercio, di un’attività tutta pratica, abile in qualunque azione esteriore, lavoratore indefesso, organizzatore geniale; fu un artista della tecnica e nell’esecuzione delle cose materiali. Architetti, ingegneri, pittori, decoratori, marmisti, muratori, ditte industriali, , impresari, appaltatori, notai, ragionieri, avvocati, professionisti in genere, trovarono in lui l’esperto. Con facilità e sveltezza, abbozzava prospetti, stendeva relazioni, redigeva progetti, scriveva articoli, faceva bilanci, saldava parcelle, rivedeva conti. Studiava disegni, calcolava l’ampiezza di un locale, le sue giuste proporzioni, comodità, estetica, igiene, solidità, economia. Esaminava il materiale da impiegarsi, la portata della tubatura d’acqua e della conduttura del gas, il telaio di una finestra, la serratura di una porta, la qualità di una stoffa, la foggia di un vestito, l’arredamento di una camera, l’imballaggio di una cassa… Le sue erano giornate piene, costruttive, in cui non si perdeva tempo e si verificavano pochi sbagli.

 

Distinti per capacità e attribuzioni lo furono pure nella comunanza di vita e nelle reciproche relazioni personali. In quello stesso grado, in quella medesima condizione, con la eguale familiarità in cui cominciarono la loro conoscenza, e non più, senza cambiamento alcuno, continuarono per quarant’anni di vita comune.

 

“Uno” fu sempre superiore; benevolo, attento, lungimirante, accogliente, riguardoso, compito, vigilante, ma sempre il “superiore”. “L’altro” attivo, capace, intraprendente, docile, operoso, infaticabile - primo obbediente - ma sempre “subalterno”. Il “primo” ebbe sempre per sé: il primato, il comando, la preminenza, la casuali comparse, gli eventuali onori, egli fu il “Rettore”. Il “secondo” di grande acume, solerte, integratore di ogni opera, restò sempre dopo, il “Vice Rettore”.

 

Assidui agli stessi ministeri, protesi alle stesse opere, membri dello stesso Capitolo Metropolitano, colleghi delle medesime Facoltà Pontificie, con una minima differenza di età, non si diedero mai del “tu”! Senza ostentazione o sussiego da una parte, senza invidia o inconsulti desideri dall’altra, si trattarono ognora scambievolmente da gentiluomini perfetti, larghi, uno verso l’altro, di cortesie e di riguardi. L’Allamano aveva in grande stima il Camisassa e un alto concetto delle sue virtù e talenti. Lo trattava paternamente con modi rispettosi e squisitamente educati; aveva riposta in lui la sua piena fiducia e colla massima tranquillità otteneva da lui ogni più valido aiuto. La riverenza del Camisassa per l’Allamano era veramente profonda, filiale, era religiosa venerazione.

 

Nello sviluppo della realizzata Fondazione, così per il ramo maschile, come per il ramo femminile, il Rettore si ritenne la formazione del personale e rimetteva al Vice quanto riguardava la parte materiale. Questi, con fine delicatezza, occupandosi delle proprie competenze, ha sempre evitato ogni anche minima interferenza con quella del Ven. Fondatore; mai si tratteneva con gli alunni, quasi non si lasciava vedere da essi! Volle sempre che un’unica figura fosse regina della situazione e attirasse lo sguardo di tutti: quella del can. Allamano; che unica fosse la guida cui ispirarsi e fedelmente seguire: il can. Allamano.

 

Si può asserire con tutta verità che per anni ed anni il loro sollievo del dopo pranzo e del dopo cena non sia consistito in altro. Lasciavano il refettorio per entrare nello studio del Rettore, ove il can. Allamano prendeva posto al suo scrittoio e il can. Camisassa stava d’appresso, ritto in piedi, magari leggermente appoggiato allo scaffale. L’immenso lavoro di tant’anni tutto fu colà e in tal tempo progettato, discusso, esaminato, risolto, concluso.

 

In coteste conversazioni, il can. Camisassa non esitava di fare liberamente anche le sue proposte, né evitava la discussione per chiarir meglio i punti in esame, come non risparmiava le sue osservazioni assennate alle proposte che venivano fatte dall’altra parte; ma quando il can. Allamano prendeva una decisione, diceva: «facciamo nel tal modo», la decisione diventava parimenti sua e la seguiva fedelmente quale assoluta norma di azione.

 

Mai si vide, credo, identità più completa di pareri, unione più salda di volontà, più affine consenso d’animi, come in essi! Identità, unione, consenso, che, pur tanto distinti tra loro, li unirono in modo così indivisibile da formare dei due una sola persona! […].

 

camis2Uniti ed indivisi. […]. Nulla nel campo morale e materiale e nell’ordine spirituale e personale dell’Istituto e delle missioni sia stato fatto o da uno solo di essi o indipendentemente uno dall’altro. “Uniti ed indivisi”, crearono e svilupparono l’Opera, integrandosi nelle loro attitudini e capacità, da renderla come fattura di un unico artefice.

 

L’Allamano direttore spirituale, il Camisassa economo generale; il primo formatore locale in Casa Madre di anime religiose; il secondo formatore a distanza sul campo di missionari e missioni. Il primo rappresentante l’autorità, il consiglio, la dolcezza, la persuasione, abile moderatore; il secondo personificando: l’azione, il dinamismo, la volontà fattiva, il censore, il controllore, il pratico competente; il primo cultore dell’anima, cesellatore dello spirito; l’altro regolatore, utilizzatore e propulsore dello spirito di corpo.

giuseppeallamano.consolata.org