L'ATTEGGIAMENTO DI VENERAZIONE DEL CAMISASSA
Il can. Carlo Franco, parlando della venerazione che i collaboratori dell'Allamano avevano di lui, dice: «Ricordo d'aver assistito ad un colloquio tra Lui e il suo principale collaboratore, il Can. Giacomo Camisassa: l'atteggiamento più che rispettoso di questi non soltanto fa onore a Lui, ma dice pure la venerazione incui era tenuto il Superiore».
Testimonianza del can. Carlo Franco delmarzo 1933, 2.
ALLAMANO E CAMISASSA NELLA TESTIMONIANZA DEL BARAVALLE
Il can. Nicola baravalle testimonia: «A me, quando penso a quei due grandi uomini [l’Allamano e il Camisassa] mi ritorna sempre quella cara antifona: “Sunt duo olivae et duo candelabra lucentia ante Dominum”. Noi avevamo ammirazione grande per entrambi. Uno era la mente che pensa, la virtù che forma, il Mosè che sul monte tratta cl Signore e l’altro l’esecutore fedelissimo che si tiene sempre nell’ombra, che tutto riferisce al Signor Rettore e che mai ha fatto capire che qualcosa fosse iniziativa personale, tanto che una volta io parlai di una faccenda al Signor Rettore pensando che fosse lui il protagonista, invece era il Can.co Camisassa che però attribuiva ogni merito al Rettore».
Testimonianza del can. N. Baravalle del 22 luglio 1946.
L'ALLAMANO FACEVA NOTARE LA VALENTIA DEL CAMISASSA
P. Gaudenza Panelatti scrive: «Quando [l'Allamano] raccontava qualche beneficio ricevuto, lo riferiva sempre alla Consolata, benché fosse stato ottenuto in seguito a qualche sua pratica. Se però la pratica era stata del Vice Rettore lo faceva notare e ne lodava la valentia nello scrivere e nella prudenza»; «Don Borio che fu mio Prefetto nell'Istituto mi confidò che credendo il Can. Allamano di morire prima del Vice Rettore lo fece suo erede e forse allora lo proclamò Confondatore anche perché i beni dell'Istituto non si sperdessero per la successione e forse perché il Can. Camisassa non trovasse difficoltà davanti ai membri dell'Istituto di essere suo primo successore».
Testimonianza di p. G. Panelatti del dicembre 1943.
«NON TI SEI MICA STUPITO?»
P. Giuseppe Prina racconta una specie di discussione tra l'Allamano e il Camisassa. Lui stava montando, in Casa Madre, delle tende nella “sala turca” che era stata regalata. Arrivarono l'Allamano e il Camisassa. Per il Camisassa quelle tende non andavano bene. Per l'Allamano, invece, andavano bene. Ognuno dava ordine al povero Prina, che era sulla scala di staccarle o di attaccarle. Così per un bel po', finché non arrivò il papà del Prina e il Camisassa si ritirò, dicendo: «Ben fa pure così, se non andranno avremo tempo a cambiarle». Quando rimasero soli, il Fondatore sorridendo disse al Prina: «Non ti sei mica stupito per il dissenso tra me e il Vice Rettore per le tende, vedi lui è molto pratico delle cose, qualche volta differiamo un po' nelle cose da farsi ma poi si rimette subito al mio parere».
Testimonianza del 14 dicembre 1943.
L'ALLAMANO METTEVA IN VISTA IL CAMISASSA
P. Lorenzo Sales narra come l'Allamano facesse di tutto per mettere in visto il Camisassa e fosse contento quando vedeva che il Camisassa riceveva riconoscimenti. Porta due esempi. Primo: dalla Consolatina, il giorno di S. giacomo, la piccola comunità si portava alla Consolata «nel refettorio dei superiori, che stavano terminando la cena, e si leggeva qualche lettera e poesia in onore del Camisassa. Era l'Allamano a esigere questo omaggio riconoscente». Il secondo esempio è quello della festa del Patrocinio di S. giuseppe, l'Allamano conduceva il Camisassa all'Istituto, perché la festa era celebrata con particolare solennità dai Coadiutori. «Durante tutta l'accademia, bene si notava quanto l'Allamano godesse per tutte le lodi che si attribuivano al suo compagno di fatica».
Testimonianza del 23 novembre 1943, 9.
IL CAMISASSA ADATTO PER L'ALLAMANO
Don Luigi Scassa, inviando al p. T. Gays alcune notizie sul Camisassa per la biografia, tra l'altro scrive: «In verirà il Can. Allamano, oltre alla direzione generale del Santuario della Consolata e al complesso di doveri in conformità alla sua carica di Rettore del Convitto Ecclesiastico, era scrupolosamente Direttore spirituale dell'Istituto M.d.C., per il quale aveva paterne e speciali conferenze – pensieri santi – capatine improvvise – direzioni pratiche per ognuno, per ogni cosa. Come poteva Egli solo coll'emicrania alla quale andava ben soventi soggetto, sopportare il groviglio dell'istruzione di pensieri e cose inerenti un Istituto Missionario in formazione e vivamente atteso in Africa, se non avesse avuto ai fianchi un uomo energico di sua completa fiducia e di sua intima comprensione? Tale uomo adattto per lui non poteva essere che il Can. Camisassa suo Collega in S. giovanni, suo Vice Rettore alla consolata».
Lettera al p. T. Gays del 4 maggio 1943.
IL CAMISASSA RIMPROVERATO GENTILMENTE DALL'ALLAMANO
Cesare Scovero afferma: «Ho sentito alcune volte che il Can. Allamano rimproverava gentilmente il Can. Camisassa perché era un po' stretto nel vitto e nel vino in Convitto. Il suo animo non era disposto a trattare così gli altri».
Testimonianza del gennaio 1947.