ALLAMANO E CAMISASSA TESTIMONIANZE

Camisassa-AllamanoEcco stralci di testimonianze del rapporto tra l'Allamano e il Camisassa. Alcune,pur apparendo anche in altri studi qui pubblicati, vengono mantenute, per non modificare questa raccolta curata dalla Postulazione.

 

 

CAMISASSA FONDATORE

Don Gaetano Beria ha fatto questa dichiarazione (riferita verbalmente dal can. Bertolo al p. Cavallo): «Il R. C. Allamano gli disse, nella sua semplicità, che non gli importava nulla di avere dei compagni di lavoro delle Missioni, che anzi era contento che il suo compagno (R. C. Camisassa) comparisse pur lui come fondatore».

Testimonianza del 28 ottobre 1943.

 

 

NON SOTTOMESSO AL CAMISASSA

Il sac. Francesco Facta riporta due fatti per provare che l'Allamano non cedeva sempre al Camisassa: «Questi due fatterelli potrebbero anche servire per rispondere a chi pretendesse di dire che di fronte al suo Vicerettore il Can. Allamano non aveva volontà da opporre».

Testimonianza del 22 giugno 1933.

 

 

VIVE COME UN RELIGIOSO

«Una volta venne... ci disse: “Can. Camisassa vive come un religioso...è venuto oggi a chiedermi permesso per prendere una tazza di caffè... Lui! È umilissimo”. Mentre raccontava era commosso».

Verbale di p. Sales di parole dette dalle sig.ne Franchetti Giovanna e Teresa.

 

 

L'ATTEGGIAMENTO DI VENERAZIONE DEL CAMISASSA

Il can. Carlo Franco, parlando della venerazione che i collaboratori dell'Allamano avevano di lui, dice: «Ricordo d'aver assistito ad un colloquio tra Lui e il suo principale collaboratore, il Can. Giacomo Camisassa: l'atteggiamento più che rispettoso di questi non soltanto fa onore a Lui, ma dice pure la venerazione in cui era tenuto il Superiore».

Testimonianza del marzo 1933.

 

 

ALLAMANO E CAMISASSA NELLA TESTIMONIANZA DEL BARAVALLE

Il can. Nicola Baravalle testimonia: «A me, quando penso a quei due grandi uomini [l’Allamano e il Camisassa] mi ritorna sempre quella cara antifona: “Sunt duo olivae et duo candelabra lucentia ante Dominum”. Noi avevamo ammirazione grande per entrambi. Uno era la mente che pensa, la virtù che forma, il Mosè che sul monte tratta col Signore e l’altro l’esecutore fedelissimo che si tiene sempre nell’ombra, che tutto riferisce al Signor Rettore e che mai ha fatto capire che qualcosa fosse iniziativa personale, tanto che una volta io parlai di una faccenda al Signor Rettore pensando che fosse lui il protagonista, invece era il Can.co Camisassa che però attribuiva ogni merito al Rettore».

Testimonianza del del 22 luglio 1946.

 

 

FACEVA NOTARE LA VALENTIA DEL CAMISASSA

P. Gaudenza Panelatti IMC scrive: «Quando raccontava qualche beneficio ricevuto, lo riferiva sempre alla Consolata, benché fosse stato ottenuto in seguito a qualche sua pratica. Se però la pratica era stata del V. Rettore lo faceva notare e ne lodava la valentia nello scrivere e nella prudenza». Più avanti: «Don Borio che fu mio Prefetto nell'Istituto mi confidò che credendo il Can. Allamano di morire prima del Vice Rettore lo fece suo erede e forse allora lo proclamò Confondatore anche perché i beni dell'Istituto non si sperdessero per la successione e forse perché il Can. Camisassa non trovasse difficoltà davanti ai membri dell'Istituto di essere suo primo successore».

Testimonianza del dicembre 1943.

 

 

NON TI SEI MICA STUPITO?

P. Giuseppe Prina IMC racconta una specie di discussione tra l'Allamano e il Camisassa. Lui stava montando, in Casa Madre, delle tende nella “sala turca” che era stata regalata. Arrivarono l'Allamano e il Camisassa. Per il Camisassa quelle tende non andavano bene. Per l'Allamano, invece, andavano bene. Ognuno dava ordine al povero Prina, che era sulla scala di staccarle o di attaccarle. Così per un bel po', finché non arrivò il papà del Prina e il Camisassa si ritirò, dicendo: «Ben fa pure così, se non andranno avremo tempo a cambiarle». Quando rimasero soli, il Fondatore sorridendo disse al Prina: «Non ti sei mica stupito per il dissenso tra me e il Vice Rettore per le tende, vedi lui è molto pratico delle cose, qualche volta differiamo un po' nelle cose da farsi ma poi si rimette subito al mio parere».

Testimonianza del 14 dicembre 1943.

 

 

L'ALLAMANO METTEVA IN VISTA IL CAMISASSA

P. Lorenzo Sales narra come l'Allamano facesse di tutto per mettere in visto il Camisassa e fosse contento quando vedeva che il Camisassa riceveva riconoscimenti. Porta due esempi. Primo: dalla Consolatina, il giono di S. giacomo, la piccola comunità si portava alla Consolata «nel refettorio dei superiori, che stavano terminando la cena, e si leggeva qualche lettera e poesia in onore del Camisassa. Era l'Allamano a esigere questo omaggio riconoscente». Il secondo esempio è quello della festa del Patrocinio di S. giuseppe, l'Allamano conduceva il Camisassa all'Istituto, perché la festa era celebrata con particolare solennità dai Coadiutori. «Durante tutta l'accademia, bene si notava quanto l'Allamano godesse per tutte le lodi che si attribuivano al suo compagno di fatica».

Testimonianza del 23 novembre 1943, 9.

 

 

IL CAMISASSA ADATTO PER L'ALLAMANO

Don Luigi Scassa, inviando al p. T. Gays alcune notizie sul Camisassa per la biografia, tra l'altro scrive: «In verirà il Can. Allamano, oltre alla direzione generale del Santuario della Consolata e al complesso di doveri in conformità alla sua carica di Rettore del Convitto Ecclesiastico, era scrupolosamente Direttore spirituale dell'Istituto M.d.C., per il quale aveva paterne e speciali conferenze - pensieri santi - capatine improvvise - direzioni pratiche per ognuno, per ogni cosa. Come poteva Egli solo coll'emicrania alla quale andava ben sovente soggetto, sopportare il groviglio dell'istruzione di pensieri e cose inerenti un Istituto Missionario in formazione e vivamente atteso in Africa, se non avesse avuto ai fianchi un uomo energico di sua completa fiducia e di sua intima comprensione? Tale uomo adatto per lui non poteva essere che il Can. Camisassa suo Collega in S. Giovanni, suo Vice Rettore alla Consolata».

Lettera al p. T. Gays del 4 maggio 1943.

 

 

IL CAMISASSA RIMPROVERATO GENTILMENTE DALL'ALLAMANO

Cesare Scovero afferma: «Ho sentito alcune volte che il Can. Allamano rimproverava gentilmente il Can. Camisassa perché era un po' stretto nel vitto e nel vino in Convitto. Il suo animo non era disposto a trattare così gli altri».

Testimonianza del gennaio 1947.

 

 

MONS. F. PERLO NON VA AL CIMITERO ALLA TOMBA DEL CAMISASSA

Sr. Adelaide Marinoni MC racconta che, avvicinandosi il primo anniversario della morte del Camisassa, mons. F. Perlo era in Italia ma, dopo due mesi, non era ancora andato al cimitero. Il Fondatore ne soffriva e suggerì alla suora di trovare il modo di parlargliene. «Prova tu, con la tua semplicità (forse voleva dire ingenuità) a dirgli: “Monsignore, fra giorni è l'anniversario del signor Vice Rettore, noi andiamo al cimitero a trovarlo, venga anche lei e celebri la S. Messa là e noi l'assisteremo”. Io feci usando le stesse parole che mi mise in bocca lo stesso Padre, ma non valsero. Quanto soffrì Padre e forse pianse per il torto che si faceva all'amato Vice Rettore degno di tanto affetto, stima e venerazione nostra».

Testimonianza del 20 marzo 1944.

 

 

POSÒ LO SGUARDO SU UNA FOTOGRAFIA

Sr. Antonietta MC ricorda: «Tutte sappiamo quanto il nostro Veneratissimo Padre abbia sofferto alla morte dl sig. V. Rettore, eppure con quanta rassegnazione l'accettò dalle mani di Dio. Ricordo che una volta mentre il Ven.mo Padre si sedette in laboratorio al suo posto per farci la conferenza, il suo sguardo si posò si di una fotografia del Signor Vice Rettore che avevamo adornata di fiori lì in laboratorio; quella improvvisata riaprì la sua ferita e nel suo sguardo profondo si è visto l'intensità del suo sacrificio che rinnovava in cuor suo mentre pronunziava queste parole: “Avevo ancora un po' il V. Rettore ma ora il Signore me lo ha preso”. Voleva dire che aveva un solo legame su questa terra, ma che il Signore l'aveva spezzato».

Testimonianza senza data.

 

 

CANTATE FORTE IL MISERERE

Sr. Ferdinanda Gatti MC scrive: «Quando si chiuse la cassa che racchiudeva la Salma venerata del sig. Vice Rettore io ero vicina a Padre. Egli lo benedisse e poi si ritirò sul coretto ove era solito pregare; chiuse la testa fra le mani e vi rimase a lungo».

«Alla sepoltura del Sig. vice Rettore, Padre nel timore che ci lasciassimo troppo trasportare dalla commozione, all'inizio della medesima venne vicino al nostro gruppo e ci disse: “Cantate forte il Miserere”. Con tanto dolore pensava a tutto!».

Testimonianza del 3 marzo 1944.

 

 

FORTUNA CHE C'È LUI

Sr. Ferdinanda Gatti MC riporta alcune frasi dell'Allamano circa il Camisassa (nel contesto dell'umiltà), come questa: «Se non fosse del Sig. vice Rettore, fortuna che l'è lui».

Testimonianza del 3 marzo 1944 Art. 81.

 

 

IO SAREI COME MORTO

Sr. Maria degli Angeli MC: «”Se il Sig. Vice Rettore venisse a mancare prima di me, io sarei come morto” mi confidò una volta mentre il Can. Camisassa stava ancora bene e nulla faceva presagire che l'avrebbe preceduto nella tomba».

Testimonianza, marzo 1944.

 

 

AVEVAMO FATTO ASSIEME UN PATTO COL SIGNORE

Sr. Francesca Giuseppina Tempo riferisce: «Ricordo che dopo la morte del compianto Can. Camisassa, parlando del medesimo disse: “Avevamo fatto assieme un patto col Signore: che piuttosto ch'avessimo ad avere un pensiero di amor proprio in un'intenzione men retta nell'opera che stavamo per incominciare, il Signore avesse fatto sì che tutto rovinasse anche in un quarto d'ora».

Testimonianza, 15 febbraio 1931.

 

 

SENZA DI ME POTETE FARE, MA SENZA DI LUI...

CamisS_IgnazioSr. Francesca Giuseppina Tempo riferisce parole e atteggiamenti del Fondatore dopo la morte del Camisassa, tra le quali: «[quando i medici dissero che stava meglio] Possiamo pensare se questo mi fa piacere, poiché se motiva lui, potevano ben preparare una sola bara». Alle suore: «Senza di me potete fare; ma del Vice Rettore non potete ancora far senza». Dopo la morte: «Vogliono sempre venirmi tenere compagnia; ma io non ne ho bisogno, mi basta il Signore, preferisco star solo con lui. Medito sovente il punto dell'Imitazione che dice: “Ma se tu hai ricorso alla sempre viva e permanente verità non ti contristerà la morte o la partenza dell'amico (III cap. XI,2)». La suora dice: «Ricordo sempre l'impressione che fece in tutte, quando venne la prima volta all'Istituto dopo questa morte. Pensammo che non parlasse d'altro che di quello; che si dimostrasse addolorato; invece niente; ci fece la conferenza come al solito, senza lasciar palesare nulla, lo accennò semplicemente alla fine...». Riferisce che nell'inverno 1922-1923 fece l'influenza, dopo la quale rimase ritirato: «dopo questo non fu più lui, la sua salute s'affievolì sempre più ed invecchiò visibilmente».

Testimonianza, 15 febbraio 1931.

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