SR. CHIARA STRAPAZZON LA PIU' VICINA AL FONDATORE

LA MISSIONARIA CHE PIÙ VISSE VICINO AL FONDATORESuorChiara


Sr. Chiara Strappazzon è la Missionaria della Consolata che visse più anni vicino al Fondatore. Ma chi era questa suora che non dubitò di offrire la propria vita per la salute del Fondatore? Nacque a Velai di Feltre (Belluno), il 13 aprile 1890. Proveniva da una buona famiglia composta da quattro sorelle e cinque fratelli, di cui due in Seminario. Scrivendo alla superiora Madre Celestina Bianchi, in data del 6 aprile 1911, faceva di sé la seguente presentazione: «Non ho nessuna abilità; ma con l’aiuto di Dio cercherò di rendermi utile a qualche cosa». Accettata, entrò tra le Suore Missionarie della Consolata l’8 maggio di 1911, ad un anno dalla fondazione.

Madre Celestina comprese subito che la nuova postulante era una persona capace di grandi virtù. Fece la vestizione religiosa il 28 gennaio 1912. Emise la Professione il 29 gennaio 1914. Il Fondatore vide in lei la persona idonea cui affidare un incarico importante e delicato per il neonato Istituto. Così, il 20 di settembre dello stesso anno, venne nominata assistente delle novizie e delle postulanti. Padre Fondatore le affidò a questa giovane professa, che aveva soltanto 24 anni, sicuro che le avrebbe formate come desiderava lui. Fu poi vice superiora di casa madre durante la lunga malattia di M. Maria degli Angeli. Nel dicembre del 1919, alla partenza per il Kenya di questa, fu nominata superiora di casa madre, incarico che svolse fino al trasferimento in Sicilia, il 10 di novembre del 1925.

 

Sr Chiara in tutto visse quattordici anni e mezzo accanto al Fondatore ed ebbe molte occasioni per avvicinarlo e conoscerlo. Con lui mantenne un rapporto molto stretto ed una comunicazione molto aperta. Di fatto, essa si faceva orientare da lui nel suo ufficio sia di maestra delle novizie prima e poi di superiora. Conscia della grave responsabilità della formazione, ed essendo giovane, sentiva necessario chiedere al Fondatore dei consigli pratici su cose riguardanti l’andamento della comunità e la formazione spirituale delle suore.

 

Il rapporto di sr. Chiara con il Fondatore, che ammirò e amò come una figlia, fu sempre molto intenso. Soprattutto negli anni più difficili e di prova per il Fondatore, questo rapporto divenne tutto speciale e di una profondità ammirevole. Così pure il Fondatore ebbe per lei grande affetto e paterne cure.

 

Chi era l’Allamano per sr Chiara? Già dal primo incontro essa vide nell’Allamano un uomo di Dio, ineguagliabile sia come fondatore che come superiore; forte e soave allo stesso tempo. «Nei miei riguardi – affermava - essendo poco istruita e non preparata a questo ufficio, ho potuto ammirare in modo speciale la sua pazienza e longanimità nell’indirizzarmi». Il Padre Fondatore si serviva di ogni opportunità ed occasione per formarla secondo il suo spirito e la rispettava nel suo ruolo davanti alla comunità e lasciandole svolgere con fiducia le sue iniziative come superiora. «Alle mie frequenti telefonate e domande sul come dovevo regolarmi – confidava Sr. Chiara - mi rispondeva sempre con tanta bontà dandomi tutte le istruzioni e spiegazioni necessarie. Guardava con occhio di fede la carica che si copriva e aveva tanta fiducia nella grazia di ufficio. In caso di difficoltà le abituali parole: “Coraggio, sta tranquilla, il Signore ti aiuterà”, riempivano l’animo di luce e di forza. Era una persona che s’interessava di tutto e di tutti».

 

«Quando mi recavo alla Consolata per parlargli, venuto il mio turno, mi accoglieva con tanta benevolenza e paterna bontà; mi faceva sedere vicina e mi ascoltava attentamente come se non avesse avuto altro da fare. Mi dava direttive minute per il buon andamento della Comunità e giungeva persino a farmi la traccia della corrispondenza per l’accettazioni delle aspiranti». «Egli sapeva rendermi facile ogni cosa. La carità paterna del nostro Ven.mo Padre si dimostrava particolarmente nello zelo e sollecitudine per la formazione delle suore. É impossibile dire quanto fece per noi a questo riguardo o anche solo accennare a tutte le sue direttive, istruzioni, suggerimenti e consigli per la formazione dei soggetti». «Nel Ven.mo Padre ho ammirato sempre l’imparzialità: voleva a tutte egualmente bene e ciascuna si sentiva la beniamina».

 

Anche l’Allamano ricambiava a questa sua devota figlia con segni di riconoscenza e di paterno amore. Per esempio, non lasciò mai passare il suo onomastico senza mandarle un biglietto di auguri. Essendo sr Chiara debole in salute, durante l’epidemia chiamata spagnola, il Padre Fondatore le mandò alcune volte, tramite sr Emilia Tempo che lavorava presso il Santuario, un pentolino con pollo e brodo. Purtroppo la salute di sr. Chiara andò indebolendosi e non si trovò rimedio al suo continuo mal di capo, che, pur non costringendola a letto, le procurava un dolore simile ad una tormentosa corona di spine. Per lei si fecero cure, come pure preghiere e novene al beato Cafasso.

 

Il 21 gennaio con grande gioia nel cuore emise la sua professione perpetua nello studio di Padre Fondatore trasformato in un intimo santuario. In agosto dello stesso anno, il Padre Fondatore, dandole la sua benedizione, le permise di fare un altro voto (del più perfetto).

 

Ma sono particolarmente gli anni di maggior lontananza fisica, quelli in cui possiamo ammirare la vicinanza di cuore tra Sr. Chiara e l’Allamano. Vedendo soffrire molto “il suo amatissimo buon Padre,” sr Chiara rimaneva particolarmente sorpresa della sua fortezza nelle prove. Essa lo vedeva tacere, pregare, e abbandonare tutto nelle mani di Dio, senza mai parlare male di nessuno. E lei soffriva con lui.

 

Ciò che più profondamente faceva soffrire il Fondatore era il vedere alcuni dei suoi figli più cari staccarsi per seguire direttive date da altri, che modificavano un po’ il suo spirito. Sr. Chiara si mantenne sempre fedele, leale, facendo presente al Fondatore l’andamento dell’Istituto. Senza volerlo, però, la sua presenza era diventata scomoda. Così, il 10 novembre 1925, Mons Filippo Perlo, vice superiore generale dell’Istituto, la destinò in Sicilia, assieme ad altre due suore, con la scusa che il clima più mite di quella Regione sarebbe stato di aiuto alla sua salute. Il Fondatore, che lo seppe in ritardo, fece la funzione di partenza nella sua cappella privata, dando alle tre giovani suore la sua paterna benedizione e dicendo: «Voi andate e fate l’obbedienza, ma sappiate che quella casa non mi sorride per nulla, ma voi fate l’obbedienza» In modo riservato, poi, consegnò ad una suora una busta con del denaro per comperare quanto occorreva per aiutare sr. Chiara a ristabilirsi in salute.

 

Grande fu il dolore di sr. Chiara nel lasciare la Casa Madre e specialmente nell’allontanarsi dal Fondatore, ormai al declino della vita, con la previsione di non più rivederlo quaggiù. Nonostante tutto, lei era calma e sopportava con fede e pazienza ogni cosa, essendo di esempio a tutti.

 

Questa lettera scritta da sr Chiara, il 15 gennaio 1926, parla da sola dell’intesa tra lei ed il Fondatore: «Eccomi nuovamente qui, Caro Amatissimo Padre, in spirito soltanto, ma con quale piacere non posso esprimerglielo.....Padre Veneratissimo, non posso tacerle la mia profonda commozione per le di Lei continue paterne premure, per l’incomparabile Sua bontà a mio riguardo. Quando poi penso che Ella, più volte al giorno, si reca all’Altare del Beato per domandare la mia guarigione, allora la commozione è al colmo e non posso trattenere le lacrime. Amatissimo Padre, io La ringrazio, mille volte ancora di tutto, dal profondo del cuore. La ringrazio in modo speciale per la grande consolazione, nuovamente procuratami con le Sue tanto care, carissime, preziose parole, dalle quali tutte attingo conforto e la forza necessaria per portare quotidianamente il peso della mia povera vita.

 

Siamo alla vigilia del Suo Compleanno ed io non posso lasciar passare questa lieta ricorrenza senza inviarle, a nome pure delle Sorelle, gli auguri nostri figliali ed affettuosi. Buon Compleanno, Padre Amatissimo, buon Compleanno!!… Vorrei augurarle molti anni di vita ancora, ma non oso, perché so di non assecondare i Suoi santi desideri… Le dico soltanto: ancor cento di questi giorni, Padre! Per il bene del nostro caro Istituto, per noi in particolare, che siamo ancor troppo piccole e tanto bisognose delle Sue paterne cure; ad anche per l’affetto immenso che Le portiamo… In quel giorno oltre che la S. Comunione e speciali preghiere, offriremo per Lei al Signore un bel mazzo di fiori che cerchiamo di raccogliere nell’adempimento dei nostri quotidiani doveri.

 

Padre, col Suo Compleanno, io compio il 2° anniversario della mia Professione Perpetua. Quanti cari e santi ricordi!!! In questa circostanza sento potente il bisogno di ringraziarla nuovamente per avermi accettata, qual figlia in perpetuo, nonostante la mia indigenza e di rinnovarle il mio atto di donazione completa. Io non ho niente, ma questo povero niente è tutto nelle Sue mani - per voto – per volontà e per amore. Termino, Amatissimo Padre, assicurandola che noi continuiamo a trovarci bene sotto ogni rapporto. Cor unum et anima una (un cuore solo ed un’anima sola), viviamo contente ed allegre nella cara compagnia del Signore. Chiedendole per tutte la Sua paterna benedizione Le bacio la mano con devoto figliale affetto. Sua sempre più aff. ma Figlia».

 

Tre giorni prima della morte del Fondatore, a sr. Emilia Tempo che lo assisteva, sr. Chiara scrisse: «Io sono sempre lì in quella stanzetta…accanto a lui…e di continuo ripeto al Signore di troncar pure la mia povera miserabile esistenza per conservare la sua così cara e preziosa».

 

La prova piú grande per sr. Chiara fu di essere così lontana quando muoriva il Fondatore. Ecco come lei stessa raccontò ciò che visse quel giorno: «Il mattino del 16 Febbraio, senza nulla sapere di quanto avveniva a Torino, mi sentii improvvisamente sollevata dalla pena che mi opprimeva. Più tardi mi fu comunicata la sua morte. Il mio dolore era immenso, ma nello stesso tempo provavo una pace e soavità indicibile. Sentivo Padre sensibilmente vicino a me, come se mi accompagnasse in tutto quello che facevo. Questo stato mi durò dieci giorni circa, ma avrei voluto passare così tutta la vita. Constatai poi che il giorno e l'ora della sua morte coincidevano esattamente con il momento in cui cominciò in me quell'inspiegabile mutamento d'animo. Attribuisco questo a un effetto della bontà e santità di Padre che anche dopo morte ha voluto venirmi a confortare nella lontana Sicilia».

 

Dopo alcuni anni trascorsi in Tanzania, con l’incarico di superiora delegata, sr Chiara venne eletta consigliera generale, servizio che svolse per ben 14 anni. Il suo consiglio, la sua parola, le sue direttive portarono un buon contributo allo sviluppo dell’Istituto. Anche quando le sue condizioni di salute furono peggiorate, continuò ad essere di incoraggiamento per tutte con la parola, lo scritto, l’esempio e soprattutto con la preghiera e la sofferenza. Durante l’inverno del 1955, invocando la SS.ma Vergine, morì anche lei, come il Fondatore, il 16 febbraio, a Torino, in età di 64 anni.

 

Concludiamo con queste parole di sr. Chiara, molto significative anche oggi: “…Si, è vero, sono stata molto tempo - più di tutte - con l'Amatissimo, Ven.mo Indimenticabile Padre - ma questa grande grazia, alla quale non posso pensare senza commuovermi profondamente di riconoscenza al Buon Dio per avermi tanto privilegiata…, è tutto quello che ho... preghiamo e sacrifichiamoci assieme per il nostro amato Istituto, perché il nostro Padre si degni ridonarci il suo spirito e non altro. Consolatine Allamaniane puro sangue. Teniamoci ferme - forti ed unite nello spirito del n. S. Indimenticabile Padre».

 

 

giuseppeallamano.consolata.org