Sono riportati alcuni stralci di testimonianze di missionari e missionarie che narrano il rapporto dell'Allamano con i loro parenti.
INCONTRO CON UN PAPÀ
P. Michele Bruno narra l'incontro del Fondatore con suo padre, quando è stato accompagnato nell'Istituto. Dalla narrazione si vede l'impressione bella che l'Allamano faceva sui genitori degli allievi.
Testimonianza del 29.2.1944.
INTERESSAMENTO PER I PARENTI
Don Gioachino Cravero narra della vicinanza del Fondatore quando era morto suo padre («mi scrisse in Africa parole di conforto») e dell'interessamento per fare entrare sua sorella in una congregazione religiosa.
Testimonianza del 24 novembre [1944].
ERA AFFETTUOSO ANCHE VERSO I PARENTI
L'ex fr. Luigi Falda afferma: «Era tanto affettuoso verso tutti, anche verso i parenti dei Missionari e, scrivendomi, accennava sovente al ricordo che dovevo tenere dei miei congiunti che si interessavano di nostre notizie. Le comunicava lui stesso quelle notizie che potevano interessarci aggiungendo qualche dolce rimprovero se trascuravamo la corrispondenza». Poi narra di un interessamento del Fondatore per sua sorella.
Testimonianza del 20 novembre 1948.
DONÒ UNA BOTTIGLIA DI VINO
P. Domenico Ferrero IMC scrive che un confratello aveva chiesto il permesso di andare a casa perché il fratello si era sposato da poco: «Il parere fu affermativo, anzi trovò che era bene soprattutto nell'intimità della famiglia, e volle in qualche modo concorrere Egli stesso alla festicciuola, dando una bottiglia di vino qualificato che avevano regalato a Lui».
Testimonianza senza data.
FECE UN DONO AGLI SPOSI
[Testimonianza già ricordata in altro contesto]. P. Domenico Ferrero IMC narra che l'Allamano non solo gli permise, ma gli propose di andare a benedire le nozze di suo fratello. Poi: «Di ritorno, un dì gli domandai, un po' confuso, se mi avrebbe permesso di presentargli mio fratello con la sposa perché li benedicesse. Accondiscese molto benevolmente; anzi concertò di far loro un dono di ricordo; e scelse due artistiche medaglie della SS.ma Consolata, a tergo delle quali fece incidere la data del loro matrimonio».
Ricordi del Ven.mo Padre, p. 24, n.49.
HAI TROVATO UN PADRE E UNA MADRE E DEI FRATELLI
P. Domenico Ferrero IMC riporta un racconto di un confratello di cui non fa il nome. Quando questi entro, il Fondatore indicando la statua della Madonna, gli disse: «”La conosci?”. “Sì, è la Madonna” - “Ebbene, scrivi a tua madre che hai trovato un'altra madre che ti vuol più bene ancora di lei”». Lo stesso, fatto chierico e dovendo andare a casa, passò dal Fondatore che lo incaricò di salutare i genitori e: «Dirai loro che li ami tanto, ma che qui hai trovato chi ti è padre e madre e fratelli più che quelli di casa».
Ricordi del Ven.mo Padre, pp. 44-45.
IL PRIMO INCONTRO
P. Giuseppe Gallea racconta il famoso incontro di sua mamma con il Fondatore nel luglio del 1910, con tutti i particolari e l'impressione della mamma: «tra i nostri sacerdoti e quello lì c'è una differenza così grande!».
Testimonianza di p. G. Gallea, senza data.
SE LO FACEVA SEDERE VICINO
Il p. Giuseppe Prina IMC racconta del modo delicato e affettuoso con il quale trattava suo padre, che riteneva un ottimo cristiano. Tanto più quando rimase vedovo. Il Fondatore permetteva al Prina di passare da casa a trovarlo e permetteva al papà di andare in Casa Madre a trovare il figlio anche ogni domenica. Scrive: «Quando poi traslocammo alla Casa Madre allora lo faceva fermare pure alla conferenza e se lo faceva sedere vicino, ed anche a qualche accademia, […] “tanto, diceva, sei di casa”. […]. Quando il figlio partì per le missioni, il Fondatore promise di non abbandonare il papà: “Sta tranquillo, parti di buon animo; a tuo padre ci penserò sempre io, se avrà bisogno di assistenza”. Così per tutti gli anni che visse lo invitava sempre all'Istituto».
Testimonianza del 14 dicembre 1943.
AGGIUSTERÀ TUTTO IL SIGNORE
Sr. Adelaide Marinoni MC narra che, prima di partire per le missioni, forse mons. Perlo aveva strappato il permesso di mandarla a casa a salutare i parenti. Afferma che il motivo di mons. Perlo era per avere battesimi, sussidi, regali, mentre il Fondatore era contrario. E le disse: «Vedi un po', se puoi far difficoltà e anche un po' di resistenza per non andare a casa a salutare i parenti, adducendo che non ne hai voglia, che ti rincresce, che ti spiace, che non è mia intenzione, perché vedi siete le prime che andate, e non vorrei incominciare, perché poi si dovranno lasciar andare tutte». Invece dovette andare. Tornata, spiegò al Fondatore che monsignore non sentì ragioni, ed egli commentò: «Pazienza, aggiusterà tutto il Signore, prega».
Testimonianza del 20 marzo 1944.
IL PADRE NON LO PERMISE
Sr. Angelica MC narra di avere avuto il permesso dal Fondatore di passare a salutare i suoi la vigilia della partenza per la Somalia: «La mamma desiderava che io mi facessi fotografare con tutta la famiglia, che Mons. Filippo Perlo gliene aveva dato il permesso, ma il Padre non lo permise, anzi si dimostrò fermo nel concedere appena appena il permesso di salutare i miei senza alcuna esteriorità. Mi fermai a casa poche ore. La mamma comprese che il sacrificio richiestole era voluto da Padre, che essa stimava tanto, e non disse parola».
Testimonianza del 14 dicembre 1943.
SALUTAVA I DIVERSI GRUPPI DI PARENTI
Sr. Armida Quaglia MC narra la vestizione di suore in Casa Madre, celebrante il card. Bonzano, presente il Fondatore. «Finita la funzione il Ven. Padre venne tra le novelle suore fermandosi a salutare i diversi gruppi di parenti, rivolgendo ad ognuna qualche buona parola». Poi parla dell'incontro con il gruppo dei suoi. Erano orfani di genitori. Saputo che già tre erano nell'Istituto, «Allora il Ven. Padre esclamò: “Oh! Li rubiamo tutti noi” e così dicendo mi pose la mano sul capo». Più tardi entrò anche lei, che in qual momento non ci pensava.
Testimonianza del 19 aprile 1944.
Questo incontro con la famiglia Quaglia e le parole del Fondatore «Ma questa famiglia la rubiamo quasi tutta noi» sono riportate anche da sr. Caterina Artero MC.
Tesrtimonianza del gennaio 1944.
SI INTRATTENNE A LUNGO CON I MIEI GENITORI
Sr. Cherubina MC narra di essere andata, il giorno della sua vestizione, il 27 settembre 1925, ad ossequiare il Fondatore alla Consolata, assieme ai suoi genitori. «Indi s'intrattenne a lungo con i miei genitori, i quali semplicemente gli raccontarono tutte le loro vicende prospere e avverse, ed anche il sacrificio che si erano imposti per venire a Torino, essendo noi veneti, perciò il viaggio molto costoso e le situazioni economiche assai critiche». Dopo avere detto che il Fondatore tirò fuori dalla tasca 50 lire e che il babbo rimase confuso, continua: «È stata tanto grande la buona impressione avuta dai miei genitori, nel trattare così alla buona col Servo di Dio il Ven.mo Padre, che prima di lasciarmi mi dissero che erano soddisfatti e contenti perché mi lasciavano in buone mani, e che, anche subito avrebbero dato il loro consenso, se il Signore avesse chiamato altre delle mie sorelle, e non avrebbero più resistito come avevano fatto con me, che assolutamente non ne volevano sapere».
Testimonianza del 23 maggio 1946 – lettera alla Madre Generale.
GLI POSÒ LA MANO SULLA SPALLA
Sr. Romana MC narra quando si presentò dal Fondatore per essere accettata accompagnata dai genitori. «Siccome il papà si lamentava perché mi facevo Suora, il nostro Ven.mo Padre gli posò la mano sulla spalla dicendogli: “papà, papà, vi fate un genero che non verrà mai più a lamentarsi da voi”».
Testimonianza del 15 aprile 1945.