CON LA MAMMA E I FRATELLI

Mamma1Intenso legame con i famigliari. Per capire come l’Allamano intendeva i rapporti dei suoi missionari con i parenti, iniziamo a vedere il suo rapporto personale con la propria famiglia. Sicuramente era legato ai familiari, specialmente alla mamma, avendo perso il padre quando non aveva ancora tre anni. Mi limito a riportare due testimonianze circa la sua intesa con la mamma.Come prima, questa di mons. G. Nipote, che lo conosceva bene: «Soleva dire, che l’unica forza che lo avrebbe potuto trattenere in casa, era l’affetto intensissimo che nutriva per sua mamma» (mons. G. Nepote ,II, 6991). Come seconda, questa di sr. Chiara, una missionaria dei primi tempi: «Diceva che sua mamma era una santa donna; che il separarsi da lei per andare in Seminario gli era costato moltissimo. E talvolta sorridendo, diceva che egli era il suo “checco” (beniamino). In una conferenza ci disse: “Non tocca a me fare l’elogio di mia madre…dovete però sapere che essa era già ammalata quando le dissi che desideravo farmi missionario – “Non voglio ostacolarti – mi rispose – pensa solo bene se sei chiamato. E poi, quanto a me, non pensarci”». (sr. Chiara II, 793 - 7942).

 

Della mamma l’Allamano parlava spesso e sempre con ammirazione e tenerezza. Ecco che cosa confidò riguardo gli ultimi anni di vita della mamma, affetta ormai da sordità e cecità: «Io facevo il suo interprete nella confessione quando mi trovavo a casa; sembra impossibile: aveva due occhi di Paradiso, eppure non vedeva; ed io mi spiegavo facendo segni sulla mano, e c’intendevamo benissimo» (Conf. MC, I, 236).

 

Libero nel seguire la vocazione. Lo stretto legame con la famiglia non ha impedito all’Allamano di essere libero e generoso nel seguire la propria vocazione sacerdotale. Il suo primo biografo, P. L. Sales, così racconta un suo dialogo con i fratelli, il quali volevano che, prima di entrare in seminario, frequentasse il liceo: «E un giorno gli venne improvvisamente dall’alto la luce che chiedeva, e la grazia di Dio lo investì. […]. Si portò dai fratelli e disse loro in un tono che palesava un’irrevocabile decisione: “Il Signore mi chiama oggi… non so se mi chiamerà ancora fra due o tre anni!» (L. Sales, biografia, ed. 1944, p. 19).

 

La sua forza interiore, fondata sulla fede, è emersa in particolare in occasione della morte della mamma, che avvenne mentre era al terzo anno di teologia, nel 1870. La notizia, per un disguido, gli fu recapitata qualche giorno dopo la morte, per cui non gli fu neppure possibile partecipare ai funerali. Ne soffrì talmente che si ammalò. Dalla semplicità con cui lui stesso racconta il fatto, si comprende sia la sua sofferenza che la sua capacità di vivere la comunione con la mamma in modo soprannaturale: « Vi ho già forse raccontato ciò che mi aveva suggerito un santo sacerdote quando è morta la mia buona mamma. Mi ha detto: “Le suggerisco una santa crudeltà, ma che è utile per lei e per la sua mamma, perché tanto quel pensiero la disturba solo, non può più studiare. Dica così al Signore: Guardate, meno ci penso io, più ci pensate voi, tanto cosa può farci lei? niente. Invece se ci pensa il Signore, se la mamma fosse ancora in Purgatorio, può liberarla subito”» (Conf. IMC, II, 648)..

 

È pure significativo, in rapporto alla sua libertà interiore dai parenti, l’episodio che ha narrato alle suore, raccomandando alle loro preghiere il cognato gravemente ammalato: «Sono stato a vederlo ieri in Castelnuovo; mi fermai solo poche ore; alle due pomeridiane ero ancora a Torino ed alle sette avevo già finito il mio viaggio. Da ben quindici anni non ero più stato in Castelnuovo (Conf. MC, I, 227).

 

Ho insistito su come l’Allamano amava i suoi f

1 Non questa frase, ma l’idea di trovare difficile il distacco dalla madre si ha in Conf. IMC, I, 491.

2 Di ritenersi il “checco” della mamma, pur non essendo l’ultimo figlio, si ha in Conf. MC, II, 290.

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