CON LA COGNATA BENEDETTINA TURCO

BenedettaLA FEDE E L'UMANITÀ DELL'ALLAMANO

 

Che l'Allamano fosse un uomo di Dio, ricco di fede, non c'è dubbio. La Chiesa stessa lo ha solenne dichiarato iscrivendolo nell'albo dei Beati durante la solenne celebrazione in piazza S. Pietro, il 7 ottobre 1990. Questa sua personalità, profondamente umana e tutta infusa di soprannaturale, si manifesta in tante espressioni della sua vita. La possiamo anche intravedere nelle lettere che egli scrive alla giovane cognata, Benedetta Turco, nei mesi seguenti la morte dello sposo. Nell'archivio dell'Istituto ne sono conservate diverse. Qui, come esempio dello spirito umano e cristiano dell'Allamano, riportiamo solo prime tre.

 

Per capire in profondità il valore del contenuto di questi scritti, però, bisogna tenere presente il rapporto tra che si era creato tra l'Allamano e il fratello Ottavio, minore di lui di due anni. Tanta era la confidenza che questi aveva nel fratello sacerdote che sul letto di morte affidò alla sua protezione la moglie Benedetta e la figlioletta Pia Clotilde. «Ricordo sempre con viva commozione – ha narrato la figlia - il racconto degli ultimi istanti del mio babbo udito dalla mia mamma, sempre inconsolabile della perdita del marito mancato a 26 anni. Pochi istanti prima di morire, invocata l’ultima benedizione dal giovane fratello sacerdote, ne volle la mano, vi fece congiungere quella della mamma e la mia piccolina di un anno e gli disse: “Ti raccomando mia moglie e la mia piccolina” e fece il supremo sacrificio della vita con il “Sia fatta la tua volontà”». All’Allamano, ammirato delle disposizioni spirituali del fratello, è sfuggito questo commento: «Potessi fare anch’io una morte così santa come l’ha fatta lui».

Ecco le tre lettere dell'Allamano scritte alla cognata pochi mesi dopo la morte di polmonite di Ottavio, giovane avvocato, avvenuta il 26 gennaio 1880. Da esse emerge la profonda sofferenza dell'Allamano per la morte del fratello, come pure la sua cordiale partecipazione al dolore della cognata. Emerge pure, con uguale evidenza, la sua fede cristiana che lo sostiene e che sa trasmettere con semplicità a Benedetta. Allora, anche l'Allamano era giovane; aveva compiuto da poco 29 anni ed era direttore spirituale nel seminario diocesano.

 

 

 

Torino, 9 Febbraio 1880 [la lettera non è datata, ma dal timbro postale si ricava il giorno in cui è stata spedita; il fratello Ottavia era morto da soli 13 giorni]

Sia lodato Gesù Cristo

Cara mia Cognata,

Le buone notizie avute della Tua salute mi consolarono molto, e ne ringraziai il Signore. Iddio che si chiama Padre degli Orfani e Protettore delle Vedove Ti ha ricevuto sotto la Sua speciale assistenza e non mancherà di lenire i Tuoi dolori coll'abbondanza delle Sue consolazioni. Io per me non voglio cercare altrove conforto che nel Cuore addolorato di Gesù e di Maria Santissima. Quivi solamente trovo quella pace che invano si spera ottenere dagli uomini; questi possono dir belle parole, anche mescolare le loro alle nostre lacrime, ma solo Gesù sa mettere il dito sulla piaga che ci tormenta ed Egli solo ha il rimedio salutare che ci guarisce. Nel Cuore dolcissimo di Gesù v'è la spiegazione della catastrofe che ci colpì e che ad ogni tratto pare un'illusione; ma che è pura realtà. Ne' misteri di salute nascosti in Dio, misteri che penetreremo solo un dì nel bel Paradiso, troviamo ragioni per benedire la mano divina che si gravò sopra di noi, e quiete nei nostri dolori.

Cara Cognata, fatti coraggio in Dio, di cui puoi dire ora che sei tutta cosa Sua, e ricordati

del Tuo aff.mo Cognato

Teol. Giuseppe».

 

 

Torino, lì 18 Febbraio 1880

Sia lodato Gesù Cristo

Carissima Cognata,

La triste notizia della malattia della Bambina [Pia Clotilde] mi recò vivissimo dolore. Come si aggrava la mano di Dio su di noi, e mentre già ci pareva di essere al colmo delle pene, un'altra ben grande vi si aggiunge. Io spero che il Signore nella Sua Misericordia si degnerà di risparmiarci nuove ferite al Cuore, perciò mi recai tosto al Santuario di Maria Consolatrice ad ottenere la grazia; preghiamo e riposiamo nella santa Volontà di Dio che solo vuole il nostro bene ed il nostro maggior bene.

Fammi sapere nuove sovente incaricando se non lo puoi fare da Te alcun altro. Se potessi anticiperei la mia venuta a Castelnuovo, ma mi è impossibile, mancando il Sig. Rettore che è fuori di Torino.

Coraggio e tutti fiduciosi in Dio facciamo colle orazioni violenza al Suo Cuore tutto tenerezza per noi.

Sono tuo aff. Cognato addolorato

Teol. Giuseppe».

 

 

Torino, 2 Aprile 1880

Sia lodato Gesù Cristo

Carissima Cognata,

Se non ho potuto rispondere agli auguri che mi facesti pel mio onomastico, non tardo a scriverti poche parole in risposta alla lettera ricevuta stamattina. Ti ringrazio del bene che a me desideri e che mi preghi dal Signore; io spero di ricambiartelo colle mie preghiere ed ottenerti da Dio consolazione ed ogni aiuto necessario.

Mi fai molto piacere a venire a Torino presto e così sottrarti a tante occasioni di pene e dolori; il Signore come già altra volta Ti dissi, che è il Padre degli Orfani e il Giudice delle Vedove, giudicherà la Tua causa, del resto il lato materiale non deve toglierti un momento di pace e quiete, Iddio provvede a tutto per coloro che in Lui confidano.

Fa coraggio, cara Cognata, preghiamo pel nostro Caro [Ottavio] che ci aspetta dal Paradiso e che prega per noi.

Saluta la famiglia; Prega per me che penso tanto a Te ed alla mia casa Nipotina.

Sono tuo Aff. Cognato

Teol. Giuseppe».

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