«TU ED IO SIAMO RIMASTI SOLI»
Pia Clotilde Allamano(1878 – 1966) era la figlia unigenita di Ottavio, fratello minore del nostro Fondatore, morto all’età di 26 anni. Oltre alla convinta testimonianza rilasciata al processo di beatificazione, ella ha parlato diverse volte dello zio, offrendo interessantissime testimonianze extra-processuali su diversi argomenti, specialmente in riferimento a circostanze di famiglia. Tra lei e l’Allamano si era creata una sincera sintonia di spirito e di sentimenti. Per capirne la ragione, leggiamo le parole scritte da lei stessa il 16 febbraio 1930, quarto anniversario della morte dell’Allamano: «Pochi istanti prima di morire (mio padre Ottavio) invocata l’ultima benedizione del giovane fratello Sacerdote, ne volle la mano, vi fece congiungere quella di mia Mamma e la mia piccolina di un anno e gli disse: “Ti raccomando mia moglie e la mia piccina” e fece il supremo sacrificio della vita cristianamente e semplicemente col “Fiat volontas tua”. Per questo sacro ricordo io sono cresciuta nell’affetto e nella venerazione di questo Santo Zio che in vita mi spronò al bene ed alla virtù ed con riconoscenza invoco dal cielo l’aiuto per raccogliere con esattezza le care e preziose sue Memorie».
Le testimonianze di questa nipote prediletta godono di una sorprendente spontaneità e meritano di essere conosciute almeno in parte.
«Tra le nipoti del Can. Allamano io sola ebbi la fortuna di essere battezzata da Lui. Più tardi, quando Gli ricordai il fatto, esprimendoGli la mia viva riconoscenza, così mi rispose: “Ti ho aperte le porte del Paradiso. Lavoriamo per potervi entrare là dove i nostri cari ci aspettano”.
Al santo gaudio della mia Prima Comunione il mio venerato Zio partecipò con cordiale letizia. La mamma mi accompagnò da Lui qualche giorno prima. Egli mi esaminò sulle principali verità della Fede; mi parlò con fervore dell’atto solenne della mia vita; e tanto mi penetrarono e si stamparono nell’anima mia le sue sante parole, che le ho sempre ricordate, e tuttavia le ricordo, così che nei miei trent’anni di insegnamento le trasmisi alle mie alunne che si apprestavano a ricevere per la prima volta Gesù: “Per prepararti bene alla Prima Comunione, oltre le domande e risposte d’obbligo del catechismo di cui nella tua innocenza deve rimanerti impresso il significato, ripeti spesso: Gesù, credo, Ti amo, Ti desidero. È questa preghiera una comunione spirituale che preparerà l’anima tua alla Comunione Eucaristica. Ripetila spesso nella tua vita, specialmente quando entri in chiesa, guardando il Tabernacolo”
Altra volta ebbe a dirmi che Egli non partecipava a viaggi e pellegrinaggi, così esprimendosi: “Gesù e Maria mi sono sempre vicini e tutte le meraviglie le vedrò ‘lassù’ dove spero di giungere, non per i miei meriti, ma per quelli di Nostro signore Gesù Cristo”. Tanto affermava nella sua umiltà.
ParlandoGli io della viva compiacenza che avevo provato per le festose dimostrazioni di devoto affetto di cui venne fatto segno in occasione della Sua Messa d’Oro al Santuario della Consolata e all’Istituto delle Missioni, Egli sorridendo mi rispose: “Tutte cose che passano. Pensiamo all’eternità, che ci aspetta”.
In una delle mie gite a Torino ebbi a constatare come il suo affetto per il fratello (Ottavio) si mantenne sempre vivo nel suo cuore, e prova ne sia che tutti gli anni, fin che la salute Glielo permise, il 20 Novembre festa di Sant’Ottavio, si recava nella Chiesa dei Santi Martiri, dove si venerano le reliquie del Santo.
Partecipò cordialmente al mio lutto per la morte della mia dilettissima Mamma (cognata dell’Allamano), ed ebbe per me parole di vera consolazione: “Tu ed io siamo rimasti soli. Procuriamo di farci dei meriti volgendo gli occhi al cielo dove i nostri cari già godono, pregandoli di tenerci preparato un bel posto presso di loro”.
Quando io ero ancora allieva alla Scuola Normale il Servo di Dio mi disse: “Sii cortese con tutti; sii riconoscente a chi ti fa del bene. Ritieni nella tua mente tutto quanto si richiede per ottenere il diploma; preparati una profonda cultura e non lasciarti ingannare dalla scienza profana e specialmente dalle letture”.
In occasione della mia nomina a maestra di Castelnuovo, dopo di avermi espresso il Suo compiacimento, mi disse: “Le maestre debbono essere come candelabri attorno al trono di Dio, per spandere sulle anime loro affidate luce di carità divina”.
Di ritorno da Roma, dopo la solenne Proclamazione della Beatificazione del Servo di Dio Giuseppe Cafasso, mi diceva confidenzialmente un giorno: “Il Signore ha ispirato un Allamano ad iniziare questa causa: io l’ho seguita con fervore, ho lavorato, ho fatto volonterosamente tanti sacrifici. Nulla ho risparmiato per la gloria di Dio e per l’esaltazione del suo servo. Trent’anni di lavoro hanno però portato il trionfo”.
Durante il Processo di Beatificazione, il Papa Benedetto XV Gli donava un quadretto con la Sua effigie. Tale quadretto, passato in mia proprietà, è da me gelosamente custodito. Di ritorno da quel viaggio, Egli mi disse: “Sua Santità si compiace assai di questa causa poiché il Cafasso sarà il modello dei sacerdoti, specialmente in questi tempi di guerra mondiale, per riforma ed esempio del giovane clero”
Durante il Processo mi disse: “Fa pregare le tue innocenti alunne per il buon esito di questa causa”. Ed altra volta: “Grande rispetto per i sacerdoti; pregate molto per essi”.
L’anno 1900 cadde gravemente ammalato, così da far temere per la Sua vita; ma grazie a Dio guarì. Durante la convalescenza, a chi si congratulava con Lui, disse: “Se fossi buono come mio zio (il Cafasso), Egli mi avrebbe chiamato presso di lui in Paradiso; invece devo lavorare ancora e farmi dei meriti per guadagnarmi il premio”.
Il Cardinale Richelmy, durante la grave crisi che si temeva non potesse superare, Gli disse amorevolmente: “Gesù e la Consolata vogliono ancora da te opere preziose e tu, seguendo come fai ora la volontà di Dio, le compirai”. Parole profetiche: le opere preziose furono molte: eccelle su tutte la fondazione delle Missioni della Consolata. Dopo la visita di Sua Eminenza, io fui introdotta in camera. Piangevo: Egli mi disse serenamente: “Sta tranquilla. La mia benedizione e la protezione di tuo padre dal cielo ti veglieranno”.
La beatificazione dello Zio e la Fondazione delle Missioni della Consolata arricchirono di meriti la Sua giornata terrena. E quando giunse l’ora della sua preziosa morte, il Cardinale Gamba potè rivolgerGli queste consolanti parole: “Canonico, la Madonna che Ella ha fedelmente servito, è sulla soglia del Paradiso che l’aspetta, per trattenerLa eternamente”. […]
In occasione della Sua venuta a Castelnuovo per l’inaugurazione dell’altare al Beato Cafasso nella Chiesa Parrocchiale, Gli presentai una bambina di dieci anni colpita da paralisi infantile alle gambe e Gli dissi: “L’abbiamo votata al Beato Cafasso. Se riceve la grazia si farà missionaria della Consolata”. Egli mi rispose gravemente: “Adagio a mettere delle condizioni! Il Signore segna le sue vie alle sue privilegiate chiamate. E non vuole condizioni. Si faccia la sua Santa Volontà”. Benedisse la bambina, la quale non guarì e tuttavia sopporta con animo forte nel lavoro e nella preghiera la sua disgraziata condizione. […]
Alcuni dei suoi consigli. Ad una cugina molto delicata di coscienza: “Non temere di perderti. Confida nel Signore poiché noi ci salviamo non per i nostri meriti, ma per quelli di N. S. Gesù Cristo”. Ricordo i consigli che dava a me in particolare, perché sempre li ho ritenuti nella mia vita e seguiti per quanto ho potuto: “Sii umile, modesta, devota. Non cercare di comparire. Non lasciarti tentare dall’ambizione. Rifletti prima di parlare. Prega, studia, lavora. Sii dignitosa: il buon nome lo portiamo scritto sulla fronte”.
In modo particolare voglio ricordare questo che mi ripeteva a voce e per scritto: “Sta tranquilla nel Signore”.
Testimonianza.