RAPPORTI AD ALTO LIVELLO TRA GIOVANNI BOCCARDO E L’ALLAMANO

RAPPORTI AD ALTO LIVELLO BoccardoSanti

TRA GIOVANNI BOCCARDO E L’ALLAMANO1

 

I contatti tra l’Allamano e il beato Giovanni Maria Boccardo (1848 – 1913) sono provati da molti fatti, dai quali si può arguire che i due sacerdoti si stimavano molto. Intanto, nel 1881, il Boccardo successe all’Allamano come direttore spirituale in seminario, sia pure solo per un anno. Si può logicamente supporre che vi fu una intesa per il trapasso di consegne.2

 

Pur trattandone in modo succinto e indiretto, P. I. Tubaldo è in grado di fare questa interessante affermazione: «I rapporti dell’Allamano con il teol. Giovanni Boccardo, parroco di Pancalieri e fondatore delle Povere Figlie di S. Gaetano, sono stati molto intimi e ad alto livello».3

 

Quando l’Allamano, nel 1899, lanciò l’iniziativa dei “nove sabati” della Consolata, quale “grande novena” in preparazione alla festa del 20 giugno, scelse il Baccardo per comporre un libretto con appropriate nove meditazione come sussidio per i fedeli. Scrive il fratello beato Luigi Boccardo: «I nove sabati della Consolata, consistenti in nove meditazioni, lo compose mio fratello dietro invito del Canonico Allamano, soggiornando circa una settimana in Convitto per potervisi applicare senza disturbi. La detta Novena ebbe una grandissima diffusione e da quell’anno si cominciò la devozione dei nove sabati alla Consolata e tutti avevano in mano quel suo libro».4

 

Un momento molto significativo del rapporto tra i due, si ebbe nel 1895, quando il Boccardo, su incarico dell’Arcivescovo Mons. Davide Riccardi, consegnò all’Allamano copia delle Costituzione delle sue suore «perché tu le esamini e poi ne farai relazione».5 Oltre che la considerazione per l’Allamano, non ancora fondatore, da parte dell’Arcivescovo, in questa lettera emerge tutta la stima del Boccardo ed anche si intuisce che di rapporti ce ne sono stati diversi. Sentiamo la parte finale della lettera: «Sono ben lieto di cogliere questa occasione per attestarti tutta la più grande stima, venerazione e riconoscenza che le Povere Figlie di San Gaetano nutrono per te, che riconoscono quale insigne Benefattore, offrendoti insieme coi loro ringraziamenti le loro penitenze ed opere buone che presentano a Dio anche per te e secondo i tuoi desideri, affinché il Signore ti benedica e ti conservi molti anni per il maggior bene ed incremento dell’umile e poverissima nuova religiosa Congregazione.

Accetta anche i più sinceri sentimenti di riconoscenza e venerazione che sento in me pei moltissimi benefici da te ricevuti: ti prego a continuarmi sempre i tuoi consigli e la tua benevolenza, di che sento un grandissimo bisogno e sempre pronto ad ubbidirti mi dichiaro tuo aff,mo amico».6

 

Non abbiamo documenti scritti che contengano esplicite parole di stima dell’Allamano per il Boccardo, che però possiamo arguire da atti concreti. Quando l’Allamano fondò l’Istituto Missionario nel 1901, infatti, pensò subito alle Povere Figlie di S. Gaetano, che chiese ed ottenne dal Boccardo. Il 22 settembre 1900, l’Allamano scrisse al Boccardo: «Caro Pievano, Ti prego tenere pronte le due Suore pel nostro Istituto. Spero incominciarlo il 1 ottobre. Venendo a Torino c’intenderemo meglio su tutto.

Prego il Signore che cominci, conservi e perfezioni l’opera sua. Adveniat Regnum tuum. Gli Arcivescovi e Vescovi subalpini ebbero parole di viva approvazione, e promisero tutto il loro appoggio. Deo gratias».7

 

Si sa che le suore del Boccardo rimasero al servizio della cucina e guardaroba dei Missionari della Consolata, prima alla Consolatine e poi in Corso Ferrucci, dall’inizio fino al 1 ottobre 1912, quando furono sostituite dalle Missionarie della Consolata.8

 

Il 5 ottobre 1900 due suore Geaetanine, accompagnate dalla loro madre generale e dai due canonici, fecero ingresso alla Consolatina. Il clima che si è creato tra il Boccardo, con le suore, e l’Allamano, con i suoi primi missionari, fin dall’inizio di questa bella avventura, è descritto brillantemente dalla superiora generale madre Gaetana: «Giunti dinanzi all’Istituto, prima di entrarci il Padre [can. Boccardo] ci fece fare una breve preghiera. Appena varcata la soglia, con nostra sorpresa, trovammo silenzio ovunque; non c’era anima viva. Tutto spoglio, tutto da preparare. Ci guardammo sgomente, tutto da fare! Tutto da cominciare!

Il Can. Allamano colse sul nostro viso quest’attimo comprensibile di sorpresa? Forse…Ci disse allora alcune parole di incoraggiamento. Ci consegnò le chiavi: “Eccovi, padrone assolute di questa casa: Presto giungeranno i primi aspiranti Missionari,

Il Padre [can. Boccardo] ci benedisse, promettendoci presto una sua visita; quindi entrambi se ne andarono, lasciandoci sole in quell’immenso caseggiato…

Senz’altro ci mettemmo al lavoro…

Non per niente considero i Missionari della Consolata un po’, come dire? Nostri. Sì, nostri. Per loro, nei primi tempi della loro formazione, le mie figlie furono madri, sorelle, infermiere…».9

1 I rapporti tra questi due santi sacerdoti sono studiati in breve da: TUBALDO I, Giuseppe Allamano, Il suo tempo – La sua vita – La sua opera, vol. II, ed. Missioni Consolata, Torino 1983, pp. 288 – 289. L’opera di Tubaldo è in 4 volumi, pubblicati tra il 1982 e il 1986.

2 Cf. Lett., I, 78, n. 4. Anche nei “Memoriali” dell’anno 1896 – 18977, al primo febbraio, l’Allamano ricorda la «laurea di Don Boccardo»: Arch. IMC, Memoriali.

3 ID., o. c., II, 288.

4 Arch. Suore S. Gaetano, cit. da: TUBALDO I., o. c., II, 288. Il titolo esatto del libretto è: I nove sabati della Consolata – Considerazioni e pie pratiche. In che cosa consistevano è stato spiegato, oltre che dall’introduzione dell’autore, anche dal bollettino La Consolata, aprile 1899, pp. 55 – 56, rip. In TUBALDO I., o. c., II, 287. La notizia dei “nove sabati”, data dal giornale L’Italia Reale, 22 – 23 aprile 1899, si trova in Lett., II, 381. Nel 1925, l’Istituto curò la nona edizione del libretto dei nove sabati, nel quale alle pie pratiche suggerite, si aggiunge questa: «Un omaggio grandissimo alla SS. Consolata sarebbe un’offerta alle sue Missioni, essendo che tale offerta concorre alla salvezza di quelle anime che Le sono sì care e concorre a farla amare fra i poveri infedeli»: I nove Sabati – Considerazioni e pie pratiche, Torino 1925, p. 6, rip. Da TUBALDO I., o. c., II, 289.

5 Lett., II, 99.

6 Lett., II, 100.

7 Lett., II, 524 – 525. Nella nota 3, P. Bona C. spiega sinteticamente le vicende che accompagnarono l’entrata delle suore nella prima casa madre dell’Istituto.

8 GALLEA G., Istituto Missioni Consolata, II, p. 13. Il P. Gallea, testimone di quel periodo, scrive: «Queste [le Suore di S. Gaetano] che, per 12 anni, avevano disimpegnato quelle mansioni con molta affezione e abnegazione, compresero la ragionevolezza del provvedimento e, sebbene con molto rincrescimento da ambe lo parti, si ritirarono; ma conservarono e conservano oggi ancora una speciale benevolenza per i Missionari della Consolata».

9 Rip. Da: TUBALDO I., o. c., II, 707.

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